La cattura di Jurka

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ClaudioTN
00lunedì 2 luglio 2007 22:10
Ecco gli articoli del giornale "l'Adige" il giorno dopo la cattura di Jurka....

di GUIDO PASQUALINI Forse ha avvertito l'emozione dei tre forestali della squadra emergenza orso che, rinchiusi nel bivacco Genzianella del Comune di Terres, col cuore spezzato dal dispiacere stavano apprestandosi a catturarla per la seconda volta. Un anno fa, il 23 agosto, fu per metterle il radiocollare, giovedì per evitarle di seminare altro panico nei paesi delle valli del Noce. Jurka non è un'orsa come le altre. Lei e i suoi figli, a partire da quel «Bruno» ucciso giusto un anno fa dai cacciatori bavaresi, sono stati «rovinati» da qualche umano che, per scattarle fotografie da vicino, l'attirava con il cibo. Da quel giorno per Jurka avvicinarsi all'uomo e alle sue case non è più stato un problema. Fino a giovedì alle nove di sera quando, preannunciata dal lungo abbaiare di un capriolo, è uscita dal bosco, si è avvicinata all'esca ma subito si è riparata. Ha atteso tre-quattro minuti, sperando che gli uomini se ne fossero andati, pensando che come le altre volte sarebbe riuscita a banchettare e a farla franca. Poi il richiamo della carcassa di capriolo si è fatto troppo forte e la pancia ha prevalso sulla testa. Si è riavvicinata al pasto ed Elio Bonapace l'ha colpita alla coscia sinistra con il fucile sparasiringhe. Jurka ha capito, ma era troppo tardi. È schizzata via con il cuore in gola. Duecento metri, percorsi a 40 chilometri all'ora, fino a stramazzare a terra, abbattuta dalla dose di narcotico iniettata. Ieri mattina alle 8.40, in una tana di San Romedio, è iniziata la nuova esistenza di Jurka, orsa che è destinata a passare il resto dei suoi giorni in cattività. La cattura l'ha chiesta il governatore Lorenzo Dellai, l'ha decisa lo scorso 20 giugno il ministero all'Ambiente, l'ha eseguita una squadra di forestali che ha compiuto il suo dovere in maniera ineccepibile ma che Jurka avrebbe voluto vederla ancora libera nei boschi. Aquella bestia si erano affezionati. L'hanno seguita nelle sue scorribande - la più famosa l'inverno scorso lungo le piste da sci di Madonna di Campiglio -, l'hanno presa dieci mesi fa e le hanno messo il radiocollare nella speranza che mettesse la testa a posto, le hanno sparato più volte con i pallini di gomma per farle intendere che non era il caso di avventurarsi in mezzo ai paesi. Ma lei niente. Incurante degli avvertimenti, in una notte ha fatto il giro di tutto il paese di Cavizzana lasciando tracce del suo passaggio in dodici posti diversi; a Cunevo s'è fatta una passeggiata in centro a fianco della chiesa; è salita sulle scale esterne di due abitazioni, quasi a voler suonare il campanello d'ingresso; ha letteralmente sfasciato le porte di due baite, a Cles e Malé, per entrare in cantina e fare scorta di derrate alimentari. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La Provincia ha deciso che questi comportamenti, per i quali i protocolli prevedono anche la possibilità di abbattimento, non erano più compatibili con la serena convivenza con l'uomo. A inizio aprile il governatore Dellai ha inviato a Roma la richiesta di cattura, chiedendo una risposta nel giro di quindici giorni. L'Istituto nazionale per la fauna selvatica ha dato parere positivo il 13 aprile, il ministero ha atteso il 20 giugno per dare il via libera. Da piazza Dante è arrivato l'ordine di fare presto, anche perché una delle due batterie del radiocollare si era già scaricata e perdere anche l'altra avrebbe significato allungare di molto i tempi della cattura. Ieri mattina alle 7.40 dal satellite è arrivato il segnale atteso: Jurka si stava dirigendo verso Terres, una delle due «trappole» (l'altra era quella di Caldes in cui Jurka era «caduta» l'agosto scorso) preparate da mesi dagli uomini della forestale. La squadra - il coordinatore Fabio Angeli, Elio Bonapace, Paolo Zanghellini, Gabriele Vettori, Roberto e Valter Calvetti e il veterinario Edoardo Lattuada - si è preparata. Alle sette di sera era pronta sul posto. Ha atteso soltanto due ore. Alle 21.05 lo sparo che rappresenta una svolta storica nel progetto Life Ursus. Ora l'attenzione si sposta sui tre piccoli di Jurka, che l'anno scorso erano con la mamma quando fu catturata per la prima volta. La Provincia ha l'autorizzazione per prenderli e mettere pure a loro il radiocollare. Nella speranza che capiscano la lezione meglio di Jurka.


ClaudioTN
00lunedì 2 luglio 2007 22:12
«Jurka in Slovenia l'avrebbero già uccisa»

Opera sua metà dei danni «Era pericolosa per l'uomo»

Romano Masé, dirigente generale del Dipartimento foreste, ieri in conferenza stampa si è fatto le domande e si è dato le risposte. Eccole. Perché il progetto Life Ursus? «Il progetto è nato negli anni '90 e non è un'operazione di marketing e di immagine, ma di costituzione di una popolazione minima vitale di orsi sull'arco alpino centro orientale, non soltanto in Trentino. Ci sono state 13 cucciolate con la nascita di 27 piccoli. In totale ci sono ora dai 20 ai 25 esemplari il cui comportamento, a parte Jurka e la sua prole, è in linea con parametri di normalità. Certo, gli orsi per loro natura sono predatori e quindi qualche danno lo combinano». Perché Jurka è stata catturata? «Oggi noi non siamo qui con atteggiamento trionfalistico. Non proviamo particolare piacere a spiegare come l'operazione è stata condotta. In un percorso di sei anni di lavoro ci siamo trovati ad adottare un intervento estremo e straordinario peraltro previsto dai protocolli approvati dal ministero, che per i comportamenti di Jurka prevedono anche la possibilità dell'abbattimento. Abbiamo provato a metterle il radiocollare per controllarla meglio e a dissuaderla con pallini di gomma sparati col fucile. L'atteggiamento dell'orsa non è purtroppo cambiato e così abbiamo chiesto la cattura, approvata da Istituto nazionale per la fauna selvatica e ministero all'Ambiente. Qui non ci troviamo di fronte a un orsetto dispettoso che si ciba con qualche gallina, ma a un animale potenzialmente pericoloso per l'uomo». Perché non avete rispedito Jurka in Slovenia? «Dobbiamo essere onesti e dire che in quel paese esiste un piano di abbattimento che prevede l'eliminazione di ogni animale problematico. Jurka lo è e, al di là dei problemi burocratici per un eventuale rimpatrio, avrebbe fatto questa fine. Da noi invece gli animali non si abbattono». È toccato poi al dirigente del Servizio foreste e fauna, Maurizio Zanin, fare l'elenco delle scorribande compiute da Jurka e dai suoi figli. Sono state 84 le situazioni critiche che hanno richiesto l'uscita della squadra di emergenza, 36 i casi di segnalazione dell'orsa in centri residenziali e almeno due i tentativi di entrare in un'abitazione. Otto, dopo la ricattura per mettere il radiocollare alla besta, sono state le occasioni in cui i forestali hanno dovuto usare il fucile calibro 12 con i pallini di gomma per allontanare Jurka. A Cles l'orsa è riuscita a sfondare la porta di un seminterrato e a procacciarsi cibo nella cantina, mentre a Malé il tentativo è andato a vuoto perché dietro il rivestimento in legno la porta aveva un'anima in ferro che è riuscita a resistere ai colpi di Jurka. A Cavizzana e ancora a Cles, in località Bersaglio, l'orsa è stata invece vista salire e poi ridiscendere le scale esterne di accesso a un'abitazione. Ea Cunevo l'animale si è fatto una passeggiata in tranquillità in mezzo al paese, costeggiando la chiesa. Negli ultimi due anni i risarcimenti per i danni provocati dall'orso hanno conosciuto un'impennata: nel 2005 sono stati indennizzati quasi 120 episodi per importi pari a 33 mila euro, nel 2006 145 per una cifra di circa 34 mila euro. Ebbene più della metà dei danni (circa 60 nel 2005 e 80 nel 2006) sono stati provocati da Jurka e dai suoi figli. «Il problema - ha spiegato il presidente Lorenzo Dellai - non è però rappresentato dai soldi ma dall'atteggiamento di consuetudine con l'uomo che stava diventando pericoloso. Afronte di comportamenti del genere, dopo aver chiesto comprensione alla popolazione residente, noi come amministrazione abbiamo il dovere di intervenire». Ma perché Jurka negli ultimi due anni è diventata così problematica? «In realtà - ha affermato Claudio Groff, responsabile del progetto orso - già al momento del rilascio Jurka aveva presentato un comportamento anomalo. Tutti gli animali, aperta la gabbia, sono fuggiti di corsa; lei invece si allontanò lentamente dopo essersi guardata in giro con molta calma». G.Pa.

