SEZIONEA ver 3.2 Messaggi, Pensieri, Insulti, Litigate e tutto quello che vi pare...

libertà?

  • Messaggi
  • OFFLINE
    crocino
    Post: 767
    Presidente della Repubblica
    00 11/01/2006 15:48
    "Il concerto ebbe inizio, non conoscevo quel che si suonava, ero in un paese ignoto. Dove situarlo? Nell'opera di quale autore mi trovavo? Avrei tanto voluto saperlo e, non essendoci accanto a me nessuno cui chiederlo, mi sarebbe piaciuto essere un personaggio di quelle Mille e una notte che rileggevo all'infinito e dove, nei momenti d'incertezza, sorge improvviso un genio o un adolescente d'incantevole bellezza, invisibile agli altri, ma non all'eroe in imbarazzo cui rivela esattamente ciò ch'egli desiderava sapere. [...] Appena ricordata, disparve, e mi ritrovai in un mondo ignoto; ma sapevo adesso, e tutto continuò a confermarmi, che questo mondo era una di quelli che mai m'era riuscito di supporre che Vinteuil avesse creati, giacchè quando, sazio della Sonata, che per me era un universo esaurito, mi sforzavo di immaginarne altri altrettanto belli ma diversi, facevo soltanto come quei poeti i quali riempiono il loro preteso Paradiso di praterie, di fiori, di fiumi che non sono che il doppione di quelli della terra. Quello che stava davanti a me mi faceva provare tanta gioia quanta me ne avrebbe fatta provare la sonata se non l'avessi conosciuta; era dunque, essendo altrettanto bella, altra cosa. Mentre la Sonata si apriva su un'alba liliale e campestre, dividendo il suo candore leggero ma per sospendersi all'intrico lieve eppure consistente d'un pergolato rustico di caprifoglio sopra gerani bianchi, era su superfici uniformi e piane come quelle del mare che, in un mattino di tempesta, cominciava, in mezzo a un acre silenzio, in un vuoto infinito, la nuova opera, ed era in un rosa aurorale che, per costruirsi progressivamente davanti a me, quell'universo ignoto veniva estratto dal silenzio e dalla note. Quel rosso così nuovo, assente nella tenera, campestre e candida Sonata, tingeva tutto il cielo, come l'aurora, d'una speranza misteriosa. E già un canto lacerava l'aria, un canto di sette note, ma così strano, così diverso da tutto quanto avessi mai immaginato, al tempo stesso ineffabile e chiassoso, non più gemito di colomba come nella Sonata, ma squarciante l'aria, vivo come la tinta scarlatta in cui era immerso l'inizio, qualcosa come un mistico canto di gallo, un richiamo, ineffabile ma sopracuto, dell'eterno mattino. L'atmosfera fredda, lavata di pioggia, elettrica - d'una qualità così distante, con pressioni così diverse, in un mondo così lontano da quello, verginale e popolato di vegetali, della Sonata - cambiava ad ogni istante, cancellando la promessa purpurea dell'aurora"
    [M.Proust - La prigioniera]

    era forse troppo bello per essere vero: e così la luisa come arriva se ne va.
    è ingiusto.


    - Come, non m'avete visto trinciare di mia mano i tacchinotti?
    Gli risposi che, non avendo potuto vedere fin allora Roma, Venezia, Siena, il Prado, il museo di Dresda, l'India, Sarah Bernhardt in Phèdre, conoscevo la rassegnazione e avrei aggiunto all'elenco il suo trinciamento dei tacchinotti.
  • OFFLINE
    crocino
    Post: 767
    Presidente della Repubblica
    00 16/01/2006 00:37
    "A mezzogiorno, tuttavia, in un trionfo ardente e passeggero di sole, questa sembrava compiersi in una felicità greve, paesana e quasi rustica, dove il vacillare di campane scatenate e squillanti (simili a quelle che incendiavano di calore la piazza della chiesa di Combray, e che Vinteuil, che tante volte doveva averle sentite, aveva forse colte in quell'attimo nella sua memoria come un colore che si abbia a portata di mano su una tavolozza) sembrava materializzare la più spessa delle gioie"


    Così continua il brano e anche nella vita vera a volte c'è il lieto fine. E si ricomincia con la luisa...


    - Come, non m'avete visto trinciare di mia mano i tacchinotti?
    Gli risposi che, non avendo potuto vedere fin allora Roma, Venezia, Siena, il Prado, il museo di Dresda, l'India, Sarah Bernhardt in Phèdre, conoscevo la rassegnazione e avrei aggiunto all'elenco il suo trinciamento dei tacchinotti.