Capitolo 3°: "Verso il passato"

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Valandur
00martedì 18 maggio 2004 12:15
Il loro cammino riprese la mattina successiva e proseguì per tutto il giorno: il tempo volgeva al bello e l'aria era ormai piena della fragranza primaverile.
Ciò contribuì a rasserenare l'umore del gruppo, che proseguì il suo viaggio sotto la guida di Meneldir; il terreno era molto accidentato ed il paesaggio si presentava bello ma selvaggio. Anche il sentiero che seguivano era appena visibile, ed era evidente che non fosse certamente molto frequentato.
L'espressione di Meneldir contrastava con quella tranquilla e serena dei suoi compagni: il suo sguardo era cupo e non disse una parola per tutto il viaggio.

Improvvisamente, mentre percorrevano una stretta valle chiusa da ambo i lati da ripide pareti di roccia, Yeras si fermò di scatto. Anche gli altri interruppero il loro cammino e Meneldir si rivolse verso di lui:

"Cosa succede, giovane ramingo? Hai sentito qualcosa?"
Admin-Geko
00martedì 18 maggio 2004 13:02
Yeras Darabeth
Stava ancora riflettendo sulle parole che l’elfo, la sera prima, gli aveva rivolto.
Era molto deluso, ma stava cercando di metter da parte quel sentimento (che di certo non avrebbe giovato ai fini della missione).
*Sono il più giovane di tutti, d’accordo.
Forse, anche se non ne sono sicuro, sono anche il meno esperto.
Ma ieri sera, in quella foresta, non eravamo soli!
Nessuno se ne è accorto … ed Isilion non ha voluto dare ascolto alle mie parole.
Lui crede che i miei pensieri ed i miei dubbi derivino forse dalla paura?
Si sbaglia di grosso.
Meriterei un po’ più di considerazione … o forse i miei atteggiamenti, in questi giorni, hanno dato ai miei compagni un’idea sbagliata di me?*

A dirla tutta, Gwaeron era stato l’unico a prestar attenzione ai suoi avvertimenti.
Era estremamente grato al taciturno Uomo del Nord per quella dimostrazione di fiducia (fiducia che gli altri, a quanto pare, non avevano). Questo, almeno in parte, lo consolava.

Completamente immerso in questi pensieri il giovane ramingo non si era nemmeno reso conto di quanta strada avevano percorso nelle ultime ore.
Il terreno era particolarmente accidentato ma questo non aveva mia costituito un problema per lui.
Improvvisamente fu riportato alla realtà da un rumore lontano e da un insolito quanto strano movimento del terreno sotto i suoi piedi.
Si fermò immediatamente.
Alzò lo sguardo, come destandosi dopo un lungo ed intenso sonno.
Si trovavano in una stretta valle e Meneldir gli stava chiedendo qualcosa:
"Cosa succede, giovane ramingo? Hai sentito qualcosa?"

Yeras rimase un attimo in silenzio.
L’espressione del suo volto era seria e tirata.
*Non si sono accorti di nulla … non si sono accorti di nulla, come nella foresta … possibile che la Natura stia parlando solo con me?*
Messer Meneldir … ci siamo quasi, vero?
La Torre, intendo, è vicina ... giusto?
Un rumore lontano … indistinto … non lo avete sentito?
La Terra trema … la Natura ci sta avvertendo … non avete sentito neanche questo?
Qul tremolio sotto i miei piedi mi dice che qualcosa di nefasto ci attende. Non per nulla la Natura ci invierebbe un segnale di questo genere: forse è un suo modo di lamentarsi, una sua reazione a qualcosa di malvagio … oppure è un semplice un avvertimento, per noi!


