Miranda Martino: le notizie.
Ed eccole qua, buona lettura.
Chiedo scusa fin d'ora se ho sbagliato qualche titolo, ma non conosco molto bene il napoletano.
Mirando Martino – Moggio Udinese (UD), 26 ottobre 1933.
Nata occasionalmente in Friuli da genitori campani di Aversa, ci tiene molto alle sue origini, affermando “so’ tutta mozzarella e manicomio” mentre esegue la “mossa”.
Come la sorella Adriana, che poi prenderà la strada della musica da camera, fin da bambina studia canto e pianoforte in casa. Dopo essersi esibita in varie occasioni di carattere casereccio, soprattutto per hobby, ottenuta l’abilitazione magistrale a Roma, decide di intraprendere la carriera musicale e si iscrive al concorso per voci nuove bandito dalla Rai nel 1955.
Entrata nella rosa dei finalisti, sei dei quali verranno mandati al Festival di Sanremo, non la spunta per pochi voti. Alla sua voce fresca ed aggressiva, infatti, viene preferita quella più compassata e tradizionale di Tonina Torrielli. Riesce comunque a farsi apprezzare nell’ambito discografico e incide i primi dischi, cui seguono serate, trasmissioni radiofoniche e televisive, cominciando ad incontrare i primi favori del pubblico.
Nel 1957 partecipa al Festival di Napoli, dove le sue notevoli doti interpretative e la sua voce estesa, sensibile e personalissima vengono impiegate in due brani di buona fattura come “Si’ comme a n’ombra” e “Comm’a na stella”. Ottenuto un contratto discografico con la Rca, dovrà segnare il passo ancora per un paio di anni. Nel 1959 approda a Sanremo presentando, con Jula De Palma, “La vita mi ha dato solo te”, un pezzo di Marcello De Martino che l’artista interpreta con grande bravura rivelandosi al grosso pubblico. La canzone non entra in finale, ma viene bene accolta sul mercato discografico. Nello stesso anno incide “Stasera tornerò”, sigla dell’inchiesta televisiva “La donna che lavora”. E’ una canzone che anticipa le tematiche femministe con la quale entra nella hit parade consolidando definitivamente la sua popolarità.
Sempre nel 1959 è al centro di una polemica che si protrae per mesi, riguardante “Solitudine”, un brano portato insieme a Nunzio Gallo al Festival di Napoli.
Quando la canzone, che tutti avrebbero voluto interpretare e indicata come la più probabile vincitrice, viene eliminata, esplode quello che i giornali chiameranno “il giallo di Napoli”: autori, editori e discografici invadono il palco dove cominciano a volare pugni, schiaffi, brutte parole e minacce di querele, tanto che la Rai è costretta ad interrompere la diretta televisiva.
Tuttavia, al di fuori del Festival, dove con Jula De Palma ha portato in finale la bella e difficile “O’ destino ‘e ll’ate”, ottiene un successo personale con “Arrivederci” di Umberto Bindi, dividendo gli allori sul mercato discografico insieme allo stesso autore e a Marino Barreto Jr.
Nel 1960 torna al Festival di Sanremo con “Invoco te” e “Vento pioggia scarpe rotte”, presentate entrambe con Gino Latilla, che però non superano il verdetto delle giurie.
Qualche mese più tardi prende parte nuovamente al Festival di Napoli portando in finale con Gloria Christian “Serenatella c’’o sì e c’’o no” e con Achille Togliani “Stasera sì”.
Nel 1961 partecipa al suo ultimo Festival di Sanremo con “Non mi dire chi sei”, notevole pezzo di Umberto Bindi che porta in finale insieme all’autore e la sofisticata “Lady Luna” di Trovatoli e Verde che però viene ignorata dalla giuria.
Il 1961 è anche l’anno che la vede nella classifica dei dischi più venduti con ben tre canzoni: la già citata “Serenatella c’’o sì e c’’o no”, “Eravamo nuvole” e “Frenesia”.
