Marok Forum ufficiale di Gianni Maroccolo

Arte Amatoriale

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  • Mipruditu
    00 15/10/2008 14:55
    Proprio così: Arte Amatoriale
    Ciao sono nuovo, mi presento: mi chiamo Mipruditu con l'accento sulla u che anche se non compare alla fine del mio nick potete pure fare un piccolo sforzo a immaginarlo.
    Ricordate quando GLF mandava a quel paese tutto ciò che è compreso nell'insieme della qualità del suono che oggi vi costringono a pagare coi soldi del vostro stupido stipendio senza offesa per gli stupidi?
    Qui trovate un discepolo di tale filosofia:

    it.youtube.com/watch?v=OzbaPvxxAbc
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    00 15/10/2008 20:09
    ciao mipruditu'
    devo dire la verità.
    mi sono toccato lepalle.

    forse è più musicalmente 'citativa'
    ma questa mi piace di più.



    IMHO!

    a me sembra un po' più work in progress che arte
    ma il lavoro di studio è importantissimo e abbiamo
    visto come la cultura underground, quando fatta a certi livelli,
    vada ad influenzare il mondo artistico tutto.
    vedi, solo per fare un esempio, nel campo video e
    cinematografico il lavoro sperimentale di alberto grifi,
    che spendeva tutto in materiale, eternamente in ricerca,
    padre putativo di 'blob' cfr. la verifica incerta,
    e grande maestro, morto povero in canna per il perseguimento
    delle idee di espressione Artistica non prostrata al mercato.

    la storia è vecchia e abbiamo visto com'è finita.
    i cccp hanno quasi sunito fatto contratto con la virgin,
    e se non vivi in una comune autosufficiente,
    la spesa al supermecato o ai mercati comunali,
    o, nel migliore dei dei casi, l'acquisto diretto
    dai produttori locali, la dovrai pur fare..
    per non parlare del più assillante problema alloggio,
    affitto o [manineicapelli] il mutuo per la casa di proprietà.
    perlomeno oggi ci sono infinità di label indipendenti
    a difendere la cultura contro la spinta alla commercialità
    delle major. poi c'è appunto, materiale, cultura, apprendimento e aggiornamento, le sigarette se le fumi, inzomma, il sabato esci,
    vai a bere 2 medie, e dieci euro, se ti bastano, ti partono.
    già il lavoro ad esempio una 'la tempesta dischi',
    vediti che Artisti ha in diffusione, o di quello che è
    stato il 'consorzio produttori indipendenti',
    mi sembra già un buon >>>>>compromesso<<<<< per riuscire a vivere
    in una società che non ci pensa nemmeno minimamente,
    e che non ce n'ha mancopucazzo nel suo complesso, a rivoluzionare ... ......... .... fatti anche tu il giro porta a porta per
    quattro ore a botta a portare l'analisi marxista leninista
    del mondo attuale e vediamo che percentuale di interesse troviamo...
    aspetto tue risposte per portare eventualmente avanti la discussione
    tenendo presente che sono un impiegato tecnico con tendenze
    umanistiche e che non ho la preparazione per risultare maggiormente
    convincente con la retorica o con una preparazione culturale di
    alto livello.

    ciao!
    buona serata!
    claudio


    ___________________________________
    « Il problema dell'umanità è che i folli e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi,
    mentre le persone più sagge sono pieni di dubbi »

    « The whole problem with the world is that fools and fanatics are always so certain of themselves,
    but wiser people so full of doubts »

    (Bertrand Russell)
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    00 15/10/2008 20:22
    http://www.coolclub.it/giornale/dettaglio_articoli.asp?menu=17&submenu=0&id_articoli=52


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    (Bertrand Russell)
  • Mipruditu
    00 15/10/2008 22:42
    Caro amico Claudio,
    voglio innanzitutto precisare che neanch’io sono un colto sceso dalle stelle, la scuola l’ho fatta a pizzichi e mozzichi e il mio lavoro è fatto di tanti piccoli lavoretti saltuari diversi da loro, disposti un po’ come decide il giornale di annunci su cui li cerco, mia cartacea provvidenza; per cui perdonami se tra un rigo e l’altro leggerai clamorose stronzate dettate dall’ingenuità della mia ignoranza e regole grammaticali violentate, cercherò come meglio posso di affrontare tale difficoltosissimo discorso con te che a differenza mia hai il vantaggio di essere un umanista.
    Innanzitutto vorrei parlare della parola “arte”, non dell’arte, e riflettere su come tale vocabolo abbia acquisito nel tempo, nella lingua italiana, delle accezioni fastidiose, cariche di una dignità fuori luogo. “Ah, questa è arte! Io sono un artista! Lui sì che fa arte!”, quando sentiamo queste espressioni pare quasi che chi le esprime si carichi di un mantello regale e vada a salire tra i sacri artefici della materia sacra indiscutibile e assoluta. Per arte io invece intendo semplicemente un prodotto dell’uomo, la cui efficacia estetico-comunicativa (ammazza come mi esprimo) rimane nell’eventualità del merito del suo artefice. Mi spiego meglio, se dipingo l’Urlo di Munch, quanto merito ho della riuscita del quadro e quanto merito ha invece il caso? Forse Gigi Marzullo ci può rispondere, ma credo che lo farà solo con un’altra domanda. La parola “arte” la rimando quindi non agli artisti, che sono un concetto virtuale e privo di significato, ma agli artigiani che hanno perlomeno una dignità reale di categoria. Mi va bene quindi che tu giudichi tali video “work in progress”, poiché in fondo ogni lavoro di chicchessia è sempre in progresso, altrimenti non avremmo la crescita artistica di tali sedicenti artisti. Un attimo che rileggo ciò che ho scritto. Mamma mia che matassa ingarbugliata di fraseggi, ti prego di non maledirmi nello sbrogliarla.
    Vorrei centrare il punto. Dunque. Non credo che necessariamente l’underground abbia più valore dell’industriale, o viceversa, tutto dipende, a mio avviso (ho sempre sognato di scrivere “ a mio avviso”!), dall’efficacia estetico-comunicativa (aridaje!) del prodotto che si rivela maggiormente in verità oggettiva in modo proporzionato rispetto a chi possiede altrettanta cultura. Non ho il coraggio di rileggere, andiamo avanti.
    Facciamo un esempio, mi citi Alberto Grifi; avrai senz’altro visto quelle tre ore e mezzo di Anna, film meraviglioso, fatto però con mezzi di fortuna, se così possiamo definirli. Eppure anticipa di trent’anni e passa il Grande Fratello che di meraviglioso non ha nulla ed è fatto con i miliardi. Viceversa pensiamo invece ai film di Fellini, si possono pensare nella loro efficacia senza le grandi produzioni che gli sono dietro? Mah, e chi lo sa! Tuttavia tocca mangiare, è vero, e pagare internet per esprimere noi stessi, c’amma fa’? Forse la verità risiede semplicemente nell’essere onesti in quel che si fa, frase politicamente corretta che piace ai bambini, alle mamme e ai papà, e sperare che il caso sia favorevole al nostro talento. E forse bisognerebbe a volte non accettare compromessi e fare qualche sacrificio se davvero si vuole esprimere qualcosa per cui si tiene molto. Carmelo Bene ha dato letteralmente la vita per distruggere il teatro e ha vinto la sua scommessa; chi altri, partendo da zero, è disposto a rischiare? Per quanto mi riguarda non credo nell’industria dell’obbligo, né tantomeno in quella dell’arte, ogni costrizione monetaria mina sempre la spontaneità di chi si esprime in immagini. Ogni affezione di studio equivale sempre a un gesto ingessato che è sempre più debole di un gesto goffo, sgraziato, ma più espressivo, perdio, sì!
    Un caloroso saluto!

