Io sono figlia e laureanda in educatore 0-3. Premetto che so, credetemi lo so, che educare i figli, o comunque i bambini in ambito familiare, è totalmente differente che averli al nido. Lì i piccoli non sono “tuoi”, per cui tu dai il buon esempio, mostri i giusti valori, il giusto comportamento, ma alla fin fine è il tuo lavoro, in cui puoi metter passione e cuore, certo, ma rimane sempre un lavoro. Premettevo che sono educatore per il semplice fatto che sin dall’inizio dei tre anni di studi si è dato per implicito che la punizione corporale
non è nemmeno classificabile come “punizione” , intesa come rinforzo negativo a un comportamento non adeguato; al contrario, la punizione corporale è vista solo come scarica di frustrazione per l’adulto, e non dà nulla al bimbo, cui non si dà l’alternativa corretta ma solo un motivo per aver paura. Il bimbo magari eviterà di nuovo il comportamento che ha causato le botte, ma non perché sa che non è giusto, ma solo per paura.
Io da figlia ho ricevuto ceffoni, ma, grazie ai miei tre anni di studio, ho potuto maturare l’idea che picchiare un essere umano non dovrebbe mai esser tollerato. Non può essere, come dice mia zia “ma è tua madre, in tutte le famiglie capita!”, perché
il bimbo è un individuo, esattamente come l’adulto. Noi non abbiamo su di lui diritto di vita e morte, come poteva esser tollerato anni fa, prima delle riforme della famiglia del 75, e dunque, se è biasimevole mettere le mani addosso alle donne da parte dei mariti o viceversa ecc…. perché non lo è picchiare i figli? Solo perché l’educazione è vista come una cosa privata? Ma anche qui: io credo che l’educazione
non sia una cosa privata, che il detto del
ci vuole un villaggio per crescere un bimbo sia vero, e che la tendenza all’isolamento delle famiglie nucleari (mamma papà figli) sia deleteria. La famiglia è uno dei sistemi in cui il bimbo cresce, ma ci sono anche i coetanei, la scuola… insomma, a parer mio si dovrebbe scardinare il pensiero per cui: è mio figlio, tu (educatore, pediatra, amico di famiglia) non puoi dirmi come crescerlo. Credo che in una famiglia, o comunque nella crescita di un piccolo, servano persone in più, si possano accogliere tutti i consigli del caso.
Come scoraggiare quindi un comportamento scorretto in un bimbo molto piccoli? Li si ferma, gli si parla del comportamento
– il bimbo è competente, il bimbo capisce dal giorno zero, se tu lo tratti come intelligente lo diverrà, se lo tratti come tua proprietà rimarrà tale anche a trent’anni – scorretto, se ha meno di tre anni in genere ci sta un no secco, con un tono di voce più pronunciato, e se persiste lo si prende e lo si tiene fermo per un po’, magari seduto da qualche parte, perché possa riflettere su quel che ha fatto. Questo però non è un ricatto io ti tengo fermo sul divano e ti libero solo se smetti di lanciare gomme per la sala, ma lo tieni fermo un tot di tempo, magari cinque minuti, poi gli ricordi perché è stato tenuto fermo, e lo lasci andare, anche se magari lui non ha annuito o ha fatto finta di non sentire – i bimbi sentono tutto!
Per quanto riguarda i ricatti, sottrazione di playstation e altro, già si presuppone che il bimbo qui abbia una età avanzata, per cui ci si potrebbe sedere da qualche parte, intavolare un discorso, e discuterne con lui. A 4, 5 anni sono già in grado di sostenere una conversazione semplice. Se poi non sono inclini a discutere con noi adulti, ma si ostinato nel ripetere il comportamento scorretto, di nuovo li si ferma, ma più crescono e
più li si abitua al dialogo, più saranno in grado di discutere con noi genitori, di trovare insieme a noi anche compromessi sulle cose su cui non sono d’accordo.
Per concludere, non vorrei passare per maestrina, perché ho due fratellini molto piccoli, una delle quali usa sempre la tattica del: faccio finta di non sentirti, e anche io, presa dal feroce nervoso, a volte sbotto con urla e mi è scappata qualche sculacciata presa dalla disperazione. Siamo tutti stanchi, e le sculacciate sembrano il modo più immediato per scoraggiare un comportamento negativo, se non che poi educhiamo i figli alla violenza senza insegnare loro a risolvere le cose con le parole. Se vogliamo cambiare questa nostra società, è dai piccoli che dobbiamo partire.
Preciso che non sto dicendo che una sculacciata traumatizzi i piccoli, ma non serve se vogliamo educarli a
capire cosa hanno sbagliato.
Chiudo, sperando di non aver offeso nessuno. Queste sono solo
mie opinioni personali
[Modificato da purepura 30/11/2016 18:01]