No TAV
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No TAV è un
movimento attivo nella
Val di Susa contrario alla realizzazione della
nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Il leader storico del movimento è Alberto Perino
[1].
Le motivazioni [modifica]
L'idea alla base della protesta è che la linea ad alta velocità progettata in Val di Susa sia un'opera inutile alla popolazione italiana ed europea, ma spinta da varie lobby che intravedono la possibilità di ingenti profitti. In particolare i No TAV sostengono che la linea attuale (Ferrovia del Frejus) è ben sotto la saturazione e non ci sono studi imparziali che prevedano un aumento del traffico sulla direttrice Torino - Lione.
Argomenti portati dal movimento [modifica]
Vi sono diverse ragioni che le contestazioni muovono contro la costruzione di una linea ad alta velocità e capacità in val di Susa:
- L'opera, a causa dell'elevato costo e tenendo conto dei possibili ricavi sarebbe economicamente sconveniente.[2][3]
Numero di autoveicoli che annualmente attraversano, nei due sensi, il traforo del Frejus
- Il traffico sulla direttrice Torino-Lione è, per stessa ammissione dei promotori della nuova linea, in continua diminuzione, specialmente quello passante attraverso il traforo del Frejus e quindi il TAV diverrebbe sottoutilizzata.[4][5] La diminuzione del traffico non sarebbe neanche imputabile alla presenza sulla linea di lunghi tratti a binario unico, dovuti ai lavori di ampliamento eseguiti nelle gallerie, perché iniziati ben prima.[senza fonte] Gli studi ufficiali del contraente generale, Lyon Turin Ferroviaire, calcolano però una crescita esponenziale e sistematica del traffico per gli anni a venire. [6]
- I lavori di cantiere durerebbero molti anni e comporterebbero inquinamento acustico, polveri e disturbi per gli abitanti della valle.
- Le montagne valsusine, che in base ai progetti dovranno essere attraversate da gallerie dell'ordine delle decine di chilometri, avrebbero al loro interno ingenti quantità di amianto, uranio (e quindi radon) le quali, durante gli scavi ed il trasporto, potrebbero diffondersi fino alla periferia della vicina Torino a causa dei forti venti caratteristici della valle.[7][8][9]. Al contrario, dati presentati dall'ARPA-Piemonte in una conferenza stampa del 28 novembre 2005 e ulteriormente suffragati da studi geologici successivi [10], indicherebbero che il rischio radiologico per la popolazione della Val di Susa legato alla presenza di mineralizzazioni radioattive è del tutto trascurabile, e che le attività di scavo difficilmente darebbero luogo ad un significativo rischio radiologico. Inoltre, la presenza di amianto nel sottosuolo attraversato dal tracciato previsto è stata riscontrata unicamente in alcuni siti in superficie e soltanto in quantità trascurabili nei tunnel, il cui impatto sarebbe diversi ordini di grandezza inferiore a quello comunemente riscontrato nelle miniere o cave di serpentino ad alto tenore di amianto presenti o dismesse nell'area della Val di Susa[10].
- L'attuale Ferrovia del Frejus sarebbe sottoutilizzata e il suo potenziamento comporterebbe costi minori rispetto alla realizzazione di una nuova doppia linea.[11]
- Con la realizzazione del tunnel ci sarebbe il rischio di causare importanti dissesti idrici nelle zone limitrofe come è già avvenuto per il tunnel del Mugello[12]. Tale eventualità risulta assolutamente speculativa se si considera che le formazioni rocciose attraversate dalle perforazioni del TAV non sono minimamente assimilabili a quelle del Mugello, né dal punto di vista strutturale né da quello idrogeologico, e che nessuno studio geologico effettuato finora in loco ha mai messo in luce una simile criticità[senza fonte].
