ANNULLATA VISITA DEL PAPA ALLA SAPIENZA

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Hareios
00martedì 15 gennaio 2008 21:13
ROMA - Il Vaticano ha "ritenuto opportuno soprassedere" alla visita del Papa all'università la Sapienza "a seguito delle ben note vicende di questi giorni". Lo annuncia un comunicato della sala stampa vaticana. Il Papa non partecipera' all'evento e si limitera' a inviare l'intervento che avrebbe dovuto pronunciare nel piu' antico ateneo romano. ''A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita del Santo Padre all'Universita' degli Studi 'La Sapienza', che su invito del Rettore Magnifico avrebbe dovuto verificarsi giovedi' 17 gennaio - si legge nella nota della sala stampa vaticana -, si e' ritenuto opportuno soprassedere all'evento. Il Santo Padre inviera', tuttavia, il previsto intervento''.

RAMMARICO RETTORE, "SCONFITTA DELLA LAICITA'"
Ha ascoltato gli studenti in rivolta che avevano occupato il rettorato questa mattina, ha concesso loro uno spazio dove poter manifestare giovedì, dopo aver premesso di credere "nell'autocontrollo e nella capacità degli studenti di sapersi organizzare", ma nulla ha potuto quando la Santa Sede ha comunicato che il Papa non avrebbe più partecipato all'inaugurazione dell'anno accademico. Renato Guarini, il rettore della Sapienza, l'ateneo più grande d'Europa, è stato uno dei protagonisti di questa lunga e intensa giornata, in cui alla fine ha vinto il fronte del 'no' alla visita del Papa alla Sapienza nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico. Dopo aver appreso la decisione della Santa Sede di annullare la visita del Papa, che per Guarini è indipendente dalla decisione di concedere uno spazio agli studenti per manifestare, il rettore ha commentato che "la rispettava, anche se con rammarico". E ha aggiunto: "L'incontro con il Pontefice poteva rappresentare un momento importante di riflessione per credenti e non credenti su problemi etici e civili, quale l'impegno per l'abolizione della pena di morte, che sono la linfa vitale del nostro lavoro didattico e di ricerca. L'ascolto della voce di uno studioso che ha scritto su temi del nostro tempo sarebbe stato alimento per la libertà delle coscienze e per tutti coloro che si interrogano laicamente". Verso sera ha incontrato i giornalisti e ha sottolineato che l'assenza del Papa rappresenta "una sconfitta per la libertà di espressione e per il mondo laico". Unico conforto, in una giornata piena di colpi di scena, il fatto che giovedì "avremo comunque il discorso che il Papa aveva preparato per questa occasione". Dopo aver sottolineato di essere "laico, non attribuisco colpe a nessuno", il rettore ha criticato alcuni docenti, animatori della protesta anti-Ratzinger, definendoli "cattivi maestri": sarebbero anche loro, secondo Guarini, tra le concause della decisione del Papa di annullare la visita; gli stessi docenti firmatari della lettera inviata a novembre al rettore, in cui si dicevano perplessi per l'invito di Papa Benedetto XVI alla Sapienza. Era tutto pronto per ricevere il Papa: "Avevamo la massima garanzia di sicurezza per l'Aula Magna che era stata prenotata da studenti, docenti e ricercatori de La Sapienza e, fuori dalla città universitaria la competenza sarebbe stata delle forze di polizia". E poi, quasi a giustificarsi: "Io ho affermato il principio della libertà di tutti, quindi non posso rammaricarmi di nulla". A Guarini, in serata, non resta che confermare il "regolare svolgimento" della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico che giovedì prevede la relazione introduttiva del rettore, l'intervento dei rappresentanti degli studenti e del personale, la lectio magistralis sul tema della pena di morte del professor Mario Caravale e l'intervento del ministro Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni".
Hareios
00martedì 15 gennaio 2008 21:15
PRODI: SOLIDARIETA' AL PONTEFICE
"Condanno i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell'Italia. Esprimo quindi profondo rammarico per la decisione di Papa Benedetto XVI, esprimendo solidarietà forte e convinta alla Sua persona e rinnovando a Lui l'invito perché possa mantenere il programma originario. Nessuna voce deve tacere nel nostro Paese e a maggior ragione quella del Papa". Lo afferma il premier Romano Prodi.

BERLUSCONI: VERGOGNOSO,SINISTRA RIFLETTA

"La rinuncia a cui è stato costretto il Papa in nome di una presunta laicità della conoscenza è il segno dell'intolleranza e di un certo fanatismo che nulla hanno di autenticamente laico", afferma Silvio Berlusconi in una nota. "Una sorpresa molto dolorosa - aggiunge - che ferisce e umilia non il Pontefice, la cui figura è ben al di sopra di queste miserie, ma l'Università italiana e in generale lo Stato, che non si dimostra in grado di garantire la libertà di espressione alla massima autorità religiosa.

CEI: "INTOLLERANZA ANTIDEMOCRATICA E CHIUSURA"

Il Papa è "oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale". Lo afferma una nota della presidenza della Cei a proposito dell'annullamento della visita di Benedetto XVI alla Sapienza. Per la Cei inoltre è stata la "violenza ideologica e rissosa di pochi" a rendere impossibile la visita del Papa. I vescovi italiani esprimono inoltre "incondizionata vicinanza" al Pontefice e auspicano che grazie anche ai docenti la vita della Sapienza possa tornare a una "forma ordinata" per permettere "il confronto culturale"."A seguito della decisione di soprassedere alla visita del Santo Padre all'Università 'La Sapienza' di Roma, programmata per giovedì 17 gennaio, - afferma la nota - la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana esprime la propria incondizionata vicinanza a Benedetto XVI oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale. Tanto più - prosegue - che la visita del Santo Padre era cordiale risposta a un invito espresso dagli organi responsabili dell'Università, ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi"."Auspichiamo - conclude la presidenza della Cei - che attraverso il ripristino dell'identità culturale e della funzione educativa dell'Università, mediante l'opera dei docenti e la responsabile partecipazione degli studenti, la vita dell'Ateneo possa ritornare a quella forma ordinata che sola permette l'acquisizione e il confronto culturale, a servizio della persona e della società".

