Dal trattato alla forma della città

coccolino +
00venerdì 20 agosto 2004 11:38
Cari amici,in che modo iniziare a parlare di architettura se non partendo dalla vasta produzione trattatistica del ‘400-‘500?
Voi mi obietterete sicuramente che il giusto inizio è Vitruvio, ma a me andava così.
E poi, detto tra noi, ho riesumato alcuni appunti che già avevo.


Il trattato di architettura come base della disciplina urbanistica

I trattatisti del ‘400-‘500 costituiscono un capitolo molto presente nelle citazioni dei manualisti dell’urbanistica ottocenteschi e novecenteschi. Lo spunto è quello di dare una tecnica alla nuova disciplina, cercando, come già si è detto, di crearle solide basi. Nella realtà i rapporti tra le due categorie sono assai labili.

Ma vediamo nel concreto chi erano questi trattatisti:
Leon Battista ALBERTInasce a Genova nel 1406, da famiglia fiorentina. Quasi subito la famiglia viene cacciata dalla città. Il suo è uno status doppiamente sfortunato, essendo esule e figlio bastardo. Per lunghi tratti della sua vita girerà l’Italia, e vivrà presso le corti più facoltose. Quando arriverà a Roma diventerà alto funzionario dello stato pontificio. Quel che indubbiamente gli è d’aiuto, nonostante sia figlio illegittimo, sono le sue origine nobili. Questo fa si che i Signori lo accolgano a corte trattandolo pressoché da loro pari. Non è un architetto, ma è un umanista erudito. Nel 1434 compone una descrizione della città di Roma prima nel suo genere. Mai, fino ad allora, si era presa in considerazione, ed analizzata nel particolare, la topografia antica di Roma. Il suo interesse per l’architettura si esplicherà sostanzialmente in due modi: attraverso la costruzione di imponenti palazzi su ispirazione dello stile dei romani, e attraverso lo studio teorico e la pubblicazione di un trattato. Bisogna ricordare, all’onor del vero, che non era certo la prima volta che venivano scritti trattati sull’architettura. Già Aristotele e Platone parlano della città. Aristotele stesso, poi, cita un ulteriore trattato di Ippodamo da Mileto sull’arte della costruzione della città a maglia regolare. Ma di tutti questi trattati non ci è pervenuto alcunché. L’unico trattato classico di architettura sopravvissuto ai secoli è il De Architectura di Vitruvio. E quello dell’Alberti è il primo trattato di architettura post-classico: si tratta del De Re Aedificatoria, pubblicato tra il 1443 ed il 1452.

Il secondo trattatista celebre di questo periodo è Antonio AVERLINO detto “Il FILARETE”. Anche lui fiorentino, nasce nel 1400 e muore nel 1469. Differentemente dall’Alberti, Filerete è di estrazione sociale piuttosto modesta. Inizia la sua carriera, come era comune al tempo, facendo lo scultore, per poi dedicarsi successivamente all’architettura. Sarà un architetto girovago, e lavorerà anche a Firenze per i Medici.
Gli Sforza, bisognosi di trovare un architetto in grado di soddisfare le loro esigenze chiederanno ai Medici che consiglieranno loro proprio Filarete. Filarete va quindi a Milano, e tra il 1461 ed il 1464 scrive il suo trattato che, a differenza di quello dell’Alberti, sarà in volgare ed illustrato. La scelta di scrivere in volgare deriva dal fatto che la sua opera non è rivolta ai principi, come quella dell’Alberti, bensì alla gente del mestiere. Per lo stesso motivo inserisce delle illustrazioni all’interno della sua composizione. Il trattato si presenta sotto forma di dialogo, e presenta ai lettori la città immaginaria di Sforzinda. Si noti che entrambi i trattati fin ora citati non parlano della città nel suo complesso, ma si limitano ad analizzare singoli edifici e, raramente, singoli quartieri.
L’immagine più famosa ed importante del trattato, però, è quella che rappresenta, per la prima volta, una città ideale. Altro aspetto inusuale e perciò singolare, è l’indicazione della scala di rappresentazione della pianta.
Tra le opere costruite da Filarete è d’obbligo ricordare l’Ospedale Maggiore di Milano, ora sede dell’Università. E’ una delle piante più ammirate ed imitate da edifici pubblici (es. palazzo dell’Escorial a Madrid, reggia-monastero).

