Pakistan: "15-20mila bimbi morti"
Unicef: "Servono 20 milioni di dollari"
Sale di ora in ora il bilancio delle vittime causate dal terremoto in Pakistan. Il sisma ha provocato tra le 30 e le 40mila vittime. "Metà dei morti sono bambini" dice l'Unicef che lancia un appello iniziale per raccogliere 20 milioni di dollari ritenuti necessari per la prima emergenza. Intanto gli Usa hanno stanziato 50 milioni di dollari per aiutare il Paese ad affrontare l'emergenza.
Tutto il mondo si sta mobilitando per aiutare il Pakistan. Persino Israele, che con Islamabad non ha rapporti diplomatici, nella giornata di domenica aveva offerto il proprio aiuto. Intanto, le notizie che arrivano dalle regioni colpite dal sisma sono sempre più drammatiche. "Tutta una generazione è stata perduta in Pakistan", ha detto il portavoce dell'esercito pakistano, generale Shaukat Sultan, spiegando che la maggior parte delle vittime è costituita da bambini e scolaresche.
Difficile fare bilanci sulle vittime di questa catastrofe. L'Unicef e il governo pakistano parlano di un numero che si aggira tra i 30mila e i 40mila morti, ma è ancora presto per avere cifre ufficiali. E intanto urge organizzare aiuti per le zone colpite dal disastro, alcune a dir poco inaccessibili. E' per questo che gli esperti delle Nazioni Unite hanno lanciato un appello all'invio urgente di elicotteri per le operazioni di soccorso nelle zone più remote del Paese. "Ciò di cui abbiamo più bisogno sono gli elicotteri. Ve ne sono troppo pochi", ha affermato Jan Egeland, sottosegretario delle Nazioni Unite e coordinatore per gli affari umanitari e gli aiuti di emergenza.
"Servono gli elicotteri perché le strade sono impraticabili", ha aggiunto. Il governo pakistano ha mobilitato tutta la sua flotta di elicotteri, ma le proporzioni della catastrofe sono tali che non bastano, ne servono molti di più e servono anche velivoli leggeri in grado di atterrare e decollare in brevi spazi. "Ci troviamo di fronte a un compito immane e a enormi sofferenze. Parliamo di milioni di terremotati", ha sottolineato Egeland.
Il sottosegretario ha detto che otto squadre internazionali di soccorso sono già in loco e altre 10-12 sono attese. Se non si interverrà in fretta tutti gli sforzi saranno inutili, perché con il trascorrere delle ore diminuiscono le possibilità di trovare in vita persone intrappolate sotto le macerie. "Se non si inviano squadre entro oggi, probabilmente non serviranno più", ha detto Egeland. In vaste aree del Paese sono state distrutte infrastrutture vitali. Egeland ha sottolineato che in passato, in situazioni analoghe, i Paesi donatori spesso non sono riusciti a ottimizzare gli interventi e hanno trascrurato le forniture di acqua e di tende per eccedere con ospedali da campo. "Temo che troppi Paesi allestiranno ospedali da campo, ma invieranno poca acqua e servizi igienici", ha detto.
Intanto, l'impegno maggiore delle agenzie Onu, della Croce rossa e di altre organizzazioni umanitarie è proprio sul fronte del coordinamento. Per lunedì è prevista una riunione a Ginevra di coordinamento degli aiuti internazionali. "Finora il più grande sforzo è stato compiuto dal Pakistan da solo; l'intervento internazionale servirà a sostenerlo", ha spiegato Egeland.