UE, nuove forme di reati informatici

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snaplinx
00venerdì 6 aprile 2012 05:52

UE, nuove forme di reati informatici

Al vaglio una proposta per allargare la definizione di cybercrimini e stabilire pene più severe. Punibile anche il possesso di dispositivi destinati all'hacking

 

Roma - Il Comitato per le Libertà Civili del Parlamento Europeo ha approvato una proposta legislativa relativa agli attacchi informatici che adesso deve essere votato dagli organi europei.

Nella proposta si prevede di considerare reati diverse attività legate alle offensive perpetrate contro i sistemi informatici, partendo dal principio che un cyberattacco ad un sistema informatico costituisce, appunto, un crimine punito con la galera, dai 2 ai 5 anni. Pene più severe sono previste nei confronti di organizzazioni criminali vere e proprie, mentre si propone di non applicare una sanzione penale nel caso in cui, invece, "il danno conseguente all'attacco risulti insignificante".

Tra le fattispecie da considerare crimini informatici vi sono "l'accesso illegale, l'interferenza o l'intercettazione di dati", ma anche "l'utilizzo dell'identità elettronica altrui per commettere attacchi che causino pregiudizio al possessore originario dell'identità".

Tra le nuove definizioni di reato si annovera anche il semplice "possesso di software e dispositivi per l'hacking": ipotesi che renderebbe illegali di conseguenza anche quei sistemi atti a verificare la sicurezza informatica di un'azienda.

Nella proposta avanzata del Comitato vi è poi l'obbligo per le aziende di indicare un proprio responsabile legale, che risponderà nel caso di determinate azioni compiute nell'interesse dell'azienda (come per esempio nel caso di assunzione di un hacker per avere accesso al database di un concorrente), sia su sua diretta responsabilità che per sua mancanza di supervisione. Tra le pene comminate per l'azienda, anche "l'esclusione dal diritto di eventuali agevolazioni pubbliche o liquidazioni giudiziarie".

La proposta di Direttiva Europea prevede inoltre l'obbligo da parte degli stati membri di dotarsi di forme adeguate di risposta alle emergenze, in modo tale da rispondere ad eventuali situazioni entro un massimo di otto ore e di prevenire la diffusione al di là dei propri confini degli attacchi informatici rilevati.

Claudio Tamburrino

by PuntoInformatico

snaplinx
00venerdì 6 aprile 2012 05:53

UE, specializzazione informatica per l'Europol

La Commissione propone l'istituzione di un centro per la lotta alla cybercriminalità. Si occuperà di contrastare le frodi, di sventare attacchi alle infrastrutture nevralgiche, di tutelare i minori dagli abusi

 

Roma - La Commissione Europea ha proposto di istituire "un Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica": il tutto organizzato a L'Aja a partire dalle risorse dell'Europol, l'Ufficio europeo di polizia.

Il Commissario europeo agli affari interni Cecilia Malmstroem delinea il problema della sicurezza informatica come una questione urgente e sempre più all'ordine del giorno: "Il tempo che trascorriamo online ogni giorno aumenta e la criminalità si adegua: nessuno è al riparo dai reati informatici".

Per rispondere al crescente pericolo occorre dunque, secondo l'istituzione europea, sviluppare risorse ad hoc in parte distinte dalla polizia tradizionale in modo tale che possano essere concentrare interamente su questi problemi: il nuovo centro proposto, dunque, dovrebbe avere un organo direttivo distinto dall'Europol e sarà incaricato di individuare le reti delle organizzazioni criminali informatiche e di fornire supporto operativo nelle operazioni che le coinvolgono.

Dal punto di vista organizzativo rappresenta una proposta che attende l'approvazione del comitato di bilancio dell'Europol: si prevede per il primo anno una spesa totale intorno ai 3,6 milioni di euro, con operatività garantita a partire dal prossimo gennaio.

Il Commissario Malmstroem ha peraltro assicurato che si occuperà, in particolare, di quei crimini che generano ingenti proventi illeciti, quali le frodi perpetrate online tramite l'abuso di carte di credito e coordinate bancarie, nonché di quelli che causano gravi danni alle vittime, quali lo sfruttamento sessuale dei minori online e gli attacchi informatici contro le infrastrutture nevralgiche e i sistemi d'informazione dell'Unione. Ha escluso,invece, dalle competenze del nuovo centro la questione del file sharing illegale.

Il lavoro per un organo del genere sarà d'altronde già notevole: secondo i numeri esposti dal Commissario europeo tali crimini avrebbero già comportato un costo compreso tra i 114 e i 388 miliardi di dollari (circa 290 miliardi di euro) l'anno e creato un mercato che parte da una valutazione di un euro per i dettagli di una carta di credito, per arrivare fino a 140 per una carta contraffatta.

Una minaccia che incombe dunque sempre più concretamente sull'economia non solo europea, ma globale. Anche negli Stati Uniti, per esempio, si cerca di trovare l'organizzazione migliore per rispondere a queste minacce: da un lato un ex vertice dell'antiterrorismo come Richard "Dick" Clarke parla di una battaglia già persa a causa della debolezza della strategia di difesa informatica, dall'altra l'NSA, l'intelligence statunitense alle prese con la costruzione di un grande nuovo "Centro per la Cyber-Sicurezza", avrebbe individuato nella minaccia cinese il nemico da combattere per cercare di salvare l'economia statunitense dal furto di risorse, dati e dai continui attacchi.

Claudio Tamburrino

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