Non disse più nulla.
Spostò lo sguardo su tutti i suoi compagni evitando quello dell’elfo … e soffermandosi su quello di Gwaeron.
The Northman
00martedì 18 maggio 2004 15:32
Gwaeron
Per la seconda volta in due giorni, Yeras aveva sentito qualcosa che gli altri non avevano sentito. In un'altra situazione, Gwaeron lo avrebbe lasciato perdere, attribuendo le sue sensazioni all'immaginazione fertile di un ragazzo. Ma non quel giorno.
Il cammino proseguiva tranquillo, ma Gwaeron non aveva abbassato la guardia, e l'immagine della spada spezzata ogni tanto lo turbava mentre la torre si avvicinava. Quando si fermarono fissò Yeras serio dicendo:

"Non è la natura che ti parla, Yeras. Davanti a noi non c'è solo un bosco. Quindi cerca di diradare la nebbia dai tuoi pensieri e dirci cosa puoi aver sentito. E da dove. Siamo vicini. Molto vicini..."
Admin-Geko
00martedì 18 maggio 2004 16:07
Yeras Darabeth
… dicci cosa puoi aver sentito …
Yeras colse a malapena le parole che Gwaeron gli aveva rivolto.
La sua attenzione, infatti, era stata nuovamente catturata da ciò che aveva percepito un attimo prima e che ora sentiva più distintamente.
*Non si tratta di un avvertimento, quindi … qualcosa o qualcuno si sta avvicinando*

Credo che dovremmo allontanarci dal sentiero … e in fretta.
Sento un rombo in lontananza … ma si sta avvicinando velocemente.
Qualunque cosa lo stia provocando è … come dire … potente … infatti sento un lieve tremolio della terra sotto i miei piedi.
Ripariamoci, per quanto possibile, tra la vegetazione … e togliamoci dalla vista il prima possibile


Detto ciò impugnò il suo prezioso arco e si tenne pronto a correre verso uno dei due lati del sentiero.
The Northman
00martedì 18 maggio 2004 16:22
Gwearon
Ora erano fermi, e lo sentiva anche lui. Senza dire una parola spinse Yeras verso sinistra, portandolo nella boscaglia al lato del sentiero, e invitando con lo sguardo gli altri a fare lo stesso. E impugnando un dardo.
Lord T.Einiks
00mercoledì 19 maggio 2004 10:07
Isilion Calafëar
Da dentro, come un sesto senso, l'Elfo provava una sensazione che non lo faceva stare per niente tranquillo.
Ascoltò le parole di Yeras, ma stranamente non sentiva quello di cui il giovane ramingo stava parlando.
Cercò comunque un riparo tra gli alberi, al lato del sentiero, continuando a fissare Yeras, come a voler capire dal suo volto se il rumore che sentiva si fosse fatto sempre più vicino . . .
Allo stesso tempo impugnò l'arco e poi appoggiò la mano aperta sull'albero che lo nascondeva . . .

(Ricordando le parole del padre))*Quando qualcuno o qualcosa si avvicina in un bosco, gli alberi con le loro radici nel terreno ed i loro rami tesi nel vento, sono i primi a sentire ciò che arriva; quindi ascolta sempre quello che ti dicono se tu stesso non percepisci presenze estranee . . .*
Admin-Geko
00mercoledì 19 maggio 2004 11:25
Yeras Darabeth
Anche stavolta fu Gwaeron il primo a prestare ascolto alle sue parole.
Erano passati pochissimi istanti da quando il giovane ramingo aveva terminato di parlare che, improvvisamente, il possente Uomo del Nord lo prese per un braccio spingendolo a sinistra, verso la vegetazione.
*E’ chiaro, dal suo gesto e dall’espressione del suo volto, che anche lui deve aver sentito qualcosa*

Yeras cercò di nascondersi nel miglior modo possibile cercando, al tempo stesso, di non perder di vista il sentiero e i suoi compagni.
Come era solito fare in questi momenti, con movimenti misurati e circospetti, allentò il pugnale dal fodero (che portava legato alla coscia) quel tanto che bastava per poterlo, in caso di necessità, estrarre con velocità.
Rimase quindi immobile, silenzioso ed estremamente attento a tutto ciò che lo circondava.
Aveva l’arco in pugno e la faretra a portata di mano.
Se ce ne fosse stato bisogno, in pochi secondi sarebbe stato pronto ad incoccare ed eventualmente a colpire.
Valandur
00giovedì 20 maggio 2004 12:29
Il gruppo si nascose rapidamente nella foresta e rimase in ascolto. Ora tutti potevano udire il rumore sordo e ritmato che proveniva dal sentiero che stavano percorrendo, ed in pochi istanti ne compresero la natura: orchi!
Non poteva trattarsi di altro che di un grosso gruppo che marciava lungo il loro cammino. Isilion poteva già udire i rami che si spezzavano al loro passaggio, il tintinnare delle loro armature ed il rombo dei loro scarponi chiodati che battevano sul terreno. Non distavano ormai più di un paio di centinaia di metri.