Prende parte a moltissime trasmissioni radiofoniche e televisive, è presente in tutte le manifestazioni di vasta popolarità, incide un’enorme quantità di dischi e porta al successo brani come “Meravigliose labbra”, “Stringiti alla mia mano”, “Notte di luna calante”, “Gastone”, passando con bravura dalle atmosfere intimistiche ai moduli della sciantosa.
Fra il 1962 e il 1963 realizza due album di classici napoletani, confermandosi artista completa, interprete versatile e di grande pregio. Ne seguono recital a base di melodie partenopee in cui, fra “Palomma ‘e notte” e “’Na sera ‘e maggio”, canta “’A frangesa”, “Ninì Tirabusciò” e “Lilì Cangì”, mandando in visibilio il pubblico per la sua abilità nel fare “la mossa”.
Personaggio inquieto e irrequieto, sempre alla ricerca di nuovi stimoli ed interessi, stanza delle serate e delle gare festivaliere, nel 1962, all’apice della popolarità, rallenta l’attività canora e tenta la via della rivista con ruoli di primadonna nelle compagnie di Nino Taranto, Erminio Macario e Carlo Dapporto. Alla fine degli anni Sessanta si rivolge al teatro e recita testi di Jean Genet e di Puecher, fra cui “Nostro fratello donna”, uno spettacolo sulla condizione femminile nesso in scena con la sorella Adriana. Successivamente abbraccia la causa del femminismo in seno al Partito Comunista e, sul palco del teatrino militante “La Maddalena” di Roma, racconta se stessa nel suo “Ottimo stato”, dal quale trae l’album omonimo.
Nello stesso tempo partecipa alle feste dell’Unità e si occupa sempre più di politica. Quindi abbandona il Pci, nel quale tornerà alla fine degli anni Ottanta, e si presenta alle elezioni nelle liste del Partito Radicale con risultati non troppo esaltanti.
Fra gli anni Settanta ed Ottanta la sua carriera continua a dividersi tra radio, televisione (anche come intrattenitrice), operetta (con Sandro Massimini) e teatro di prosa, fra cui “Delitto all’isola delle capre” di Ugo Betti e “Càsina” di Plauto, accanto a Mario Scaccia.
Continuando sulla strada dell’impegno politico, nel 1990 pubblica un libro sulla droga dopo aver portato uno spettacolo in varie comunità terapeutiche.
Nel corso della sua movimentata vita pubblica e privata, ha dato molto anche alla stampa rosa. Sposata al giornalista Ivano Davoli, ha poi avuto una lunga relazione con l’attore Gino Lavagnetto. Cominciò a scandalizzare i lettori della stampa rosa non facendo battezzare il figlio Fedor, fino a traumatizzarli quando i settimanali riportarono la notizia che nella sua casa, con una sua amica e i rispettivi uomini, aveva instaurato un rapporto di coppia aperta.
Nonostante le brillanti affermazioni e la grande popolarità di cui ha goduto nel suo periodo aureo, pure non è riuscita mai ad affermarsi definitivamente come avrebbe meritato. Ha compiuto fortunate tournée in tutta Europa e nelle Americhe. Divenuta scrittrice, autrice di testi e musiche delle sue canzoni, regista ed attrice teatrale con risultati non pari alla sua fama di cantante, nel 1989 ha portato in scena un modesto lavoro della sorella Adriana su Sarah Bernhardt al Todi Festival. Nel 1991 è in giro per l’Italia con “Liolà” di Luigi Pirandello.
Fra le sue interpretazioni: ‘Na musica, Me ne infischio, Piscatore ‘e Pusilleco, ‘O sole mio, ‘Ncantesimo sott’ ‘a luna, Cucù settè, Suttanella e canzunciello, Non dimenticare, Nostalgia, Io so che tu mi lascerai, Questa nostra estate, Un segreto fra noi, Vita mia, Te vojo bene, Cinqunt’anni.
[Modificato da New Redarrow 12/10/2004 16.50]