    Mipruditù
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    00 16/10/2008 03:46
    Re:
    Mipruditu, 15/10/2008 22.42:

    Caro amico Claudio,
    voglio innanzitutto precisare che neanch’io sono un colto sceso dalle stelle, la scuola l’ho fatta a pizzichi e mozzichi e il mio lavoro è fatto di tanti piccoli lavoretti saltuari diversi da loro, disposti un po’ come decide il giornale di annunci su cui li cerco, mia cartacea provvidenza; per cui perdonami se tra un rigo e l’altro leggerai clamorose stronzate dettate dall’ingenuità della mia ignoranza e regole grammaticali violentate, cercherò come meglio posso di affrontare tale difficoltosissimo discorso con te che a differenza mia hai il vantaggio di essere un umanista.



    Ciao! [SM=g27817]

    come avrai notato scrivo molto più da schifo e disattentamente

    rispetto a te, interlineo che effettivamente rende la lettura meno

    difficoltosa. cercherò anch'io di non violentare troppo le regole

    grammaticali e di non riempire di orrori ortografici, che non sta

    bene dicono.. E' vero ci stiamo inerpicando su un territorio

    difficile e sdrucciolevole ma perché no? sono qui ad imparare

    e sperimentare, il confronto è pane dell'anima per chi vive di

    curiosità e di crescita. se poi farò brutte figure uhhh siamo

    comunque tra persone amiche credo..

    Più che un umanista sono un tecnico con un debito verso l'umanesimo.

    Mi ci interesso per curiosità e per proseguire nella crescita

    personale.

    Personalmente sento che le discipline umanistiche sono le uniche che

    ci possono portare una qualche risposta, anche se temporanea, alle

    domande che ci poniamo quando non pensiamo a soddisfare i bisogni

    primari. Anzi più che fornire le risposte, ci forniscono strumenti di

    analisi per le nostre ricerche personali. Dove mi porterà non

    importa, ma l'importante penso sia godere del percorso..]




    Innanzitutto vorrei parlare della parola “arte”, non dell’arte, e

    riflettere su come tale vocabolo abbia acquisito nel tempo, nella

    lingua italiana, delle accezioni fastidiose, cariche di una dignità

    fuori luogo. “Ah, questa è arte! Io sono un artista! Lui sì che fa

    arte!”, quando sentiamo queste espressioni pare quasi che chi le

    esprime si carichi di un mantello regale e vada a salire tra i sacri

    artefici della materia sacra indiscutibile e assoluta. Per arte io

    invece intendo semplicemente un prodotto dell’uomo, la cui efficacia

    estetico-comunicativa (ammazza come mi esprimo) rimane

    nell’eventualità del merito del suo artefice.





    Parlo dell'arte solo perché l'hai tirata in ballo tu...

    per questa ragione Bennato diceva 'sono solo canzonette'..

    con molta umiltà.

    Qui credo venga in aiuto la filosofia, che si è semnpre accompagnata,

    nei millenni passati, alle svariate discipline della ricerca e dello

    sviluppo umano. Alla filosofia è demandato il farsi delle domande e

    darsi delle risposte, alla Marzullo [SM=g27823], è quella disciplina

    che sviscera le parole finmo a farne concetti, tanto che la semplice

    definizione da vocabolario diventa estremamente limitativa.

    prendo uno spunto che trovo in rete per fare un esempio di ciò che ha

    raggiunto il significato di arte almeno negli 'ultimi' tempi,

    intanto trovo questo, che non è immediadamemte decifrabile se non

    hai un minimo di dimestichezza, ma che a grandi linee si capisce.

    [ 7. L'arte, la religione, la filosofia: il periodo della "coscienza
    infelice"

    Ulteriore applicazione della dialettica hegeliana è riferita al
    significato dell'arte, della religione della filosofia, nella loro
    evoluzione storico-culturale. Hegel afferma che tra le tre discipline
    non vi è diversità di contenuti (tutte riflettono sull'Assoluto), le
    diversità sono essenzialmente formali, ovvero nei diversi modi in cui
    queste tre discipline riflettono sull'Assoluto e lo interpretano.