L'elfo si guardò intorno e cercò i suoi compagni: Yeras e Gwaeron erano nascosti dietro un grosso cespuglio, Meneldir si era acquattato al riparo di un largo masso. Cercò il nano.
Con un rapido colpo d'occhio lo trovò e notò che l'albero dietro il quale si era riparato non nascondeva la sua tozza figura, che era ancora visibile dal sentiero...

[Modificato da Valandur 20/05/2004 12.31]

Lord T.Einiks
00venerdì 21 maggio 2004 09:40
Isilion Calafëar
*E quel Nano cosa ci fa ancora in vista?*

Isilion non ci pensò due volte e rivolgendosi ad Olin gli disse:

"Mastro Nano!! Guarda che dove ti sei posizionato per nasconderti, quando tra pochissimo arriveranno gli orchi, ti vedranno sicuramente! Una volta visto te, verranno in cerca anche di noi!"

Poi, con voce decisa e leggermente più alta, in modo d'essere ascoltato anche dal suo compagno più lontano, disse:

"Questi orchi sono qualche decina! Ma se arrivano di corsa come sembra, sicuramente procederanno sul sentiero più agevole, quindi non c'è bisogno di inoltrarci di più nel bosco!
Se qualcuno velocemente vedesse un nascondiglio più idoneo per Olin, abbiamo ancora qualche momento di libertà . . . dopo di che dovremo essere invisibili!!"
endik
00venerdì 21 maggio 2004 17:45
Olin
Il terreno accidentato e la pesantezza degli stati d'animo non sembravano far presa sul giovane nano. Egli seguiva il gruppo dalle retrovie immerso nei suoi pensieri.

*Non mi sbagliavo su Yeras, quel ragazzo è molto dotato e diventrà qualcuno...

Fu proprio Yeras ad avvisarli che il pericolo stava piombando su di loro.

Tutti si nascosero a destra e a manca e così fece pure Olin, il rumore degli scarponi di quei mostri si stava avvicinando rapidamente.

D'un tratto si sentì chiamare dall'elfo.
"Mastro Nano!! Guarda che dove ti sei posizionato per nasconderti, quando tra pochissimo arriveranno gli orchi, ti vedranno sicuramente! Una volta visto te, verranno in cerca anche di noi!"

*Accipicchia devo spostarmi subito!

La soluzione più veloce era quella di addentrarsi il più possibile nella boscaglia, e così fece. Scatto di lato e si addentrò più profondamente nel bosco. Nel frattempo si era armato.
Valandur
00lunedì 24 maggio 2004 16:22
Il Nano si mosse dalla sua posizione, dirigendosi rapidamente verso la parete rocciosa che costeggiava il canalone.
Nel frattempo il rumore si faceva sempre più forte e dopo pochi secondi, Meneldir stava già vedendo i primi Orchi che arrivavano di corsa sul sentiero.
Erano una cinquantina, piuttosto robusti ed alti quasi quanto un uomo; non sembravano in alcun modo risentire della luce solare, come accadeva di solito con i membri della loro razza. Indossavano pesanti armature di metallo che tintinnavano durante la corsa ed imbracciavano larghi scudi di legno, sui quali erano disegnate fauci insanguinate.

