Il Kosovo è la priorità americana
Qualche giorno prima delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti i rating sommari del democratico Barack Obama e del repubblicano Mitt Romney sono tornati in parità.
Nell'ultimo dibattito nella città di Boca-Raton, Florida, ha vinto Obama. Nonostante la politica estera non abbia un ruolo importante nella vita degli americani, che sono molto più preoccupati dai problemi interni del paese, i dibattiti sulle questioni internazionali sono sempre una cartina di tornasole del grado di competenza dei candidati. Ed in questo campo, secondo gli analisti, il presidente attuale è risultato essere più competente del suo avversario. Obama e Romney si sono confrontanti sull’Afghanistan, Siria, Iran, Iraq, Libia, Egitto, Israele. E non hanno sprecato nemmeno una parola sui Balcani, sulla situazione in Serbia. Non c'è da meravigliarsi, dato che secondo Washington negli ultimi anni la situazione nei Balcani è più o meno stabile, come rileva il politologo Danka Jovanovič,
Il risultato delle presidenziali negli Stati Uniti non avrà un impatto drammatico sulla situazione balcanica e sulla politica di Washington riguardante la Serbia. Alcuni in Serbia pensano che il repubblicano Mitt Romney potrà fare tante cose utili per la Serbia, se diverrà presidente. Ma questa visione è sbagliata. Non si deve dimenticare che il democratico Bill Clinton ha sviluppato e ha messo in atto il progetto di liberazione di Kosovo. Quindi, non si può escludere che in caso di vittoria Barack Obama farà tutto per risolvere definitivamente il problema di Kosovo, imponendo a Belgrado le sue condizioni. Obama non si occuperà personalmente degli “affari balcanici”, delegandoli all’Unione Europea. Negli ultimi otto-dieci anni i Balcani non sono mai stati la priorità della politica estera statunitense. Questa situazione difficilmente cambierà nei prossimi anni.
Oggi per qualsiasi presidente degli USA, sia Obama che Romney, è lo status-quo ad essere importante nei Balcani. La Slovenia e la Croazia fanno già parte della NATO e dell’UE. Il Montenegro sta per entrare in entrambe le organizzazioni. È molto probabile a Belgrado proporranno un’entrata immediata nell’Unione Europea, poi nell’alleanza nord-atlantica e chiederanno un appoggio totale della politica di Washington. Se Belgrado accetta le condizioni, otterrà il via libera.
Questa è la questione di cui Washington si occupa attivamente. Un mese e mezzo prima delle elezioni a Belgrado è stato mandato un nuovo ambasciatore, Michael Kirby. Prima della nomina, Kirby ha occupato la carica di vice segretario di Stato per le missioni diplomatiche all'estero. Egli stesso è un diplomatico capace e con esperienza. Alla domanda di un giornalista su che cosa succederà in caso di vittoria di Romney, l’ambasciatore ha detto sinceramente: “Non credo che con la vittoria di un repubblicano dovremmo cambiare la nostra via politica. Adesso per noi c’è soltanto un tema importante, il Kosovo. Questo è la nostra priorità”.
Michael Kirby ha sempre detto che gli Stati Uniti sono contrari alla divisione di Kosovo in due parti. Secondo Washington, Belgrado e Prishtina devono trovare d’accordo. Il desiderio del diplomatico americano è chiaro, lui sta al servizio governativo e segue le ordinanze del suo governo. Negli ultimi anni i diplomatici americani hanno influenzato ampiamente i politici serbi.
Ma il presidente serbo Tomislav Nikolič non è la persona più disponibile a trovare un'intesa. Il leader serbo in un intervista al canale televisivo macedone “Sitel” ha dichiarato: “In tutti i colloqui con i rappresentante europei dico apertamente che nei prossimi 100 anni in Serbia non nascerà una persona che accetterà l’indipendenza del Kosovo e Metohia”.
Ma gli Stati Uniti non dimenticano le loro priorità. Nella loro visita a Belgrado il segretario generale statunitense Hilary Clinton e il rappresentante supremo dell’UE per gli affari internazionali Catherine Ashton vorranno parlare delle prospettive di dialogo tra Belgrado e Pristina.
http://italian.ruvr.ru/2012_11_01/93186535/