attraverso un'analisi nemmeno tanto profonda tutti possono notare come effettivamente l'Oriente(giusta la tua distinzione tra il Vicino Oriente e l'estremo Oriente) sia terra religiosa,patria indiscussa delle Religioni. Tu dici che questi popoli sono dotati di "maggiore misticismo". Ma è importante capire il perchè. Partiamo dalla definizione di Misticismo.Rufus Jones,nei suoi studi sulla religione mistica,definisce il misticismo come "quella specie di religione che si fonda su un rapporto CON Dio IMMEDIATAMENTE PERCEPITO, SU UN'ESPERIENZA DIRETTA E QUASI TANGIBILE DELLA PRESENZA DIVINA". Interessante anche la definizione che ne da San Tommaso:Egli dice che il misticismo è una conoscenza SPERIMENTALE di Dio.
Riflettere su queste 2 definizioni può aiutarci a trovare la soluzione. Cosa accomuna le definizioni,una medioevale di un santo e filosofo cristiano,e l'altra,moderna,di uno studioso di religioni?il termine Esperienza DIRETTA E TANGIBILE DI DIO coincide con quella di conoscenza sperimentale(basata sulla sperimentazione,sull'esperienza intesa come esperimento(in questo caso "esperimento del divino")(vd Galilei). Quindi,innanzitutto,misticismo vuol dire SPERIMENTARE IDDIO NELLE SUE (DIVERSE) FORME. l'esperienza in questione è diretta e tangibile,dice Jones. E' quindi un rapporto filiale uomo-Dio,Dio si vede,si percepisce,se ne ha un'esperienza diretta. Chiaramente una simile esperienza del divino presuppone necessariamente introspezione filosofica,come dice konjin,io più correttamente direi che presuppone pratiche meditative,yogiche e ascetiche. Simili pratiche sono state SOPPIANTATE in Occidente da riti e culti,da cui la maggiore importanza riservata al culto esteriore piuttosto,che,appunto,all'esperienza diretta e INDIVIDUALE di Dio. C'è da dire,infine,che più ci si sposta ad Est e più la divaricazione appare marcata. Forse merita uno spazio a sè l'ebraismo,la tradizione giudeo-cristiana(ma del cristianesimo originario),che è riusciuta a mettere insieme il mistico e il rituale,in una sintesi armonica. Si possono a mio avviso definire 3 zone di diversa concezione religiosa:quella greco-occidentale che da sempre si è basata più sul timore delle divinità(ma questo elemento è universale nelle religioni,ma più generalizzato nel contesto ellenico)e sul culto esteriore del divino lasciando spazio nullo,o quasi,al misticismo. La seconda area,quella medio-orientale,potrebbe addirittura apparire come la più evoluta in questo senso per il motivo sopra citato della sintesi tra il mistico e il rituale. La terza area,quella orientale ed estremo orientale,al contrario,rappresenta l'estremizzazione del carattere mistico-ascetico sul culto,sui riti e sulle chiese,che divengono "inutili" proprio perchè il divino viene ricercato dentro di sè e non fuori,in una comunità religiosa che dia canoni spirituali(infatti questi stessi canoni vengono individuati al proprio interno dopo profonda meditazioni e mai vengono resi dogmatici). Quindi le 3 aree si possono così sintetizzare:prevalenza del rito e del culto per il timore degli dèi. Sintesi organica tra rito e mistica(medio-oriente) e "spiritualizzazione del divino",intendo con questa frase alludere ad un allargamento dal concetto Dio alla categoria più ampia di Spirito,visto che il secondo include il primo.
Interessante a questo proposito anche la diversa realizzazione ultima dell'esistenza nelle diverse tendenze,che ancora rispecchiano le differenze reciproche: il nirvana bhuddista,per esempio,visto nella forma di "realtà assoluta",è proprio questo:ritornare nella dimensione dello Spirito che tutto pervade e da cui tutto proviene. Contrapposto ai paradisi(derivanti dalla distinzione Dio-uomo) dei cristiani,dei musulmani.
Perdonate la prolissità del messaggio,ma credo di avervi dato un lavoro interessante,del quale mi stupisco io stesso(sono arrivato ad un livello tale da poter insegnare storia delle religioni). Infatti pensavo di far leggere questo stesso testo a chi di dovere(perchè secondo me può essere degno di più che una semplice lettura). Grazie per l'attenzione.
Fabio