All'improvviso quello che sembrava essere il capo si fermò, facendo segno al folto gruppo di arrestare la sua marcia.
Socchiuse gli occhi iniettati di sangue e guardò nella direzione in cui si era appena diretto il nano: le foglie dei cespugli ancora si muovevano a causa della sua corsa affannata; dopo qualche istante urlò qualcosa nella sua lingua gutturale e fece segno ad un paio dei suoi guerrieri di dirigersi in quella direzione...
Admin-Geko
00martedì 25 maggio 2004 12:39
Yeras Darabeth
Un passo indietro, alla sua sinistra, c’era Gwaeron.
L’Uomo del Nord era silenzioso … come al solito … più del solito.
Aveva imbracciato la sua balestra e slegato l’enorme bastone che portava dietro la schiena.
Yeras notò nei suoi occhi una forte determinazione per nulla intaccata dalla paura (che pur sarebbe stata comprensibile in un frangente come quello).

Stavano arrivando … un nutrito gruppo di orchi si stava avvicinando.
*Che la Dea ci protegga … fa che proseguano per la loro strada senza che …*
Il corso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dalla voce di Isilion. L’elfo era praticamente invisibile nascosto tra la fitta vegetazione.
Stava lanciando un avvertimento ad Olin: il nano, infatti, non era riuscito a trovare un nascondiglio adatto alla sua figura … Yeras se ne rese conto solo in quel momento!
*Accidenti … che fare?*
Spostò velocemente lo sguardo intorno, nella boscaglia, alla ricerca di un albero, un cespuglio o un masso adatto. Quando si volse nuovamente verso Olin notò che il nano si era dileguato tra la vegetazione.
Non c’era tempo per fare altro … gli orchi arrivarono molto prima di quanto Isilion avesse pronosticato.

Erano davvero tanti!
Il giovane ramingo ne contò una cinquantina, tutti muniti di armi, scudi ed armature metalliche. Il simbolo dipinto sui loro scudi non gli era sconosciuto: lo aveva già visto, infatti, la sera precedente … sugli scudi degli orchi morti, nella radura.
Erano di dimensioni notevolmente maggiori degli orchi che, fino a quel momento, Yeras aveva avuto la sfortuna di incontrare. Stranamente viaggiavano di giorno … alla luce del sole.
Improvvisamente, ad un cenno del loro capo, il gruppo si fermò. Venne dato un ordine e due di quelle disgraziate creature si diressero verso il punto dove, fino a pochi istanti prima, era nascosto Olin.
Yeras trattenne il respiro e rimase immobile.
Strinse l’arco così forte da far impallidire il dorso della sua mano.
*Fa che se ne vadano … o non ne usciremo mai vivi!*

[Modificato da Admin-Geko 27/05/2004 11.28]

Valandur
00mercoledì 26 maggio 2004 16:47
I due grossi orchi si avvicinarono al nascondiglio del nano al punto che questi poteva non solo udire le loro voci aspre e sguaiate, ma sentire l'odore del loro sudore entrare quasi con violenza nelle sue narici.
Gli scout si limitarono comunque ad una rapida occhiata e ritornarono al gruppo senza notare nulla, riferendo al loro capo nella loro lingua gutturale.
Egli fece quindi schioccare la sua lunga frusta e gli Orchi ripresero la loro corsa lungo il sentiero, dirigendosi lontano dalla meta del viaggio dei cinque compagni.

Dopo alcuni minuti, quando ormai il suono dei loro passi pesanti sparì in lontananza, il gruppo usci dai propri nascondigli e riprese con cautela il cammino, giungendo finalmente alla fine di quella faticosa giornata.
Meneldir li condusse in un luogo nascosto ed i cinque compagni iniziarono i preparativi per il campo...
Admin-Geko
00giovedì 27 maggio 2004 11:52
Yeras Darabeth
Yeras vide i due orchi addentrarsi nella vegetazione: si dirigevano proprio verso il punto nel quale era sparito Olin.
Si preparò al peggio ma, per fortuna, dopo qualche istante le due disgraziate creature tornarono sui loro passi.
Nel giro di qualche minuto il battaglione si rimise in marcia sotto i violenti colpi di frusta del suo capitano.
Scampato il pericolo, la compagnia si rimise in marcia. Erano tutti molto silenziosi e, probabilmente, preoccupati … nessuno disse nulla fin quando raggiunsero un luogo sicuro dove accamparsi.

