«100mila i processi che non si faranno»

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Breznev
00mercoledì 18 giugno 2008 21:45
Il segretario dell'Anm: si rischia di creare il caos, non verranno puniti stupri, rapine e sequestri
Sono «almeno 100mila» i processi che dovranno essere sospesi per un anno una volta che diventerà legge l’emendamento al dl sicurezza approvato in Senato.

E’ l’Associazione nazionale magistrati a fornire le cifre delle ricadute della norma che sospende i provvedimenti per alcune tipologie di reato commesse prima del 30 giugno 2002. Un impatto, avverte il segretario, Giuseppe Cascini, che rischia di creare «un caos senza precedenti» negli uffici giudiziari, mettendo "in ginocchio" il sistema giustizia.

Sequestro di persona; stupro; rapina; furto in appartamento e con strappo. Sono alcuni dei reati puniti con meno di dieci anni e per i quali dunque scatterà lo stop dei relativi processi per effetto dell'emendamento al dl sicurezza. A fare l'elenco dei procedimenti che per un anno «saranno chiusi in un armadio» è l'Associazione nazionale magistrati, che avverte: «Sembra che il legislatore abbia deciso che i reati puniti con meno di 10 anni di reclusione siano bagatelle. Ma non è così: sono invece il 90 per cento dei reati, quelli di maggior allarme sociale». Nella lunga lista ci sono anche l'estorisone, l'associazione per delinquere, la bancarotta fraudolenta, lo sfruttamento della prostituzione, l'usura, l'omicidio colposo per colpa medica e quello con violazione delle norme sulla circolazione stradale. «Come potremo dire ai genitori di una persona morta in un incidente stradale, o alla vittima di uno stupro - ha detto Cascini - che il processo non si fatà perchè il fatto non è ritenuto grave?». Diversi i paradossi segnalati dall' Anm a cui porterà l'applicazione di questa norma: lo studente che cede gratuitamente una dose di hashish a un coetaneo sarà processato prima dello straniero irregolare che violenta una studentessa alla fermata del tram; e la stessa sorte toccherà al giovane che ruba un cellulare a un coetaneo minacciandolo con un temperino rispetto al chirurgo che durante un'operazione per un grave errore provoca la morte di un bambino.

«Sarebbe molto grave se si sospendessero 100mila processi per non farne celebrare uno. Ci rifiutiamo di credere che questa disposizione abbia come unico scopo impedire la celebrazione di un processo». Così Cascini risponde alla domanda dei giornalisti sul legame tra la norma che sospende i processi e l'ipotesi di uno nuovo lodo Schifani per fermare il processo Mills in cui il premier è imputato di corruzione in atti giudiziari. «Nel nostro ordinamento non è consentito l'uso privato dei pubblici poteri. La cosa pubblica è un bene che va tutelato» aggiunge Cascini. Mentre alla domanda se sia incostituzionale la norma sulla sospensione dei processi, il presidente del sindacato delle toghe Luca Palamara risponde: «la promessa costituzionale di una ragionevole durata vale per tutti i processi».


Cos'altro verrà sospeso non c'era in questo articolo ma lo aggiungo io: i processi per le torture e gli abusi alla Diaz e a Bolzaneto.


Breznev
00venerdì 20 giugno 2008 13:19
Ora d'Aria
C’era una volta Licio Gelli, venerabile maestro del minimalismo. E, soprattutto, dell’ingenuità. Nel Piano di rinascita democratica della P2 scrisse che, per controllare i giornali, bisogna corrompere i giornalisti, «almeno due a testata». Poveretto. Non aveva capito che molti giornalisti obbediscono anche gratis, e prima di ricevere ordini. Lasciamo stare gli house organ tipo Il Giornale che, mentre il padrone abolisce i suoi processi e ricusa il suo giudice, titola: «Ci risiamo: guerra a Berlusconi». Lasciamo stare il semprelucido Paolo Guzzanti che, con l’esercito per le strade e i poteri legislativo ed esecutivo che soffocano il giudiziario e l’informazione, denuncia «la tentazione autoritaria della sinistra». Lasciamo stare la voce bianca Mario Giordano che, poveretto, attribuisce il lodo Schifani agli «altri paesi civili, come la Francia o gli Usa» (così civili che in Francia l’immunità provvisoria è solo per il capo dello Stato, non per il premier; e negli Usa s’è processato un certo Clinton, il presidente, l’uomo più potente del pianeta terra).

