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Striscia di Gaza

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2010 07:08
02/06/2010 07:08
 
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Striscia di Gaza
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Col termine Striscia di Gaza si indica un territorio palestinese confinante con Israele e Egitto nei pressi della città di Gaza. Si tratta di una regione costiera di 360 km² di superficie popolata da circa 1.400.000 abitanti di etnia arabo palestinese.



Occupazione israeliana (1967-1994)

Israele ha occupato la Striscia di Gaza di nuovo nel giugno 1967 durante la guerra dei sei giorni. L'occupazione militare è durata per 27 anni, fino al 1994. Tuttavia, secondo gli accordi di Oslo, Israele mantiene il controllo dello spazio aereo, le acque territoriali, l'accesso off-shore marittimo, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale.

Durante il periodo di occupazione israeliana, Israele ha creato un insediamento, Gush Katif, nell'angolo sud ovest della Striscia, vicino a Rafah e il confine egiziano. In totale, Israele ha creato 21 insediamenti nella Striscia di Gaza, su circa il 20% del totale del territorio. Durante tale periodo l'amministrazione militare è stata anche responsabile per la manutenzione di impianti civili e dei servizi.

Nel maggio 1994, a seguito degli accordi israelo-palestinese, noti come accordi di Oslo, un graduale trasferimento di autorità governative per i palestinesi ha avuto luogo. Gran parte della Striscia (tranne che per la liquidazione blocchi militari e le zone insediate) passò sotto il controllo palestinese. Le forze israeliane lasciarono Gaza City e le altre aree urbane, lasciando l'amministrazione alla nuova Autorità palestinese.


L'Autorità palestinese, guidata da Yasser Arafat, ha scelto la città di Gaza come la sua prima sede provinciale. Nel settembre 1995, Israele e l'OLP firmarono un secondo accordo di pace che estende l'amministrazione dell'Autorità palestinese alla maggior parte delle città della Cisgiordania. La Pubblica Amministrazione della Striscia di Gaza e Cisgiordania sotto la leadership di Arafat ha visto episodi di cattiva gestione.

Il 14 agosto 2005 il governo israeliano ha disposto l'evacuazione della popolazione israeliana dalla "Striscia" e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite (piano di disimpegno unilaterale israeliano).

Il 15 agosto ebbe inizio l'operazione "Mano tesa ai fratelli", che tendeva a conseguire pacificamente lo sgombero dei coloni israeliani insediatisi nelle Striscia di Gaza e in alcuni insediamenti della Cisgiordania. I soldati israeliani passarono casa per casa, tentando di convincere i coloni rimasti a partire.

Il governo israeliano ordinò ad ogni colono di nazionalità israeliana di abbandonare gli insediamenti entro la mezzanotte, considerando chiunque fosse rimasto oltre il limite prefissato in condizione di illegalità. Dopo la mezzanotte, il governo concesse due giorni di tolleranza, durante i quali le colonie furono progressivamente circondate da 40.000 militari e poliziotti israeliani.

Tutti i coloni che partirono entro la mezzanotte del 16 agosto, ebbero la possibilità di utilizzare mezzi propri e si videro riconosciuto il diritto all'indennizzo stanziato dal governo. Trascorsi i due giorni di tolleranza, dalla mezzanotte del 17 agosto ebbe inizio l'evacuazione forzata: i militari furono autorizzati ad imballare ed a caricare in container beni e mobili rimasti nelle case. I coloni ancora presenti furono spostati di forza dagli insediamenti.

Nella colonia di Nevé Dekalim, l'insediamento più importante della regione, si sono avuti gli scontri più violenti. Qui vivono più di 2.600 persone. In serata era circondato dalla polizia e dai militari. Secondo fonti da verificare un portavoce dell'esercito, parlando degli elementi israeliani più oltranzisti che rifiutavano di abbandonare il territorio palestinese occupato dal 1967, affermò che «il nostro problema non sono gli abitanti originari ma i militanti contrari all'evacuazione che si sono infiltrati illegalmente a Gaza».

