00 15/01/2008 23:33
I Morti Sul Lavoro


Di Elio Veltri

I morti sul lavoro sono di due tipi. Quelli che muoiono nelle aziende che fanno parte dell’economia legale come nel caso di Torino della Thissen, che non rispettano le misure di sicurezza e che sono molti di più che negli altri paesi europei. Evitare incidenti mortali a catena in queste aziende sarebbe facile perché basterebbe solo far rispettare le leggi. Un aumento degli ispettori del lavoro con gli occhi bene aperti e non corruttibili, del numero delle ispezioni e la tutela dei lavoratori disposti a parlare, sarebbero già sufficienti a ridurne drasticamente il numero. Naturalmente le sanzioni dovrebbero essere severe e comminate senza sconti. Ma spesso sono gli stessi sindacati che mediano perché temono la perdita di giornate e di posti di lavoro o subiscono il ricatto di un trasferimento, una delocalizzazione, come si dice adesso, dell’azienda in paesi dove la legalità è ancora più evanescente che da noi.

Poi ci sono i morti delle aziende illegali e criminali che lavorano in nero, sono sommerse e nessuno è in grado di dire quanti sono. Spariscono nella spazzatura o in fondo al mare nel silenzio generale. Persino i compagni di lavoro tacciono o perché hanno paura di perdere il posto o perché hanno paura di ritorsioni fino alla perdita della vita. Sono morti italiani e immigrati trattati come schiavi. Secondo la CGIL i lavoratori “ sommersi” sono oltre 5 milioni. Secondogli istituti di ricerca e gli economisti che si occupano dell’argomento, la ricchezza illegale e criminale è almeno il 40 per cento della ricchezza totale del paese. L’Italia si conferma come un enorme serbatoio di lavoro sommerso, precario e illegale. Senza diritti. Senza difesa sindacale. Senza salaricontrattuali. Senza possibilità di richieste e di proteste. D'altronde, se il fatturato delle mafie ne fanno una delle più potenti multinazionali europee, forse la più potente, ( mi mancano i dati del fatturato di Gazprom di Putin) si può capire quanta gente ci lavora e quanti morti produca la mafia Spa.

Eppure non se ne deve parlare. Il nord del paese è infestato di cosche mafiose che riciclano denaro, investono in economia legale( si fa per dire), governano società finanziarie, hanno i loro rappresentanti nelle banche, ma non se ne deve parlare . Le amministrazioni pubbliche contrattano conaziende “ legali” che subappaltano ad aziende che reclutano manodopera illegale e la pagano in nero. Trattano con i prestanome di organizzazioni mafiose che portano i lavoratori dal sud o da altri paesi che ugualmente diventano invisibili quanto a diritti, ma nessuno se ne preoccupa. Le sceneggiate iniziano quando qualcuno muore e non lo fanno sparire nottetempo.

D’altronde, nel caso dell’economia mafiosa si capisce anche perché non se ne deve parlare: altrimenti il Parlamento dovrebbe cambiare le leggi, confiscare i beni anche da Bologna in su, sciogliere i consigli comunali, mettere il becco nelle società finanziarie e nelle banche.

Quindi non si può. E il Presidente della Repubblica che non è certo uno sprovveduto, che pure ha più volte lanciato allarmi riguardo ai morti sul lavoro, preferisce dire che il paese non è in declino.

Sembra di rivivere gli anni 80 a proposito della corruzione. I pochi che a Milano parlavano di corruzione, ed io ero tra quei pochi, venivano zittiti. La Capitale Morale era come la Madonna e non se ne poteva parlare male. Oggi è la stessa cosa per le mafie. Tutti devono autoconvincersi che il paese è normale e che le mafie sono cose della Sicilia, della Calabria, della Campania e della Puglia. E anche i morti.

Insomma un Maledetto Imbroglio. Ma per le Caste solo Bazzecole.




da: www.democrazialegalita.it/elio/ELIO_bazzecola_Morti_sul_lavoro_maledettoIMBROGLIO1=02gennaio...


vanni