Francesco Di Giorgio MARTINI (1439-1502), è il terzo trattatista celebre di questo periodo. Anche lui scrive in volgare, anche lui illustra la sua opera. Opera che nella realtà è un insieme di trattati che scriverà tra il 1477 ed il 1489. Francesco Di Giorgio scrive di architettura civile e militare. E’ senese e lavora al servizio del duca di Urbino. E’ ricordato soprattutto per alcune bellissime ed imitatissime rocche, quali quella di Cagli, quella di Monlavio e quella di Senigallia. Le illustrazioni dei suoi “Trattati di architettura civile e militare”, sono immagini e schizzi a margine dello scritto. La rappresentazione più famosa è quella della città come corpo umano. In quest’immagine l’ombelico è la piazza della città, il cuore è il tempio, la testa è la rocca e gli arti sono i torrioni. Successivamente, nell’800, gli urbanisti prenderanno a prestito questa concezione della città come corpo umano per descrivere una città malata, le cui cure possono essere affidate solo ed esclusivamente allo sventramento, non a caso, termine medico. Questa, va considerato, è sì un’immagine della città nel suo complesso, ma si tratta pur sempre di un’immagine simbolica. Francesco Di Giorgio si sposta per l’Italia, fino a giungere a Milano, dove incontra Leonardo. In quel periodo Milano è una vera e propria capitale dell’intelletto architettonico, visto e considerato che vi soggiorna anche Bramante.

Leonardo Da VINCI, non ha bisogno di grandi presentazioni, incarnando una delle menti, se non la mente, più influente del rinascimento. Ed anche lui, naturalmente, scrive un sacco di trattati. Praticamente su tutto. Ma i trattati di Leonardo, che ben sappiamo erano di difficilissima lettura perché scritti al contrario, non influenzano particolarmente il pensiero storico, lo fanno semmai le incredibili immagini contenute in essi. Leonardo crea nuovi sistemi di rappresentazione della città. Anche perché è il primo a porsi il problema di rilevare scientificamente le piante cittadine. Un esempio su tutti è una sua rappresentazione di chiesa a pianta centrale che si ritiene possa aver influenzato Bramante nella sua progettazione di San Pietro.

Nel ‘500 la situazione è diversa. C’è stata un’evoluzione nel pensiero per cui non troviamo più tre trattatisti celebri ma una schiera di trattatisti, magari meno noti.

FRA GIOCONDO è il primo editore a pubblicare l’opera di Vitruvio comprensiva di illustrazioni. Le illustrazioni originali, del resto, erano andate perdute nei secoli.

DURHER,noto pittore tedesco passa un periodo della sua vita in Italia. Scriverà un trattato illustrato ad uso dei suoi compatrioti in cui illustra città ideali dalla forma quadrata e particolari di fortificazioni. I disegni relativi alle fortificazioni, in particolare, sono estremamente sofisticati e raffinati. La tecnica rappresentativa, per precisione, è paragonabile a quella attuale.

