Québec, l'indipendentismo al potere

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Arvedui
00venerdì 22 dicembre 2006 00:58
Québec, l'indipendentismo al potere

La mozione che riconosce lo stato di nazione alla regione francofona divide il Canada e spariglia le carte al fragile governo conservatore di Ottawa. Ma soprattutto rischia di innestare una "epidemia" di secessionismo in tutto il mondo


La mozione che riconosce lo stato di nazione alla regione francofona divide il Canada e spariglia le carte del fragile equilibrio del governo conservatore di Ottawa. Ma soprattutto rischia di innestare una pericolosa "epidemia" di secessionismo in Canada e nel mondoIl Québec diventa provincia sovrana. E' stata approvata ieri a Ottawa dalla Camera dei Comuni del Canada la mozione che riconosce alla regione francofona lo stato di "nazione all'interno del Canada Unito". Il risultato (266 voti contro 16), col quale, dopo due giorni di dibattito, i deputati dei quattro partiti presenti ai Comuni hanno approvato l'interpellanza non deve però ingannare.

La richiesta è stata presentata dal primo ministro conservatore Stephen Harper in risposta alla proposta presentata la settimana scorsa dal Bloc Québecois, il partito maggiormente indipendentista, che proponeva di riconoscere che "i cittadini del Québec formano una nazione". Obbligato a prendere posizione, il premier ha sorpreso tutti presentando una sua mozione che tutelasse la costituzione, legittimando però le richieste del fronte separatista limitandosi ad aggiungere le parole "in seno al Canada unito" alla versione del Bloc.
Una scelta chiara, sbandierata come punto di partenza per una riconciliazione nazionale, quasi un compromesso tra le istanze identitarie dei Québécoise, i difficili equilibrismi di un governo ballerino e la difesa dell'unità nazionale.

Ma anche un modo più prosaico per cercare di accrescere la popolarità dei conservatori all'interno della regione (tradizionalmente liberale), che non ha mancato, inevitabilmente, di creare dissapori e divisioni all'interno del governo. Il ministro degli affari intergovernativi e dello sport dilettante, Michael Chong, si è dimesso in aperta polemica col Primo Ministro, spiegando di non riconoscere il Québec come nazione e di non accettare l'idea di un "nazionalismo etnico". Chong, che sarà sostituito da un altro residente nell'Ontario, Peter Van Loan, ha sottolineato di "credere soltanto in una nazione unita ed è il Canada", e di voler essere leale prima di tutto suo Paese, prima ancora che al suo partito. Ma il voto ha spaccato soprattutto i liberali, chiamati nei prossimi giorni a nominare proprio a Montreal il leader che guiderà il partito dopo la sconfitta elettorale dell'ex primo ministro Paul Martin. Infatti 15 dei 16 voti contrari sono stati espressi proprio da deputati liberali.

Un polverone politico che può rimescolare le carte in un governo nato nello scorso gennaio in modo maldestro e rocambolesco. Le elezioni anticipate dello scorso gennaio, infatti, videro la risicata vittoria dei conservatori, che hanno formato un governo di minoranza (quello con la più bassa percentuale di seggi detenuta dal partito di governo nella storia), portando all'opposizione i liberali indeboliti dallo scandalo sponsorizzazioni, e registrando la crescita consistente del Nuovo Partito Democratico (NDP), di area socialdemocratica. Un cambio di rotta a metà, dopo le accuse di corruzione al partito liberale e l'emergere di una cultura clientelare all'interno del governo che ha portato alla sfiducia l'ex premier Martin. E che ora obbliga il Presidente del Consiglio a provarle tutte per invertire la tendenza, riguadagnare popolarità e stringere nuove alleanze.

Di fatto, la mozione approvata resta ampiamente simbolica, poiché non implica alcun emendamento costituzionale o modifica della legge, riconoscendo soltanto lo status "culturale" di nazione. Lo stesso Harper ha ribadito che la risposta del governo su una ipotetica indipendenza del Québec sarà sempre negativa. Ma il dado è tratto e il dibattito è aperto, all'ombra di nuovi scenari, su cui in Canada già si discute. Si teme infatti che un tale passo possa rinvigorire le speranze delle compagini indipendentiste del Québec, ma anche e soprattutto alimentare i fuochi separatisti di altri gruppi etnici e indigeni del Paese, che potrebbero reclamare un simile riconoscimento. Nei referendum del 1980 e del 1995, gli abitanti della provincia si erano pronunciati contro la separazione dal Canada, anche se la seconda volta di stretta misura (appena 1% di scarto). Oggi, forti del nuovo status di nazione, gli indipendentisti del Québec hanno annunciato, per bocca del loro leader, Gilles Duceppe, l'intenzione di organizzare un terzo referendum sull'indipendenza della provincia francofona nel caso dovessero tornare al potere nel Québec.

