- Roger Waters in Tour mondiale: il concerto di Roma -
Si definisce il genio creativo dei Pink Floyd, e fa tutto per dimostrarlo sul palco. Roger Waters torna in Italia e in tutto il mondo con un tour che ha dell’incredibile, rispolverando l’antica verve non appannata dall’incedere del tempo.
Nell’oscurità più cupa, una manciata di secondi che sembrano minuti rotti da quel fascio di luce che illumina Roger Waters, in maglietta nera, col suo basso già a tracolla, apparentemente solo nel buio del palco: “Ladyes and Gentleman, are you ready?... Ein, zwei, drei, feuer…” introduce “In the flash” prima canzone di questo memorabile concerto così fortemente pinkfloydiano che lascia senza fiato. I martelli incrociati simbolo del dramma psichico di Pink, il personaggio che chiude la sua personalità dietro il muro della sua psicotica coscienza, imperano nello schermo di fondo: il concerto ha inizio, e quasi tre ore di musica purissima incominciano a fluire.
Il spettacolo va avanti, la musica offerta al pubblico è di primissima qualità, eseguita con maniacale perfezione che si manifesta in una sonorità perfetta: la celebre quadrifonia frutto della collaborazione con Alan Parson per i concerti degli anni ’70 dei Pink Floyd, avvolge lo spettatore, rendendolo partecipe dello show. E’ giunto il tempo di“Mother”eseguita con il piacere dell’intimità della chitarra acustica già presente nel brano originale, che riappacifica Waters con il suo pubblico. Il tuffo nel tempo, alle origini dei Pink Floyd è dato dall’esecuzione di “Set The Controls For the Heart Of The Sun”, accompagnata da immagini che rievocano il passato della band conclusosi con la perdita definitiva dell’intelletto di Syd Barrett, consumatosi nell’LSD fino al suo epilogo, l’11/7/2006. "Shine on you crazy diamond" è da considerarsi ancora un tributo per l’amico mai più ritrovato, come del resto "Wish you were here".
Ma una piccola magia attende lo spettatore all’inizio di questa splendida canzone: i riflettori illuminano la sinistra del palco, il posto dove David Gilmour, il chitarrista storico dei Pink Floyd è sempre stato presente , e l’inconfondibile chitarra con il suo timbro unico si propaga in tutto lo stadio. Lui non c’è, ma per tutto il giro introduttivo, il suo posto è illuminato, ed è come se ci fosse.
Il concerto, a questo punto prende la piega di denuncia, aspetto che ha da sempre caratterizzato Waters. Il suo punto di vista politico non è mai strumentale né strumentalizzabile. I potenti, coloro che sono in grado di decidere le sorti degli equilibri mondiali sono da sempre stati presi sotto mira. Nella canzone “Southampton Dock”e in “The Fletcher Memorial Home”sono la Thatcher, Breznev, e Reagan ad essere sotto accusa, mentre negli unici due brani in scaletta della sua produzione personale al di fuori dei Pink Floyd “Perfect Sense 1 & 2” e “Leaving Beirut” vengono messi sotto accusa Balir, Bush, Saddam, Bin Laden con attacchi diretti nel testo delle canzoni e nelle immagini che scorrono sullo schermo dietro il palco, dove è citata anche una frase agghiacciante di Stalin. Senza mezzi termini, contro tutti… le immagini scorrono e arrivano in fine in uno stadio che si riempie di acqua. In questa enorme piscina un sommergibile nucleare lancia i suoi siluri verso il palco che esploderà lasciando che il fungo atomico riempia lo schermo, e il rumore della deflagrazione si mischi ad un fortissimo urlo registrato di esaltazione del pubblico: è l’apoteosi della distruzione. Il primo tempo si chiude con “Sheep”, brano dai forti contenuti di denuncia.
