00 09/09/2008 12:07
Un incontro casuale fa scattare la scintilla per...
AFFINITA’



Le vetrine del centro commerciale “Nord” luccicavano come per le feste, benché mancasse più di un mese al Natale.
Nicola aveva avuto voglia di andar a far spese; aveva deciso di mollare allenamenti e lavoro e godersi un pomeriggio tutto per se.
Le ruote della sua carrozzina giravano velocissime sul pavimento lucido, niente attrito, senza quasi fare nessuna fatica con le braccia; anni di allenamenti e di gare avevano reso i suoi gesti molto naturali e fluidi.
Ad un tratto avvertì il bisogno di andare alla toilette, la bottiglia di birra che aveva bevuto a pranzo faceva gridare vendetta alla sua vescica.
Luogo accessibilissimo il centro commerciale, ma i progettisti avevano alloggiato i servizi nel seminterrato e quindi per raggiungerli, Nicola costatò che, avrebbe dovuto fare una lunga rampa con una discesa molto accentuata.
La discesa sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma per la salita…confidava nell’aiuto di un anima pia.
Locali molto ampi quelle toilette, tirate a lucido quasi con la cera, sembravano inutilizzate, e immerso nel suo stupore si diresse verso il corridoio maschile.
“Mi rigate tutto il pavimento con le ruote delle vostre carrozzine” Disse una voce femminile molto pacata.
Nicola si girò a guardare, ma non scorse nessuno, sicuramente la voce proveniva dal corridoio delle toilette per le signore, ma lui non riusciva a vedere nessuno, come aveva fatto quella donna a vedere lui?
Decise di non darle retta e si chiuse alle spalle la porta del bagno per disabili.
Quand’ebbe finito, ripensò alla ripida discesa che aveva fatto e meditò che forse la donna della voce di prima gli sarebbe tornata utile.
Attraversò tutto il corridoio delle toilette maschili e virò di novanta gradi verso il corridoio femminile; si trovò davanti un piccolo tavolo dietro il quale era seduta una deliziosa ragazza dai capelli ramati. Dall’aspetto non dimostrava più di venticinque anni, la pelle del viso diafana, le labbra carnose, gli occhi…chiusi in modo innaturale: era cieca.
Nicola per un momento non pensò più alla rampa che lo aspettava, era rimasto incantato dalla incredibile bellezza della ragazza che sentendolo gli disse ancora:
“Hai finito di guardare? Sei abbastanza soddisfatto?”
Nicola sorrise tra se, pensava che quel modo spavaldo di affrontare la gente, era un po’ anche il suo quando si vedeva osservato; addolcì la voce e le rispose:
“Sei molto bella, peccato che…”
S’interruppe volutamente, la stava provocando.
“Peccato che sono cieca?” Terminò la frase lei.
Nicola adesso tratteneva a stento una risata, aveva attenuto l’effetto desiderato, ma ci tenne a concludere la frase e il suo pensiero:
“Peccato che lavori qua giù nelle toilette, non fa onore alla tua bellezza”
“Touche” pensò tra se la ragazza che incassò il complimento ed omaggiò l’uomo: “Mi chiamo Serena e tu?”
“Nicola, piacere” e allungò il suo braccio lungo il piccolo tavolo sperando che la ragazza gli stringesse la mano. Serena non si mosse, Nicola pensava che la ragazza avesse percepito benissimo il suo gesto, ma che avesse scelto volutamente di non dargli la mano.
Serena invece non lo aveva sentito per niente, i suoi sensi erano tutti concentrati sui messaggi che riceveva dai ricettori nasali: Un intenso odore maschile, un misto tra l’aspro dei fiori di agrumi e il dolce odore del miele, miscelati ancora ad un lieve accenno di sudore, misto al fumo di una sigaretta fumata da poco. Nicola era per lei quell’insieme di odori.
Il ragazzo la destò dalla sua analisi:
“Puoi dirmi se c’è un'altra uscita, a parte la rampa dalla quelle sono disceso?”
“Non ci sono altre uscite”
“Accidenti!” Mormorò tra se Nicola, e poi ad alta voce:
“A rifarla al contrario sarà dura…”
“Se posso esserti d’aiuto…” Accennò Serena
“Te ne sarei davvero grato” Sospirò infine Nicola, ma la ragazza non si mosse da dietro il tavolo.
Allora Nicola girò le ruote, dandole le spalle e attese qualche secondo prima di muoversi.
La sua intuizione era stata giusta, come se si fossero accordati, la ragazza si era alzata da dietro il tavolo ed adesso stava proprio dietro di lui, senza sfiorarlo.