FIORONI: TAPPARE LA BOCCA NON E' VITTORIA
"Tappare la bocca, a chiunque, non é mai una vittoria per nessuno. tanto meno per la democrazia di questo Paese". Cosi il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, commenta l'annullamento della visita del Papa a La Sapienza. "Ora - dice Fioroni - viene la parte più difficile: annullare l'intolleranza e la miopia culturale. L'annullamento della visita del Papa non è una buona notizia per nessuno: né per l'Università la Sapienza, né per gli studenti, né per quanti pure auspicavano questa soluzione".
Hareios
00martedì 15 gennaio 2008 21:20
Proteste secondo me eccessive. Così non hanno fatto altro che fargli guadagnare popolarità.
Pilbur
00mercoledì 16 gennaio 2008 21:08
Che vergogna....mi vergogno di appartenere alla stessa raza di quelli là-...cannati e no-global...
Hareios
00mercoledì 16 gennaio 2008 22:51
Re:
Hareios, 1/15/2008 9:20 PM:

Così non hanno fatto altro che fargli guadagnare popolarità.



Universita' Udine invita il Papa
Galan lo vuole a Padova, dove insegno' Galileo
(ANSA) - UDINE, 16 GEN - L'Universita' di Udine invitera' ufficialmente papa Benedetto XVI a tenere una lezione: lo ha reso noto il rettore Furio Honsell. La proposta e' stata avanzata dagli studenti. 'Mi sembra una risposta positiva a una situazione che si era aggrovigliata'. Il governatore del Veneto Galan propone di invitare Benedetto XVI a Padova, l'ateneo di Galileo, sarebbe 'il tributo piu' grande per le celebrazioni galileiane'. Favorevole il sindaco Zanonato ma l'invito spetta al rettore.

CVD
Lpoz
00mercoledì 16 gennaio 2008 23:39
Bha, il giorno in cui imparerà a non più mettere il naso degli italiani una domenica si e l'altra pure, potrò pure concordare con voi...
ma fino ad allora...
bhe, pomodori e uova sono il meno...

Libera chiesa in libero stato disse uno che propio un picio non era...
luc@s87
00giovedì 17 gennaio 2008 11:58
Il ratzi s'intromette troppo ma questi radical chic sono davvero insopportabili. Se non parli come loro sei un baciapile e un ciellino, non pensano nemmeno che uno possa essere ateo o agnostico ed essere contro l'aborto. Sono i nostri talebani.
-Giona-
00giovedì 17 gennaio 2008 13:19
www.corriere.it/cronache/08_gennaio_16/testo_integrale_discorso_papa_universita_sapienza_822b45d4-c44f-11dc-8fe5-0003ba99c6...

Il ruolo dell'università e il rapporto tra ragione e fede
Il testo integrale del discorso del Papa
Ecco la «allocuzione» preparata da Benedetto XVI per il suo intervento alla Sapienza, poi annullato


CITTA' DEL VATICANO - Ecco il testo integrale dell'allocuzione che Papa Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare all'universitá di Roma «La Sapienza» subito dopo l'inaugurazione dell'anno accademico, pubblicato dalla Santa Sede.

È per me motivo di profonda gioia incontrare la comunità della "Sapienza - Università di Roma" in occasione della inaugurazione dell’anno accademico. Da secoli ormai questa Università segna il cammino e la vita della città di Roma, facendo fruttare le migliori energie intellettuali in ogni campo del sapere. Sia nel tempo in cui, dopo la fondazione voluta dal Papa Bonifacio VIII, l’istituzione era alle dirette dipendenze dell’Autorità ecclesiastica, sia successivamente quando lo Studium Urbis si è sviluppato come istituzione dello Stato italiano, la vostra comunità accademica ha conservato un grande livello scientifico e culturale, che la colloca tra le più prestigiose università del mondo.

Da sempre la Chiesa di Roma guarda con simpatia e ammirazione a questo centro universitario, riconoscendone l’impegno, talvolta arduo e faticoso, della ricerca e della formazione delle nuove generazioni. Non sono mancati in questi ultimi anni momenti significativi di collaborazione e di dialogo. Vorrei ricordare, in particolare, l’Incontro mondiale dei Rettori in occasione del Giubileo delle Università, che ha visto la vostra comunità farsi carico non solo dell’accoglienza e dell’organizzazione, ma soprattutto della profetica e complessa proposta della elaborazione di un "nuovo umanesimo per il terzo millennio".

Mi è caro, in questa circostanza, esprimere la mia gratitudine per l’invito che mi è stato rivolto a venire nella vostra università per tenervi una lezione. In questa prospettiva mi sono posto innanzitutto la domanda: Che cosa può e deve dire un Papa in un’occasione come questa? Nella mia lezione a Ratisbona ho parlato, sì, da Papa, ma soprattutto ho parlato nella veste del già professore di quella mia università, cercando di collegare ricordi ed attualità. Nell’università "Sapienza", l’antica università di Roma, però, sono invitato proprio come Vescovo di Roma, e perciò debbo parlare come tale. Certo, la "Sapienza" era un tempo l’università del Papa, ma oggi è un’università laica con quell’autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all’autorità della verità. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l’università trova la sua funzione particolare, proprio anche per la società moderna, che ha bisogno di un’istituzione del genere.