    L'arte è per Hegel la prima fase del processo dialettico, la tesi di
    partenza. L'arte primitiva è la fase in cui l'Assoluto, non potendo
    essere espresso altrimenti, trova espressione nelle immagini
    simboliche. Successivamente lo Spirito Assoluto si manifesta nella
    religione, ovvero l'uomo ragiunge la consapevolezza dell'esistenza
    dell'Assoluto, ma lo pone ancora fuori di sé (Dio infatti è un "ente"
    diverso dall'uomo, altro). Con la filosofia (in particolar modo
    quella hegeliana), l'uomo raggiunge finalmente la piena coscienza che
    egli è parte stessa di Dio e dell'Assoluto, ovvero pone l'Assoluto
    entro se stesso.

    Importante è la distinzione tra "periodo religioso" e periodo
    "filosofico dell'uomo". Come detto, durante il periodo religioso,
    l'uomo poneva l'Assoluto fuori da sé: Dio, l'Assoluto, era infatti
    posto aldilà dell'uomo stesso, esisteva come entità a sé. Con
    l'avvento della fase filosofica l'uomo raggiunge la consapevolezza
    che l'Assoluto non è "altro da sé", ma egli stesso è parte integrante
    di esso. Il periodo religioso sarà quindi chiamato da Hegel l'epoca
    della "coscienza infelice" dell'umanità, quando ancora l'uomo cercava
    l'Assoluto, e operava una scissione dolorosa tra quella di Dio e la
    sua propria: in realtà la coscienza dell'uomo stesso è parte
    integrante di Dio, ovvero dell'Assoluto. ]

    questo non so perché ma lo trovo in stretta relazione con il discorso

    di Nietzschie sul fatto che l'uomo ha ucciso Dio.

    e poi da Gianfranca Ranisio - Arte/Artigiani

    [L’artigiano rilegatore intervistato individua in questo
    la differenza tra l’artigiano e l’artista: l’artista
    può conservare il prodotto della propria arte,
    qualora non voglia separarsene, l’artigiano no,
    produce per vendere. Questo comporta per conseguenza che
    un prodotto artigianale, a differenza del prodotto
    artistico, non possa essere espressione dei propri stati d’animo,
    o che non sia valutabile in base alll’espressività,
    ma venga apprezzato, abbia successo, in quanto tiene
    conto della domanda del mercato]

    e Loredana Cerveglieri

    [Arte-artigianato
    La differenza tra arte e artigianato è nella finalità:
    l'arte si propone la bellezza,la verità e la giustizia
    l'artigianato si propone il lucro]

    qui mi trovo a darti ragione, siamo d'accordo! se c'è necessità

    di mercato l'arte va a farsi fottere. E questo è in genere, almeno nel

    campo dello spettacolo il problema delle major.. ma per poter dare

    libero sfogo all'espressione umana, a quella scintilla che brilla

    come un sole che deve fiondarsi dall'oggetto artistico verso chi

    lo osserva, lo ascolta, molto spesso c'è bisogno di materiale, tempo,

    e quindi soldi, c'è differenza, e spero lo riconoscerai anche te,

    tra gli abbozzati e istintivi, seppur magnifici e bellissimi,

    graffiti del paleolitico, e l'arte rinascimentale o i murales

    argentini di Orozco Rivera e Siquieiros.. tutte e due le ultime

    art for masses, quindi con una valenza ulteriore.. quella non solo

    di tarsemttere la propria coscienza ma di far emergere la coscienza

    di chi osserva le opere. contro l'arte da cavalletto fatta solo

    per chi esprime e per il singolo 'fruitore'.

    Però, storicamente, chi si pone obbiettivi artistici di un certo

    livello, ha spesso avuto bisogno di un mecenati e committenti per

    avere il tempo e i mezzi di fare le cose come si deve.

    poi certo, ogni tanto nasce un Van Gogh, e per un piatto di minestra

    ti regala un capolavoro.

    Non la tiro tanto in lungo che già mi vengono in mente spunti che

    dovrei stare qui almeno fino a domani sera. Il discorso è:

    nella maggior parte dei casi, per esprimere quella che si definisce

    arte, la sublimazione della condizione materiale umana, per entrare

    nel campo della pura espressione del pensiro e dei sentimenti,

    è quasi sempre necessario un substrato tecnico, spero di non essere

    troppo impreciso nella sintesi, che ci permetta di far emergere

    la nostra scintilla senza farla annegare e soffocare

    nell'imprecisione di un intero arraffazzonato.

    se la scintilla c'è ma devi far troppo caso a quello che non va

    non è più opera d'arte per me.. non riesce a pervaderti...






    dipingo l’Urlo di Munch, quanto merito ho della riuscita del quadro

    e quanto merito ha invece il caso? Forse Gigi Marzullo ci può

    rispondere, ma credo che lo farà solo con un’altra domanda.

    /quote]


    secondo la mia ignorante opinione, soprattutto trattandosi di un

    quadro e non di una foto, il quadro è ad aggiungere,

    la foto a levare, qust'ultima paradossalmente più difficile,

    il caso non c'entra una benemerita mazza.




    La parola “arte” la rimando quindi non agli artisti, che sono un

    concetto virtuale e privo di significato, ma agli artigiani che hanno

    perlomeno una dignità reale di categoria. Mi va bene quindi che tu

    giudichi tali video “work in progress”, poiché in fondo ogni lavoro

    di chicchessia è sempre in progresso, altrimenti non avremmo la

    crescita artistica di tali sedicenti artisti. Un attimo che rileggo

    ciò che ho scritto. Mamma mia che matassa ingarbugliata di fraseggi,

    ti prego di non maledirmi nello sbrogliarla.





    per ora mi sei risultato molto chiaro, tanto da permettermi di

    ragionare un minimo col mononeurone e cercare di rispondere..




