..... chissà se il Cliente sarà rimasto soddisfatto?
Quando
Paolo/Mcolds mi ha scritto annunciandomi la sua intenzione di fare una puntata in
Liguria e chiedendomi di buttargli giù un itinerario, non ho avuto dubbi: una "prima" a
Genova vale bene un
Faiallo. E' così che gli ho proposto tre o quattro alternative in località diverse, ma quasi "obbligandolo" a scegliere la prima proposta, messa in bella vista a campeggiare sulle altre.
Quando arrivo, pur in anticipo, all'appuntamento fissato a
Voltri lo trovo già bello e pronto (!!!), così con pochi convenevoli (ma si sa, il mattino mi rende sempre poco loquace) gli indico solo un punto là in alto lungo la catena di monti a ridosso del mare in cui le uniche nuvole presenti in un cielo altrimenti azzurro indugiano sul crinale:
"Vedi, quello è il Faiallo, noi andiamo là!".
Il riscaldamento dura duecento metri, ed è già ora di salire (e forse questa è la prima sorpresa per il mio amico milanese). Ma la salita al
Passo del Turchino è morbida e scorre dolcemente tra una chiacchierata e l'altra, purtroppo accompagnata da tanti (troppi) motociclisti, tra i quali uno particolarmente deficiente che si è messo ad inveire contro di noi perché, a suo dire, intralciavamo la sua corsa verso l'imbecillità, suscitando in noi solo un moto di commiserazione.
Il vento si fa sentire già in basso ed io, conoscendo il "mio"
Faiallo, temo le raffiche che potremo trovare lassù, quando la strada raggiungerà il crinale. Superiamo il
Sacrario dei Martiri del Turchino, con i tristi pensieri di cui è monito, la strada corre ancora protetta dal bosco. Ma pregusto il senso di meraviglia che, superata la prossima curva e uscendo improvvisamente dal bosco, lascerà a bocca aperta
Paolo.
Anche in questo "ti vedo, non ti vedo" si intuisce la bellezza del paesaggio
E intanto la strana magia del vento che danza con la nebbia si rinnova ancora una volta. Certo mi dispiace che in questo spettacolo manchi la vista del mare laggiù, nascosto dalla cortina bianca, ma sono sicura che anche così il fascino delle montagne brulle e i canaloni che compaiono e scompaiono come fantasmi in un'atmosfera ovattata e irreale, col disco del sole che, bucando a fatica la massa bianca, ha il biancore della luna piena, abbiano comunque sortito il loro effetto e regalato a
Paolo un po' di quella che io chiamo
"la magia del Faiallo". La prossima volta ti ci porterò col sole, promesso!
Ormai parte di quel mondo bianco, dopo una breve sosta per la foto di cartello, scendiamo dal versante opposto verso
Vara Superiore, con qualche timore per ogni rombo di motore che sentiamo sopraggiungere alle nostre spalle in quell'aria di ovatta.
E' lo "scherzo" del Faiallo: un pugno di nebbia in un cielo azzurro...
... in cui man mano ci addentriamo
Se non conoscessi questa strada palmo a palmo il titolo di questa foto sarebbe "Pedalando verso l'ignoto"
Conquistato!
Con la deviazione per
Acquabianca lasciamo la strada principale e usciamo finalmente dalla nebbia.
Paolo sa dei miei recenti problemi in discesa e la diramazione mi crea qualche ansia in un punto piuttosto ripido che affronto in modo non proprio brillante e con tanta pazienza da parte del mio socio, che non fa pesare il mio handicap.
Raggiungiamo
Tiglieto e da lì di nuovo "in fuga dalla civiltà" prendiamo la strada che tra le anse dell'
Orba disegnate in una valle selvaggia di rocce rosse ci porterà a
Molare: avevo "giocato sporco" con
Paolo, tenendogli nascosto fino all'ultimo il passaggio sul tratto sterrato, per timore di un suo rifiuto che lo inducesse a rinunciare alla bellezza di quello che io definisco "il canyon degli Indiani". Beh, lascerò dire a lui se ne è valsa la pena!
La valle dell'Orba nel punto più spettacolare
Dopo le ultime moto che ci avevano superato sul
Faiallo ritorniamo a pedalare a fianco delle macchine nel breve tratto tra
Molare e
Ovada e, anche se non si può certo definire traffico da città, fa un certo effetto, dopo chilometri e chilometri pedalati con la sola compagnia delle nostre voci e del fruscio delle catene.
Di nuovo abbandoniamo la strada principale per una stradicciola che, attraversato il paese di
Costa di Ovada, su una sottile lingua di asfalto ora nel bosco, ora costeggiando alpeggi e cooperative lattiere ci porterà in
Val Gargassa. Ancora una volta avevo giocato col mio compagno di pedalate, che ormai aveva imparato ad interpretare il mio modo di "porgergli" l'alternativa tra percorrere la strada più facile ma meno affascinante e la possibilità invece di "entrare" nel cuore del territorio, portando naturalmente in dote una bella dose di salita aggiuntiva.
Rientrati sulla Provinciale nell'alta
Val Gargassa, scendiamo velocemente su
Rossiglione e da qui svoltiamo per risalire verso il
Passo del Turchino dal versante opposto rispetto a questa mattina.
Beh, ci meritiamo una sosta e a
Campo Ligure il gelato del "mio" bar sulla piazza è d'obbligo: a confermarci ulteriormente la genuinità il proprietario ci dice che viene prodotto col latte raccolto in valle.
La ripresa della pedalata si fa sentire sulle nostre gambe:
Paolo sta "conquistando" in questo giro il suo record di dislivello (wow!!) e io nelle ultime domeniche di pioggia non sono più riuscita a mettere su giri "importanti".
Giungiamo alla
Galleria del Turchino. Per l'ultima volta dò a
Paolo la "falsa" alternativa:
"Se vuoi abbreviare, da qui possiamo scendere direttamente su Voltri, altrimenti....".
Paolo mi guarda "rassegnato" e mi chiede quanta salita aggiuntiva avrebbe comportato quell'
"altrimenti".
La piccola velenosa rampetta ci porta a scavalcare la galleria ritrovandoci sul vero valico geografico. La strada stretta e sinuosa delle
Giutte indugia in quota con piccole improvvise contropendenze, facendo ancora una volta stupire
Paolo che ha perso l'orientamento e si chiede come potremo da lì scendere su
Voltri. Ricordo che anche quando erano venuti
Nicko,
Giuseppe(Gnaldi) & Claudio erano rimasti sorpresi e disorientati, nello scoprire di essere al contempo così lontani e così vicini alla meta.
Di nuovo
Paolo dimostra tutta la sua pazienza senza far pesare le mie incertezze su una discesa che "temevo".
E quando la strada inizia a scendere sembra un toboga
Punta Martin domina la valle
Siamo arrivati, mancherebbero soltanto i saluti, ma in un vero giro ligure
"Mare & Monti" D.o.c.g. non può mancare il finale con focaccia al formaggio sul lungomare..... adesso sì che ci si può salutare con un caloroso
"Arrivederci!"
E poche ore prima pedalavamo nella nebbia...
Km. totali: 155,45 (di cui 118 pedalati insieme + 37 A/R da casa a Voltri)
Dislivello : m. 2470
Media: 18,51 km./h (dovuti per lo più alle mie discese da lumaca)
Consumo: 3472 Kcal
Il giro
Ringrazio
Paolo per avermi fatto trascorrere una splendida giornata in sua compagnia!
Ciao!