In effetti il Canada ha sempre ostentato con fierezza il vessillo dell'unità di una nazione da sempre multiculturale, composta com'è da immigrati da tutto il mondo e da numerose comunità aborigene. Nel Québec, unica provincia che non ha l'inglese come lingua ufficiale e in cui vive il 24% dei Canadesi, fu messa in atto negli anni Settanta la cosiddetta "Révolution tranquille" una serie di riforme economiche, sociali ed educative atte a rivendicare le origini francesi della provincia, fino alla promulgazione della "Charte de la langue française" (1977), che consentì il diritto a lavorare "in lingua francese", sancendo di fatto il bilinguismo dell'intero Canada. Ben presto divenne terra fertile per i primi vagiti di indipendentismo, sostenuti soprattutto dal Parti québécois, un movimento di ispirazione socialdemocratica che nel panorama politico canadese gode del sostegno dei sindacati, ma senza esserne formalmente legato. Fu Lucien Bouchard, ex-ministro conservatore del Governo canadese (e successivamente leader del PQ) a fondare nel 1990 Bloc québécois, una formazione di dichiarata matrice separatista, a capo della quale guidò un governo regionale dichiaratamente indipendentista. Portando così alla luce il problema della sovranità del Québec, che, nonostante un vistoso calo elettorale nel 2003, oggi arriva ad una svolta comunque epocale.

A Ottawa, tuttavia, mettono le mani avanti. Rigettano i sospetti di sotterfugi politici e negano anche l'ipotesi di un possibile effetto domino che potrebbe risvegliare le velleità separatiste non solo delle altre province canadesi ma anche altri di paesi del mondo. Ed anche il portavoce dell'Ambasciata del Canada a Roma ha ribadito come il voto trasversale non sia una rincorsa verso il Bloc Québecois, ma che, al contrario, indebolisca le minacce indipendentiste. "Nessuno dei gruppi di immigrati - spiega il diplomatico - pur ben integrati nel tessuto del paese, si considera una nazione, concetto che appartiene piuttosto alle varie comunità aborigene, la cui identità distinta e i cui diritti speciali sono effettivamente riconosciuti dalla costituzione canadese. Tanto che i deputati del Bloc Québecois, non hanno potuto fare altro che unirsi al voto, vedendosi però svalutare tra le mani le proprie proposte più ambiziose".
I sogni "catalani" per ora sembrano subire una strana frenata. Ma non saranno riposti a lungo, probabilmente.
Riccardo.cuordileone
00venerdì 22 dicembre 2006 11:14
Ottimo, il prossimo passo sarà l'indipendenza! [SM=x751592]

Granduca di Milano
00sabato 23 dicembre 2006 07:59
Mi pare logico le differenze sono abissali, il potere anglofono è come sempre stato imposto con le armi. [SM=x751524]
Lux-86
00sabato 23 dicembre 2006 10:05
Mi sembra giusto: le differenze ci sono e se quelli del quèbec vogliono farle valere tutto di guadagnato per loro
-Kaname-chan
00sabato 23 dicembre 2006 13:54
Re:

Scritto da: Granduca di Milano 23/12/2006 7.59
Mi pare logico le differenze sono abissali, il potere anglofono è come sempre stato imposto con le armi. [SM=x751524]



Veramente molti primi ministri del Canada sono stati francofoni, le varie parti della federazione canadese godono di ampia autonomia, secondo me l'indipendenza non serve e infatti nei numerosi referendum è stata sempre bocciata
Granduca di Milano
00sabato 23 dicembre 2006 14:21
Sì ma per un nulla. [SM=x751530]
Aggravi85
00sabato 30 dicembre 2006 21:35
Vive le Québec Libre!!!
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