Tra gli altri nomi di trattatisti del ‘500 è da ricordare SPECKLE, ma soprattutto la coppia G. MAGGI e C. CASTRIOTTO, che scrive uno dei trattati più importanti del periodo. Da questo momento in poi, infatti, diventa fondamentale ed imprescindibile nella rappresentazione della città, l’immagine delle fortificazioni, che vanno ad assumere forme nuove ed inedite. Il motivo dell’improvvisa innovazione delle forme architettoniche delle fortificazioni è dovuto ad una serie di fattori tra cui, soprattutto, l’invenzione della polvere da sparo. Le mura cittadine costruite fino a questo momento erano mura estremamente alte e sottili. Non ci si era mai posti il problema della distruzione delle mura, che dovevano servire essenzialmente da argine nei confronti degli assalitori. Con l’invenzione della polvere da sparo le mura non si scalano più, si abbattono a colpi di cannone. Le mura antiche, inoltre, erano assai deboli in quanto a filtro esterno-interno della città. Da questo punto di vista rappresentavano un forte elemento simbolico identificativo della città, più che una reale difesa. La vita della città, del resto, si svolgeva in maniera tale che il flusso della popolazione circolasse continuamente e liberamente dal fuori verso il dentro e viceversa. Le stesse coltivazioni che dovevano sopperire al fabbisogno alimentare della città erano immediatamente fuori dalle mura. L’affresco di Lorenzetti relativo al buon governo ed al cattivo governo, nel palazzo pubblico di Siena rappresenta bene quale libertà di movimento avesse la popolazione nei confronti della città.
Con l’avvento della polvere da sparo tutto ciò cambia. Le vecchie mura, ormai inutili, vengono abbattute e ricostruite con forme radicalmente diverse. L’altezza viene ridimensionata (le nuove cinte murarie saranno essenzialmente basse), e vengono rinforzate nello spessore che è portato ad alcune decine di metri. Le mura, inoltre, si appoggeranno a terrapieni in grado di assorbire l’urto delle cannonate dell’esercito assediante. Vengono creati dei bastioni che si protendono verso il territorio esterno in forma appuntita. La forma ha il duplice scopo di fornire una superficie di tiro obliqua, quindi più difficile da abbattere, ed allo stesso tempo domina l’esterno protendendosi verso di esso. Non a caso sui bastioni trovano collocazione i cannoni posti a difesa della città. Il territorio circostante deve essere dominato. E’ per questo che per essere reso libero al tiro viene completamente sgomberato da qualsivoglia ostacolo: vengono create le spianate alla base della città. Tutto ciò influenza pesantemente la forma della città stessa, che diventa isola nella spianata. Ma non solo, gli stessi bastioni, collegati tra loro, disegnano una forma stellata delle mura, che forzatamente si ripercuote nei confronti della città disegnata al loro interno. Le stesse viabilità devono essere rese adatte allo scorrimento dei cannoni.
E’ cosa naturale, quindi, il fatto che in questo periodo nasca una trattatistica dedicata alla tematica delle fortificazioni, e che chi si occuperà dell’urbanistica cittadina debba obbligatoriamente anche nozioni di balistica.
Le rappresentazioni delle città all’interno dei trattati continuano quindi ad essere ideali, ma da questo momento la città ideale assume le sue forme per motivi concreti. Città ideali che non a caso vengono effettivamente realizzate, e non rimangono più sulla carta. E’ il caso di Livorno, piazzaforte fiorentina dei Medici costruita negli anni ’70 del ‘500. Si tratta di una città dalla forma di grande pentagono, su progetto di BUONTALENTI. Altro caso accademico nel suo rispetto rigoroso delle norme trattatistiche è la costruzione di Sabbioneta ad opera di Vespasiano Gonzaga nel 1550 circa. Su un impianto a maglia ortogonale vengono posti degli edifici di interruzione in corrispondenza delle porte cittadine, col duplice scopo di favorire la vista di scorcio ed impedire una facile circolazione nella città da parte dell’esercito invasore. Queste norme di edificazione sono evidentemente prese a prestito da Leon Battista Alberti.
Altro esempio classico è quello di Palmanova, piazzaforte veneziana in Friuli a difesa da turchi, costruita sul finire del ‘500. La cinta bastionata costruita è tipica del periodo, gli effetti dovuti alla spianata sono tuttora evidenti. E poi Lucca. Questi gli esempi preservati, perché in molti altri casi le cinte bastionate furono demolite nel corso dell’800.

[SM=x520516]

coccolino +
00venerdì 20 agosto 2004 11:43
Vabbè, ho sconfinato un po', però l'argomento era interessante.
pholas
00sabato 21 agosto 2004 11:21
[SM=x520508]
[SM=x520518]
clopat
00sabato 21 agosto 2004 17:00
Cocco,una domanda che esula(fino ad un certo punto),che ne pensi di Renzo Piano e delle opere eseguite nella nostra citta'?
pholas
00domenica 29 agosto 2004 19:51
Re:

Scritto da: clopat 21/08/2004 17.00
"Aspettero'ancora qualche anno per sentirmi dire:sei grande!"



Aspetterai decenni per avere la risposta dal cocco, altroche! [SM=x520512]
coccolino +
00domenica 29 agosto 2004 20:08
Re: Re:

Scritto da: pholas 29/08/2004 19.51


Aspetterai decenni per avere la risposta dal cocco, altroche! [SM=x520512]



Non è vero! E' che gli ho già risposto di persona.
Comunque rispondo pubblicamente.