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L'animale che aiuta il turismo

Dal lago di Tovel alle piste di Campiglio

Un anno fa i tedeschi le hanno ammazzato uno dei figli: JJ1, sopranominato Bruno, venne abbattuto in Baviera, non lontano dal lago Spitzing (Germania meridionale). Era il 26 giugno 2006; si era nel pieno dei Mondiali di Calcio. Un portavoce del ministero dell'ambiente regionale dichiarò che un gruppo di cacciatori aveva sparato e ucciso il plantigrado di due anni. Troppo pericoloso - era stato spiegato -. L'animale aveva troppa confidenza con gli esseri umani e non aveva paura ad avvicinarsi. A un anno di distanza Jurka, la madre di Bruno, è stata messa dietro le sbarre per lo stesso motivo. Storia travagliata quella dell'orsa, nata in Slovenia e portata in Trentino nel maggio del 2001. Un animale che, fin da subito, si dimostrò poco timido. A differenza degli altri plantigradi portati nei boschi della provincia, non si è mai tenuta a distanza dagli insediamenti abitativi. Colpa, forse, di chi, per avvicinarla e scattare qualche fotografia, le ha dato da mangiare, abituandola così al contatto umano. Il primo avvistamento fu nel luglio del 2001: Jurka venne notata mentre, in piena tranquillità, faceva il bagno nel lago di Tovel. Nell'agosto del 2005 un altro bagno, sempre nel lago di Tovel, venne filmato. Il video andò sui canali televisivi nazionali ed esteri. In quei giorni Harry Reynolds, presidente dell'International Bear Association riunita a Riva nella 16ª conferenza mondiale sull'orso, disse: «Se si proteggono gli orsi e il loro ambiente, si proteggono molte altre cose come la qualità della vita degli uomini. Gli orsi fanno parte della vostra cultura». In quell'occasione si ricordò che il «business» dell'orso si misura in milioni di dollari fra guide, bearwatching, ospitalità, escursioni. Ottime le prospettive per il Trentino. Gli operatori dell'Apt di Madonna di Campiglio ringraziarono il cielo quando, dalle seggiovie sulle piste innevate, gli sciatori avvistarono mamma Jurka con i suoi cuccioli. Era il 6 gennaio 2006. Pubblicità gratuita su tutti i giornali, i Tg e i siti internet. L'azienda di promozione turistica esulta e dopo la passeggiata di ieri organizzò un concorso fotografico, dal titolo «Fateci avere il vostro scatto migliore dell'orso». Gli ambientalisti si allarmarono: «Lasciate stare gli orsi». C'è chi non ha apprezzato il presenzialismo dell'animale. Jurka non ha mai aggredito l'uomo, ma le sue scorribande notturne hanno fatto preoccupare i proprietari di pollai, greggi o arnie. Nel 2005 venne avvistata almeno tre volte a Cavizzana. Nelle stesse zone tornò a fine marzo si quest'anno: le tracce del suo passaggio vennero rinvenute nell'orto della famiglia di Walter Rizzi, la stessa presa di mira dall'orso due anni fa: in quell'occasione aveva fatto razzia di una capra ed una pecora; durante la seconda visita aveva divelto la rete di protezione del pollaio e mangiato una gallina. Quest'anno Jurka si è mossa sul territorio solandro anche in altre aree: a Carciato, dove si è concentrata su un'arnia; a Malé, dove ha tentato di entrare in un pollaio; a Caldes, dove ha arraffato tre galline. Poi lo spostamento verso Cles. Claudio Groff, del Servizio foreste e fauna, fra i maggiori esperti, disse: «Se c'è, il pericolo è limitatissimo. Bisogna dire che potenzialmente l'orso è in grado di uccidere una persona e va trattato con rispetto, però ogni anno in Italia si registrano casi di persone che muoiono sbranate dai cani mentre per l'orso non si è mai sentito». A.Tom.