Lo schermo alle spalle del palco cala lasciando spazio alla classica corolla dei Pink Floyd che troneggia come la luna: siamo al secondo tempo, e ci attende l’esecuzione completa di “The Dark Side of the Moon”, eseguita in maniera impeccabile e senza alcuna variazione, l’estro è già racchiuso nella perfezione delle partiture di questo splendido album. Si tratta, senza ombra di dubbio di un album perfetto, che racchiude in sé una genialità incorruttibile nel tempo, che testimonia l’eccezionalità di un periodo musicale florido come quello degli anni ’70, e che continua ad essere inevitabilmente proiettato nel futuro, nonostante sia stato inciso nel 1973.
Siamo arrivati al momento del bis, che comprende “The Happiest Days Of Our Lives”, “Another Brick In The Wall (part 2)”, “Vera”, “Bring the Boys back Home”, ed infine “Comfortably Numb”tutti brani tratti da “The Wall” da gustare e da ricordare per la loro esecuzione e per l’apporto scenico totale, capace di coinvolgere ed appassionare. Cannoni lanciafiamme, filmati, giochi di luci, sono un valore di supporto all’eccezionalità della musica prodotta in queste quasi tre ore di concerto.
Avevamo lasciato Waters nel 1983, alla vigilia di una lacerante battaglia legale col resto del gruppo perché desiderava porre fine ai Pink Floyd, persa definitivamente qualche anno dopo. Lo abbiamo rivisto in un mega concerto allestito a Berlino nel 1990 in occasione della celebrazione del crollo del muro, dove presentò la riedizione di “The Wall” memorabile disco della band inglese. Lo abbiamo ritrovato negli anni novanta in un disco da solista “Amused to death” che poteva segnare una svolta mai verificatasi, ed infine lo abbiamo scoperto compositore di un’opera lirica "Ça Ira" sulla Rivoluzione Francese. Ma la chiave di volta è il Live 8 del luglio dell’anno scorso, teatro di 20 minuti di puro rock psichedelico ad opera dei Pink Floyd ancora una volta uniti dopo 22 anni di incomprensioni. Non sappiamo cosa ne sarà di questo gruppo che ha fortemente cambiato le sorti del rock mondiale, aprendone una branca inesplorata. Sappiamo che dopo il Live 8 David Gilmour ha scritto un album da solista e ha iniziato un tour mondiale che toccherà nuovamente l’Italia ad agosto, avvalendosi della collaborazione del tastierista dei Pink Floyd Richard Wright, con una scaletta che comprende moltissime canzoni dei Pink Floyd stessi; sappiamo che Roger Waters ha organizzato questo tour mondiale pur non avendo scritto un nuovo album solista, improntato unicamente sulla produzione pinkfloydiana, invitando in alcune date il batterista del gruppo Nick Mason. Sappiamo che di recente il batterista ha dichiarato che vorrebbe tornare a suonare con i suoi amici Pink Floyd, non certo per soldi, bensì per amore.
Le vie del rock sono spesso incomprensibili e dove si verificano lacerazioni definitive, possono svilupparsi i semi di riconciliazioni inaspettate.
I fan attendono trepidanti un qualsiasi cenno in tal senso, godendosi nel frattempo questi concerti dell’estate 2006 che ricorderanno per sempre, coscienti del fatto che Pink è ormai tornato, e sta più che bene.
(di Svevo Ruggeri)
Scaletta del concerto del 16 Giugno 2006, Roma, curva Sud stadio Olimpico
- Primo Tempo -
In The Flesh
Mother,
Set The Controls For the Heart Of The Sun,
Shine On You Crazy Diamond,
Have A Cigar,
Wish You Were Here,
Southampton Dock,
The Fletcher Memorial Home,
Perfect Sense 1 & 2,
Leaving Beirut,
Sheep.
- Secondo Tempo –
The Dark Side of the Moon.(eseguito interamente)
- Bis –
The Happiest Days Of Our Lives, Another Brick In The Wall (pt 2), Vera, Bring the Boys back Home, Comfortably Numb.