Nicola cominciò ad avanzare e Serena gli andava dietro, lei sapeva perfettamente dove la rampa cominciava.
Arrivati sulla rampa, Serena lasciò che il ragazzo facesse qualche metro, e attese di sentire il suo fiato corto ed ansimante, poi sorridendo, allungò le braccia e individuate le manopole della carrozzina, cominciò a spingere con molta forza.
Dopo poco arrivarono negli ampi corridoi del centro commerciale e Nicola girandosi le disse:
“Ti ringrazio, il tuo aiuto mi è stato prezioso”
“Dovere” fece lei fredda e poi aggiunse “Avresti potuto lasciare anche la mancia…” E gli voltò le spalle per ridiscendere la rampa.
Nicola si trattenne a stento dal lasciarsi andare in una solenne risata, poiché lui la mancia l’aveva lasciata, ma non in monete e Serena non ne aveva percepito il rumore.
Rimase lì, immobile e non si decideva a prendere la via dell’uscita per andarsene via. Decise che avrebbe aspettato la ragazza, che finito il suo turno, da li sarebbe uscita.
Non aveva acquistato nulla e quindi non aveva borse o pacchetti da lasciare in macchina; si frugò le tasche e avrebbe potuto sopravvivere a lungo dato che il suo pacchetto di sigarette era quasi pieno.
Il tempo passava lentamente, ripensava a quella bellissima chioma ramata, quelle labbra carnose e quella bellezza eterea, quasi evanescente.
Uscì per due volte nello spiazzale del centro commerciale per fumare, e all’imbrunire decise di non muoversi più dall’accesso alle toilette.
L’orologio segnava già le 20, 30 e ci sarebbe mancato poco alla chiusura del centro commerciale.
Eccola li, era sbucata fuori dalla rampa, non aveva più indosso il camice verde acqua, ma una leggera camicetta su di una vaporosa gonna a fiori di chiffon, lunghe gambe, e un portamento armonioso. Tra le mani una antenna bianca, tipico bastone per ciechi, la borsetta sulla spalla, e i capelli ramati che le cadevano morbidi sulle spalle. La raggiunse mentre lei si avviava decisa all’uscita.
“Posso accompagnarti?”
Serena ne riconobbe immediatamente la voce:
“Ho l’aria di una che ha bisogno di essere accompagnata?” gli rispose prontamente, in un impeto di fierezza ed orgoglio, sempre continuando a camminare. Ma appena fuori dalla porta automatica Nicola le si parò quasi davanti:
“No, ma un gesto di cavalleria in genere non si rifiuta…”
Si fermarono entrambi, Serena stava valutando quella proposta, mentre già dava le spalle all’edificio, sorridendo rispose a Nicola:
“Bene, accompagnarmi pure, dammi pure il tuo braccio”
Adesso era lei che si divertiva e aspettava la mossa successiva.
“Se ti do il braccio non andiamo da nessuna parte, le braccia mi servono…” Allora Nicola le prese la mano e se la posò sulla spalla destra e le disse:
“Tieni la mano qui, allora dove è che si va?”
“Aveva calcolato ogni minimo dettaglio quel diavolo di ragazzo” pensava Serena, camminava appaiata al ragazzo con la mano sinistra sulla spalla destra di Nicola e nell’altra stringeva l’antenna bianca che aveva richiuso, sicura com’era del suo accompagnatore.
“Dove si va?” Chiese ancora Nicola
“Sempre dritto per tre isolati” rispose sicura Lei.
Serena costatava che era facile camminare con Nicola: ad ogni variazione di terreno, scivolo, o scalino sulla strada i muscoli della sua spalla si contraevano, per imprimere alle ruote della carrozzina, una forza o un movimento diverso, quindi Serena si fermava per qualche secondo e intuita la variazione della strada, muovendosi di conseguenza.
Con quella perfetta armonia dei movimenti, arrivarono sotto la palazzina dove risiedeva Serena.
“Bene…” disse lei “Eccomi arrivata. Ti ringrazio, sei stato molto gentile”
Nicola non riusciva a fare a meno di sorriderle, anche se lei non poteva vederne l’espressione sul viso:
“E’ stato un piacere…” E le baciò la mano, che aveva riscaldato la sua spalla.
“Cosa fai?” Disse lei tra il divertito e l’infastidito, ma lui imperturbabile le rispose:
“Torno al centro commerciale, dove ho la macchina”
Serena invece disse di slancio:
“Mi sarebbe piaciuto offrirti qualcosa, ma abito al secondo…” Nicola non la lasciò finire e le disse di rimando:
“Non ha importanza, sarà per un'altra volta” le baciò ancora la mano, le disse ‘ciao’ in modo frettoloso, le girò le spalle e se ne andò velocemente.