ClaudioTN
00lunedì 2 luglio 2007 22:13
le puntate di una lunga avventura

di GUIDO PASQUALINI «Cosa provo? Dispiacere. Ho seguito lei e i suoi piccoli tutto l'inverno. Avrei preferito vederla ancora libera. Ma il nostro compito era catturarla e io sono riuscito a colpirla al primo tiro». Elio Bonapace - rendenero, forestale dal 1993 - dal 2001 fa parte in pianta stabile della squadra di emergenza per l'orso. Giovedì sera è stato lui a imbracciare il fucile lanciasiringhe Dan-Iniect Jm Special e a colpire nella coscia posteriore l'orsa Jurka. La stava attendendo da due ore, rinchiuso nel bivacco Genzianella di Terres, a 1.600 metri di quota, assieme al collega Paolo Zanghellini, l'uomo di copertura armato di un fucile calibro 12 da utilizzare in caso di estremo bisogno, e al coordinatore dell'operazione, Fabio Angeli. Gli altri quattro uomini della squadra - Gabriele Vettori, Roberto e Valter Calvetti e il veterinario Edoardo Lattuada - si erano invece sistemati in un altro rifugio poco distante, in attesa di essere avvisati via radio dai colleghi dell'avvenuta cattura. «Abbiamo scelto di restare soltanto in tre - spiega Angeli - perché la presenza di più persone avrebbe potuto tenere lontana dall'esca l'orsa». Il bivacco Genzianella non era stato scelto a caso. La forestale ne aveva chiesto la disponibilità al Comune di Terres perché si tratta di una zona poco frequentata dall'uomo e tuttavia facilmente accessibile a un mezzo fuoristrada, necessario per trasportare il plantigrado nel suo nuovo rifugio. Aquindici metri dal bivacco, appena cinque metri fuori dal bosco, gli agenti della squadra orso avevano sistemato una gabbia aperta con dentro mais e una carcassa di capriolo, legata con un cordino. In questo modo gli uomini della forestale hanno voluto simulare uno degli obiettivi tipici di Jurka (aveva assaltato numerosi pollai per poi cibarsi più di mais che di galline), creando però le condizioni per rendere un po' difficile l'accesso al cibo e avere così il tempo necessario per colpire l'animale. Per sicurezza a cinquanta metri di distanza erano stati piazzati anche dei lacci con altro cibo come esca. Quel posto Jurka lo conosceva bene. Era dall'inverno scorso che i forestali lo avevano attrezzato con frutta, verdura e animali morti per creare, sia lì che a Terres, una sorta di consuetudine con l'orsa. Jurka aveva dimostrato di gradire, tant'è che ogni dieci-quindici giorni vi tornava, sicura di trovare abbastanza agevolmente «pane» per i suoi denti. Giovedì mattina alle 7.40 è arrivato il segnale atteso. Il radiocollare, messo a Jurka il 23 agosto dell'anno scorso dalla stessa squadra di forestali, ha fatto capire che l'orsa aveva scelto di andare a sfamarsi al «Genzianella». La squadra si è radunata e ha raggiunto il posto. Alle 19 tutto era pronto. «Abbiamo capito che stava arrivando - racconta Fabio Angeli - dal lungo abbaio di un capriolo. Sarà durato cinque-sei minuti. È un verso che questi animali fanno quando avvertono un pericolo ma non riescono bene a capire di cosa si tratta. Erano le nove di sera. Ci siamo preparati. All'improvviso, come un fantasma, Jurka è spuntata dal bosco. Si è avventata sull'esca ma ha percepito qualcosa di strano. Avevamo paura che si allontanasse. Invece ha fatto un giro all'esca e si è messa al riparo, in modo da non essere vista. Dopo tre o quattro minuti è tornata allo scoperto per dirigersi verso il cibo. Sicuri, grazie al radiocollare, che fosse Jurka, abbiamo sparato. L'orsa è scappata di corsa con uno scatto imperioso. Questi animali possono raggiungere anche i 40 chilometri all'ora. Si è rifugiata nella parte più folta della vegetazione ma è riuscita a percorrere soltanto duecento metri prima di cadere a terra addormentata dal narcotico, che fa effetto entro un termine massimo di quindici minuti. Nel "proiettile" c'era anche un trasmettitore radio che ci ha permesso di trovare l'animale subito». A quel punto è entrato in azione il veterinario, Edoardo Lattuada, che ha visitato e pesato l'animale. Jurka sta bene ed è arrivata a 130 chili di stazza (al momento del rilascio, nel 2001, pesava 90 chili). Concluse queste operazioni, il plantigrado è stato caricato sulla trappola tubo che veniva utilizzata anche per i rilasci ed è stato trasportato nel recinto del santuario di San Romedio, dove è giunto all'1 di notte. Ieri mattina alle 8.40 l'orsa si è risvegliata: «Si è rizzata sulle quattro gambe - spiega il veterinario Lattuada -. L'ho vista soltanto per pochi secondi, proprio per non disturbarla, e mi è parsa serena. Verso le 10 si è riaddormentata. Ora Jurka ha bisogno di stare tranquilla. Va evitato qualsiasi contatto visivo e per questo rimarrà chiusa alcuni giorni nella tana. Poi potrà uscire nel recinto, un'area di 1.500 metri quadrati che ha una adeguata vegetazione e che è stata interamente coperta con teli proprio per evitare che venga vista dall'uomo». Il periodo di ambientamento di Jurka in cattività potrebbe durare dai sei ai dodici mesi. Dietro un recinto ci resterà per tutta la vita, che per un plantrigrado recluso può durare fino ai 40 anni contro i 20-24 di vita media degli esemplari in libertà.

Sittlieb
00lunedì 2 luglio 2007 22:15
Re:

Scritto da: ClaudioTN 02/07/2007 22.12
già al momento del rilascio Jurka aveva presentato un comportamento anomalo. Tutti gli animali, aperta la gabbia, sono fuggiti di corsa; lei invece si allontanò lentamente dopo essersi guardata in giro con molta calma». G.Pa.



Ah bhe .. questa mi fa ridere.. perchè TUTTI dovevano fuggire terrorizzati??!?!?!? Cioè.. voglio dire.. ogni animale avrà il suo carettere o no? Come noi umani intendo.. BAH!
ClaudioTN
00lunedì 2 luglio 2007 22:20
Re: Re:

Scritto da: Sittlieb 02/07/2007 22.15


Ah bhe .. questa mi fa ridere.. perchè TUTTI dovevano fuggire terrorizzati??!?!?!? Cioè.. voglio dire.. ogni animale avrà il suo carettere o no? Come noi umani intendo.. BAH!



Questa mi era sfuggita [SM=g27816]
Flaviosky
00lunedì 2 luglio 2007 23:09
Re: Re:

Scritto da: Sittlieb 02/07/2007 22.15


Ah bhe .. questa mi fa ridere.. perchè TUTTI dovevano fuggire terrorizzati??!?!?!? Cioè.. voglio dire.. ogni animale avrà il suo carettere o no? Come noi umani intendo.. BAH!



Appunto! Jurka di carattere ne aveva troppo, per non entrare in rotta di collisione con gli umani! Mi chiedo se e come riuscirà ad adattarsi alla vita in cattività, tutto farebbe pensare di no ma magari ci sorprenderà ancora, chissà...

[SM=g27833]
=joska=
00martedì 3 luglio 2007 11:00
Re: Re: Re:

Scritto da: Flaviosky 02/07/2007 23.09


Appunto! Jurka di carattere ne aveva troppo, per non entrare in rotta di collisione con gli umani! Mi chiedo se e come riuscirà ad adattarsi alla vita in cattività, tutto farebbe pensare di no ma magari ci sorprenderà ancora, chissà...

[SM=g27833]




ma io penso proprio che riuscirà a stare in cattività, perchè l'uomo ce la farà, come con gli altri rinchiusi, ad educarla alle proprie esigenze...

ClaudioTN
00mercoledì 4 luglio 2007 19:05
Radiocollare alla figlia di Jurka

Schiavon: «Orsa in gabbia? La riportino in Slovenia»

Le pecore erano un bocconcino troppo succulento. E così l'istinto ha avuto la meglio sul «buon senso». A pochi giorni dalla cattura di Jurka, uno dei suoi tre cuccioli - la certezza sull'identità arriverà solo dalle analisi genetiche eseguite dall'Istituto nazionale di fauna selvatica - ha assalito un gregge di pecore, sbranando due ovini. Un comportamento che ha indotto gli uomini del Corpo forestale provinciale a catturare l'orsa, munirla di radiocollare e poi liberarla. Il blitz del giovane plantigrado è scattato all'alba di lunedì in località Plaza, vicino a Sant'Antonio di Mavignola. Un assalto di cui è stato testimone Bruno Maffei, uscito di casa per andare in cerca di funghi, che si è trovato di fronte all'orsa intenta a divorare una pecora ( si veda l'articolo al centro ). Un'incursione avvenuta ad una cinquantina di metri dai masi abitati, che ha fatto scattare la cattura a scopo di monitoraggio. Nell'autorizzazione rilasciata dal Ministero dell'ambiente per la cattura di Jurka, infatti, era contenuto anche il via libera a catturare i tre figli e mettere loro il radiocollare, per poterne seguire gli spostamenti ed intervenire per dissuadere gli animali in caso di necessità. Finora la femmina si era dimostrata piuttosto schiva e riservata, ma evidentemente questa volta il richiamo del lauto pasto è stato più forte. Così ieri notte è scattato il piano di cattura. Gli uomini del Corpo forestale hanno trovato la femmina nella zona di Sant'Antonio di Mavignola, poco distante da dove si era cibata. L'esemplare di orso è stato colpito con il fucile spara siringhe. La dose di narcotico l'ha fatta stramazzare a terra. Poi l'animale, come spiega Maurizio Zanin, dirigente del Servizio foreste e fauna, è stato visitato e dotato di radicollare. La giovane orsa è stata quindi portata in una zona aperta e sorvegliata dai forestali, fino al suo risveglio. La giovane orsa, che appariva in ottime condizioni fisiche, appena ripresasi si è portata in una zona più coperta del bosco e si è riaddormentata. Nel corso della notte si è spostata di nuovo, ma ci vorranno alcuni giorni prima che l'effetto dell'anestesia scompaia del tutto. Non è escluso che in futuro anche i due orsetti vengano dotati di radiocollare. Secondo le ultime segnalazioni uno dei maschi in giugno era stati avvistato in Svizzera e poi in Alto Adige, mentre l'altro era stato notato in val Camonica. Se i due plantigradi fossero ancora in queste zone, toccherebbe alle rispettive forestali di Lombardia, Alto Adige e Svizzera provvedere alla loro cattura per munirli di radiocollare. I dati raccolti attraverso la telemetria satellitare, ovviamente, potranno poi essere messi in comune. A pochi giorni dalla cattura di Jurka, che da venerdì è rinchiusa nel recinto di San Romedio, intanto, non si placano le polemiche e le critiche sull'operazione (si veda anche l'articolo in basso). Sulla vicenda interviene anche Domenico Schiavon, direttore delle Funivie di Campiglio, che però chiarisce di parlare solo come «privato cittadino». «È possibile che esista una protezione animali che fa pagare multe a chi abbandona e maltratta gli animali - afferma - e poi vi è un Ente pubblico che cattura un animale, responsabile solo di seguire il suo istinto, e lo mette in gabbia come se fosse un delinquente. Dove sono le associazioni di protezione degli animali?», si chiede Schiavon. L'interrogativo è chiaro: «La mia è una semplice domanda: mi chiedo se sia giusto portare via un orso dai suoi boschi, cioè dalla Slovenia, portarlo in Trentino e poi, siccome si comporta "male", chiuderlo in gabbia. L'orso segue il suo istinto, non il nostro. Se si comporta in un modo che a noi non piace riportiamolo in Slovenia, a casa sua. Che facciamo ora con il figlio - aggiunge - che ieri notte (lunedì ndr) ha mangiato due pecore, rinchiudiamo anche lui?». Schiavon esemplifica il ragionamento: «Mi dispiace sapere che una bestia che scorazzava per i boschi viene messa in una gabbia, magari dorata. Come si può pensare di rinchiudere in un recinto di 1.500 metri quadrati un orso abituato a fare 30 - 40 chilometri al giorno? Ricordo - aggiunge - quando anni fa arrivò nel Brenta un mio amico responsabile dei guardiacaccia della Slovenia, contattato per dare un giudizio sulla fattibilità del progetto di reintroduzione dell'orso e si espresse così: l'area del Brenta è fantastica e ideale per l'orso, ma dovrete scegliere tra orso o turismo perché le due cose non sono compatibili. Fu uno sbaglio non aver dato retta a quel consiglio».