Ritorno alla mia domanda di partenza: che cosa può e deve dire il Papa nell’incontro con l’università della sua città? Riflettendo su questo interrogativo, mi è sembrato che esso ne includesse due altri, la cui chiarificazione dovrebbe condurre da sé alla risposta. Bisogna, infatti, chiedersi: qual è la natura e la missione del Papato? E ancora: qual è la natura e la missione dell’università? Non vorrei in questa sede trattenere Voi e me in lunghe disquisizioni sulla natura del Papato. Basti un breve accenno. Il Papa è anzitutto Vescovo di Roma e come tale, in virtù della successione all’Apostolo Pietro, ha una responsabilità episcopale nei riguardi dell’intera Chiesa cattolica. La parola "vescovo"–episkopos, che nel suo significato immediato rimanda a "sorvegliante", già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore: egli è colui che, da un punto di osservazione sopraelevato, guarda all’insieme, prendendosi cura del giusto cammino e della coesione dell’insieme. In questo senso, tale designazione del compito orienta lo sguardo anzitutto verso l’interno della comunità credente. Il Vescovo – il Pastore – è l’uomo che si prende cura di questa comunità; colui che la conserva unita mantenendola sulla via verso Dio, indicata secondo la fede cristiana da Gesù – e non soltanto indicata: Egli stesso è per noi la via. Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura – grande o piccola che sia – vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme. Quanto più grande essa è, tanto più le sue buone condizioni o il suo eventuale degrado si ripercuoteranno sull’insieme dell’umanità.

Vediamo oggi con molta chiarezza, come le condizioni delle religioni e come la situazione della Chiesa – le sue crisi e i suoi rinnovamenti – agiscano sull’insieme dell’umanità. Così il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell’umanità. Qui, però, emerge subito l’obiezione, secondo cui il Papa, di fatto, non parlerebbe veramente in base alla ragione etica, ma trarrebbe i suoi giudizi dalla fede e per questo non potrebbe pretendere una loro validità per quanti non condividono questa fede. Dovremo ancora ritornare su questo argomento, perché si pone qui la questione assolutamente fondamentale: che cosa è la ragione? Come può un’affermazione – soprattutto una norma morale – dimostrarsi "ragionevole"? A questo punto vorrei per il momento solo brevemente rilevare che John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione "pubblica", vede tuttavia nella loro ragione "non pubblica" almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono. Egli vede un criterio di questa ragionevolezza fra l’altro nel fatto che simili dottrine derivano da una tradizione responsabile e motivata, in cui nel corso di lunghi tempi sono state sviluppate argomentazioni sufficientemente buone a sostegno della relativa dottrina. In questa affermazione mi sembra importante il riconoscimento che l’esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni, il fondo storico dell’umana sapienza, sono anche un segno della sua ragionevolezza e del suo perdurante significato.

Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee. Ritorniamo alla domanda di partenza. Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica.

Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.

Per questo, l’interrogarsi della ragione sul Dio più grande come anche sulla vera natura e sul vero senso dell’essere umano era per loro non una forma problematica di mancanza di religiosità, ma faceva parte dell’essenza del loro modo di essere religiosi. Non avevano bisogno, quindi, di sciogliere o accantonare l’interrogarsi socratico, ma potevano, anzi, dovevano accoglierlo e riconoscere come parte della propria identità la ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera. Poteva, anzi doveva così, nell’ambito della fede cristiana, nel mondo cristiano, nascere l’università. È necessario fare un ulteriore passo. L’uomo vuole conoscere – vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoría, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra "scientia" e "tristitia": il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste.

Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa.

Nella teologia medievale c’è stata una disputa approfondita sul rapporto tra teoria e prassi, sulla giusta relazione tra conoscere ed agire – una disputa che qui non dobbiamo sviluppare. Di fatto l’università medievale con le sue quattro Facoltà presenta questa correlazione. Cominciamo con la Facoltà che, secondo la comprensione di allora, era la quarta, quella di medicina. Anche se era considerata più come "arte" che non come scienza, tuttavia, il suo inserimento nel cosmo dell’universitas significava chiaramente che era collocata nell’ambito della razionalità, che l’arte del guarire stava sotto la guida della ragione e veniva sottratta all’ambito della magia. Guarire è un compito che richiede sempre più della semplice ragione, ma proprio per questo ha bisogno della connessione tra sapere e potere, ha bisogno di appartenere alla sfera della ratio. Inevitabilmente appare la questione della relazione tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo antagonista.

Ma qui emerge subito la domanda: come s’individuano i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all’essere buono dell’uomo? A questo punto s’impone un salto nel presente: è la questione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell’uomo. È la questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell’opinione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell’umanità. Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa "forma ragionevole" egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un "processo di argomentazione sensibile alla verità" (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica.

I rappresentanti di quel pubblico "processo di argomentazione" sono – lo sappiamo – prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non servono veramente all’insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico. Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla "ragione pubblica", come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza.

Torniamo così alla struttura dell’università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c’erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull’essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità. Ma come possono esse corrispondere a questo compito? Questa è una domanda per la quale bisogna sempre di nuovo affaticarsi e che non è mai posta e risolta definitivamente.

Così, a questo punto, neppure io posso offrire propriamente una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda – in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta. Teologia e filosofia formano in ciò una peculiare coppia di gemelli, nella quale nessuna delle due può essere distaccata totalmente dall’altra e, tuttavia, ciascuna deve conservare il proprio compito e la propria identità. È merito storico di san Tommaso d’Aquino – di fronte alla differente risposta dei Padri a causa del loro contesto storico – di aver messo in luce l’autonomia della filosofia e con essa il diritto e la responsabilità propri della ragione che s’interroga in base alle sue forze.