- Secondo i sostenitori del progetto il TAV dovrebbe favorire lo spostamento su rotaia delle merci che viaggiano sui TIR contribuendo quindi a ridurre l'inquinamento. Il movimento No TAV ed alcuni studi sostengono che ciò non è affatto vero.[13] Tale spostamento inoltre potrebbe avvenire anche usando la linea esistente.[14]
- L'opera rientrerebbe all'interno delle politiche di esportazione di capitale produttivo/importazioni di merci a basso costo favorendo la delocalizzazione delle aziende in aree geografiche dove il costo del lavoro è inferiore, non solo portando all'estero posti di lavoro ma, grazie all'effetto competitivo dei salari, potrebbe portare ad una notevole diminuzione dei salari italiani ed europei.[15] [16]
Molti di questi argomenti sono stati riassunti in un documento redatto dall'associazione Pro Natura Torino nel quale vengono elencate 150 ragioni del movimento No TAV. Gran parte di questi argomenti sono trattati in uno studio della (EN)COWI A/S.[17]
Storia del movimento No TAV [modifica]
Un momento della manifestazione del 6 novembre 2005
Il movimento No TAV non ha una vera e propria data di inizio in quanto è nato spontaneamente in seguito alle prime assemblee pubbliche sull'argomento tenutesi fin dai primi anni novanta.
Le prime manifestazioni [modifica]
Ci sono state numerose manifestazioni contro il TAV, la prima grande manifestazione porta la data del 2 marzo 1995 a Sant'Ambrogio di Torino[senza fonte][18], le più importanti degli ultimi anni si sono tenute il 31 maggio 2003 con una marcia da Borgone Susa a Bussoleno, il 4 giugno 2005 con un'altra marcia da Susa a Venaus, il 5 novembre 2005 con una fiaccolata da Susa a Mompantero (più di 15.000 partecipanti)[19], il 16 novembre 2005 con un'altra marcia da Bussoleno a Susa (circa 50.000 partecipanti secondo gli organizzatori[20]), il 6 dicembre e l'8 dicembre.
31 ottobre 2005: ponte sul torrente Ganduja
Sono stati organizzati tre presidi permanenti a Bruzolo e Borgone Susa, luoghi in cui dovevano iniziare i primi sondaggi del 2005 e Venaus dove dovrebbero iniziare la galleria geognostica (che diventerà in seguito di servizio) del tunnel di base.
30 novembre 2005: presidio a Venaus
6 dicembre 2005: blocco della Val di Susa
8 dicembre 2005: ritorno a Venaus
Alla fine dell'ottobre 2005 le autorità hanno deciso di sistemare una trivella nel territorio di Mompantero per fare dei sondaggi del terreno. Per l'esproprio dei terreni si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine, a causa della ferma opposizione di membri del movimento No TAV, dei sindaci e dei cittadini.
Le forze dell'ordine hanno poi disposto dei posti di blocco nell'intero paese di Mompantero[21] dove solo i residenti, dopo verifica dei documenti, possono passare[22][23]; inoltre la tensione è tale per cui anche gli alunni per recarsi a scuola sono costretti a mostrare i documenti ai carabinieri.
Nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 2005 le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel presidio di Venaus per porre fine all'occupazione dei terreni su cui andrebbe costituito il futuro cantiere. Una ventina i manifestanti feriti e corsi in ospedale.[24][25] L'8 dicembre 2005 si è tenuta una manifestazione di protesta contro i fatti riguardanti il 5-6 dicembre a Venaus: una marcia formata, da circa 30.000 persone[26][27], è partita Susa con destinazione Venaus. Durante la manifestazione, in località Passeggeri, si sono verificati alcuni contatti con le forze dell'ordine che non consentivano l'ingresso sulla provinciale che porta a Venaus, ma la manifestazione ha proseguito la sua marcia salendo lungo la statale che porta a Giaglione, deviando poi per una vecchio sentiero di montagna. Giunti a Venaus, la popolazione ha divelto le reti di recinzione del cantiere e invaso i prati, bloccando così l'inizio lavori. Il movimento No TAV ha costituito un nuovo presidio, situato di fronte al precedente, che servirà anche da osservatorio nel caso dovessero iniziare i lavori.