Da L'Adige del 04/07/07

ClaudioTN
00mercoledì 4 luglio 2007 19:11
«L'ho vista sbranare la pecora»

La rete elettrificata che proteggeva il gregge non è bastata a tenere la giovane orsa lontana dagli ovini. Il plantigrado si è lanciato sulla preda ed ha iniziato a banchettare. Sotto i suoi artigli sono finiti due ovini. Ad interrompere il lauto pasto è stata probabilmente una «visita» imprevista, quella di Bruno Maffei, soprannominato Cagamel, ex dipendente delle funivie e oggi in pensione. L'uomo, che vive in una grande maso in località Plaza, all'inizio della val Brenta, lunedì era uscito di buon mattino in cerca di funghi: «Erano le 6.30 - racconta - ero uscito in cerca di funghi ed ho visto l'orso che sbranava una pecora. Era a circa due metri e quando mi ha visto è fuggito, ma io ho fatto le stesso perché mi sono preso una spavento». L'orsa, di solito schiva e guardinga, questa volta si è dunque avvicinata alle abitazioni, attratta dagli ovini: «L'orso è arrivato ad una cinquantina di metri dai masi della Plaza. Era un cucciolo di diciotto mesi, ma era almeno un quintale», conferma l'uomo. Superato lo spavento, Maffei ha subito avvisato il proprietario delle pecore dell'accaduto: «Le pecore sono di Ugo Caola e sono subito sceso a informare il padrone di quello che era successo. Poi ho visto passare avanti e indietro la forestale. Il gregge era chiuso nel recinto elettrico - aggiunge - ma l'orso non ha avuto paura ed è riuscito a penetrare lo stesso: quando sono arrivato stava mangiando la seconda pecora, un'altra era già morta».

Sempre da L'Adige del 04/07/07

Commento mio...

Ma dai?! L'orso cosa fa per sopravvivere.....? Magari le pecore erano in un recinto ai margini del bosco [SM=g27833] (come tra l'altro mi è capitato di vedere insieme a Rita sabato scorso a Malga Movlina [SM=g27823] ).... mah!

ClaudioTN
00mercoledì 4 luglio 2007 19:15
E qui ecco la mozione del consigliere dei Verdi del Trentino Bombarda riguardo la vicenda Jurka....

www.robertobombarda.it/_imgd/documenti/04-07-07-MozioneJurka_...

"Sempre in attesa che Jurka salti il recinto: Forza Jurka" [SM=x948576]
Sittlieb
00giovedì 5 luglio 2007 13:54
Re:

Scritto da: ClaudioTN 04/07/2007 19.15
E qui ecco la mozione del consigliere dei Verdi del Trentino Bombarda riguardo la vicenda Jurka....

www.robertobombarda.it/_imgd/documenti/04-07-07-MozioneJurka_...

"Sempre in attesa che Jurka salti il recinto: Forza Jurka" [SM=x948576]



Ennesima mozione del "buon" Bombarda che sarà ignorata [SM=g27814] !

Alla frase di cui sopra aggiungerei "Se Jurka salta.. il fucile spara." Mah!
=joska=
00giovedì 5 luglio 2007 14:18
Re: Re:


Alla frase di cui sopra aggiungerei "Se Jurka salta.. il fucile spara." Mah!



quoto [SM=g27834]
ClaudioTN
00venerdì 6 luglio 2007 19:40
Re:

Scritto da: ClaudioTN 04/07/2007 19.15
E qui ecco la mozione del consigliere dei Verdi del Trentino Bombarda riguardo la vicenda Jurka....

www.robertobombarda.it/_imgd/documenti/04-07-07-MozioneJurka_...

"Sempre in attesa che Jurka salti il recinto: Forza Jurka" [SM=x948576]



Come non detto...........

Piovono critiche - sia dall'opposizione che dai colleghi di maggioranza - contro la proposta del consigliere verde Roberto Bombarda di introdurre due nuovi orsi sloveni in sostituzione di Jurka e Bruno ( l'Adige di ieri). «È forse amare gli animali prelevarli forzatamente dal loro ambiente naturale con una dose massiccia di anestetico per poi portarli in un territorio a loro del tutto estraneo e molto antropizzato?», chiede il consigliere provinciale di «Valli unite», Denis Bertolini, che peraltro pone l'accento anche sulle spese che deriverebbero dal prelievo di altri due orsi. «Quale spirito ambientalista - aggiunge - può animare chi tifa perché l'orsa Jurka scappi dal recinto di San Romedio quando il consigliere sa che il plantigrado è stato rinchiuso proprio per i suoi comportamenti pericolosi e anomali e che una fuga porterebbe inevitabilmente all'abbattimento dell'orsa?». Boccia la proposta di Bombarda anche il consigliere dell'Udc Pino Morandini, che esprime valutazioni positive anche sulla recente cattura di Jurka: «Ciò evita possibili e inutili spaventi (per non dire di più) ai tanti avventori dei boschi trentini, oltre che indurre un certo risparmio, con l'evitare, da un lato, depredazioni, dall'altro, il frequente ricorso a personale "ad hoc"per seguire gli spostamenti del plantigrado». Rispetto all'introduzioni di due nuovi orsi afferma: «Le costanti fughe messe in essere dagli orsi qui trapiantati, dovrebbero farci interrogare se quello trentino sia l' "habitat" più naturale ed idoneo». Non solo non condivide l'idea di inserire altri orsi, ma sollecita un «contenimento dei plantigradi sul territorio trentino» il margheritino Adelino Amistadi, che già nel 2006 aveva presentato a tal proposito un ordine del giorno: «Di certo - ricorda - l'impegno che il consiglio si è preso è quello se non di diminuire, sicuramente di non incrementare ulteriormente il numero degli orsi, come è stato invece auspicato da alcuni ambientalisti. Addirittura si è parlato anche di introdurre i lupi. Direi invece di non esagerare e rispettare quella che è la fauna originaria del nostro Trentino senza forzare ulteriormente la mano con introduzioni artificiose e forzose di specie anche pericolose per l'uomo». Di qui l'auspicio: «che l'atteggiamento della Provincia su questa questione sia d'ora in poi impostato all'insegna dell'attenzione per l'integrità delle persone che vanno per i boschi, di monitoraggio degli orsi attualmente sul territorio, senza altri colpi di testa e senza farsi affascinare da altre suggestioni faunistiche di questo tipo».