Nei giorni che seguirono quell’incontro Nicola non poteva fare a meno di pensare a Serena, bella e sensuale.
A casa era irritabile, a lavoro scontroso e distratto negli allenamenti.
I compagni di squadra, benché facesse un sport individuale (gare di velocità su carrozzina) lo prendevano in giro: “Vuoi vedere che si è innamorato?” Nicola raccolse dalla borsa alcuni asciugamani e, cominciò a tirarli contro i suoi compagni di allenamento: “Basta! Piantatela!”
Nel buio della sua camera da letto, ripensava a Serena.
Qualche giorno dopo si decise: sarebbe andato ad aspettarla sotto casa.

La radiosveglia del suo comodino segnava le sei del mattino, si tirò via dal letto velocemente e ancor più velocemente fece la doccia, si rasò, si vestì; prese le sigarette, l’accendino e le chiavi della macchina e in 30 minuti fu già sotto casa della ragazza.
Scese dalla macchina, si chiuse bene il piumino, poiché tirava un vento gelido, accese una sigaretta e si mise ad aspettare sotto il portone.
Finalmente, verso le 8: 30 la ragazza sbucò fuori da portone.
Lei era ancora più bella di come l’aveva ricordata in quei giorni. Sotto la giacca a vento aveva una tuta da ginnastica grigio chiaro, e la silouette invitante che gli piacevo molto.
Serena si fermò qualche secondo dopo aver richiuso il portone. Nicola tratteneva quasi il respiro mentre aspettava una qualsiasi reazione della ragazza.
“Di nuovo tu?” la ragazza lo riconobbe in qualche modo…
“Qui le ruote non rigano il pavimento…e non mi sono neppure mosso! Come hai fatto?”
Serena sorrise: “Il tuo profumo: Inconfondibile. Zagara e miele, sudore e tabacco”
“Ti accompagno a lavoro…”
“A dire il vero oggi è il mio giorno libero, stavo andando a fare una corsetta nel parco con una mia amica”
Nicola ebbe un lampo di genio, correre seppur in carrozzina era quello che sapeva fare meglio e così le propose: “Ti va di fare una corsetta con me? Andiamo in una struttura sportiva”
“Va bene, disdico con la mia amica”
Nicola la prese per mano e la fece accomodare sul sedile posteriore della sua auto. Serena sentiva, il suo respiro grosso, ma non affaticato e le venne da dire una cosa cretina:
“Sei autonomo al cento per cento.”
“Anche tu!” Le disse di rimando Nicola, mentre avviava l’auto.

Arrivati presso la moderna struttura sportiva, si prepararono per la loro corsa. Sulla pista Nicola si rivolse a Serena:
Se non sbaglio per correre con un accompagnatore, le persone non vedenti usano una cordicella vero?”
“Esatto” rispose Serena. “Per correre con te dovrei utilizzare una cordicella lunga almeno un metro, per evitare di finirti tra le ruote, e ovviamente, tu dovresti adeguarti al mio ritmo di marcia”
“Perfetto” concluse Nicola, stringendo tra le mani un capo di una cordicella che aveva recuperato negli spogliatoi; l’altro capo lo passò a Serena e cominciarono la loro corsa.
Dopo un ora di una corsa per nulla faticosa tornarono negli spogliatoi. Nicola gli diede un accappatoio e la invitò a fare la doccia negli spogliatoi maschili.
“Ehi Cocco, credi che sono nata ieri?” Disse Serena
“E tu credi che io me ne stia tutto il tempo a guardarti o a farti guardare da qualcuno mentre fai la doccia?” Le rispose di rimando il ragazzo seccato.
“Non desidero sperimentare questa possibile eventualità, desidero fare la doccia nello spogliatoio femminile”
“ E va bene, ti chiamo una ragazza”
Nicola si sporse dalla porta che dava sul campo e chiamò una atleta.
“Pamela, puoi venire un attimo?” La ragazza si avvicinò all’entrata dello spogliatoio e Nicola continuò dicendole:
“Potresti accompagnare questa mia amica nello spogliatoio femminile? Grazie”