Il giovane ramingo non riusciva ad essere spensierato come accadeva durante i primi giorni di viaggio. Il suo volto era serio e preoccupato. Una moltitudine di pensieri vorticava nella sua testa e non gli dava la possibilità di tranquillizzarsi.
C’era qualcosa che non quadrava … ma non riusciva ad afferrarla.
Una cosa che aveva notato durante l’incontro con gli orchi … ma si, certo: quelle creature erano molto più grandi di quelle finora incontrate da Yeras e, cosa assai più strana, viaggiavano alla luce del sole senza accusare nessun problema!
*Tutto ciò può forse aver qualcosa a che fare con gli esperimenti del Negromante di cui parlava Meneldir qualche giorno fa?*
Alzò di colpo lo sguardo: i suoi compagni erano seduti gli uni vicino agli altri. Stava per aprir bocca e dire qualcosa … ma poi ci ripensò …
*Meglio lasciar perdere … terrò i miei pensieri per me, stavolta*
Cercò di dissimulare il suo stato d’animo e, volgendosi verso Olin, disse in tono serio e con voce bassa:
Sono davvero contento che tutto sia andato per il meglio, Mastro Nano
Poi, rivolgendosi a Meneldir:
Mi preparo per il primo turno di guardia, come al solito
Si alzò e si allontanò di qualche passo dai suoi compagni.
*Il mio dovere avrebbe dovuto portarmi verso Sud … ma la mia coscienza dirige i miei passi verso Nord … verso un’antica Torre … e verso un Negromante che non ha alcun rispetto per la Natura e per la Vita.
Possa la Dea portarmi consiglio in questa notte ed indicarmi la Giusta Via*
endik
00venerdì 28 maggio 2004 14:12
Olin
Stavolta se l'era vista davvero brutta.

*Un pelo di fortuna in meno e sarei morto stecchito adesso
Questo pensava Olin mentre con gli altri si preparava per la notte. L'adrenalina gli era scorsa a fiumi per tutto il giorno ed ora era esausto. Aveva però alcuni interrogativi da porre...

Ringraziò Yeras per le sue parole di conforto poi chiese:

"Non avevo mai sentito parlare di orchi che corrono alla luce del giorno! Questa cosa mi preoccupa non poco! Cosa ne pensi Meneldir? Esistono da queste parte creature del genere?"

Olin temeva la risposta a questa domanda, tutte le strategie di combattimento che conosceva erano basate sulla scarsa propensione degli orchi a combattere alla luce del Sole. Questi invece si muovevano tranquillamente anche in pieno giorno...

Attese garbatamente le risposte, comunicò il suo turno di guardia e poi andò a dormire.

[Modificato da endik 31/05/2004 10.59]

Valandur
00lunedì 31 maggio 2004 12:00
"Purtroppo non ho mai sentito neppure io di simili creature e questo preoccupa anche me mastro nano, te lo assicuro. Sono però preoccupato soprattutto del loro numero e della direzione che percorrono: proseguendo con quel ritmo forsennato lungo il sentiero potrebbero raggiungere in quattro o cinque giorni le terre abitate dalla mia gente. A questo punto sono ad un bivio: il mio cuore mi dice di correre ad avvertire la mia gente, ma il dovere mi imporrebbe di proseguire verso la torre e completare la nostra missione. Che fare, mastro nano?"
rispose Meneldir.
Si alzò in piedi, lo sguardo preoccupato rivolto verso il sentiero dal quale era giunto il gruppo...
endik
00martedì 1 giugno 2004 10:56
Olin
"... che fare?"

Ovviamente la risposta a questo interrogativo era scontata. Secondo il punto di vista del nano, la ricerca che stavano conducendo passava assolutamente in secondo piano. La torre sarebbe comunque rimasta lì, mentre il pericolo di un attacco ai villaggi più a sud era imminente.

I suoi pensieri vennero distratti da un lieve rumore nel bosco, poco distante dalla loro posizione. Senza destare troppa attenzione continuò a parlare.