da L'Adige del 06/07/07

Quanto mi fa ridere la dichiarazione che ho sottolineato.... l'habitat trentino non è adatto agli orsi? [SM=x948595] [SM=x948595] [SM=x948595] [SM=x948595] [SM=g27832]


=joska=
00mercoledì 11 luglio 2007 16:35
Sittlieb
00mercoledì 11 luglio 2007 18:25
Re:

Scritto da: =joska= 11/07/2007 16.35
viaggi.repubblica.it/multimedia/home/783340



Già visto, è il video dell'Ufficio Stampa PAT [SM=x948575] !
=joska=
00giovedì 12 luglio 2007 11:18
Re: Re:

Scritto da: Sittlieb 11/07/2007 18.25


Già visto, è il video dell'Ufficio Stampa PAT [SM=x948575] !



cidenti [SM=x948581]

[SM=x948578] non l'avevo ancora visto..
[SM=x948648]
ClaudioTN
00venerdì 27 luglio 2007 16:06
Lettera sull'Adige
di PIETRO GOTTARDI

Fa specie l'idea lanciata a Pergine dopo la cattura dell'orsa Jurka da un gruppo di sedicenti amici del plantigrado (sedicenti perché l'amicizia è forse l'unico sentimento che richiede di essere corrisposto per poter essere realmente tale), ed espressa sul sito www.amicidijurka.it come annunciato nel corso di una conferenza stampa. Sul web è ufficializzata la raccolta fondi a favore dell'orsa. È presente un articolato statuto dell'associazione. È avanzata in modo deciso la candidatura di Pergine ad ospitare l'orsa affinché non diventi fenomeno da baraccone, ma in controluce, dietro questo amore apparentemente spassionato per il plantigrado, si intravvede pure dell'altro. Si apre la home page, scorri due righe del testo e non puoi non sorridere: lo stile è quello delle delibere e delle determinazioni dei Comuni e della Provincia, con tanto di «premesso che», «visto che», «ritenuto pertanto», formule che anticipano il solenne «per i motivi sopra espressi si decide che». Sembra una goliardata: del resto fra gli amici di Jurka ci sono ben tre assessori perginesi e il dirigente provinciale Pier Dal Rì, promotore dell'iniziativa e vien da pensare che abbiano voluto giocare con le forme del «burocratese». Andando nel merito, tuttavia, ci si accorge che è tutto fuorché una celia: ciò che gli «Amici di Jurka» hanno «deliberato» è l'apertura della sottoscrizione (è riportato il numero di c/c) «Un euro per Jurka». E lo statuto? All'articolo 2, non senza stupore, leggiamo che fra le finalità dell'associazione c'è quella di «promuovere la conoscenza della dinastia di Jurka, orsa trentina e dei suoi figli assicurandole una corretta diffusione dei suoi modi di essere, dei suoi stili di vita, e di operare affinché la sua simpatia non venga offuscata dalla sua forzata prigionia». La formula, in questo caso, pare presa a prestito dallo statuto di una qualche fondazione intitolata ad un grande personaggio e vederla «aggiustata» addosso ad un'orsa fa incontestabilmente un effetto comico. Ma anche le finalità successive inducono al sorriso: 1) «promuovere delle iniziative per assicurare alla città di Pergine un luogo ideale all'interno del Parco Tre Castagni o zone limitrofe per la vita in regime di cattività all'Orsa (il maiuscolo non è un errore, ndr) Jurka, o , in subordine, ai suoi figli già nati o che dovranno ancora essere partoriti»; 2) «raccogliere fondi da parte di imprenditori, soggetti privati, cittadini che a qualsiasi titolo vogliano sottoscrivere devoluzioni volontarie a favore di iniziative finalizzate a migliorare la conoscenza e la qualità della vita di Jurka ed dei suoi eredi in via dinastica»; 3) «organizzare e realizzare anche per conto di terzi manifestazioni, rassegne, mostre ed iniziative sia nazionali che internazionali per sostenere e tutelare l'immagine e la vita di Jurka e dei suoi eredi». Si parla anche di collaborazione con gli enti pubblici «per valutare progetti e proposte relative a parchi per la sua (dell'orsa, ndr) cattività promuovendone progettazione, idee e localizzazione nell'ambito del Comune di Pergine» e di promozione di forme di «compartecipazione alla spesa per alleggerire l'onere dell'ente pubblico riconoscendo come Jurka e il suo modo d'essere sia patrimonio di tutti e che pertanto tutti coloro che si riconoscono nei principi di libertà che la stessa rappresenta possano concorrere alla spesa per l'acquisizione delle aree, e la realizzazione delle opere per un parco all'avanguardia, ove possa vivere in sicurezza e con i confort necessari che il carattere dell'Orsa richiedono». A questo punto può essere interessante andare a vedere chi sono i soci fondatori dell'associazione Amici di Jurka, quelli cioè che hanno redatto questo statuto. Ci sono gli imprenditori Flavio Pallaoro e Luciano Oss, personaggi economici di spicco a Pergine e dintorni; tre assessori «pesanti» del Comune di Pergine (il vicesindaco Marco Osler, Marco Morelli ed Aldo Zanella), il presidente dell'Asuc di Pergine Roberto Filippi; il responsabile dell'ufficio tecnico di Pergine nonché sindaco di Palù del Fersina Loris Moar; il giornalista perginese Gabriele Buselli; il dirigente provinciale Pier Dal Rì e, ultimo ma non ultimo, il presidente di Alpefrutta spa, Marcello Beozzo. Amore per Jurka? Passione per gli orsi? Sarà solo una coincidenza, ma sul mercato da qualche tempo è stato lanciato il nuovo marchio «Jurka che frutta». Ad idearlo è stato il dirigente provinciale Pier Dal Rì ed a registralo (con il placet dell'autore) è stato il 12 aprile scorso l'assessore al commercio di Pergine Marco Morelli. Tale marchio - acquisito nel frattempo a titolo gratuito dall'Alpefrutta spa presieduta da Beozzo - ha fatto il proprio debutto il sette luglio scorso, in occasione della Notte Bianca di Pergine, stampigliato su una linea di prodotti cosmetici ricavati dai piccoli frutti. Una coincidenza, certo, come quella della folta presenza di amministratori pubblici perginesi fra gli amici dell'orsa, che però autorizza una domanda: non è che tutto questo amore da parte di questi perginesi illustri per l'orsa Jurka miri inconfessabilmente da un lato a dare una sicura attrazione al Parco del Tre Castagni (con ricadute per la città di Pergine) e dall'altro a portarsi in casa la «mascotte» del marchio «Jurka che frutta»?