    Vorrei centrare il punto. Dunque. Non credo che necessariamente

    l’underground abbia più valore dell’industriale, o viceversa,

    tutto dipende, a mio avviso (ho sempre sognato di scrivere

    “ a mio avviso”!), dall’efficacia estetico-comunicativa (aridaje!)

    del prodotto che si rivela maggiormente in verità oggettiva in modo

    proporzionato rispetto a chi possiede altrettanta cultura. Non ho il

    coraggio di rileggere, andiamo avanti.

    Facciamo un esempio, mi citi Alberto Grifi; avrai senz’altro visto

    quelle tre ore e mezzo di Anna, film meraviglioso, fatto però con

    mezzi di fortuna, se così possiamo definirli. Eppure anticipa di

    trent’anni e passa il Grande Fratello che di meraviglioso non ha

    nulla ed è fatto con i miliardi. Viceversa pensiamo invece ai film

    di Fellini, si possono pensare nella loro efficacia senza le grandi

    produzioni che gli sono dietro? Mah, e chi lo sa! Tuttavia tocca

    mangiare, è vero, e pagare internet per esprimere noi stessi,

    c’amma fa’? Forse la verità risiede semplicemente nell’essere

    onesti in quel che si fa, frase politicamente corretta che piace

    ai bambini, alle mamme e ai papà, e sperare che il caso sia

    favorevole al nostro talento. E forse bisognerebbe a volte non

    accettare compromessi e fare qualche sacrificio se davvero si

    vuole esprimere qualcosa per cui si tiene molto. Carmelo Bene

    ha dato letteralmente la vita per distruggere il teatro e ha vinto

    la sua scommessa; chi altri, partendo da zero, è disposto a

    rischiare? Per quanto mi riguarda non credo nell’industria

    dell’obbligo, né tantomeno in quella dell’arte, ogni costrizione

    monetaria mina sempre la spontaneità di chi si esprime in immagini.

    Ogni affezione di studio equivale sempre a un gesto ingessato che è

    sempre più debole di un gesto goffo, sgraziato, ma più espressivo,

    perdio, sì!]


    uau! nel tuo discorso c'è un crescendo progressivo che nel

    finale che mi prende davvero...

    Grifi per arrivare a fare Anna ha macinato anni e anni

    di tanta di quella pellicola, che comprava per i cazzi sua

    per le sue sperimentazioni.. ciò che sembra a volte spontaneo,

    vedi il documentarismo di Locks [c'era un regista che si

    chiama così? ho un lapsus gigantesco] o il neo-realismo

    di Rossellini, senza scomodare Fellini, sono il risultato

    di bagagli di preparazione a volte impensabili.

    La semplice improvvisazione, se non si rifà a un linguaggio

    sintattico e semantico solido, manca alla fine di credibilità

    artistica. Vale per il cinema, vedi l'utilizzo in certi film

    l'uso difficilissimo della camera a mano, come nella musica

    per il jazz, dove alla fin fine nulla è dato al caso.]





    Un caloroso saluto!

    Mipruditù



    Saluti a te.

    E penso che i nostri pensieri non siano poi
    così distanti come sembrano..


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  • Mipruditu
    00 16/10/2008 08:07
    Ciao,
    siamo qui a camminare per questo sentiero che ci porterà verso il nulla, io credo, ma tu dici che l'importante è godere del camminare. Però ti chiedo: la ruota di un mulino che gira e fa rumore, senza però macinare nulla, è davvero utile alle nostre disgraziate esistenze? Non è che quel pane per l'anima sia solo una mera illusione? Un frivolo pasto per anime che soffrono di miraggi? Ma non importa, andiamo avanti, sperando di non camminare come i maghi nell'Inferno della Divina Commedia.
    Rimango della mia opinione, gli artisti non esistono, e se li ho tirati in ballo è solo per vederli ballare, magari sparandogli tra i piedi come farebbe il buon Joe Pesci in Quei bravi ragazzi. Nessun artista fa arte per il bello, nessuno dipinge per tenersi arte in casa, ma per vendere, vendere e trarre profitto. Basta che l'artista faccia vedere a una sola persona la sua opera d'arte a qualcuno che a quel qualcuno lui si offre e, in un certo senso, si mercanteggia.
    Per quanto riguarda la preparazione tecnica, è indubbio che essa debba esserci per la buona riuscita del prodotto, ma solo per chi vuole essere illuso e ingannato a regola d'arte, solo per chi vuole essere appunto pervaso e raggiungere chissà quali campi elisi. A me non interessa essere menato per il naso e dire "Oooooh!" di fronte a Caravaggio, a me interessa solo la scintilla, l'unica cosa che mi permette di focalizzare la vita che vivo. Le varie ombre, luci, angolazioni, prospettive e quanto ancora c'è di buono per la buona riuscita del buon prodotto hanno per me il valore delle confezioni di carta delle uova di Pasqua.
    Non pretendo che tu sia d'accordo con me, spero mi capirai comunque.
    Per quanto riguarda quadri e foto, il caso c'entra sempre, in ogni caso (sic!), niente dipende dal volere dell'artista, la sua preparazione tecnica può essere valida quanto vuoi, ma se il caso non dispone a suo favore, se l'ispirazione non trionfa nel lavorare, tutto è niente, vanità di vanità, medaglie al vento che il tempo si riprenderà. Non a caso i più grandi registi italiani se ne fregavano delle sceneggiature (Fellini, Ferreri), perché sapevano che la preparazione tecnica applicata alla carta perde spesso di validità al riscontro con l'attuazione di ciò nella realtà. Vale anche per i pittori e i fotografi, e per gli scrittori, senza l'anima non sono nulla, se non si trovano in una buona predisposione di spirito non sono niente, se la vita gli ha tolto il talento valgono quanto le diecimila lire; per questo tutto il ciarpame tecnico lo tolgo da un film di Malick e ne riconosco comunque la validità creativa, solo che della fotografia pulita e ben studiata che vi è dietro, ad esempio, non so che farmene, anche se è un segno che contraddistingue il regista preso in questione; me ne fotto della sua bravura, m'interessa il nocciolo, l'nfinitamente piccolo. La zavorra la si butta per poter volare più in alto in mongolfiera. Che m'importa se sai usare egregiamente la camera a mano se ciò che mi racconti manca di vita? E che m'importa se sai usare egregiamente la camera a mano se ciò che mi racconti è pregna di vita?
    A presto Claudio! [SM=g27811]

    Mipruditù

  • IoAnnarella
    00 16/10/2008 18:44
    Temo di non avere ben capito il punto.
    Ho capito però che scrivete bene, pensate benissimo ed esprimete le vostre idee ottimamente.