"Ora quello che ci serve è un po' di riposo, e proporrei anche qualcosa da mangiare!"
Continuò il nano facendo segno con lo sguardo che aveva sentito qualcosa. Indicò con lo sguardo il bosco sulla sinistra, poi con il piede tracciò per terra il numero 10.

*Quei dannati orchi hanno lasciato una retroguardia
Valandur
00mercoledì 2 giugno 2004 11:57
Meneldir notò il segno del nano e si girò verso gli altri: Yeras e Gwaeron stavano preparando il campo ed Isilion sembrava assorto nei suoi pensieri. Non c'era modo di avvisarli rapidamente senza destare sospetti. Prese l'unica decisione che gli sembrava sensata:

"Chi va là!" urlò sguainando la spada, "Uscite dal vostro nascondiglio o morrete!"

Dopo qualche istante di tensione, il gruppo vide uscire un alto uomo dalla boscaglia: teneva alta la mano destra in segno di pace e guardava Meneldir, il quale ripose l'arma nel fodero e si avviò verso di lui sorridendo:

"Helvorn, sono felice di incontrarti finalmente!"

i due uomini si salutarono, abbracciandosi come compagni che non si vedono da lungo tempo e Meneldir presentò subito il nuovo arrivato agli altri membri del gruppo:

"Potete riporre le vostre armi per il momento amici. Questi è Helvorn, l'uomo del quale vi avevo parlato tempo addietro, che ci attendeva controllando i movimenti nei pressi della torre."

Il nuovo arrivato si inchinò leggermente in segno di saluto, ma prese subito da parte Meneldir e i due cominciarono a parlare in una strana lingua gutturale ed aspra, che gli altri componenti del gruppo non compresero. Dopo qualche istante il conciliabolo divenne una discussione vera e proria tra i due e gli altri notarono che la loro guida si era innervosita e cominciava a parlare in maniera concitata con ampi gesti delle braccia e con un tono di voce più alto. Alcuni minuti più tardi si calmò, in seguito a parole taglienti pronunciate dal nuovo arrivato, il quale gli pose la mano destra sulla spalla e lo guardò, finchè Meneldir non fece un cenno di assenso con la testa. Quando tornò tra i compagni il suo viso era teso e tradiva angoscia e preoccupazione...

[Modificato da Valandur 02/06/2004 11.58]

endik
00giovedì 3 giugno 2004 10:43
Olin
Olin ripose al sua ascia nel fodero e attese che i due fossero tornati al campo, ormai pronto, e salutò educatamente il nuovo arrivato.

"Salute a voi messer Helvorn, il mio nome è Olin, al vostro servizio!"

Dopo aver rispettato l'etichetta, si rivolse a Meneldir:
"Allora Meneldir, non ci tenere sulle spine, quali novità ha portato il tuo amico? Cosa dovremo affrontare una volta giunti alla torre? Inoltre non avete ancora risposto al dilemma che vi attanagliava poco fa!"

Il tono del nano era quello di chi non ha più voglia di esitare.
Lord T.Einiks
00giovedì 3 giugno 2004 11:40
Isilion Calafëar
Il cammino procedeva con tensione ed Isilion stava ripensando a quello che era successo sino a quel momento . . .
All'improvviso, come un colpo di frusta, Meneldir urlò una frase:
"Chi va la' . . . Uscite dal vostro nascondiglioo morrete!"

L'elfo si girò di scatto e il sangue in un istante gli ribolliva nel petto; senza rendersene nemmeno conto, aveva già estratto un pugnale dal fodero . . . poi realizzò che l'individuo nascosto era l'amico di Meneldir . . . ma l'irrequetezza del suo animo persisteva . . .

*Spero che Meneldir, prima di mettersi ad urlare in quel modo, avesse già intravisto che la persona nascosta era questo Helvorn!! E se fossero stati una retroguardia di orchi?? Ma per quale Maia decaduto si mette ad urlare??!!*

Poi i due uomini si misero a parlare tra loro . . . in una lingua che solo loro conoscevano . . . allora Isilion si innervosì ancora di più . . .