Differenziandosi dalle filosofie neoplatoniche, in cui religione e filosofia erano inseparabilmente intrecciate, i Padri avevano presentato la fede cristiana come la vera filosofia, sottolineando anche che questa fede corrisponde alle esigenze della ragione in ricerca della verità; che la fede è il "sì" alla verità, rispetto alle religioni mitiche diventate semplice consuetudine. Ma poi, al momento della nascita dell’università, in Occidente non esistevano più quelle religioni, ma solo il cristianesimo, e così bisognava sottolineare in modo nuovo la responsabilità propria della ragione, che non viene assorbita dalla fede. Tommaso si trovò ad agire in un momento privilegiato: per la prima volta gli scritti filosofici di Aristotele erano accessibili nella loro integralità; erano presenti le filosofie ebraiche ed arabe, come specifiche appropriazioni e prosecuzioni della filosofia greca. Così il cristianesimo, in un nuovo dialogo con la ragione degli altri, che veniva incontrando, dovette lottare per la propria ragionevolezza. La Facoltà di filosofia che, come cosiddetta "Facoltà degli artisti", fino a quel momento era stata solo propedeutica alla teologia, divenne ora una Facoltà vera e propria, un partner autonomo della teologia e della fede in questa riflessa. Non possiamo qui soffermarci sull’avvincente confronto che ne derivò.

Io direi che l’idea di san Tommaso circa il rapporto tra filosofia e teologia potrebbe essere espressa nella formula trovata dal Concilio di Calcedonia per la cristologia: filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro "senza confusione e senza separazione". "Senza confusione" vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al "senza confusione" vige anche il "senza separazione": la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino.

Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica. Certo, molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all’interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una "comprehensive religious doctrine" nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi. Ebbene, finora ho solo parlato dell’università medievale, cercando tuttavia di lasciar trasparire la natura permanente dell’università e del suo compito.

Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell’università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia; in secondo luogo, nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l’uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all’umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell’uomo, e di questo possiamo solo essere grati.

Ma il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande.

Se però la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.

Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.

Città del Vaticano, 17 gennaio 2008

Benedictus XVI
16 gennaio 2008
Breznev
00giovedì 17 gennaio 2008 18:22
Sbagliati i metodi: così ha potuto fare la figura del povero pellegrino a cui viene impedito di andare.

Leggevo comunque che l'invito a Ratzinger è stato fatto dall'attuale rettore x motivi politico/elettorali interni.


Piovra38
00giovedì 17 gennaio 2008 21:23
hanno fatto solo bene. no vatican
Pilbur
00giovedì 17 gennaio 2008 21:54
Ora sono quasi contento...alla fine ne è uscito vincitore il Papa
Lpoz
00giovedì 17 gennaio 2008 23:14
Si, alla fine il Papa è risultato un martire...

Piovra38
00venerdì 18 gennaio 2008 14:21
Volevo dire che tra gli anti-papa non c'erano solo i "cannati" e "noglobal" come ha detto qualcuno,ma anche militanti di destra,che al TG hanno stimato fossero il 40% dei manifestanti.Bisogna comunque rispettarli,e solo perchè non la pensano come noi,non bisogna quasi "disprezzarli" e dar pregiudixi...e poi è proprio la chiesa la prima a dire che siamo tutti fratelli e uguali...
-Giona-
00venerdì 18 gennaio 2008 14:55
Re:
Piovra38, 18/01/2008 14.21:

Volevo dire che tra gli anti-papa non c'erano solo i "cannati" e "noglobal" come ha detto qualcuno,ma anche militanti di destra,che al TG hanno stimato fossero il 40% dei manifestanti.Bisogna comunque rispettarli,e solo perchè non la pensano come noi,non bisogna quasi "disprezzarli" e dar pregiudixi...e poi è proprio la chiesa la prima a dire che siamo tutti fratelli e uguali...


A me è sembrato che i militanti di estrema destra contestassero gli anti-papa. [SM=x751617]


Piovra38
00venerdì 18 gennaio 2008 16:04
Re: Re:
-Giona-, 18/01/2008 14.55:


A me è sembrato che i militanti di estrema destra contestassero gli anti-papa. [SM=x751617]






A te sembrerà così,io invece sono sicuro di aver sentito quello che ho citato prima io,sia da TG5 che LA7.Qualcosa in contrario ?!? [SM=x751547] [SM=x751546]
-Giona-
00venerdì 18 gennaio 2008 17:14
Re: Re: Re:
Piovra38, 18/01/2008 16.04:




A te sembrerà così,io invece sono sicuro di aver sentito quello che ho citato prima io,sia da TG5 che LA7.Qualcosa in contrario ?!? [SM=x751547] [SM=x751546]




espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Sapienza-il-giorno-pi%C3%B9-lungo-tra-cerimonie-e-assedi...