    Io so solo che un artista, ancorché sedicente, e un artigiano, ancorché senza velleità, hanno nella testa e nelle mani qualcosa che gli altri non hanno: la capacità di emozionare e, soprattutto, la capacità di rendere il Bello (in ogni sua accezione) tangibile.

    E' un'opera d'arte anche il sorriso di un bambino appena nato ma è un atto involontario. E' un'opera d'arte anche un paesaggio incantevole ma la Bellezza non nasce dalla mano dell'Uomo.
    L'opera di Caravaggio o di Grifi o di qualunque scalcagnato, invece, non è involontaria e, almeno sotto l'aspetto dell'originalità del pensiero che l'ha fatta nascere, non è riproducibile.

    La Divina Commedia, che la si consideri o meno arte, è paragonabile al Maharabata (non so se si scrive così) o a Paradise Lost ma quanti altri esseri umani al mondo sarebbero capaci di scrivere qualcosa di simile?

    Certo che è difficile leggere...


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    00 16/10/2008 21:21
    Re:
    uhhh c'è mipruditù in linea! un saluto comrade!
    ho un po' di fretta, dovrei uscire a trovare beveraggio
    a basso costo per stasera.

    per annarella: il punto era che si provava presuntuosamente di

    capire ciò che può essere ritenuto arte e cosa no. e se è una

    questione di qualità o una formalità. e se si possa fare arte

    aggratis senza essere prostrati alla logica di mercato.

    secondo me un po' di qualità non guasta, come dire altrimenti

    mi rovina l'effetto. comunque l'importante come dici tu è proprio

    quella di essere in grado di passare emozioni. a mio avviso,

    per poter passare l'emozione al massimo della sua potenza,

    il 'contorno' deve essere coadiuvante all'effetto.

    era un po' come il discorso che si faceva [aiuto!!] sul fatto

    se sia bene o meno che gli album dei cccp siano stati rimasterizzati.

    oltretutto, come già ricordato da poco, a settembre sarebbe dovuto

    uscire il dvd di inediti.

    ad esempio a me le luci della centrale passano emozioni.

    in concerto no-problem, ma quando si è trattato di fare un album,

    il fatto che sia stato prodotto da canali con la struttura

    assolutamente non commercialmente influnte sul prodotto,

    de 'La Tempesta Dischi',

    ha fatto in modo di ottenere un prodotto che, grazie anche

    alla qualità dei suoni riesce ad emozionarmi al top.

    non credo che vasco brondi [ premio tenco!] abbia dovuto

    rivedere testi e musica per prostituirsi al mercato di questa

    label che oltretutto ha preso il premio 'M.E.I' 2008 per le

    etichette indipendenti, ma anzi abbia avuto il miglior supporto

    per esprimersi.
    [Modificato da Total Sharing 16/10/2008 21:24]


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    lemiemanisudite2.
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    00 17/10/2008 10:41
    Molto bella questa discussione, bravi [SM=g27838]

    Per ora mi astengo dalla discussione anche perchè il mio artista preferito è quotato in borsa [SM=g27828].

    Però, vi prego, continuate, perchè è un piacere leggere opinioni scritte così bene.

    Bentrovato Mipruditù (che nick "incuriosente"!)




    __________________________________________________
    Una domanda per Obama. Ci invadete spontaneamente o dobbiamo proprio rifarlo tutto, il fascismo?

    *********************
    La palla che lanciai giocando nel parco non è ancora scesa al suolo.
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    mant(r)a
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    00 17/10/2008 11:53
    ah, non si parla di scopate?
  • Mipruditu
    00 17/10/2008 12:29
    Ciao amici, siete tutti molto gentili.

    Per IoAnnarella:
    Io credo che la volontà di un qualunque artista sia sempre apparente e nasconda forze casuali ed esterne alla sua volontà di potere, che fanno sì che si crei, ad esempio, un Ulisse di Joice col paradosso che quell'Ulisse non è di Joice; lui ha avuto solo la fatalità di fare un percorso di vita che lo ha portato a scrivere, in altrettanti determinati momenti contestuali non dipendenti dalla sua volontà, determinate cose in determinati stili. Se il sorriso di un bambino è un'opera d'arte involontaria, sappiamo comunque che è stato quel bambino a sorridere e attribuiamo comunque a lui la "paternità" del sorriso; se tu IoAnnarella istintivamente dici: "Bel paesaggio!", anche se la sua materia non dipende dalle tue mani, sei comunque tu a dirlo e in un certo senso, additandolo, sei tu a crearlo, buttandogli addosso la tua luce; perché dunque ciò non dovrebbe valere anche per gli artisti quando fotografano, scrivono, dipingono? Dov'è la volontà di un pittore che dipinge un soggetto che non potrà mai aver creato dal nulla in quanto ogni immagine è sempre figlia di un'altra immagine in cui casualmente il pittore si scontrò un giorno qualunque della sua vita? Non metto in dubbio che l'opera finita sia irriproducibile e inimitabile, unica nel suo genere, tuttavia devi pur darmi atto che sarà madre di altre opere di altri artisti che non hanno avuto la volontà di poter scegliersi quel genitore.

