Giovanni Battista uomo e testomonio (Giovanni 1, Giovanni 3:28-31)
Giovanni Battista uomo e testomonio (Giovanni 1, Giovanni 3:28-31) Abbiamo considerato or ora la grandezza di Giovanni Battista come profeta, secondo ciò che disse il Signore in Matteo 11:9; un’altra espressione che troviamo in questo stesso capitolo, ci presenterebbe piuttosto la sua grandezza come uomo. «In verità», dice il Signore, «fra i nati di donna, non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista» (Matteo 11:11) (*). — Nel primo capitolo dell’Evangelo di Giovanni, egli è grande in tre modi: personalmente, in testimonianza e moralmente.
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(*) Non dimentichiamo che Luca 7:26 applica questo stesso passo al profeta Giovanni Battista.
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Consideriamo dapprima la sua persona. Fin dal principio del Vangelo, dopo averci presentato, per servirci delle parole d’un altro, «ciò che il Signore è divinamente in Sé stesso» (versetti 1-5 di Giovanni 1), lo Spirito Santo introduce solennemente un uomo sulla scena, distinto per la sua missione da tutti gli altri uomini: «Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni» (Giovanni 1:6). Poi (Giovanni 1:8) lo caratterizza con un segno negativo «Egli stesso non era la luce». Quale valore personale aveva dunque quest’uomo, al punto che lo Spirito Santo giudicasse opportuno di dichiarare che egli non era ciò che è Dio nella Sua essenza! Ciò che era positivamente, lo dice il Signore nel capitolo 5: «Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per un breve tempo godere alla sua luce» (Giovanni 5:35). Come lampada, il suo chiarore era così grande, che quando appariva recava quasi la gioia dell’astro del giorno.
Allorché i Giudei inviano da Gerusalemme dei sacerdoti e dei leviti per domandargli chi egli sia, Giovanni risponde: «Io non sono il Cristo... né il profeta» (annunziato in Deut. 18:15-18). Aveva un tal valore al cospetto degli uomini, che egli dichiarava non essere il personaggio più elevato d’Israele! Eccetto Cristo, non vi fu giammai nel mondo un uomo più grande di lui.
Esaminiamo ora la sua testimonianza. In rapporto con il carattere divino di Cristo nell’Evangelo di Giovanni, questa era quasi illimitata e molteplice, quantunque si riferisse ad un solo ed unico oggetto.
In primo luogo «esso venne come testimone per rendere testimonianza alla luce» (Giovanni 1:7) — missione senza precedenti nella storia dell’uomo! Moralmente il monda era come un paese desolato, sepolto in una notte perpetua; Giovanni Battista viene, annunziando l’apparizione d’un astro che dissiperà le tenebre ed apporterà ai miseri la salvezza, la gioia e la vita. Tale è la prima testimonianza di quest’uomo. Ahimè! il suo risultato avrebbe dovuto essere in proporzione alla sua importanza, poiché Giovanni venne «affinché tutti credessero per mezzo di lui» (Giovanni 1:7); ma l’astro annunziato non fu compreso dalle tenebre, né conosciuto dal mondo, né ricevuto dai Suoi (Israele). Questi hanno ben voluto rallegrarsi, per un breve tempo, alla luce della lampada, ma non hanno voluto venire al sole per avere la vita (Giovanni 5:35,40).
In secondo luogo Giovanni Battista rende testimonianza alla Parola fatta carne (Giov. 1:15), a Dio fatto uomo, disceso quaggiù per rimediare il nostro stato e per rivelare il Padre. Quale testimonianza è mai questa, in contrasto con ciò che Dio aveva rivelato nei secoli scorsi! — La legge era venuta per Mosè, ma ciò che rispondeva in grazia allo stato dell’uomo, manifestandolo in pari tempo, era rimasto sconosciuto fino allora. Israele aveva potuto conoscere Dio come l’Eterno; l’unigenito Figlio che è nel seno del Padre, ci ha messi in rapporto con il Padre. Ora la testimonianza di Giovanni comporta questa rivelazione.
Nel versetto 19 si trova una terza testimonianza, testimonianza negativa, mi direte, poiché Giovanni dice lì ciò che egli non è. È appunto a ciò che il Signore sembra alludere nel capitolo 5:33, quando dice: «Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità.» Or questa testimonianza mette Giovanni Battista interamente da parte. La verità è che lui era niente e che il Cristo, questo profeta che egli non aveva ancora veduto, era tutto. Per me, trovo tale testimonianza d’una grande bellezza: Giovanni Battista si annientò per il trionfo della verità. Più tardi, questo Cristo annunziato da Giovanni, dopo essersi annientato Egli pure, comparisce davanti a Pilato, rende testimonianza che Egli è re, e per mantenere intatta la verità, non tiene conto della Sua vita. Giovanni Battista aveva detto: «Io non lo sono» — Gesù dice: «Io lo sono». In questa occasione il Signore avrebbe potuto tacere, ma quando si tratta della verità, Egli parla, risponde, e la Sua parola è come la firma della Sua condanna.
Ecco ora una quarta testimonianza (Giov. 1:29), di un’importanza speciale nella carriera di questo uomo di Dio. Fin qui Giovanni non conosceva il Signore personalmente; ora «vede Gesù che viene a lui» ed emetto un grido di gioia. Non dice Ecco la luce, o la Parola fatta carne, od il Cristo, ma: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!» — Gli appare ad un tempo il valore dell’epoca di Cristo e quello della Sua persona. Scopre in Gesù la vittima perfetta ed il Salvatore, «l’Agnello di Dio», e vede l’opera Sua; egli la vede in tutta la sua estensione, la contempla nei suoi risultati, fino allo stabilimento dei nuovi cieli e della nuova terra, dove la giustizia abiterà, e dove il peccato sarà tolto dalla scena per sempre. Inoltre la contempla nei suoi risultati, quando, rendendo testimonianza, dice: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui..., è quello che battezza con lo Spirito Santo» (Giovanni 1:32:33). Per questo battesimo il credente è ormai assicurato dell’efficacia di quest’opera in suo favore; è ripieno della speranza d’essere ben presto con Cristo e simile a Lui nel cielo.
Caro lettore, ciò che avviene lì a Giovanni, dovrebbe avvenire a noi tutti. Non si apprezza convenientemente il valore dell’opera di Cristo, se non quando lo si conosce personalmente. Se Giovanni Battista aveva un’intelligenza estesa di queste cose, è perché Gesù occupava interamente i suoi pensieri. La conoscenza personale di Cristo allarga nei nostri cuori la conoscenza di ogni cosa, e nello stesso tempo ci riduce al nulla nella nostra propria stima e nella stima del mondo, o piuttosto nel modo con cui cerchiamo essere stimati da esso. L’apostolo Paolo vedendo le immense ricchezze di Cristo, dice : «io che sono il minimo fra tutti i santi» (Efesini 3:8). Ma questa persona non è conosciuta che per la fede. Vedete ciò che gli uomini scoprono quando la loro intelligenza s’applica a conoscere Dio: credono che Giovanni Battista sia il Cristo; e dicono di Cristo che Egli è Giovanni Battista (Matteo 16:14).
Questa testimonianza, però, non è propriamente profetica; Giovanni, già insegnato prima, ha capito queste cose come possiamo capirle noi, facendo la conoscenza dell’Agnello di Dio. Troviamo quindi nel versetto 34 una quinta testimonianza: «E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio». Egli può dire: Ora ho veduto e reso testimonianza di ciò che ho veduto. Questo uomo, al quale Dio stesso rende testimonianza con la discesa dello Spirito Santo, è il Figlio di Dio.