COMMEMORAZIONE

F.Delemme
00giovedì 9 aprile 2009 09:16
Istituzione del “pasto serale del Signore”


Gesù stesso istituì “il pasto serale del Signore”, o Commemorazione della sua morte. (1 Corinti 11:20, 24)
Voleva forse istituire un rito misterioso nel quale i suoi seguaci avrebbero mangiato il suo corpo e bevuto il suo sangue?
Gesù aveva appena celebrato la Pasqua ebraica e aveva congedato Giuda Iscariota, l’apostolo che stava per tradirlo.
Secondo quanto riferisce Matteo, uno degli undici apostoli presenti, “mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: ‘Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo’. E prese un calice e, avendo reso grazie [greco, eucharistèsas], lo diede loro, dicendo: ‘Bevetene, voi tutti; poiché questo significa il mio “sangue del patto”, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati’”. — Matteo 26:26-28.

Come per tutti i servitori di Dio, chiedere una benedizione sul cibo era usuale per Gesù. (Deuteronomio 8:10; Matteo 6:11; 14:19; 15:36; Marco 6:41; 8:6; Giovanni 6:11, 23; Atti 27:35; Romani 14:6) C’è qualche motivo per credere che rendendo grazie Gesù stesse anche compiendo un miracolo, in modo che i suoi seguaci consumassero letteralmente la sua carne e il suo sangue?

“Questo significa” o “Questo è”?

È vero che alcune traduzioni bibliche rendono le parole di Gesù come segue: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”, e: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue”. (Matteo 26:26-28, CEI; Nardoni) Ed è vero che la forma verbale greca estìn — terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo greco “essere” — fondamentalmente significa “è”. Ma lo stesso verbo può voler dire anche “significare”. E infatti in molte versioni della Bibbia questo verbo viene reso varie volte “significare” o “rappresentare”. È il contesto a determinare il suo significato più preciso.
Per esempio in Matteo 12:7 estìn viene reso “significa” da molte traduzioni della Bibbia: “Se aveste compreso che cosa significa [greco, estìn]: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato persone senza colpa”. — CEI; Garofalo; NVB.

A questo riguardo diversi autorevoli biblisti concordano sul fatto che il verbo “è” non rende accuratamente il pensiero espresso qui da Gesù. Il teologo cattolico Jacques Dupont, per esempio, ha preso in considerazione il contesto culturale e sociale in cui viveva Gesù ed è giunto alla conclusione che il modo “più naturale” di rendere il versetto sarebbe “Questo significa il mio corpo” o “Questo rappresenta il mio corpo”.

È chiaro che Gesù usò il pane e il vino come simboli. Il pane non lievitato significava, o rappresentava, il suo corpo senza peccato che sarebbe stato offerto in sacrificio. Il vino rosso significava il suo sangue che sarebbe stato versato “a favore di molti per il perdono dei peccati”. — Matteo 26:28.
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