“I figli di adulteri non giungeranno a maturità;
la discendenza di un’unione illegittima sarà sterminata.
Anche se avranno lunga vita, non saran contati per niente,
e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore.
Se poi moriranno presto, non avranno speranza
né consolazione nel giorno del giudizio,
poiché di una stirpe iniqua è terribile il destino.”
[Sapienza 3,16-19]
Qui, l’autore ispirato ci ripropone uno dei temi più antichi della morale biblica (l’idea che i peccati del singolo ricadano sul lignaggio del medesimo), concezione che - come ha spiegato Polymetis - era stata superata con il capitolo 18 di Ezechiele. L'autore vuole richiamare, per così dire, all'ordine i suoi tanti correligionari che nell'epoca in cui questi scriveva si univano in matrimonio con donne "pagane" ed allevavano la loro prole in modo non conforme alla Legge.
Che lezione possiamo trarre noi oggi da queste parole, in relazione al contesto della Rivelazione nel suo complesso? Ora, se consideriamo che nel linguaggio biblico il termine "adultero" viene utilizzato anche per il popolo di Israele o il singolo israelita quando è infedele rispetto al suo Dio, la lezione che possiamo trarre da questo brano è che le azioni compiute da coloro che sono “infedeli” nei confronti del Signore non possono dare frutti duraturi e, anche qualora questi frutti durino nel tempo, comunque li attende un destino “senza onore”.
Tralascio in questa sede di illustrare come, in chiave cristiana, questo passo possa illuminarci rispetto all'idea della stirpe di Adamo che, per via dell’infedeltà del suo progenitore, è tutta quanta peccatrice.
Mi domando perchè il vaticano ritenga questo libro utile per la fede del cristiano?Visto che è scritto con l'intenzione dell'autore a farlo credere testo antico risalente niente meno che al re Salomone!Decisamente una beffa ai danni del lettore!
Non è il “Vaticano” a ritenere questo testo ispirato, ma la tradizione unanime della Chiesa. I Padri lo ritennero ispirato, gli stessi Padri ai quali si deve la definizione del Canone del Nuovo Testamento, per intenderci. Se quindi si rifiuta questo testo, si dubita del discernimento dei Padri e pertanto si dovrebbe dubitare anche dell’ispirazione del Canone propriamente cristiano da questi definito.
Poi lo scrittore spaccia una sua critica ai danni di Gesù e alla sua divinità come se fosse una profezia!
Questa me la devi spiegare, per cortesia.
Il fatto poi che lo Scritto in questione sia uno pseudoepigrafo non testimonia affatto contro la sua effettiva ispirazione. La maggior parte dei Libri della Bibbia, infatti, sono pseudoepigrafi. Anche l’autore dell’Ecclesiaste si “spaccia” per Salomone, quando noi sappiamo che non si tratta di lui. Eppure, credo che nessuno dubiti dell’ispirazione di questo Libro.
Sul perché i primi cristiani ritennero ispirato il Libro della Sapienza, così come tutti gli altri deuterocanonici e sul perché, dopo quindici secoli di universale accoglimento dei medesimi, Lutero decise di non ritenerli più ispirati (pur non escludendoli dalla sua Bibbia, questo va sottolineato!), bisognerebbe fare un discorso piuttosto lungo che preferisco non affrontare in questa sede.
[Modificato da Trianello 30/08/2006 7.17]