    Per Total Sharing:
    Rimango immobile al post del 16/10/2008 8.07, suvvia aiutami a uscire da questo pantano! [SM=g27823]

    Per lemiemanisudite2.:
    Lascialo in borsa il tuo artista preferito, e non astenerti, orsù! Se per caso ti rubano la borsa con dentro il tuo artista preferito potrai sempre consolarti con quello che in questa discussione ci hai scritto...
  • IoAnnarella
    00 17/10/2008 13:59
    Re: Re: .....ma non si parlava di scopate?

    (che possono essere anch'esse opere d'arte, forse le uniche nelle quali natura e uomo giocano perfettamente alla pari)

    Total Sharing, 16/10/2008 21.21:

    uhhh c'è
    il punto era che si provava presuntuosamente di
    capire ciò che può essere ritenuto arte e cosa no. e se è una
    questione di qualità o una formalità. e se si possa fare arte
    aggratis senza essere prostrati alla logica di mercato.



    Vi è un'infinità di artisti dominati dal "sacro furore" ma non dalla logica del mercato, sebbene io non ravvisi necessariamente in questo una forma di "purezza" assoluta e superiore. Per un artista (tralasciamo per un attimo l'incombenza di definirlo) "esprimersi" è un "lavoro", esattamente come chi, avendo attitudine per la matematica, la insegna o la sviluppa in un istituto di ricerca.
    Io non trovo alcunché di impuro nel vendere ciò che si sa fare (tralasciando per ora anche la definizione del concetto di vendere).

    Ciò detto, ammetto senz'altro che gli artisti "puri" emozionano di più, non fosse altro che per la loro capacità di "commuovere" (nel senso etimologico della parola) non solo per ciò che fanno ma per ciò che Sono. La purezza è per me essa stessa una forma d'arte. Ed è una delle forme più rare.


    Mipruditu, 17/10/2008 12.29:



    Io credo che la volontà di un qualunque artista sia sempre apparente e nasconda forze casuali ed esterne alla sua volontà di potere, che fanno sì che si crei, ad esempio, un Ulisse di Joice col paradosso che quell'Ulisse non è di Joice; lui ha avuto solo la fatalità di fare un percorso di vita che lo ha portato a scrivere, in altrettanti determinati momenti contestuali non dipendenti dalla sua volontà, determinate cose in determinati stili. Se il sorriso di un bambino è un'opera d'arte involontaria, sappiamo comunque che è stato quel bambino a sorridere e attribuiamo comunque a lui la "paternità" del sorriso; se tu IoAnnarella istintivamente dici: "Bel paesaggio!", anche se la sua materia non dipende dalle tue mani, sei comunque tu a dirlo e in un certo senso, additandolo, sei tu a crearlo, buttandogli addosso la tua luce; perché dunque ciò non dovrebbe valere anche per gli artisti quando fotografano, scrivono, dipingono? Dov'è la volontà di un pittore che dipinge un soggetto che non potrà mai aver creato dal nulla in quanto ogni immagine è sempre figlia di un'altra immagine in cui casualmente il pittore si scontrò un giorno qualunque della sua vita? Non metto in dubbio che l'opera finita sia irriproducibile e inimitabile, unica nel suo genere, tuttavia devi pur darmi atto che sarà madre di altre opere di altri artisti che non hanno avuto la volontà di poter scegliersi quel genitore.




    Forse non capito bene:
    Tina Modotti ha fotografato le mani di un burattinaio, dei fiori, specialmente calle e fiori carnosi (Mapplethorpe non ha inventato niente), campesinos con la pelle bruciata dal sole.
    E Man Ray? che cosa ha inventato Man Ray?
    Tutto ciò che l'Uomo può pensare e creare Esiste per definizione.
    Ciò che non sempre è evidente agli occhi è l'Anima e non tutti sono in grado non solo di renderla evidente ma anche di vederla essi stessi.
    Gli artisti fanno questo.
    Hai letto l'Ulisse? Io lo adoro e sono certa che è solo frutto del caso il fatto che un giorno sia nato un Joice che abbia avuto l'ispirazione di scriverlo prendendo spunto da una sua giornata-tipo.
    Sta di fatto che io non avrei saputo scriverlo e se lo ha fatto Joice (e avrebbe potuto farlo Sempronio) io onoro Joice.

    Ci stiamo avviluppando?
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    00 17/10/2008 17:46
    Re:

    mant(r)a, 17/10/2008 11.53:

    ah, non si parla di scopate?



    [SM=g27828]


    ___________________________________
    « Il problema dell'umanità è che i folli e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi,
    mentre le persone più sagge sono pieni di dubbi »

    « The whole problem with the world is that fools and fanatics are always so certain of themselves,
    but wiser people so full of doubts »

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    mant(r)a
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    00 17/10/2008 18:55
    una scopata un'opera d'arte?
    oddio.
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    00 18/10/2008 03:24
    Mipruditu, 17/10/2008 12.29:



    Per Total Sharing:
    Rimango immobile al post del 16/10/2008 8.07, suvvia aiutami a uscire da questo pantano! [SM=g27823]



    come rimani immobile?
    se si aggiungono post la discussione va avanti a chiunque
    siano rivolti.. se dico qualcosa a IoAnnarella, spero che tu
    la legga e la utilizzi per capire meglio cosa intendevo dire..

    comunque sia ... uffff
    avevo preparato una lunga risposta.
    al momento di dare invio me l'ha cancellata e sebbene
    avessi fatto il cut non c'è stato modo di reinserirla,
    il forum non mi loggava più..

    poi sono uscito a vedere amanda palmer.

    provo a ricostruirla anche se mi viene un po' di nausea
    a cercare di ricordare tutto.