Dopo il blitz di Venaus [modifica]
Dopo le tensioni tra i cittadini della Val di Susa e il Governo, tensioni prodotte dal blitz della polizia, la magistratura ha messo sotto sequestro i cantieri di Venaus[28], abbandonati subito dopo questa decisione dagli occupanti e dalla stessa azienda incaricata per i lavori di scavo. Parallelamente il governo, sull'onda dell'impatto mediatico dell'evento, ha promesso di istituire un tavolo di confronto, tecnico e politico, con i sindaci dei comuni coinvolti e esperti nominati da entrambe le parti. Nonostante le amministrazioni locali della Val di Susa continuino a chiedere di essere ascoltate, della commissione politica non si è più parlato. Il presidente della commissione, Mario Virano, nominato direttamente dal governo, è contestato dal movimento No TAV per conflitto di interessi, in quanto riveste ruoli rilevanti all'interno di aziende coinvolte a vario titolo nel progetto del TAV: amministratore delegato uscente della Sitaf (che gestisce l'autostrada A32 e il Traforo stradale del Frejus), e consigliere di amministrazione ANAS. Il tavolo di confronto è stato realizzato sotto il nome di "Osservatorio", presieduto da Mario Virano. Fino al 2011 ci sono stati diversi incontri tra i sindaci e la commissione, ma sono stati esclusi dalla partecipazione la maggior parte dei sindaci No TAV. Degli 8 sindaci convocati all'Osservatorio, hanno potuto partecipare solo 3 sindaci contrari all'opera, rispetto alla maggioranza di 5 favorevoli.[29]. Il movimento No TAV e le popolazioni della Val di Susa si sono sentiti presi in giro, per cui ripudiano fortemente l'Osservatorio.[29] Inoltre, il movimento No TAV ritiene che in 5 anni, non siano state fatte discussioni ed incontri direttamente con le popolazioni per spiegare il Progetto, piuttosto molta propaganda da parte dei proponenti dell'opera.
Contestazioni per le Olimpiadi Invernali Torino 2006 [modifica]
Con il percorso verso il Piemonte della fiaccola olimpica il movimento No TAV si fa presente lungo il percorso del tedoforo per sfruttare la vetrina mondiale offerta dall'evento olimpico. A Susa qualcuno nella folla tenta simbolicamente di calare una bandiera No TAV sulla fiaccola. Il percorso originario doveva includere l'intera Val di Susa, ma la fiamma fu deviata, per precauzione, senza raggiungere molti paesi tra cui Avigliana.
Bisogna rilevare che non è stato effettuato nessun atto di boicottaggio verso le Olimpiadi Invernali, come invece si era paventato nei giorni precedenti.
Inverno 2006-2007 [modifica]
Con le elezioni e il governo di Centro-Sinistra, è in atto un tentativo di coniugare la necessità di creare il nuovo percorso ferroviario con le esigenze della popolazione della valle. Alla fine di febbraio 2007, I tre partiti di centrosinistra che più avevano appoggiato il movimento No TAV (i Verdi, i Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista) accettano i 12 punti imposti per ricostituire il proprio governo dimissionario dal Presidente del consiglio Romano Prodi. Immediatamente vengono ammainate le bandiere di questi partiti dal presidio No TAV di Borgone (Val Susa). A livello locale (provincia di Torino) invece i partiti sovracitati continuano ad appoggiare il Movimento.
I sondaggi propedeutici [modifica]
Nel 2009 vengono annunciati una serie di sondaggi propedeutici alla progettazione del nuovo tracciato. Il movimento No TAV ha contestato e contrastato tali azioni, non solo perché funzionali all'opera, ma perché ritenute inutili dal punto di vista tecnico.
Durante l'inverno 2009-2010 si registrarono diversi momenti di tensione che riportano l'attenzione internazionale sulla vicenda. In un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il noto attore francese Gérard Depardieu si schiera dalla parte del popolo No TAV.[30]
Il 19 dicembre un incendio doloso distrugge il presidio No TAV di Bruzolo.
Il 19 gennaio 2010 alle 3 del mattino, con un ingente dispiegamento di forze dell'ordine, iniziano i lavori per il sondaggio geognostico presso l'autoporto di Susa. Il movimento reagisce occupando l'autostrada del Fréjus.
Per rispondere al tentativo di realizzare i 91 sondaggi previsti dal progetto il movimento No TAV organizza a Susa una manifestazione il 23 gennaio 2010 alla quale parteciperanno circa 40.000 persone secondo gli organizzatori e 20.000 secondo le forze dell'ordine[31].