da L'adige del 27/07/07

ClaudioTN
00sabato 4 agosto 2007 17:05
Kirka, Joze e gli altri (l'ultima è Brenta) vengono rilasciati nei boschi del Brenta

di FABRIZIO TORCHIO Dal 26 maggio del 1999 al 9 maggio del 2002 Masun, Kirka, Joze e gli altri (l'ultima è Brenta) vengono rilasciati nei boschi del Brenta. Sono gli orsi del Progetto Life, ai quali è affidato il compito di salvare dall'estinzione la specie nel Trentino e nelle Alpi orientali. Parco Adamello Brenta, Provincia ed Istituto nazionale della fauna selvatica, usufruendo di un finanziamento dell'Unione europea, procedono ai rilasci di una decina di orsi provenienti dalla Slovenia. E' l'avvio di un cammino irto di ostacoli, oscillante fra la necessità di evitare la scomparsa dell'orso dalle montagne che ha sempre abitato e i timori, le proteste per le predazioni e i danni, gli avvistamenti e gli incontri. L'informazione viene potenziata, vengono previsti gli indennizzi per i danni da orso e si finanziano le opere di prevenzione. Dai 18.274 euro per danni d indennizzi del 2001 si passa i 38.390 del 2006. Ma gli orsi nel frattempo si sono moltiplicati, e la scomparsa o la morte di alcuni animali immessi vengono compensate dalle nascite dei piccoli, cosicché più di una ventina di esemplari vivono oggi nelle selve del Brenta, del massiccio Paganella - Gazza - Fausior e nelle aree adiacenti, anche se segnalazioni sporadiche provengono da quasi tutto il Trentino occidentale a confermare la grande mobilità della specie. L'ORSO? È GRADITO Un sondaggio della Doxa, nel 2002 mostra che secondo il 72% dei potenziali visitatori del parco Adamello-Brenta, gli orsi ravvivano il desiderio di entrare nel Parco. L'81% dei visitatori potenziali del Parco approva i rilasci, il 48% auspica un leggero aumento, il 25% spera in un forte aumento. Il campione dell'indagine è nazionale: 2010 interviste telefoniche, in settembre, 1.133 delle quali a visitatori potenziali del Parco con più di 15 anni di età. Oltre la metà degli intervistati pensa che l'orso provochi danni (molti o qualche danno): agli alveari (58%), alla selvaggina (43%), agli animali domestici (37%), alle coltivazioni (32%). Pochissimi (il 4%) pensano che l'orso possa attaccare l'uomo. Solo l'1% ha sentito parlare di attacchi, il 3% crede ma non è sicuro di averlo sentito dire, il 67% lo esclude, il 29% non è informato o non ricorda aggressioni. quasi 8 visitatori potenziali su 10 (il 78%) ritengono invece che l'orso possa aumentare l'interesse dei turisti per la zona, 1 su 10 (quasi il 12%) crede il contrario, 1 su 10 che l'orso non possa influire sulle prospettive turistiche. L'81% approva i rilasci di orsi bruni nel Parco, il 14% li disapprova (è quasi di 6 a 1 il rapporto tra favorevoli e contrari), il resto è incerto. UN POSTO DA ORSI Valandro è un posto un po' magico per chi guarda alla natura con occhi da cittadino, assai meno per chi porta su il gregge ad ogni stagione su quel pascolo ondeggiante sopra Stenico. E da quando l'orso è tornato, le storie di Valandro sono diventate di nuovo storie di uomini ed orsi: pecore sbranate, il cane che abbaia, la richiesta del risarcimento. Le lettere che il farmacista Boni scriveva da Tione all'inizio del secolo raccontano le stesse cose. L'orso è tornato nelle medesime conche, negli stessi valloni sotto il Brugnòl, i prati ripidissimi delle Pozze che sembrano piombare in val d'Algone. Come negli anni Venti: «Si imbatte assai di frequente nell'uomo», scriveva Sisinio Ramponi. «Tutti gli anni ragazze, donne, mandriani al pascolo, od in cerca dei prodotti del sottobosco, si incontrano con l'orso». Le vecchie cronache ruotano attorno al Brenta: gli alveari «vuotati con arte tutta speciale», i pastori svegliati dagli orsi cibatisi di «giovenche e pecore», i cuccioli d'orso catturati da contadini e cacciatori. Lunghi elenchi di animali abbattuti, di taglie pagate. IL FUTURO DELL'ORSO Dipende da noi, in fondo. Dalla nostra capacità di riabituarci ad una convivenza a fare quello che ha sempre fatto, ma le comunità non dipendono più dai «carichi» delle malghe o dai frutti dei monti. È, in ogni caso, una scommessa. Perché conservare l'orso? La Provincia fornisce un elenco di risposte che partono dal fatto che è una specie autoctona e particolarmente protetta a livello nazionale ed europeo. Ma l'orso «ha anche un valore storico - culturale, è un indicatore biologico (la sua presenza è indice di un buon livello di naturalità), è una specie «ombrello»: la sua conservazione è un fattore chiave per la conservazione di ampie aree geografiche importanti per altre componenti ambientali ed è un «marchio» di qualità ambientale. Infine ha valore emotivo: la presenza dell'orso è importante anche per quanto ancora può dare al pensiero, alla fantasia e all'immaginazione dell'uomo».