Alle 9,30 nell´Aula Magna l´inaugurazione dell´anno accademico. Fuori le manifestazioni
Sapienza, il giorno più lungo
tra cerimonie e "assedi"

Giovanna Vitale
Potranno entrare solo gli studenti iscritti
E Forza Nuova rinuncia al contro presidio. "Non c´è più ragione per esserci"
Coloro che si presenteranno ai cancelli dovranno esibire il tesserino


«Il papa non parla più…Walter ripensaci anche tu». Il giorno dopo la decisione del Vaticano di annullare la visita di Benedetto XVI alla Sapienza, nel mirino dei collettivi studenteschi restano il sindaco Veltroni e il ministro Mussi. Il primo «per non aver fatto nulla contro gli affitti in nero e gli alloggi universitari»; il secondo «per aver distrutto l´università pubblica». Non obbiettivi di ripiego, però: «Sin dal principio la nostra protesta era contro la triplice alleanza: Ratzinger-Veltroni-Mussi. Ci accontenteremo degli ultimi due», ironizza Stefano Zardegna della Rete per l´Autoformazione.
Stefano, insieme agli altri contestatori, s´è dato appuntamento per stamattina alle 9 davanti alla facoltà di Lettere. Ma prima dovranno superare lo sbarramento deciso dal Comitato provinciale per la sicurezza: potranno entrare da via de Lollis (gli altri varchi saranno chiusi) solo gli studenti iscritti, muniti di tesserino. Il personale docente e non docente potrà invece accedere dall´ingresso principale di piazzale Aldo Moro. Gli altri: fuori. Come fuori dovrebbe rimanere il camion con casse e amplificatori noleggiato per l´assedio sonoro. Da interrompere solo all´arrivo delle delegazioni per il clamoroso imbavagliamento collettivo, a significare «la mordacchia che volevano mettere al nostro dissenso».
Nel frattempo, alla stessa ora, l´Aula Magna si sarà popolata di toghe e ospiti illustri. Alle 9.30 il rettore Renato Guarini aprirà la cerimonia di inaugurazione dell´anno accademico. Dopo parleranno i rappresentanti degli studenti e del personale, il professor Caravale, quindi Veltroni e Mussi. Al termine il rettore darà lettura della missiva con la quale ieri il segretario di Stato vaticano ha trasmesso il previsto intervento del pontefice; anch´esso infine declamato in Aula.
Tuttavia, se dopo il gran rifiuto di Benedetto XVI le misure di sicurezza sono state attenuate, l´attenzione resta altissima. Appena mitigata dalla rinuncia di Forza Nuova a svolgere la sua contro-manifestazione. «Non venendo il Santo Padre, non c´è più ragione», spiega il segretario della formazione di estrema destra, Roberto Fiore. «Il nostro intento era andare in difesa del Papa, presidiare la zona dove sarebbe stata "sbattezzata" la cappella dell´università e impedirlo con ogni mezzo. Ma giovedì prossimo terremo alla Sapienza un convegno dal titolo: "Chi ha paura del pensiero del Papa". Oggi si apre una fase di scontro durissimo fra i cattolici che credono nei loro principi e coloro che li contestano con la stessa fermezza». Parole che suonano come minacce. E che fanno temere interferenze alla "frocessione", il corteo gltb che all´una chiuderà la settimana anticlericale degli studenti.
(17 gennaio 2008)
___________________

È quindi come scrivevo io. [SM=x751536]
ipercritico
00venerdì 18 gennaio 2008 17:48
boh ?
una cosa "questi" coglioni non hanno capito

il Papa non ha bisogno della platea della sapienza per esternare
ha "piazza S.Pietro" che è una platea mondiale

non capisco sti quattro veterocomunisti che vittoria pensano di aver ottenuto
luc@s87
00venerdì 18 gennaio 2008 17:57
Forza Nuova e Fiamma Tricolore nelle loro dichiarazioni hanno sempre appoggiato il papa.
Piovra38
00venerdì 18 gennaio 2008 18:58
Re: Re: Re: Re:
-Giona-, 18/01/2008 17.14:




espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Sapienza-il-giorno-pi%C3%B9-lungo-tra-cerimonie-e-assedi...

Alle 9,30 nell´Aula Magna l´inaugurazione dell´anno accademico. Fuori le manifestazioni
Sapienza, il giorno più lungo
tra cerimonie e "assedi"

Giovanna Vitale
Potranno entrare solo gli studenti iscritti
E Forza Nuova rinuncia al contro presidio. "Non c´è più ragione per esserci"
Coloro che si presenteranno ai cancelli dovranno esibire il tesserino


«Il papa non parla più…Walter ripensaci anche tu». Il giorno dopo la decisione del Vaticano di annullare la visita di Benedetto XVI alla Sapienza, nel mirino dei collettivi studenteschi restano il sindaco Veltroni e il ministro Mussi. Il primo «per non aver fatto nulla contro gli affitti in nero e gli alloggi universitari»; il secondo «per aver distrutto l´università pubblica». Non obbiettivi di ripiego, però: «Sin dal principio la nostra protesta era contro la triplice alleanza: Ratzinger-Veltroni-Mussi. Ci accontenteremo degli ultimi due», ironizza Stefano Zardegna della Rete per l´Autoformazione.
Stefano, insieme agli altri contestatori, s´è dato appuntamento per stamattina alle 9 davanti alla facoltà di Lettere. Ma prima dovranno superare lo sbarramento deciso dal Comitato provinciale per la sicurezza: potranno entrare da via de Lollis (gli altri varchi saranno chiusi) solo gli studenti iscritti, muniti di tesserino. Il personale docente e non docente potrà invece accedere dall´ingresso principale di piazzale Aldo Moro. Gli altri: fuori. Come fuori dovrebbe rimanere il camion con casse e amplificatori noleggiato per l´assedio sonoro. Da interrompere solo all´arrivo delle delegazioni per il clamoroso imbavagliamento collettivo, a significare «la mordacchia che volevano mettere al nostro dissenso».
Nel frattempo, alla stessa ora, l´Aula Magna si sarà popolata di toghe e ospiti illustri. Alle 9.30 il rettore Renato Guarini aprirà la cerimonia di inaugurazione dell´anno accademico. Dopo parleranno i rappresentanti degli studenti e del personale, il professor Caravale, quindi Veltroni e Mussi. Al termine il rettore darà lettura della missiva con la quale ieri il segretario di Stato vaticano ha trasmesso il previsto intervento del pontefice; anch´esso infine declamato in Aula.
Tuttavia, se dopo il gran rifiuto di Benedetto XVI le misure di sicurezza sono state attenuate, l´attenzione resta altissima. Appena mitigata dalla rinuncia di Forza Nuova a svolgere la sua contro-manifestazione. «Non venendo il Santo Padre, non c´è più ragione», spiega il segretario della formazione di estrema destra, Roberto Fiore. «Il nostro intento era andare in difesa del Papa, presidiare la zona dove sarebbe stata "sbattezzata" la cappella dell´università e impedirlo con ogni mezzo. Ma giovedì prossimo terremo alla Sapienza un convegno dal titolo: "Chi ha paura del pensiero del Papa". Oggi si apre una fase di scontro durissimo fra i cattolici che credono nei loro principi e coloro che li contestano con la stessa fermezza». Parole che suonano come minacce. E che fanno temere interferenze alla "frocessione", il corteo gltb che all´una chiuderà la settimana anticlericale degli studenti.
(17 gennaio 2008)
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È quindi come scrivevo io. [SM=x751536]