Le due ragazze giunsero alle docce femminili e Pamela chiese a Serena: “Lo conosci da molto Nicola?”
“Da pochissimo; io lavoro nella toilette del centro commerciale Nord, ci siamo incontrati lì, mi ha accompagnata una sera sotto casa e stamattina me lo sono ritrovata davanti al portone. Ma ha un buon odore, che mi stuzzica le narici; Tu che mi dici di lui, com’è?”
Pamela tirò un sospiro e disse:
“E’ il tipo che le ragazze definisco ‘Figo’, ha 36 anni, è nella squadra di atletica da 4 anni, qui le ragazze gli cascano tutte ai piedi, se fossi stata in te avrei fatto volentieri la doccia nello spogliatoio maschile” E sorrise
“Beh, l’idea mi sarebbe piaciuta, che credi? Ma ho rifiutato per un altro motivo”
“Per quale motivo?” Chiese Pamela incuriosita
“Non mi piaceva farmi vedere incerta ed impacciata in un luogo che non conosco, almeno non da lui” sospirò Serena
“Mi sa che l’odore di Nicola ti piace un po’ troppo” Concluse Pamela.

Quand’ebbero finito, Pamela riaccompagnò Serena da Nicola.
“Ti va di mangiare qualcosa insieme?” Le chiese
“Ben volentieri” disse Serena “ Così si fa quattro chiacchiere”


Nicola parcheggiò la macchina ed un cancello automatico si richiuse alle spalle dell’auto.
“Dove siamo?” chiese Serena
“Ti ho portato a casa mia”
“Avresti potuto chiedermelo, prima”
“Hai ragione, scusami, ti fidi di me?
Serena decise di fidarsi, forse quello era l’unico modo per conoscersi davvero, per scoprirsi.

“Siamo dentro” Sussurrò Nicola “gira pure la casa, io mi occupo del pranzo”
Serena si fece un’idea alquanto limitata dell’intera casa, sarebbe stato utile che Nicola gli avesse spiegato, mostrato e via dicendo; invece si sentivano solo rumori di piatti e stoviglie e dei profumi invitanti.
“E’ pronto!” Disse con voce trionfale Nicola; poi le andò vicino, le prese la mano e la accompagnò al tavolo da cucina.
Mangiarono conversando, e gustando le leccornie che Nicola aveva preparato e alla fine lei disse:
“Ho mangiato divinamente, complimenti. Io adesso vorrei conoscerti”
‘Conoscermi…’ Nicola analizzò il senso di quella richiesta, si mosse dal tavolo, la invitò ad alzarsi e la accompagnò su uno dei lunghi divani della grande sala.
Fece prima accomodare Serena, poi con un’agile mossa le si sedette accanto.
“Eccomi, adesso puoi conoscermi” I loro due corpi si toccavano: gamba contro gamba, fianco con fianco, spalla contro spalla.
Serena si girò verso di lui, come se i suoi occhi chiusi volessero guardarlo.
Allungò la mano e ne sfiorò i pantaloni felpati di lui. Risalì con le dita e incontrò il cotone della sua maglia, tirata, quasi a fasciare quei muscoli addominali che desideravano evadere da quella maglia.
Adesso, risalendo, il largo torace esigeva il tocco di entrambe le mani.
Ancora più in alto le spalle di Nicola con le quali già aveva familiarizzato e da dove di dipartivano le muscolose braccia.
Nicola si lasciava toccare silenziosamente, respirando ora profondamente ora meno.
Serena aveva cominciato a tastargli le braccia muscolose, si era soffermata sui possenti bicipiti, poi era scesa lungo l’avambraccio destro, giocato con il polso e infine intrecciate le sue dita affusolata con quelle di Nicola.
Le sue mani era piccole, ma fittamente vascolarizzate, callose; lei pensava che con quelle callosità non avrebbe captato nulla del suo mondo fatto di buio.
“Sono callose” Disse lei
“Devono esserlo, mi muovo con la forza delle braccia e la forte presa delle mani. Le tue mani invece sono delicate come seta”
“Devono esserlo, a me basta uno sfiorar di dita per catturare il mondo, le cose, le persone”
E portò le sue lunghe ed affusolate dita sulla fronte di lui; cominciò a tastarlo come se stesse leggendo un libro Braille.
La fronte era corrugata, le palpebre battevano il ritmo del cuore; gli occhi dagli angoli un po’ troppo stretti. Il naso poco accentuato, le guance calde.
Per segnargli il contorno delle labbra, Serena utilizzò solo il dito indice, all’angolo sinistro della bocca di Nicola, un paio di piccoli muscoli si erano abbandonati ad un lieve tremore: era emozionato.
Nicola le baciò il dito e le disse:
“Siamo affini”.


Mary