Proteste del 27 giugno e del 3 luglio 2011 [modifica]
Il 22 maggio 2011 gli attivisti No TAV formano un presidio permanente a Chiomonte in località Maddalena (di fronte al Sito Archeologico) nell'area che dovrà essere utilizzata per realizzare un tunnel ritenuto necessario per sondare il terreno dello scavo[32], per bloccare l'inizio dei lavori fino al 30 giugno impedendo così all'Italia di raggiungere i requisiti necessari per ottenere i finanziamenti europei per la realizzazione del tunnel geognostico[33].
Alle 4.30 del mattino del 27 giugno sono inviati circa 2500 rappresentanti delle forze dell'ordine (poliziotti, carabinieri, finanza ecc) per sgomberare il presidio e consegnare così l'area alla società addetta ai lavori. I No TAV presenti sparano alcuni fuochi d'artificio per segnalare l'arrivo delle forze dell'ordine agli abitanti della valle invitandoli così ad arrivare per dar manforte. Nasce uno scontro tra forze dell'ordine e manifestanti, che causa anche qualche ferito. Alla fine dello scontro le forze dell'ordine riescono ad entrare in possesso della zona archeologica di Chiomonte (nel cui piazzale di parcheggio si trovava il presidio) e del museo annesso, innalzando reticolati e blocchi per impedire una nuova occupazione.[34]
A Chiomonte, alcune proteste degenerano e parte dei manifestanti lanciarono sassi contro le forze dell'ordine.[35]
A Bologna, verso la conclusione di una manifestazione No TAV, la protesta dei militanti del movimento è degenerata in un'aggressione ai danni dell'esponente della Lega Nord (già candidato sindaco per il centrodestra alle elezioni amministrative del 16 e 17 maggio 2011) Manes Bernardini, il quale, insieme ad altri consiglieri, si trovava presso il gazebo di un bar. Dopo aver individuato l'esponente della Lega, i militanti No TAV hanno lanciato al suo indirizzo monetine, un accendino, lattine di birra vuote e, secondo le dichiarazioni del consigliere Mirka Cocconcelli, anche un sasso, che tuttavia non è stato rinvenuto dalla polizia accorsa in assetto in antisommossa[36][37].
I comitati No TAV organizzarono quindi una manifestazione di protesta il 3 luglio 2011, sempre a Chiomonte, manifestazione a cui, secondo gli organizzatori, partecipano circa 60.000 persone. Del corteo fanno parte anche numerosi sindaci dei comuni della bassa Val di Susa. Nel pomeriggio, dal corteo autorizzato si distacca una parte di manifestanti che decide di andare ad assediare la zona presidiata dalle forze dell'ordine per tentare di rioccuparla. Lo scontro causa alcuni feriti tra manifestanti, polizia e carabinieri, e 5 arresti. Comunque alla fine della giornata le forze dell'ordine riescono a mantenere il possesso dell'area.[38]
Il movimento No TAV ha denunciato il lancio di pietre e lacrimogeni ad altezza uomo contro i manifestanti da parte delle Forze dell'ordine. Tali affermazioni sono state supportate da alcuni filmati e fotografie amatoriali diffuse su siti e social network.[39]
Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino decide di arrestare 26 persone accusandole di aver compiuto violenze durante la manifestazione del 3 luglio 2011.[40] Due giorni dopo i No TAV decidono quindi di organizzare una marcia di solidarietà con gli arrestati, accusando la magistratura di aver compiuto queste azioni solamente al fine di discreditare il movimento.[41]
Procedimenti giudiziari [modifica]
Il 18 agosto 2011 cinquanta attivisti del movimento sono stati denunciati per interruzione di servizio pubblico, a seguito della protesta di circa trecento militanti No TAV (presenti anche alcune decine di militanti anarco-insurrezionisti)[42] che si sono ritrovati sulle banchine della Stazione di Avigliana[43] bloccando il treno in arrivo per due ore sventolando le bandiere del movimento. La questura ha rilevato l'assenza "delle condizioni di sicurezza per il passaggio del convoglio"[42] e, visionando le immagini, ha potuto denunciare cinquanta militanti.
Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino invia 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 15 obblighi di dimora, e una condanna agli arresti domiciliari a 42 persone accusate di aver compiuto i reati di resistenza, violenza, lesioni, danneggiamento aggravati in concorso durante la manifestazione del 3 luglio 2011.[40]
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