P4, nuove rivelazioni: «Volevano incastrare Woodcock»
Un dossier contro il pm di Napoli John Henry Woodcock e un piano per spostare a Roma l’inchiesta sulla P4: questo lo scenario inquietante emerso nel corso dell’interrogatorio dell’imprenditore Alfonso Gallo avvenuto lo scorso 16 maggio davanti ai pubblici ministeri partenopei.
Stando a quanto dichiarato da una delle vittime della presunte estorsioni e concussioni di cui è accusato il deputato del Pdl e braccio destro di Luigi Bisignani, Alfonso Papa, questi avrebbe avvicinato persone in vista, le avrebbe spaventate, dicendo loro che erano sotto inchiesta, e poi avrebbe offerto loro coperture.
«Un mio conoscente, Aronne Strozzi, assicuratore, amico del presidente della Provincia di Milano e titolare di un’impresa che si occupa di sicurezza, mi ha riferito non so su quali basi che i Servizi segreti starebbero preparando un dossier sul dottor Woodcock a sfondo politico», questo quanto avrebbe dichiarato Gallo nel corso della sua audizione.
Riconvocato un mese dopo circa davanti agli investigatore del Noe (il Nucleo di tutela per l’ambiente dei Carabinieri), al quale i pm Woodcock e Curcio avevano affidato le indagini, l’imprenditore avrebbe confermato la sua versione, aggiungendo ulteriori, ma non meno importanti, particolari.
«Il professor Strozzi qualche mese fa mi ha detto che aveva sentito dire che stavano cercando documenti per preparare una sorta di dossier per contrastare le attività d’indagine sulla P4 del pm Woodcock e di una sua eventuale ascesa in politica e, inoltre, che stavano preparando un sistema per portare parte dei processi da Napoli a Roma, perché essendo coinvolti dei politici romani tutto doveva essere trasferito lì», si leggerebbe in uno dei verbali dell’inchiesta.
Gallo avrebbe riferito agli inquirenti anche altre circostanze, ora al vaglio dei magistrati. Tra queste, il fatto che Papa avrebbe attivato una sorta di squadra per monitorare costantemente le vicende giudiziarie presso le Procure di tutta Italia. Lo stesso deputato del Popolo della Libertà, saputo di un’inchiesta napoletana che riguardava Finmeccanica, gli avrebbe chiesto di metterlo in contatto il direttore centrale delle relazioni esterne della società, Lorenzo Borgogni.
«Chiese a me se potevo fare da tramite in cambio di qualche contratto, di consulenze fittizie o finanziamenti a un’associazione che Papa controllava, denominata “Liberali del Mediterraneo”: io poi riferii a Borgogni l’offerta, ma lui rifiutò e mi disse che non voleva avere rapporti con lui», questo il suo racconto.
Nell’occasione l’onorevole Papa avrebbe raccontato all’imprenditore napoletano che avrebbe riferito a Bisignani, così come faceva per tutte le altre informazioni in suo possesso, essendo proprio l’ex giornalista il suo referente primario. E, stando a quanto dichiarato da Gallo ai pm, Bisignani avrebbe avuto a disposizione un software infallibile, identico a quello utilizzato dalle Procure, in grado non solo di assumere informazioni, ma anche di inviare tutte le registrazioni criptate su un server di Google.
Questo programma sarebbe stato capace di captare le chiamate effettuate attraverso Skype e le registrazioni delle conversazioni avvenute nelle stanze in cui si trovavano i computer su cui era installato e di decriptarle successivamente in formato leggibile. Ma i consulenti della Guardia di Finanza, che in un’informativa indirizzata ai pubblici ministeri avrebbero sottolineato la pericolosità e insidiosità del software, avrebbero sì individuato centinaia di dati inviati, ma non sarebbero riusciti a decifrare cosa contengano.
Nicola de Mola
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