Ecco, lasciamo stare Tiramolla e passiamo al Corriere. Nella staffetta dei vedovi inconsolabili del Dialogo, ieri era il turno di Piero Ostellino. Il quale, come già Franchi, Franco e Panebianco, stigmatizzava la svolta del Pd, a suo dire ridotto a «forza di pura agitazione» (magari). Non una riga su quel che sta facendo il governo Berlusconi, che poi è la causa della svolta del Pd. Interessa solo l’effetto. Sul berlusconismo eversivo che calpesta la Costituzione, la divisione dei poteri, il principio di eguaglianza e, pur di liberarsi del processo Mills, sospende sine die tutti quelli per rapine, furti, scippi, violenze al G8 (ma solo quelle degli agenti), crac Cirio, affare Oil For Food, non una parola. Anzi, Ostellino prende per buone tutte le balle di regime, ribaltando totalmente la realtà: «L’emendamento rinvia i processi minori» (la corruzione giudiziaria è «minore»?!) e il Lodo «mette al riparo le cariche istituzionali dalle incursioni della magistratura» (regolari processi avviati da anni sarebbero «incursioni»!?). Per lui il vero pericolo è un Pd che «rischia di (ri)precipitare nel rivoluzionarismo verbale» (magari) anzichè far il suo dovere di opposizione: cioè digerire pure il Lodo, invitando però «Berlusconi ad assumersi la responsabilità delle misure» e - questa è strepitosa - «a impegnarsi a non sottrarsi» ai processi «una volta assolto il mandato». Se no il Pd dimostrerebbe di «voler sconfiggere il centrodestra per via giudiziaria». Ecco: affermare l’art. 3 della Costituzione e lasciar celebrare i processi secondo le leggi vigenti è la prova che si vuol abbattere il Cainano. Dunque, per dissipare il sospetto, bisogna dargliele tutte vinte, invitandolo però a «prendersi le sue responsabilità» (cosa che peraltro lui ha già fatto con la sfrontata lettera al fido e scodinzolante Schifani). È il solito ritornello della «guerra tra politica e magistratura», come la chiamano i giornali paraculi, anche se qui a fare la guerra è uno solo, il solito.

Esemplare la «cronaca» su La Stampa di Augusto Minzolini, valoroso inviato embedded nelle fioriere di Palazzo Grazioli e sotto le scrivanie di Palazzo Chigi. Origliando origliando, non riesce più a distinguere quel che accade nella realtà da quel che gli soffiano le sue fonti. E allora «i magistrati di Milano sono in rivolta, assecondati da Csm e Anm» e soprattutto «sobillati da Di Pietro» (gliel’ha confidato un MochoVileda abbandonato dalla colf del Cainano). Per cui «Berlusconi, fiutata la trappola, tira dritto come un carrarmato», incurante delle bavose «lagnanze del Capo dello Stato». Ed ecco la prova che la giudice Gandus ce l’ha con lui: «Ho un testimone - dice il premier secondo Minzo - che ha ascoltato una conversazione tra la Gandus e un altro magistrato. Gandus ha detto: “A questo str. di Berlusconi gli facciamo un c. così. Gli diamo 6 anni e poi lo voglio vedere a fare il presidente del Consiglio”». È la pistola fumante: un cronista dice di aver saputo da un altro che il premier ha detto a non si sa chi di aver saputo da un Mister X che aveva sentito una giudice dire una cosa. E tanto basta per provare che la giudice è prevenuta. Il tutto mentre si vorrebbero cestinare le intercettazioni in cui il Cainano, con la sua voce, mercanteggia con Saccà: ecco, quelle non provano nulla, non valgono. Resta da capire chi sia Mister X. Igor Marini? Scaramella? O magari David Mills, che come supertestimone ha sempre dato ottima prova, specie dopo aver incassato 600 mila dollari da Milano2.

Marco Travaglio


Bag End
00domenica 22 giugno 2008 21:27
Dunque, censura sull'informazione, controllo della Magistratura, accentramento del potere. Tutto ciò mi ricorda qualcosa, ma non so bene cosa
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