marina53
00venerdì 29 agosto 2003 16:33
INGIUSTIZIA
Il cane si recò dalla volpe, nel bosco, e le tenne questo discorso:
- Ti sembrerà impossibile, amica mia, ma non ho più casa. Sono costretto a girare il mondo e a chiedere l'elemosina.
- Che ti è capitato? Avevi un padrone ricco, se non sbaglio; abitavi in un palazzo.
- Un padrone perfido, proprio perfido. Io l'adoravo. Gli ero sempre attorno, gli leccavo le mani, abbaiavo per dichiarargli il mio affetto. Il gatto, invece, chiuso nel suo egoismo, non gli faceva carezze, non rispondeva ai suoi richiami, se ne stava quasi sempre in disparte, misterioso e superbo. Usciva quando gli faceva comodo, ritornava dopo lunghi giorni di assenza. Ebbene, lo crederesti? Il padrone mi ha scacciato e continua, invece, a ospitare il gatto egoista. Puoi concepire più nefanda ingiustizia?
La volpe conosceva gli uomini. Era una vecchia volpe esperta della vita. Non si stupì né si indignò.
- Amico cane, - disse - anche l'affetto, quando non sa esprimersi con la misura suggerita dalla divina saggezza, può dar noia. A questo, se si manifesta con linguaggio troppo enfatico, si preferiscono gli accenti pacati dell'indifferenza