1. Chi sono io per giudicare Renzo Piano?
2. Giudico con piacere Renzo Piano.
3. Renzo Piano ha avuto il gran merito di restituire a Genova un pezzo di città che fino ad oltre dieci anni fa era estranea al tessuto urbano (come piace dire agli urbanisti).
Detto questo, Piano è un gran architetto che ha fatto un sacco di opere importanti in tutto il mondo, a partire dal Centro Pompidou a Parigi, l'opera che l'ha lanciato nell'Olimpo dell'architettura.
E su questo non ci piove... però... perchè come Piano apre bocca siamo tutti ai suoi piedi a gridare al miracolo?
Ci sono alcune cosette che ha fatto che sono anche criticabili.
Ve lo ricordate l'orologio contasecondi di Piazza de Ferrari realizzato, assieme ad un gemello presente a Siviglia, per le manifestazioni Colombiane?
E la bolla del porta antico? Bella, sì... ma priva di significato. Doveva essere un farfallario, nella mente Pianesca. In effetti qualche farfalla c'è, assieme a felci, un pappagallo gigante ed altri simpatici animalini striscianti.
Però, possibile che Piano proponga, l'amministrazione comunale si esalti, l'opera venga realizzata, ed alla fine ci si chieda tutti in coro:"e adesso che cacchio ce ne facciamo?".
Oppure l'enorme progetto per la risistemazione del fronte marino genovese da Voltri a Nervi? Non so se avete seguito la faccenda, ma Piano propone lo spostamento dell'aeroporto (roba da niente), lo spostamento delle attività cantieristiche e tutta un'altra serie di cosette che stravolgerebbero/ranno forma-immagine-funzionamento-abitudini-attività economiche-flussi commerciali-etc.
Ma questo non sarebbe un male se il tutto, invece che essere presentato in maniera spettacolar-propositiva, fosse stato studiato e condiviso attraverso un piano urbanistico che coinvolgesse (come si tende a fare ultimamente), i soggetti interessati, la cittadinanza, gli enti etc. etc.

[SM=x520500]
pholas
00lunedì 30 agosto 2004 13:13
Re: Re: Re:

Scritto da: coccolino + 29/08/2004 20.08


Non è vero! E' che gli ho già risposto di persona.



ahahaha ma è quando c'eravamo anche anch'io e ste??? [SM=x520507]
coccolino +
00venerdì 3 settembre 2004 21:57
[SM=x520502]
ugo.p
00venerdì 10 settembre 2004 15:03
Re: Re: Re:

Scritto da: coccolino + 29/08/2004 20.08

Detto questo, Piano è un gran architetto che ha fatto un sacco di opere importanti in tutto il mondo, a partire dal Centro Pompidou a Parigi, l'opera che l'ha lanciato nell'Olimpo dell'architettura.

[SM=x520500]


Piano ha progettato dal niente l'aeroporto di Osaka, ovverosia ha realizzato un'isola artificiale nel mare antistante Osaka e li' sopra ha costruito l'aeroporto. Ti diro' non mi intendo di architettura ma per noi italiani qui in Giappone Piano e' un motivo di vanto.[SM=x520497]
anche se sembra che ultimamente all'aeroporto sia spuntato qualche problemino.[SM=g27813]
ugo.p
00venerdì 10 settembre 2004 15:15
Re:

Scritto da: coccolino + 20/08/2004 11.38

Voi mi obietterete sicuramente che il giusto inizio è Vitruvio, ma a me andava così.
E poi, detto tra noi, ho riesumato alcuni appunti che già avevo.




Coccolino una domanda. lo sento che sto per fare una figuraccia ma la faccio lo stesso ( siamo qui anche per imparare)
Vitruvio c'entra qualcosa con l'uomo vitruviano di Leonardo?
gia' che ci sono mi lancio, nel tuo intervento parli di citta' ideale e personalmente mi sono sorpreso di non vedere citata Pienza, eppure il periodo e' quello, ne vogliamo parlare?
ultima domanda sono lucchese credo che le nostre mura siano un capolavoro dell'architettura militare e tu ti limiti ad un breve accenno. hai ferito il mio orgoglio di lucchese [SM=x520570] esigo una riparazione[SM=x520569]se non scritta almeno in vino ligure [SM=x520518] spargolo, va bene o anche rossese
coccolino +
00venerdì 10 settembre 2004 16:05
L'uomo Vitruviano c'entra con Vitruvio, visto che ne ha descritto le forme. Sulla base di queste descrizioni Leonardo ha tratto il suo celebre disegno.