da L'Adige del 04/08/07


ClaudioTN
00sabato 4 agosto 2007 17:17
L'uomo che parlava agli orsi

Fabiano amava gli animali, Jurka lo capì

di MAURO NERI - Fabiano, l'ho vista! - gracida una voce amica al cellulare. - Quando? - Questa mattina all'alba, per la terza volta consecutiva... - Sempre nello stesso punto? - Pressappoco: l'altro ieri vicino allo stallone, ieri accanto al recinto delle capre e questa mattina ha bevuto alla fontana delle vacche... - Vuol dire che aveva sete! Già, ma se poi si mette in testa di entrare per bere un po' di latte? E se annusa il miele che mette via la mia Annalisa? - Giorgio, stasera vengo su alla malga, e vedremo... - Mi pareva un po' nervosa, sbuffava e mi ha rosicchiato anche il tubo dell'acqua della fontana... - Forse ha mal di denti, può capitare... Stasera ne parliamo e domani mattina mi apposto. Ciao, a dopo. Piccolo e magro, con i capelli ricci, biondi e lunghi, raccolti però in una coda di cavallo («Coda di avellinese!», ci tiene a sottolineare lui), Fabiano è un uomo delle foreste: un operaio degli alberi, un impiegato dei pascoli. «Ho anch'io, la mia scrivania», ama dire ai villeggianti o ai cercatori di funghi che lo incontrano su un qualche sentiero e gli chiedono di che cosa si occupi. «È una scrivania di legno come quella del vostro ufficio, ma è legno vivo, il mio: legno ancora con la corteccia, legno percorso dalla linfa e casa per tanti animaletti...». Fabiano ama gli animali, tutti gli animali. Conosce alla perfezione la vita complessa e perfetta delle formiche; sa dirvi che frutta o quali germogli stia cercando quello scoiattolo che s'arrampica su per il tronco di un albero come un agile, minuscolo e leggero free-climber; conosce tutte le leggende del bosco, quelle dei Salvanèi e quelle degli stregoni Bregostani, le storie fosche dei Cacciatori selvaggi e quelle buffe degli Orchi che non son capaci di essere cattivi... Ha cinquant'anni, Fabiano, trentacinque dei quali trascorsi a vivere da solo nei boschi della sua valle: non gli serve l'orologio al polso, perché sono le ombre degli alberi sulle fratte a indicargli l'ora del pranzo e l'ora del rientro a casa; non gli serve portarsi dietro l'acqua nella borraccia, perché lui sa dove sono le sorgenti più fresche e più comode da raggiungere; ha disegnato nel cervello l'intrico di tutti i sentieri, i trabocchetti della terra franata all'ultimo temporale, le ombre fresche del bosco in cui, d'estate, crescono brise grosse, profumate e sode. Fabiano sa di avere un dono. Non chiedetegli il perché sia capitato proprio a lui e non vi dirà nemmeno come ha fatto ad accorgersene, da ragazzo: ha quasi vergogna, per quel dono, lo tiene nascosto e lo ha confidato solo agli amici più cari. Come Giorgio e Annalisa, una coppia bene affiatata, marito e moglie che tengono da anni ormai la malga su, ai pascoli alti, quelli più duri da raggiungere, ma quelli anche più tranquilli, per le bestie e per gli uomini. Da un anno l'amministrazione forestale gli ha imposto di girare per i boschi sempre con il cellulare acceso e a portata di orecchio: «misura di sicurezza», gli avevano detto, «perché così ti possiamo contattare in ogni momento e per qualsiasi motivo». «Se hanno inventato i Gsm, almeno usiamoli per lavorare meglio!», aveva commentato il suo capo, Lorenzo, un brav'uomo che aveva intuito fin dall'inizio che quel Fabiano aveva qualcosa in più, rispetto agli altri. E anche lui sapeva di quel «dono»... - Lorenzo... Sono Fabiano, ciao... - Orpo, il Fabiano che usa il Gsm! - se la ride alla grande il «capo», con un vocione che obbliga Fabiano ad allontanare quell'arnese dall'orecchio. - Vuoi proprio far venire da piovere prima della bella stagione, eh? - Ascolta, stasera salgo su dal Giorgio e dall'Annalisa... - Problemi alla malga? C'è ancora quell'aquila che attacca le galline? - No, niente aquile, questa volta. S'è fatto vedere di nuovo l'orso, per la terza volta in tre giorni... - Santo cielo... È la Jurka? - Giorgio m'ha detto che è una femmina. Forse è la Jurka, vedremo... - Senti, Fabiano - continuò Lorenzo, - so che farai di testa tua, ma io devo dirtelo lo stesso: tu sei solo un custode forestale e con gli animali devi avere molta, molta prudenza. Quando hanno fatto questa legge, gli intelligentoni giù in città ancora non potevano sapere che in giro per i boschi c'era uno come te, e allora hanno deciso che i custodi forestali custodiscono le foreste, e i guardiacaccia guardano gli animali. Siamo d'accordo? - Le so anch'io, certe cose... - Certo, lo so che le sai, ma comunque io te lo dico e te lo ripeto: stai attento a non fare sciocchezze, su in malga. Se c'è quella Jurka, se è lei e se infastidisce i malgari, prendi il Gsm, chiamami immediatamente e io avviso quelli del Progetto. Quelli dell'orso, insomma... - D'accordo, farò così - mormora Fabiano poco convinto, - ma vedrai che non ce ne sarà bisogno... - E allora ti dico di stare attento, di essere prudente... Non farti prendere dall'entusiasmo, va bene? Con te è come parlare al vento, lo sappiamo, ma ricordati che sei un custode forestale, un bravissimo custode, ma solo quello... Dopo un inverno insolitamente caldo, è fresca, l'alba di metà maggio, su ai prati della malga, fresca e dolce di umidità: è il profumo dell'erba bagnata, del muschio e dei licheni intrisi di rugiada. È il profumo del bosco che Fabiano ama di più. È il profumo dei primi funghi, è l'afrore magico dei tronchi morti in decomposizione e quello ancora più intenso della resina che cola dai tronchi in arabeschi candidi o trasparenti. Fabiano s'è alzato poco prima dell'alba: ha bevuto una tazza di caffè bollente intiepidito da un goccio di vino rosso, ha salutato Annalisa e Giorgio, invitandoli a restar in casa, quella mattina... - Il latte lo mungerete poi, quando sarà tutto finito. Restate qui e non fate rumore, mi raccomando. Tu, Giorgio, tieni un forcone, anzi no, due coperchi di pentola a portata di mano: se Jurka fa la matta e mi prende per un barattolo di miele, corri fuori urlando e sbattendo i coperchi e falla scappar via! Ma non farle del male, per nessun motivo, va bene? È bastato un cenno degli occhi, per capirsi. Giorgio sa di che pasta è fatto, l'amico Fabiano: lo si può contraddire su tutto, magari prenderlo in giro perché è senza donna, perché non s'è mai sposato e, giù in paese, alcuni dicono che non è mai stato nemmeno fidanzato, e lui non si arrabbia mai, risponde a tutti con un sorriso timido come se dicesse... «Eh, lo so ben io, perché son solo!». Ma se gli toccate anche per scherzo i suoi animali, allora diventa una furia, anzi, un furetto irascibile e pronto ad azzannarvi gli stinchi! La prima luce dell'alba dirada l'oscura nebbia della notte e un soffio leggero e gelato fa rabbrividire Fabiano, accoccolato dietro a un cespuglio. Da lì può tener sott'occhio il complesso della malga: la stalla lunga delle vacche, quasi tutta vuota però, perché al giorno d'oggi il bestiame è ormai abituato a dormire all'aperto e a radunarsi al mattino al primo sole e alla sera al tramonto per la mungitura; la casèra più piccola, sulla destra, in cui l'Annalisa e il Giorgio preparano il formaggio, che poi un giorno alla settimana vengono a prendere quelli del caseificio; l'abitazione dei malgari, sassi squadrati alla base e legno scuro, quasi nero in alto, dove un tempo si teneva il fieno. Giorgio vorrebbe trasformare il vecchio fienile in stanze per gli ospiti, fare della malga un piccolo rifugio, ma Annalisa tira indietro: «Sei gelosa della tua pace», la prende in giro il marito, «ma qualche euro in più, non guasterebbe mica, sai?».