    siamo qui a camminare per questo sentiero che ci porterà verso il
    nulla, io credo, ma tu dici che l'importante è godere del camminare.
    Però ti chiedo: la ruota di un mulino che gira e fa rumore, senza
    però macinare nulla, è davvero utile alle nostre disgraziate
    esistenze? Non è che quel pane per l'anima sia solo una mera
    illusione? Un frivolo pasto per anime che soffrono di miraggi?
    Ma non importa, andiamo avanti, sperando di non camminare come
    i maghi nell'Inferno della Divina Commedia.



    la ruota di un mulino che gira, se ci sono io a osservarla e ne godo,
    la ascolto e la guardo, è utile, un po' come siddartha che si siede
    sotto l'albero davanti al fiume e ne ascolta e ne guarda lo scorrere.

    poi dopo qualche giorno ne esce illuminato..

    un po' come ne 'la strada' di kerouac dove si dicono, E' ora di
    partire, Ma dove andiamo? Non lo so, l'importante è andare.
    Il viaggio come fine e non la meta che spesso si rileva ben al
    di sotto delle nostre aspettative..

    Come nel film sul Perceval e la ricerca del Santo Graal di Bresson,

    'Lancillotto e Ginevra', in cui a un certo punto il protagonista si
    dice qualcosa del genere, Questa ricerca lunga e snervante non ci
    conduce a nessun risultato ma non è importante raggiungere
    l'obbiettivo. è il percorso ad essere importante.


    Il cercare solo utilità nelle cose è una cosa che mi rende il mondo
    nauseante e a volte insopportabile. Io sono dalla parte di Cortazar,
    ti riporto un breve racconto:

    Perdita e recupero del capello
    Julio Cortàzar



    "Il pazzo - diceva Chesterton - è colui che ha perso tutto,
    tranne la ragione"
    . Il "perseguimento di fini utili" è un buon
    metodo per impazzire ragionando e per consegnarsi prigionieri al
    sadismo dei burocrati.



    Per combattere il pragmatismo e l'orribile tendenza al conseguimento
    di fini utili, mio cugino il più vecchio sostiene che il metodo più
    acconcio sia quello di strapparsi un bel capello dal capo, fargli un
    nodo in mezzo e lasciarlo cadere dolcemente nel buco del lavandino.
    Se questo capello resta impigliato nella retina che di norma dà
    buoni risultati nei suddetti buchi, basterà aprire un po' il
    rubinetto, e lo si perderà di vista Senza perdersi in lungaggini
    s'inizi all'istante l'opera di ricupero del capello. La prima
    operazione si riduce a smontare il sifone del lavandino per vedere se
    il capello è rimasto agganciato a una delle rugosità del tubo.
    Se non lo si trova, si deve mettere a nudo il tratto di tubo che
    va dal sifone alla tubatura di scolo principale. È certo che in
    questo tratto appariranno molti capelli, e si dovrà fare appello
    a tutta la famiglia per riuscire ad esaminarli ad uno ad uno, e
    vedere se c'è il nodo. Se non risultasse, si dovrà affrontare
    l'interessante problema di rompere le tubature fino al pianterreno,
    cosa che comporta uno sforzo ancor più grande perché per ben otto
    o dieci anni bisognerebbe lavorare in qualche ministero o azienda
    privata allo scopo di racimolare il denaro necessario all'acquisto
    dei quattro alloggi sotto quello di mio cugino il più vecchio,
    tutto ciò con l'enorme svantaggio, durante gli otto o dieci anni
    dei lavori, di non potere evitare la penosa sensazione che il
    capello non si trovi più nelle tubature e che solo grazie a un
    remoto caso fortuito sia rimasto impigliato in una protuberanza
    arrugginita del tubo. Verrà il giorno in cui potremo rompere tutti
    i tubi degli alloggi, e per mesi e mesi vivremo fra bacinelle e
    altri recipienti pieni di capelli bagnati, e anche fra assistenti
    e mendicanti che pagheremo lautamente affinché cerchino, separino,
    classifichino e ci sottopongano i capelli atti a raggiungere la
    desiderata certezza. Non comparendo il capello, entreremo in una
    tappa assai più incerta e complicata, perché il tratto seguente
    ci condurrà alle fognature principali della città. Dopo aver
    comperato abiti speciali, impareremo ad infilarci nei tombini
    a notte inoltrata, armati di una specie di torcia potente e
    d'una maschera d'ossigeno, ed esploreremo le gallerie secondarie
    e quelle principali, aiutati se sarà possibile da uomini della
    mala con i quali saremo entrati in contatto e ai quali dovremo
    dare gran parte del denaro guadagnato di giorno nel ministero
    o nell'azienda privata. Molto spesso avremo l'impressione di
    essere arrivati alla fine, perché troveremo (o ci porteranno)
    capelli simili a quello che cerchiamo; ma siccome non si può
    assolutamente sapere se un capello ha un nodo in mezzo senza
    l'intervento della mano umana, finiremo quasi sempre col giungere
    alla dimostrazione che il nodo in questione è un semplice
    ingrossamento del calibro del capello (sebbene non si abbia
    notizia di un caso simile) o un deposito di qualche silicato
    od ossido qualsiasi prodotto dalla lunga permanenza a contatto
    con una superficie umida. È probabile dunque che c'inoltreremo
    nei diversi rami delle tubature secondarie e principali, fino
    ad arrivare in quel luogo ove nessuno si deciderà a penetrare:
    la cloaca massima che va a sfociare nel fiume, confluenza
    torrentizia dei detriti nella quale nessuna quantità di denaro,
    nessuna imbarcazione, nessuna specie di corruzione ci aiuterà
    a continuare le ricerche. Ma prima, magari molto prima,
    per esempio a pochi centimetri dal buco del lavandino,
    all'altezza dell'alloggio del secondo piano, o nella prima
    tubatura sotterranea, ci può capitare di rinvenire il capello.
    È sufficiente pensare alla gioia che ci procurerebbe, allo
    sbigottito calcolo degli sforzi evitati grazie a un caso
    fortuito, per giustificare, per scegliere, per esigere sul
    piano pratico un esercizio che ogni maestro coscienzioso
    dovrebbe consigliare ai propri alunni fin dalla più tenera
    infanzia, invece di rompergli l'anima con la regola del
    tre composto o le tristezze di Caporetto.