*L'educazione di questi uomini è inferiore a quella delle capre della stalla di mio padre!! E noi chi siamo per non farci comprendere il loro discorsi??!! Fossimo qui per fare una passeggiata!!*

Da quel momento l'elfo si mise in disparte; aveva sentito la domanda del nano fatta a Meneldir ed aspettò una sua risposta . . .
Valandur
00giovedì 3 giugno 2004 12:41
"Il mio vecchio amico mi ha detto che gli orchi che abbiamo incrociato poco tempo fa provenivano direttamente dalla torre, che ora dovrebbe essere quasi sguarnita. Egli infatti la sorveglia da diversi giorni ed suoi attuali occupanti non dovrebbero essere più numerosi di una ventina; non conosce però cos'altro si annidi all'interno delle mura e non ha mai veduto nessun tipo di Stregone o Negromante."

rispose stancamente Meneldir.
Il suo sguardo sembrava ancora teso e preoccupato e quando riprese a parlare i suoi occhi si posarono brevemente su Helvorn, con una espressione dura:

"Per ciò che riguarda la nostra missione, proseguiremo verso la torre, che raggiungeremo nella tarda mattinata di domani. Helvorn provvederà ad avvisare la mia gente sul pericolo che incombe su di loro: conosce scorciatoie che gli dovrebbero permettere di arrivare dai miei congiunti prima di quella banda puzzolente di immonde creature."
endik
00venerdì 4 giugno 2004 10:38
Olin
"A giudicare da come correvano direi che dovrà correre parecchio per riuscire a superarli e a mettere in guardia per tempo chi di dovere. Non sembravano preoccuparsi molto di chi o cosa potessero incontrare per strada, e la frusta del loro capo li spingerà ancora più veloci se si accorgono di essere seguiti."

Le parole del nano erano impregnate di preoccupazione.

"Non oso pensare a quel che potrebbero fare quelle creature alla simpatica gente di Brea!"
The Northman
00lunedì 7 giugno 2004 23:12
Gwaeron
Era successo tutto troppo in fretta. Lui e Yeras che preparavano il campo, l'urlo di Meneldir, un attimo per capire che succedeva e raccogliere il bastone, Helvorn che usciva dalla boscaglia. Ma Gwaeron non aveva ancora allentato la tensione per non pensare che Meneldir si era comportato in maniera avventata. Se non fosse stato Helvorn avrebbe messo in serio pericolo sè stesso e i suoi compagni. E per una volta ancora Gwaeron pensò che la tensione stesse diventando troppo forte per il Ramingo, e che di sicuro c'erano ancora tante cose che questi non aveva detto.

Intanto Meneldir e Helvorn parlottavano tra loro. La discussione tra di loro pareva accesa, ma Gwaeron pensò che in fondo il nuovo venuto fosse favorevole all'impresa di Meneldir, e che ne sapesse anche più di loro. E questo lo consolò. Anche se sentiva che la tensione nell'accampamento era salita precipitosamente. Fece un cenno di saluto a Helvorn, lo squadrò con calma e attenzione, e si sedette su una pietra a masticare tabacco in attesa che Meneldir parlasse di nuovo..
The Northman
00mercoledì 9 giugno 2004 22:41
Gwaeron
Mentre Meneldir e Helvorn discutevano, Gwaeron si accorse di alcune cose. Tanto per iniziare, parlavano in adunaico, e per quanto fosse normale che due Raminghi usassero l'antica lingua, quasi si sorprese. E si rese subito conto di essere l'unico a capire, seppure non perfettamente, le parole dei due.
A quanto pareva (ma in fondo lo aveva sempre saputo) c'erano cose che Meneldir aveva omesso di dire ai suoi compagni. Quando Meneldir si volse verso di loro, Gwaeron gli si avvicinò lentamente, guardandolo negli occhi, e con voce seria gli disse nell'antica lingua dei numenoreani:

"Ci sono altre cose che devi dirci. Anche se appartiene a una persona sola, un baule pesa di meno se a portarlo sono cinque persone anzichè una, specie se fanno la stessa strada. Io rispetto la tua missione, ma tu rispetta i tuoi compagni. Anche loro hanno persone che li aspettano."
Valandur
00giovedì 10 giugno 2004 13:38
Meneldir si rivolse all'Uomo del Nord ed agli altri con preoccupazione, lanciando una occhiata fugace anche ad Helvorn, in attesa a pochi metri da loro:

"Hai ragione Gwaeron, ci sono cose delle quali non vi ho parlato: esse non riguardano direttamente la nostra missione e vi prego, se possibile, di rimandare questa discussione ad un altro momento. Vincoli indipendenti dal mio volere mi impediscono, per ora, di dirvi di più."

[Modificato da Valandur 10/06/2004 13.39]

Lord T.Einiks
00giovedì 10 giugno 2004 16:15
Isilion Calafëar
L'Elfo, fino a quel momento, era rimasto ad osservare e ad ascoltare riflettendo, ma all'improvviso gli venne alla mente una cosa; cercò quindi lo sguardo di Helvorn e gli disse:

"Messer Helvorn, vi parlo in una lingua che qui può essere compresa da tutti e vi chiedo . . . avete per caso incontrato in questa zona, oppure avete sentito parlare di un uomo grande e grosso, ma molto agile, che usa strane armi, come ad esempio dei grossi artigli metallici?"

Isilion attese la risposta dell'uomo, facendo ben attenzione alla sua reazione a questa domanda . . .
Valandur
00giovedì 10 giugno 2004 17:19
Helvorn si volse verso l'elfo, il suo sguardo aveva una espressione sorpresa e vagamente incuriosita:

"No messer elfo, non ho mai sentito di un uomo simile. Dove l'avete veduto e perchè lo reputate importante per i vostri scopi?"

[Modificato da Valandur 10/06/2004 17.20]

Lord T.Einiks
00giovedì 10 giugno 2004 19:32
Isilion Calafëar
A quel punto l'Elfo prese da parte Helvorn e gli raccontò quanto aveva osservato nella radura con gli orchi decapitati e quelle che erano state le propie conclusioni e quelle dei suoi compagni . . .

Aspettò che l'uomo gli desse pure un suo parere . . .

"Cosa ne pensate di tutto questo? Vi vedo perplesso . . ."
Valandur
00venerdì 11 giugno 2004 20:56
Helvorn risspose all'elfo:

"Io credo che un nemico degli orchi non è automaticamente un nostro amico, ma che ora abbiamo un dovere da compiere ed una missione da portare a termine: quando tutto ciò sarà finito potremo occuparci del misterioso assalitore. Per ora voi dovete tentare di entrare all'interno della torre ed io debbo avvisare a sud del possibile arrivo della banda di orchi che avete veduto anche voi oggi. Credo che anche Meneldir sia d'accordo con me."

Si rivolse all'altro dùnadan, il quale aveva lo sguardo fisso sul terreno. Rialzò però subito la testa e guardò Helvorn con una espressione indecifrabile dipinta sul viso: le emozioni parevano scomparse dai suoi lineamenti. Si limitò ad assentire e riprese in silenzio i preparativi per il campo.
Lord T.Einiks
00sabato 12 giugno 2004 09:13
Isilion Calafëar
Alle parole del dùnadan Isilion appoggiò una mano sulla spalla di Helvorn e, guardandolo fisso negli occhi e con il volto sereno, gli disse:

"Bene! Grazie per l'aiuto!"
*anche se maleducato di un caprone non ci sei stato di alcun aiuto!*
"Mi auguro che il tuo cammino sia veloce e sicuro e spero che tu ci abbia rivelato tutto ciò che sarà importante per lo svolgersi della nostra missione, circondata da troppi segreti, ma che un vincolo di sangue mi impone di portare a termine . . ."

Poi rivolse lo sguardo ai suoi compagni, osservandoli ad uno ad uno, e disse loro:

"Signori, credo che sia arrivato il tempo di lasciar partire Helvorn ed andare per la nostra strada . . . che ne dite?"
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