Fabiano sta dalla parte di Annalisa: per carità, ben vengano, i turisti, se sono educati, se conoscono le regole, se passano senza sporcare... Ma lui sa quanti sacchetti di plastica, quanti fazzoletti di carta, quanti tetrapak, quanti mozziconi di sigarette ha dovuto raccogliere, nei giri di quegli ultimi anni... Eccola! È stata un'ombra ad attirare l'attenzione di Fabiano, che non si muove, gira solo gli occhi in direzione della stalla grande. Eccola ancora! Da dietro alla costruzione stretta e lunga adagiata sul pascolo, caracollando giù per il sentiero che scende dal bosco alto, l'orsa entra nello spiazzo davanti alla malga e si ferma. Rimane immobile per un lungo minuto, girando solo la grossa testa di qua e di là e puntando l'aria con il naso per catturare tutti gli odori e per capire se ce n'è qualcuno di nuovo. Fabiano è contro vento: non ha problemi di essere individuato. Jurka... perché sì, è proprio lei, è la star degli orsi, la mamma degli orsacchiotti birichini, birichina lei stessa ma per fame e per necessità, lo spauracchio dei pastori e dei malgari... Jurka fa un passo e si dirige sicura verso il recinto delle capre. Si alza sui posteriori - che devono essere potenti, forti e duri come colonne di marmo peloso! - e s'appoggia con le zampe anteriori alla staccionata, piegandola col peso, ma senza spezzarla. Solo a quel punto il belare timido delle caprette, riunite all'interno e al coperto, rompe quel silenzio innaturale e Jurka sbuffa preoccupata e curiosa. Prova con le zampe la tenuta del recinto e uno scricchiolìo, quasi un gemito premonitore, fa scoppiare un pandemonio di strilli e di belati assurdi. Le capre hanno capito il pericolo e sanno che non c'è via di scampo. Una o due di loro faranno una brutta fine, quel giorno... Perché Jurka ha fame: l'inverno non è stato freddo e lei ha dormito poco, per questo forse è così nervosa. Ma in questo inizio di estate la temperatura ahimé è calata all'improvviso, in quota è caduta persino la neve e le gemme stanno tardando a maturare, i germogli si sono bloccati... e l'orsa ha fame! E allora accade quel che nessuno si aspetterebbe. Fabiano si alza in piedi... E Jurka gira di scatto la testa con un leggero ringhio! ... esce camminando piano ma decisa dal cespuglio... Jurka si stacca dal recinto, balza all'indietro, torna su quattro zampe e trotterella curiosa e coraggiosa in direzione di quel nuovo venuto! ...Fabiano si ferma solo quando è all'altezza della fontana delle vacche, con il gorgoglio dell'acqua che esce dal tubo mangiucchiato della fontanella a fargli compagnia e a dargli sostegno... Jurka si ferma solo quando arriva anche lei accanto al vascone pieno d'acqua scura: si ferma immobile, frustando l'aria col naso... e sente odore di bosco, odore di muschio, odore di legno marcio, odore di funghi, odore di germogli freschi, grossi e turgidi, odore di cibo! ...L'uomo mette le mani a coppa, va in cerca del fiotto d'acqua fredda e le riempie fin quasi all'orlo. Poi le porta alla bocca e beve una lunga sorsata, ascoltando l'acqua che scende in gola e scivola nello stomaco portandogli benessere e forza nuova... Jurka segue quei movimenti lenti e per nulla pericolosi con gli occhi grossi e scuri, occhi buoni, occhi d'animale che non ha paura. ...allora Fabiano prende dal fondo del cuore il suo dono particolare, quel dono che ha solo lui, che non hanno altri, che in molti, in troppi gli invidierebbero, se lo venissero a sapere, e lo fa sbocciare in quell'alba di metà maggio, un'alba al tempo stesso drammatica e dolce: rimette le mani sotto al rubinetto, le riempie di nuovo d'acqua e poi... poi le allunga all'orsa, invitandola con un cenno a berne un sorso... Jurka sbuffa ma non scappa, a quel gesto di amicizia: è fin dall'inizio di quell'incontro strano che il suo istinto le sta ordinando di fuggire, di tornare di corsa nel bosco alto, di lasciar perdere quel «due-zampe» che sa di legno, di erba e di formiche, e invece allunga il muso, annusa quelle mani, quell'acqua, e trova tutto così naturale, così tranquillo, che le sembra una cosa bella e buona sfiorare quel dono con la lingua! E a quel punto Jurka capisce. L'uomo le sta parlando in silenzio, e l'animale comprende: «È un posto pericoloso per voi orsi, questo, non è un luogo per te e per i tuoi figli, perché nel bosco i germogli sono finalmente generosi, dolci e freschi. È tempo di andare... Devi andare!». L'orsa grugnisce soddisfatta: l'acqua le è piaciuta e ne vorrebbe ancora, ma Fabiano le indica il bosco alto, e Jurka obbedisce, trotterellando allegra con le zampe posteriori che sgambettano civettuole. Arrivata all'altezza della grande stalla, non guarda nemmeno il recinto delle capre, ma si ferma e si volta: un grugnito potente è l'addio o, forse, l'arrivederci. Fabiano si siede, spossato e debole, sull'orlo del vascone: si bagna la fronte e beve un secondo sorso d'acqua. Ritorna in sé solo quando il Gsm si mette all'improvviso a trillare. Guarda il piccolo schermo e legge «Lorenzo»: è il capo, vorrà sapere com'è andata. (Il racconto è emozionalmente ispirato alla figura dell'amico Fabio Osti, vecchio «signore degli orsi»).

Da L'Adige del 04/08/07

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Sittlieb
00sabato 4 agosto 2007 18:19
Pietro Gottardi è da Lavis ed è pure amico di mio fratello [SM=x948575] !
ClaudioTN
00martedì 14 agosto 2007 16:10
Mi portano Jurka sopra casa.... [SM=x948642]

Jurka al Casteller isolata dal mondo

Da gennaio isolata nel nuovo recinto di 6.500 metri quadri


di MATTIA FRIZZERA Jurka e gli altri orsi «ribelli» da gennaio al Casteller potranno cercare di ritrovare la retta via in un recinto di 6500 metri quadri, lontani da sguardi ed attenzioni indiscrete. «L'orso da noi deve convivere con l'uomo - spiega Claudio Groff, coordinatore delle attività riguardanti l'orso per la Provincia - noi non vogliamo vi sia malcontento, perchè se i trentini non accettano l'orso non c'è futuro per la presenza dei plantigradi in quest'area». La zona del Casteller è prevista come approdo temporaneo di alcuni mesi, in quanto verrà poi identificata un'ulteriore area, più ampia, probabilmente a Spormaggiore, come sistemazione definitiva. La nuova casa di Jurka si trova in prossimità del vivaio forestale; l'accesso è regolato da un cancello ed è consentito solo agli operatori della zona. «Abbiamo avuto dei contatti - prosegue Groff - con altre realtà operanti in Spagna, Svizzera, Germania, Svezia ed in Abruzzo, per predisporre una modalità di difesa attiva del recinto compatibile con il resto d'Europa. Questa zona inoltre è tranquillissima, non si sentono i rumori della città, anche perchè ci hanno consigliato di limitare i contatti con l'uomo in un primo momento. San Romedio - aggiunge - è stata una soluzione dettata dall'emergenza, il luogo dà maggiore stress all'animale vista la presenza di molte persone». Vicino alle piantine che verranno messe a dimora nei boschi trentini alcuni operai stanno scavando per portare i fili elettrici che separeranno Jurka e gli altri orsi problematici dal resto del mondo. Saranno predisposti 5 fili elettrici ad un metro e mezzo dalla recinzione ed altri 5 sulla rete protettiva. Il sistema sarà quello adottato già per l'allevamento ad esempio delle vacche. Jurka troverà all'interno un ambiente ideale: tanti sassi e dislivelli, un bosco di roverelle, noccioli, pini neri e carpini, una pozza per difendersi dai calori estivi. Per il riposo verranno predisposte tre «tane clima», «coibentazioni in calcestruzzo - spiega Lorenzo Valenti, collaboratore del servizio foreste e fauna - realizzate in una depressione del terreno, con un rivestimento in legno ed una superficie per ogni sito fino a 9 metri quadri». Sui 30mila euro di danni causati dagli orsi nel 2006, ben la metà si devono a Jurka, che non si è ben ambientata con la comunità trentina, tanto che l'Istituto nazionale della fauna selvatica (Infs) l'ha considerata pericolosa per l'uomo. «I danni sono stati limitati - chiarisce Groff - anche perchè c'è stato da parte degli allevatori trentini un cospicuo investimento in recinzioni elettriche». Per quanto riguarda gli indennizzi per i danni, Groff ricorda come «la Provincia sia solitamente molto più rapida nel liquidare le somme rispetto alla previsione legislativa di 60 giorni». La struttura del Casteller è pensata, in collaborazione con il Ministero dell'ambiente, anche per ospitare altri orsi problematici dell'arco alpino, ma non è escluso che se lince e lupo torneranno a popolare il Trentino la struttura possa essere adattata anche per quelle specie. Il periodo storico che stiamo attraversando è un'età d'oro per l'orso: «qualitativamente e quantitativamente - fa notare Groff - bisogna andare indietro di parecchi secoli per trovare un bosco così adatto per gli orsi». Al Casteller l'orso verrà costantemente monitorato, per vedere se riuscirà ad acquisire tranquillità, a non scavare o tentare di uscire, ad essere attivo nei periodi canonici del mattino e della sera. L'auspicio è quello di utilizzare il meno possibile il recinto, ma si dovrà attendere la crescita dei 10 nuovi nati nel 2006, per vedere come si comporteranno. «Il Trentino - conclude Groff - è un ambiente idoneo per l'orso, lo dimostrano i 27 piccoli nati in 5 anni». Con l'assessorato provinciale all'ambiente ed il Comune di Spormaggiore si sta valutando la sistemazione definitiva in un'area più grande di quella del Casteller, che già è 5 volte più spaziosa rispetto a San Romedio, ma che non coinciderà con il recinto che attualmente ospita 4 orsi.


Da L'Adige del 14/08/07
Sittlieb
00martedì 23 ottobre 2007 09:52
Hanno sterilizzato Jurka.

roby4061
00martedì 23 ottobre 2007 09:59
Re:
Sittlieb, 23/10/2007 9.52:

Hanno sterilizzato Jurka.




ORRORE.

[SM=x948672]

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