Come ho conosciuto Babbo Natale - 7° parte

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cristina:)
00domenica 24 settembre 2006 01:41



“Rimasi molto colpita da quelle parole, e ripensai con gioia al sorriso con cui Orso Rosso mi aveva salutata quella mattina. Babbo Natale mi spiegò allora come la mia visita in quel luogo non fosse stata del tutto casuale, ma voluta (non disse se da lui o dal dio misterioso che abita da qualche parte nel cielo) per restituire il sorriso ad Orso Rosso".


"La nostra discesa a valle fu più rapida di quanto avessi immaginato, e dopo solo un paio d’ore, arrivammo in vista delle prime case. Babbo Natale, che, durante tutto il tragitto, aveva continuato a raccontarmi dei suoi amici della Montagna Incantata e dei pinguini che lo attendevano con ansia al Polo Nord, si fermò e mi abbracciò, baciandomi sulla fronte. Promise che mi avrebbe scritto per aggiornarmi sugli eventi della Montagna Incantata ed in particolare di Orso Rosso.
Ci salutammo così, ed io proseguii da sola il cammino che mi avrebbe fatto ritrovare gli amici perduti il giorno prima. Mi voltai a guardare, e vidi che le renne di Babbo Natale erano venute a prenderlo per riportarlo con loro nel bosco.”


“Molti mesi più tardi, quando già ero rientrata a casa dalla Germania da molte settimane, ricevetti una lunga lettera da parte di Babbo Natale, nella quale egli mi raccontò quello che nel frattempo era accaduto al mio amico Orso Rosso."
"Dopo la mia partenza dalla Montagna Incantata, Orso Rosso aveva cominciato a rivedere gli amici, a sorridere nuovamente e, anche se non avrebbe mai dimenticato l’Orsacchiotta Blu, aveva capito che non poteva più vivere di ricordi e dispiaceri, ma doveva cercare nuovi stimoli e nuove motivazioni per essere felice, perché questo avrebbe voluto per lui la sua Orsacchiotta Blu".


"Così, una sera d’estate nella quale faceva molto caldo, decise di unirsi agli altri orsi del bosco per partecipare ad un festa da ballo organizzata in occasione del 18 di Luglio, data in cui gli orsi festeggiano la nascita del loro capostipite.
Orso Rosso aveva sempre amato le feste, specie quelle dove si potesse ballare; in gioventù nessuno era in grado di superarlo per la sua tecnica raffinata e resistenza inesauribile, ma ora, che non era più esattamente un ragazzino, ed erano passati molti anni dall’ultima volta in cui si era scatenato su una pista da ballo, dopo qualche giro di valzer e una polka molto ritmata si sentiva già senza fiato, e decise di uscire dalla sala da ballo per prendere una boccata d’aria".


"Fece qualche passo lì vicino, e fu attratto da una voce argentina che, a tratti, quasi imprecava per il gran caldo di quei giorni, a tratti elogiava i colori e i profumi dei fiori che crescevano intorno.
Orso Rosso si spinse qualche spasso in direzione di quella voce, e all’improvviso si imbatté in una splendida creatura dai mille colori, che, china e tutta intenta a raccogliere fiori, non si era accorta della presenza dell’Orso Rosso".


"Sotto un grande cappello anch’esso colorato, Orso Rosso riconobbe il volto di una bellissima orsa, che, dopo essersi scusata per essergli andata a sbattere contro, aveva ripreso a cogliere fiori, e pareva non badare a lui.
Orso Rosso, in verità molto impacciato, si presentò, e chiese alla giovane orsa il suo nome.


‘Mi chiamo Daisy’, rispose l’orsa colorata.
Orso Rosso si fece coraggio, e le chiese di poter ballare con lei. Ma Daisy rispose che non sapeva ballare, e che neppure le piaceva, e poi si trovava lì solo perché aveva perso la chiave della sua tana, e stava aspettando che l’Orso Fabbro uscisse dalla festa e venisse ad aprire la sua porta."




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