va bene,io non ne nego quello che tu dici,però ho sentito anche quello che ho citato io... bon chiusa la questione,non dobbiamo fare una gara a chi ha torto o no [SM=x751545]
-tulipanonero-
00venerdì 18 gennaio 2008 20:25
per me sto papa non sa comunicare come il precedente
cioè alla fine i concetti son quelli ma se per dire un concetto esistono 1000 modi lui sembra scegliere sempre quello meno indicato
che esaspera gli animi dico io
se non fosse il papa penserei ad un attaccabrighe
ormai per ogni suo intervento si finisce così

all'università la sapienza ci sono stati altri 2 papi e uno era il suo predecessore quindi non 200 o 300 anni fa
e non mi pare che sia successo questo
giovanni paolo 2 aveva riabilitato galileo
qusto pontefice ha sconvolto nuovamente tutto
ma si può??

e comunque il papa non doveva andare a confrontarsi con illuminari o tenere un convegno su determinati temi
ma per inaugurare l'anno accademico , e c'è un'enorme differenza in questo
ma che serve chiamare un capo religioso per inagurare un anno accademico di un'università laica?
così come sarebeb ridicolo chiamre il Dalai lama, o l'imam della Mecca o il Rabbino di Gerusalemme o l'arcivescovo di Canterbuty.
Loro se devono inaugurare una chiesa o un'università cattolica chiamno il presidente Napolitano, o Bush, la regina Elisabbetta 2 o Fidel Castro?
non mi pare

mi pare che il papa sarebbe stato nel posto sbaglaito al momento sbagliato

poi è stata una sua decisione non andare!
c'è liberta di parola e di espressione: e alcuni (studenti e professori) hanno espresso il loro malcontento per l'arrivo del papa spiegandone i motivi

che voleva che il 100% degli studenti e dei professori lo applaudisse?
forse non è andato perchè non è abituato ad avere persone che fischiano
è uno a cui piace fare la vittima
giovanni paolo 2 ricevette fischi e anche altre parole ma essendo un grande papa e una grande persona ...sorridendo disse che ringraziava le persone che lo avevano salutato rumorosamente!
ecco se lui non riesce ad affrontare queste situazioni non è un problema nostro ma suo

non abbiamo fatto nessuna pessima figura a livello internazionale
non sarebbero state scene di chissà quale stranezza o gravità se ci fossero sati fischi e striscioni di dissenso
se pensate che quando il papa va negli altri stati ste situazioni succedono sempre!
c'è chi fischia e chi applaude

forse se questa idea vi turba talmente tanto...
ci rifletterei un po' sopra

io penso che tutti possano essere fischiati e/o applauditi!
se arriva l'imam della Mecca non puoi fischiarlo?
mi pare di si
il dalai lama può essere fischiato
e così per tutti gli altri capi religiosi

non capisco perchè il papa non possa essere fischiato da chi non crede o da chi pensa che in quel momento sia nel luogo sbagliato al momento sbagliato
tutto qui
Pilbur
00venerdì 18 gennaio 2008 20:57
Piovra è informato come al solito...
Piovra38
00sabato 19 gennaio 2008 12:36
Re:
Pilbur, 18/01/2008 20.57:

Piovra è informato come al solito...




