L'ITALIA DIVISA IN DUE: LA CADUTA DEL FASCISMO E L'ARMISTIZIO DELL'8 SETTEMBRE 1943
L’Italia entro in guerra a fianco della Germania nel giugno 1940. I primi successi nazisti in Polonia e Francia facevano sperare Mussolini in una rapida vittoria che nascondesse l’impreparazione militare e la generate debolezza del paese. Ma fu un errore: tre anni dopo, quella guerra disastrosa era costata all'Italia continue sconfitte sui fronti dell'Africa, dei Balcani e in Russia, gravi distruzioni, povertà, quasi 100 000 caduti militari e più di 25 000 morti fra i civili (oltre la metà sotto i bombardamenti alleati).
Dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia la monarchia sabauda compromessa con il fascismo decise infine di deporre Mussolini nel tentativo di salvare la dinastia regnante.
II Duce fu arrestato il 25 luglio 1943, con la complicità dei maggiori dirigenti del partito fascista: il regime ventennale finì fra il giubilo della popolazione, che sperava nella pace, senza che i militanti fascisti opponessero alcuna resistenza. Ma le aspirazioni popolari per una rapida uscita del paese dalla guerra, invero difficilmente realizzabili ora che l’Italia era divenuta un campo di battaglia, si scontrarono subito con i fatti. In un clima di totale indecisione politica e impreparazione militare, il nuovo governo guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, formalmente ancora alleato dei nazisti, avviò segretamente le trattative che portarono all'armistizio con gli alleati, che fu reso noto l'8 settembre 1943. In ottobre, il nuovo governo dichiaro guerra alla Germania divenendo "cobelligerante" degli alleati.
I tedeschi, temendo il cambiamento di fronte della monarchia nonostante le assicurazioni ricevute, avevano già cominciato a spostare nuove truppe in Italia dopo l'arresto di Mussolini. All'annuncio dell'armistizio completarono l'occupazione della penisola vincendo la sanguinosa resistenza di pochi reparti italiani.
La fuga del Re e degli alti comandi verso le zone del Sud in mano agli alleati, infatti, provocò quasi ovunque il disfacimento del Regio esercito. Abbandonata senza ordini e stanca della guerra, la maggior parte dei soldati italiani si sbandò. Più di seicentomila militari caddero nelle mani dei tedeschi che li deportarono in Germania, dove ne morirono circa 40000.
Quasi tutti gli internati rifiutarono di riprendere le armi accanto ai nazisti, e fra i militari italiani sorpresi all'estero dall’armistizio 70000 si schierarono contro i tedeschi, subendo in due anni circa 40000 morti.
L’Italia, spezzata in due dall'avanzata lungo la penisola degli alleati sbarcati a Salerno il 9 settembre 1943, si trovo così divisa anche politicamente, sotto due governi che reclamavano entrambi la loro legittimità: quello monarchico ai Sud e quello fascista della Repubblica sociale italiana (RSI) al Nord, costituito il 23 settembre nei territori ancora occupati dai nazisti che avevano liberate Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso trasferendolo sotto loro controllo a Salò.