FINI CONFERENZA 25-9-10

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snaplinx
00domenica 26 settembre 2010 05:31
Il testo integrale del discorso di Gianfranco Fini:

"Nei miei confronti accuse risibili" - Ecco il testo del videomessaggio del presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente. Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra. Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare. Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali. In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia. Credo di essere tra i pochi, se non l'unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni".

Minacciato con il metodo Boffo - Fini continua: "E' evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni. Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier - testuale - anche su di me, "perché oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera". Profezia o minaccia? Puntualmente, dopo un po', è scoppiato l'affare Montecarlo. So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo".

La ricostruzione della vicenda - Fini elenca: "I fatti: An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l'attività del Partito, l'11 luglio 2008 è stata venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L'atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao. Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perché superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l'intero condominio. Si poteva spuntare un prezzo più alto? E' possibile. E' stata una leggerezza? Forse. In ogni caso, poiché la Procura di Roma ha doverosamente aperto una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poiché, a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l'esito delle indagini. Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani. Il fatto mi ha provocato un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia. E' stato scritto: ma perché venderla ad una società off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l'eccezione. E sia ben chiaro, personalmente non ho nèdenaro, nè barche nè ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse".

"Se Tulliani è il proprietario della casa mi dimetto" - Fini afferma ancora: "Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor piùchiaro, in questa vicenda non è coinvolta l'amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione nè concussione. Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui. Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi eè stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? E' Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel'ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera. Non per personali responsabilità - che non ci sono - bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe".

Fiducia nei servizi e in Gianni Letta - Fini sostiene: "Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati. Non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro. Penso alla trama da film giallo di terz'ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle improbabili segnalazioni di attenti lettori. Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perché preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off shore coinvolte non in traffici d'armi, di droga, di valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo".

"Ho la coscienza a posto" - Fini conclude: "Ma, detto con amarezza tutto questo, torniamo alle cose serie. La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l'avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l'avversario si distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto".



L'affaire casa di Montecarlo
La casa venne lasciata in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale. Nel luglio del 2008 il partito ha venduto l'appartamento a una società offshore, la Printemps Ltd che la gira a un'altra società offshore, la Timara Ltd. A prendere in affitto l'appartamento è appunto Gianfranco Tulliani, cognato del presidente della Camera. L'immobile sarebbe stato venduto per 300mila euro, la cifra con la quale era inserito nel bilancio del partito, ma un valore giudicato troppo basso rispetto a quanto garantisce il mercato immobiliare del principato.

Nel corso della scorsa settimana Il Giornale e Libero hanno sostenuto che la Timara Ltd appartenga proprio a Gianfranco Tulliani, insinuando che il presidente della Camera abbia ceduto a un prezzo di favore un immobile di proprietà di Alleanza Nazionale a un suo conoscente. Ed è di ieri la notizia che il ministro di Santa Lucia, il piccolo stato caraibico dove avrebbe sede la Timara Ltd, avrebbe confermato che la società appartiene a Tulliani. Questa mattina però l'avvocato Renato Ellero, un ex senatore della Lega Nord, ha svelato che la Timara appartiene a un suo cliente. Fini ha sempre negato irregolarità nella vendita dell'appartamento e si è detto fiducioso del lavoro della magistratura a riguardo. Ma per chiarire ogni dubbio, il presidente della Camera ha annunciato un video in cui intende spiegare ogni cosa.
snaplinx
00domenica 26 settembre 2010 05:32


(SissiM)
00domenica 26 settembre 2010 11:45
"Il giornale" non si è limitato a pubblicare una lettera il cui contenuto è tutto da verificare. Ha tentato di accreditare l'idea che Fini in persona utilizzasse quella casa. Ci sono state pubblicazioni di interviste che dicevano che il presidente della camera era stato li con tanto di scorta, salvo poi fare marcia indietro quando gli è stato fatto notare che a quella data Fini e la Tulliani avevano appena avuto il loro secondo figlio ed erano di certo a Roma, e che le scorte si segnalano al Principato ed invece non ce n'era traccia.
E poi la storia della cucina. Secondo il giornale il presidente della camera avevano comprato la cucina per la casa di Montecarlo. Prove? Zero. La parola di un commesso del negozio....
Di questi giorni poi la storia delle firme di Tulliani sui contratti. Il giornale sosteneva che nel contratto d'affitto la firma del proprietario e dell'inquilino erano uguali. Peccato che quello non era il contratto originale ma la trascrizione nel pubblico registro.
Nel contratto vero, quello acquisito dalla magistratura italiana, le firme sono diverse.
Io direi che basterebbero solo queste forzature (per non dire balle) per rendere bene evidente come ci troviamo di fronte ad una applicazione da manuale del "Metodo Boffo"
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