grazie,almeno io lo sono [SM=x751536]
Cryptone
00sabato 19 gennaio 2008 15:24
quello che in questi giorni i media ci stanno facendo ingoiare in merito alla questione della Sapienza è rivoltante.
Il Papa ha declinato l'invito. Molti si sono detti sorpresi, io no, e chiarirò il perchè.
Ezio Mauro, giusto per citare un esempio, nel prorpio editoriale titola: "Un'idea malata". Quella di invitare il Papa alla sapienza? Certo che no, il male sta nei contestatori. I direttore di Repubblica espone le stesse argomentazioni capziose dei più beceri esponenti della Casa delle Libertà e dei più bigotti del PD. Cito: "[...] Questo risultato, che sa di censura, di rifiuto del dialogo e del confronto, è inaccettabile per un Paese democratico e per tutti coloro che credono nella libertà delle idee e della loro espressione. [...]"
L'argomentazione principe è dunque la libertà di parola: non si può imbavagliare nessuno, figuriamoci il Papa e soprattutto nel luogo che dovrebbe essere deputato alla ricerca, al sapere e al dialogo.
Ebbene, nessuno ha imbavagliato il Papa. Benedetto XVI era libero di accettare l'invito e di presenziare alla Sapienza. Avrebbe subito un po' di contestazioni, questo sì, come del resto le subiscono tutti quegli studiosi che fanno anche dell'ideologia, non ci trovo nulla di male. Anzi, a ben vedere, la sua rinuncia ha leso la libertà di dissentire di coloro che, tacciati di essere la peggior specie italiana in circolazione, sono stati in realtà l'unico vero oggetto della censura.
Il Papa parla dal suo pulpito ogni domenica e gli si da la parola per ogni intervento che fa in tutti i telegiornali (succede solo in Italia).
Dire che c'è stata censura è quindi falso e ridicolo, considerando inoltre che il discorso è stato inviato all'università e letto dal Rettore durante la cerimonia di inaugurazione.
Una nota di colore in questi fiumi di inchiostro nero la mette Tremonti il quale cita un Voltaire tutto nuovo: "combatto la tua idea ma sono disposto a morire per difenderla". Non si può pretendere dall'ex ministro una memoria di ferro ma Voltaire, onorevole Tremonti, era disposto a morire per difendere il diritto a parlare, non per difendere le idee che non condivideva. Soprassediamo.
C'è un altro appunto che viene fatto agli scienziati che farebbero di tutto per evitare un costruttivo dialogo col Papa. Peccato che ci si è dimenticati che quello che non dialoga è proprio il Papa: "Verità rivelata e universale", "Cristo come unica certezza", "relativismo come il peggiore dei mali del mondo", ecc. Come si può pensare di dialogare con chi impone dogmi e si crede depositario di una verità rivelata? Suvvia, non scherziamo.
Il Papa non si mette in gioco, ecco spiegata la "sconcertante" rinuncia. Un uomo che espone la Vertità non può essere minimamente contestato, ecco dove starebbe il danno d'immagine che persino il Vaticano ammette tra le righe del comunicato stampa (ovviamente non in questi termini). Chi parla di dialogo mancato è in malafede.
Infine vorrei portare all'attenzione dei lettori uno dei tanti episodi di falsificazione che i quotidiani commettono giornalemente.
Ieri il sito del Corriere riportava allegramente un trafiletto che sarebbe apparso sul Guardian:
"la controversia è «senza precedenti in un Paese dove normalmente non vengono mosse critiche alla Chiesa cattolica romana»"
(faccio notare che il virgolettato significa, convenzionalmente, traduzione letterale).
Se però andassimo a leggere il testo roginale scritto da John Hooper sul sito del Guardian troveremmo questo:
«The controversy was unparalleled in a country where criticism of the Roman Catholic church is normally muted.»
Che tradotto suona più o meno così:
«La controversia è senza precedenti in un Paese dove normalmente le critiche alla Chiesa cattolica romana VENGONO ZITTITE».
Insomma, chi censura chi?
Hareios
00sabato 19 gennaio 2008 16:47
Ma infatti non è che sia stato censurato, il suo rinunciare è stata una buona mossa per guadagnare popolarità, su questo pongo l'attenzione.
A coloro che protestavano è convenuto? No.
In passato altri papi sono andati a parlare alle università...Giovanni Paolo II ci andò, ma non all'epoca non si manacciò il boigottaggio. Fu, semplicemente, accolto con i fischi da alcuni (cosa che peraltro non lo intaccò minimamente: il suo carisma "diabolico" gli permetteva di affrontare qualunque tipo di contestazione).
Benedetto XVI, certamente meno popolare del suo predecessore, rischiava certamente di più di qualche fischio.
E non lo dico perchè lo abbia sentito sui giornali o suo telegiornali, ma da coloro che portavano avanti la protesta, o l'appoggiavano.

Ed allora che si fa? La "si dà vinta" al papa?
Si protesta, magari un po' più coscienziosamente, B16 dice la sua, eppoi si muove una critica a quanto detto.
Non serve a nulla? Bhè, perlomeno no lo si fa passare come un santo martirizzato e censurato.
-Giona-
00sabato 19 gennaio 2008 17:10

giovanni paolo 2 aveva riabilitato galileo
qusto pontefice ha sconvolto nuovamente tutto
ma si può??


Come se il "buon" papa Giovanni Paolo II non avesse lavorato a stretto contatto con il "cattivo" cardinale Ratzinger... ma andiamo!
Del resto la riabilitazione di Galileo avvenne "di fatto" nel 1757, quando si permise agli insegnanti appartenenti al clero di insegnare le sue teorie, e "ufficialmente" nel 1992. Il discorso incriminato, che solo ad una lettura superficiale può sembrare una nuova condanna di Galileo, risale al 1990.
Cryptone
00sabato 19 gennaio 2008 19:50
L'accaparramento dei cattolici.