Lo sgombero della Striscia terminò il 22 agosto, con il trasferimento delle ultime famiglie della colonia di Netzarim. I soldati impegnati nell'evacuazione furono trasferiti in Cisgiordania, dove vennero evacuati i coloni di Hamesh e Sa-Nur.

L'11 settembre, con una cerimonia molto sobria svoltasi presso i resti della colonia di Nevé Dekalim, i comandanti militari di Israele ammainarono la loro bandiera a Gaza. Verso sera, lunghe colonne di mezzi militari israeliani abbandonarono la Striscia.

Il 12 settembre 2005 il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese, e gli abitanti ebbero accesso alle aree che erano state loro precedentemente vietate. Alcuni palestinesi ne approfittano per vendicarsi dell'occupazione dando fuoco alle sinagoghe abbandonate e a circa 10 milioni di dollari di infrastrutture fra cui serre per coltivazioni. Il partito di al-Fatah governa in questo modo ufficialmente sulla striscia di Gaza, primo pezzo dello stato di Palestina.

Controllo di Hamas (2007-oggi)
Dopo quasi 2 anni di controllo da parte di al-Fath, vennero indette nuove elezioni, vinte dal partito islamista Hamas e ritenute regolari da tutti gli osservatori internazionali. La zona dove Hamas ottenne il maggiore appoggio popolare fu la striscia di Gaza.

L'Unione europea, e allo stesso modo gli Stati Uniti, considerando Hamas un'organizzazione terroristica, interruppero l'invio degli aiuti verso la Striscia di Gaza.

Durante il giugno del 2007 la tensione tra Hamas e al-Fath, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, sfociò in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fecero oltre un centinaio di morti. Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquistò la sede militare dell'ANP arrivando di fatto al controllo dell'intera Striscia di Gaza.

Iniziò contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vide, da parte israeliana, un embargo verso la Striscia, missioni di guerra e cosiddetti assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi per la sua sicurezza, che causarono però diverse centinaia di morti tra la popolazione della Striscia, e da parte palestinese, il lancio di razzi Qassam e tiri di mortaio contro installazioni e città israeliane.
Colpi di mortaio e razzi qassam caduti su Israele nel 2008
Andamento delle vittime israeliane (in tutto Israele) e palestinesi (limitate a Gaza) durante il 2008

Il 1º marzo 2008, l'esercito dello Stato di Israele con l'operazione Inverno caldo invase direttamente l'area con forze blindate ed aeree.

Nell'ambito di una tregua di sei mesi, mediata nel giugno 2008 dall'Egitto, Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Il cessate-il-fuoco, però, non fu completamente osservato: si sono contati 49 palestinesi uccisi nel periodo di tregua. Inoltre Israele non ha rispettato la parte centrale dell'accordo, che prevedeva l'alleggerimento del blocco: invece dei 450 camion di aiuti giornalieri previsti, al massimo a una settantina era concesso attraversare i confini di Gaza, aggravando le condizioni di vita di una popolazione che sopravvive in gran parte grazie ad aiuti umanitari.

Israele il 4 novembre con un attacco dentro il territorio di Gaza che uccise 6 guerriglieri di Hamas violò la tregua, tale attacco fu pubblicizzato e condannato da quasi tutti i mass media mondiali (leggi l'articolo sul Guardian. A metà dicembre, Hamas, per voce del primo ministro del suo Governo a Gaza, ha dichiarato "Non ci sarà nessun rinnovo della tregua senza un alleggerimento dell'assedio". A fronte di una crisi umanitaria interna sempre più grave, e nella speranza di poter trattare con Israele da posizioni di forza, Hamas ha ripreso le ostilità il 19 dicembre con lanci di razzi dalla Striscia, riportando all'attenzione internazionale la situazione della regione.

Dichiarando di voler ripristinare la sicurezza di zone dello stato di Israele, minacciate dai lanci di razzi di Hamas, il 27 dicembre 2008 i vertici politici israeliani hanno lanciato l'operazione Piombo fuso contro la Striscia, con bombardamenti aerei mirati a colpire le postazioni di lancio dei missili palestinesi qassam. Secondo fonti israeliane e filo-israeliane i militanti di Hamas, posizionavano tali rampe in prossimità di scuole, abitazioni civili (nonostante l'opposizione dei proprietari delle abitazioni stesse), ospedali, sedi televisive .