Pienza era il paese natio di papa Pio II, uno dei papi del Rinascimento. Ovviamente il nome originario era un altro, ed altrettanto ovviamente non me lo ricordo. Pio II se è limitato ad aggiungere alla forma originaria della città qualche edificio di particolar pregio, tra i quali la cattedrale.
Qualcuno ha voluto vedere in questo intervento il progetto di una città ideale.
Naturalmente non è così.

Come faccio a parlare di Lucca ad un lucchese?
Posso solo dire che ci sono stato due volte, che mi è piaciuta tantissimo, che le mura bastionate sono diventate un bellissimo percorso pedonale e che la loro fiera del fumetto è la migliore che conosca.
ugo.p
00sabato 11 settembre 2004 12:09
Re:

Scritto da: coccolino + 10/09/2004 16.05
L'uomo Vitruviano c'entra con Vitruvio, visto che ne ha descritto le forme. Sulla base di queste descrizioni Leonardo ha tratto il suo celebre disegno.

Pienza era il paese natio di papa Pio II, uno dei papi del Rinascimento. Ovviamente il nome originario era un altro, ed altrettanto ovviamente non me lo ricordo. Pio II se è limitato ad aggiungere alla forma originaria della città qualche edificio di particolar pregio, tra i quali la cattedrale.
Qualcuno ha voluto vedere in questo intervento il progetto di una città ideale.
Naturalmente non è così.

Come faccio a parlare di Lucca ad un lucchese?
Posso solo dire che ci sono stato due volte, che mi è piaciuta tantissimo, che le mura bastionate sono diventate un bellissimo percorso pedonale e che la loro fiera del fumetto è la migliore che conosca.


Mi ritengo soddisfatto, da buon genovese hai risparmaiato sul vino [SM=x520569] naturlmente sto scherzando anche noi lucchesi siamo famosi per la tirchiaggine[SM=x520499]
pholas
00lunedì 13 settembre 2004 19:32
Re: Re:

Scritto da: ugo.p 11/09/2004 12.09

.... anche noi lucchesi siamo famosi per la tirchiaggine[SM=x520499]



azz...allora è vero!!! Un mio caro amico pisano con moglie livornese ( non mi ricordo mai per quale particolarità alchemica si siano sposati ed abbiano generato due figlie che rispettivamente prendono le parti di uno e dell'altra ) mi disse della tirchieria dei lucchesi, ma onestamente pensavo che stesse prendendo per il culo un...genovese
[SM=x520569]
ugo.p
00martedì 14 settembre 2004 03:30
Re: Re: Re:

Scritto da: pholas 13/09/2004 19.32


azz...allora è vero!!! Un mio caro amico pisano con moglie livornese ( non mi ricordo mai per quale particolarità alchemica si siano sposati ed abbiano generato due figlie che rispettivamente prendono le parti di uno e dell'altra ) mi disse della tirchieria dei lucchesi, ma onestamente pensavo che stesse prendendo per il culo un...genovese
[SM=x520569]


Purtroppo no, caro Pholas, si riferiva proprio a noi. Noi lucchesi siamo oggetto di una feroce campagna denigratoria soprattutto dalle pagine del vernacoliere. (giornale satirico livornese). Non ti dico le battute. alcune sono del tipo : "I lucchesi quando muoiono si fanno seppellire con la testa di fuori per risparmiare sulla fotografia"
Mi ricordo una vignetta di alcuni anni fa ( ti ricordi c'e' stato un periodo in cui diversi giovani si suicidavano attaccando un tubo di gomma alla marmitta che poi inserivano dentro l'abitacolo dell'auto opportunamente sigillato) la vignetta era cosi:
Titolo: Suicidio di un lucchese
Il disegno mostrava una macchina dal cui abitacolo usciva un tubo di gomma che si attaccava alla marmitta.....di un'altra macchina, per non consumare benzina. [SM=x520569] Vita dura in Toscana
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