E' vero - Voltaire disse :
"Detesto quel che dici, ma combatterei e morirei affinchè tu possa continuare a dirlo. "
Questo significa che fra persone possono esserci posizioni contrapposte, addirittura in antitesi, ed è giusto poterle dire, perchè solo dicendole si possono confrontare. Il relativista Voltaire ammette percio' che non esistono verità assolute, ma pensieri anche opposti con i quali misurarsi e di conseguenza bisogna battersi perchè ciascuno possa esprimere la propria OPINIONE.
Le persone relativiste infatti, pensano che dato che tutto è filtrato dalle percezioni umane, limitate ed imperfette, ogni conoscenza è relativa alle esperienze sensibili per l'uomo.
Papa Joseph Raztinger,al contrario, parte da un assioma diverso, ovvero che non ci puo' essere relativismo.Il motto Raztingeriano è appunto : Nos ergo debemus sublevare huiusmodi, ut cooperatores simus veritatis.
Per questa (presunta) Verità unica, Ratzinger ha operato un crimine sematico come vanno di moda in questo terzo millennio, già nell'omelia "pro eligendo Pontefice", parlando della " dittatura del relativismo" ovvero la libera espressione è per lui una dittatura che impedisce la "libertà dell'obbligo al pensiero assoluto". Ora, pare strano che proprio per Lui che parla di dittatura del relativismo, opponendo la " Libertà della non libertà di pensiero", venga citato a sproposito Voltaire da tutti i procacciatori di voti cattolici ( o meglio di relativisti cattolici ad intermittenza).
Ora, se è vero che l'occidente si vuole distinguere dai paesi teocratici proprio in virtù del relativismo e cioè prediligendo Governi che rinunciano alla Verità Unica e Teologica, preferendo la Physis ed di conseguenza il libero arbitrio con regole democratiche, è perlomeno curioso questa levata di scudi in difesa di una libertà di espresione relativa ad una persona che,come Papa si è sempre espressa e sempre si esprimerà, non mancandogli strumenti,modi, mezzi e luoghi in Italia e nel mondo. Come ha scritto Rossana Rossanda sul Manifesto :
"(..)Due giorni fa Joseph Ratzinger ha celebrato la messa nella cappella Sistina dando le spalle ai fedeli.Liturgia che il Vaticano II aveva sostituito con la celebrazione faccia a faccia perché non fosse un dialogo del sacerdote con dio, e i fedeli dietro, ma una celebrazione in comune. Ora si ritorna indietro. Da quando è papa ha riaperto ai lefebvriani, ha chiuso con il dialogo ecumenico all’interno stesso dell’area cristiana, ha negato nel non casuale lapsus culturale a Ratisbona, qualsiasi spiritualità all’islam, ha messo un alt all’avanzata di un sacerdozio al femminile, ha ribadito l’obbligo del celibato per i sacerdoti, ha negato i sacramenti ai divorziati che si risposino, ha respinto nelle tenebre gli omosessuali, ha condannato non solo aborto ed eutanasia ma ogni forma di fecondazione assistita, ha interdetto la ricerca sugli embrioni, intervenendo ogni giorno direttamente o tramite i vescovi sulle politiche dello stato italiano.(...)"
Penso che questo Papa, più "Pontefice" verso l'oscurantismo che Ponte verso l'Universalità di un messaggio di amore, giustizia ed uguaglianza nel quale immagino Dio vorrebbe identificarsi, ha semplicemente ottenuto quello che ha cercato, ovvero un'intransigenza palindroma del quale sarebbe stupefacente si lamentasse.
Se poi questo viene utilizzato come battaglia politica da parte di tutte le fazione che da destra e da sinistra vogliono accaparrarsi i brandelli della Democrazia Cristiana ingiustmente affondata, questo è un altro triste discorso ...tristemente fatto da relativisti vaticancattolaicisti, che più che all'assioma Raztingeriano, hanno l'assioma del gruzzolo di voti per mantenere il Potere non relativo.
-tulipanonero-
00domenica 20 gennaio 2008 00:36
Re: boh ?
ipercritico, 18/01/2008 17.48:

una cosa "questi" coglioni non hanno capito

il Papa non ha bisogno della platea della sapienza per esternare
ha "piazza S.Pietro" che è una platea mondiale

non capisco sti quattro veterocomunisti che vittoria pensano di aver ottenuto


solo da piazza san pietro?
ogni giorno..ogni santo giorno non c'è tg o trasmissinone televisiva sia rai, mediaset, la 7, tg sky e tv locali che non dedichino tempo e spazio a ciò che dice il papa e il Clero in generale

come si può dire che il papa in italia non abbia diritto di parola e venga censurato?

del resto è il papa che ha deciso di non andare..nessuno l'ha minacciato o gli ha impedito di parlare

uno non ha i ldiritto di protestare?

poi lui ha giocato bene a fare la vittima...

ripeto che l'errore enorme è stato fatto dal rettore
per inaugurazione dell'anno accademico si chiama un accademico luminare dell'ateneo stesso e mi pare che alla sapienza ce ne siano

se poi si devono fare dibattiti e confronti il papa può andare quanto vuole così come qualsiasi altra persona
anche se il confronto con il papa è di per sè difficile in quanto la sua parola è verità rivelata e dogmatica






Piovra38
00domenica 20 gennaio 2008 10:16
Secondo i più recenti sondaggi,il papa e tutto ciò che riguarda la religione cristiana,sono i più trasmessi nei tg mediaset/rai, seguono poi il governo,il parlamento
Pilbur
00domenica 20 gennaio 2008 11:53
Forse non conosci la differenza tra i sondaggi e le rilevazioni degli istituti di ricerca [SM=x751525]


Comunque, anche se fosse vero, mi sembra una cosa normale, in Italia la gran parte della popolazione è cattolica e segue con interesse le dichiarazioni del papa e della Chiesa...comunque di sicuro si sente parlare più del Governo e della politica che della Chiesa, il Papa non è primo per citazioni in nessun tg
Piovra38
00domenica 20 gennaio 2008 12:17
Re:
Pilbur, 20/01/2008 11.53:

Forse non conosci la differenza tra i sondaggi e le rilevazioni degli istituti di ricerca [SM=x751525]


Comunque, anche se fosse vero, mi sembra una cosa normale, in Italia la gran parte della popolazione è cattolica e segue con interesse le dichiarazioni del papa e della Chiesa...comunque di sicuro si sente parlare più del Governo e della politica che della Chiesa, il Papa non è primo per citazioni in nessun tg



Si infatti scusa,infatti i sondaggi che dicono che il PPL è al 40% dei voti non sono proprio a posto...scusa ancora... [SM=x751604]

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