Nonostante la dichiarata intenzione di colpire postazioni di lancio, sedi governative ed altri obiettivi militari, il numero di vittime fra i civili palestinesi è stato alto, anche per via dell'assenza di adeguati rifugi per la popolazione della striscia e per l'elevata densità di popolazione della stessa. Secondo le stime del ministero della salute palestinese, riprese dall'ONU, gli attacchi avrebbero causato la morte di 1.380 palestinesi (la maggior parte dei quali civili) e il ferimento di 5.380. L'IDF ha dichiarato che sarebbero morte negli attacchi circa 1.100/1.200 persone, ritenendo però che i due terzi di queste fossero miliziani di Hamas. Durante i primi giorni successivi al cessate il fuoco, un medico rimasto anonimo avrebbe confidato al giornalista Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera che le cifre fornite dal governo palestinese avrebbero potuto essere gonfiate con scopo propagandistico e che quindi le vittime sarebbero potute scendere fino a circa 500-600 persone, mentre gli ospedali sarebbero stati in parte inutilizzati, ma la notizia di questa stima, giunta in Palestina, è stata smentita sia da fonte palestinese che israeliana nè è più stata citata dal Corriere della Sera.

La notte del 3 gennaio 2009 è iniziata l'invasione di terra da parte dell'esercito israeliano; la notte del 12 gennaio 2009, invece, per la prima volta nella storia della Striscia, le truppe israeliane penetrano nella città di Gaza, invadendo la periferia. L'avanzata avviene poche ore dopo che il primo ministro Ehud Olmert aveva messo in guardia i militanti di Hamas contro il "pugno di ferro" che si sarebbe abbattuto su di loro se avessero rifiutato di porre fine alle ostilità. L'inasprirsi del conflitto ha, di fatto, congelato, il difficilissimo processo di pace nella regione. Subito dopo l'inizio dell'operazione "piombo fuso", la diplomazia internazionale si è messa in moto per cercare di rilanciare il dialogo tra le due parti. L'Unione Europea, il 15 gennaio scorso, ha approvato una risoluzione in cui viene chiesto il ritiro delle truppe israeliane e l'apertura dei valichi di frontiera per permettere il passaggio degli aiuti umanitari .
Controversia sullo status di occupazione

Ai sensi del diritto internazionale, vi sono alcune leggi di guerra che disciplinano l'occupazione militare, comprese le convenzioni dell'Aja del 1899 e 1907 e la quarta Convenzione di Ginevra. Israele afferma che Gaza non è più territorio occupato, nella misura in cui Israele non esercita un controllo effettivo o ha l'autorità su qualche proprietà o istituzione nella Striscia di Gaza. il Ministro degli Esteri di Israele Tzipi Livni ha dichiarato nel mese di gennaio 2008: "Israele se n'è andato da Gaza. Ha smantellato i suoi insediamenti. Non sono stati lasciati soldati israeliani là, dopo il disimpegno."

Tuttavia, questo è stato contestato da alcuni, perché a Gaza non appartiene a nessun Stato sovrano e poiché Israele mantiene il controllo delle frontiere di Gaza, compreso il suo tratto marino. Subito dopo il ritiro nel 2005 di Israele, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato, "lo status giuridico delle aree previsto per l'evacuazione non è cambiata." Poco dopo l'avvocato palestinese-americano Gregory Khalil, ha dichiarato: "Israele ancora controlla ogni persona, ogni bene, letteralmente ogni goccia d'acqua che entra o esce dalla Striscia di Gaza. E' pur vero che le sue truppe non ci sono più ... ma non vi è ancora la possibilità da parte dell'Autorità palestinese di esercitare il controllo. " Anche Human Rights Watch ha contestato che l'occupazione sia finita. L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari mantiene un ufficio su "Territorio palestinese occupato", che comprende la stessa Striscia di Gaza.


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