    * Tratto dal libro di Julio Cortàzar, Storie di cronopios e fama,
    pubblicato nel 1971 con una graffiante nota conclusiva di Italo
    Calvino. Si ringrazia l'editore Einaudi per averne consentito
    la riproduzione.



    Rimango della mia opinione, gli artisti non esistono, e se li ho
    tirati in ballo è solo per vederli ballare, magari sparandogli tra
    i piedi come farebbe il buon Joe Pesci in Quei bravi ragazzi.



    gran film The Goodfellas, ma intendevo l'arte che hai tirato
    in ballo è già nel titolo.



    Nessun artista fa arte per il bello, nessuno dipinge per tenersi
    arte in casa, ma per vendere, vendere e trarre profitto.
    Basta che l'artista faccia vedere a una sola persona la sua
    opera d'arte a qualcuno che a quel qualcuno lui si offre e,
    in un certo senso, si mercanteggia.



    non sono daccordo, l'artista si esprime, proprio per il bello o per
    quell'irresistibile necessità di esprimere i suoi sentimenti, di
    renderli fisici ed esternarli, e poi se riesce a ricavarne
    qualcosa ancora meglio. Chiaro che sul suo lavoro particolare,
    del tempo che non ha da dedicare ad altre cose non sputi, se
    possibile, sulla possibilità di ricavarne qualcosa.



    Per quanto riguarda la preparazione tecnica, è indubbio che essa
    debba esserci per la buona riuscita del prodotto, ma solo per chi
    vuole essere illuso e ingannato a regola d'arte, solo per chi vuole
    essere appunto pervaso e raggiungere chissà quali campi elisi. A me
    non interessa essere menato per il naso e dire "Oooooh!" di fronte a
    Caravaggio, a me interessa solo la scintilla, l'unica cosa che mi
    permette di focalizzare la vita che vivo. Le varie ombre, luci,
    angolazioni, prospettive e quanto ancora c'è di buono per la buona
    riuscita del buon prodotto hanno per me il valore delle confezioni
    di carta delle uova di Pasqua.



    ecco vedi? tu osservi il discorso dalla parte opposta rispetto alla
    mia, tu dici l'opera dev'essere espressione della scintilla e la
    tecnica non conta niente, mi sembra si rifaccia al concetto espresso
    dai primi cccp con i quali ero daccordo anni fa. poi mi sono
    evoluto, 'fanculo la tecnica, l'importante è l'anima di chi chi
    suona'. mi faccio anch'io mezzore intere a vedere, ascoltare, pezzi
    low fi,

    ma mi piace anche apprezzare, che so, giusto oggi, l'ultimo album

    degli Oasis malgrado in passato abbiano fatto anche loro schifezze

    commerciali, o lo stupendo Third dei Portishead.

    l'esclusiva espresisone della scintilla, forse dal punto di vista del
    bisogno dell'autore di esprimersi per sé stesso, di vomitare le sue
    pulsioni interiori, può andare bene, ma per me si parla di arte
    quando la forma, lo ribadiva mi pare il ferretti qualche anno fa,
    si
    accompagna alla sostanza, la forma da sola è come dici giustamente
    tu solo carta per uova di pasqua, la sostanza da sola rimane nel
    cervello e nell'ispirazione dell'autore del pensiero, del soggetto.
    quando forma e sostanza si accompagnano abbiamo l'opera d'arte,
    nel quale le pulsioni di rendere esterno a sé i propri sentimenti
    trovano la forma più adatta ad essere compresa ed apprezzata da
    ALTRI, di chi osserva, ascolta, legge, l'opera.
    Van Gogh, pur essendo tendenzialmente solitario, sentiva la necessità
    di confrontarsi con i suoi colleghi sulle modalità di espressione
    artistica. poi magari si tagliava una recchia.

    trovo comunque nel secolo dietro la dialettica tra due linee di
    pensiero che appunto essendo dialettica, si influenzano a vicenda.
    il pensare che le cose sono o solo bianche o solo nere,
    lo trovo un po' troppo riduttivo e semplicistico e , scusa, un po'
    retrogrado e integralista.

    ti riporto quello che ho trovato in linea con ciò che intendo,
    se lo ritrovo:

    da

    Res Aerea.
    Simbolo, gioco e dialettica degli opposti nell’arte di Carla Viparelli.

    http://www.beniculturali.it/pdf/SaggioCuozzo.pdf



    [Jean] Clair, contrapponendosi alla concezione estetica marxiana,
    che finisce col negare la possibilità di un’esistenza autonoma
    dell’arte in una società, come quella moderna, giunta ad uno stadio
    di «sviluppo sociale che escluda ogni rapporto mitologico con la
    natura, ogni riferimento mitologizzante ad essa»,
    osserva: «Eppure l’arte non è una forma dell’ideologia. Eppure i
    miti, le figure, le rappresentazioni […] possono ritrovare […]
    quella stessa vita che li animava alla loro origine.
    L’efficacia dell’arte risiede nella permanenza di quel contenuto
    immutabile che, da una generazione all’altra, scopriamo con
    emozione, ed al quale restituiamo senso e vita – e non nella
    nostalgia di una perfezione formale, dell’“infanzia”,
    che si sarebbe persa».
    Lontano dalle secche di un razionalismo materialistico
    che in arte è sempre risultato angusto, in Viparelli,
    come ha ben colto Riccardo Notte, il recupero del «sacro alfabeto
    delle forme» viene a connettersi strettamente con quello dell’antico
    “mestiere” della pittura, nel tentativo di «riconciliare l’arte con
    la sua sintassi, la sua semantica e la sua pragmatica».
    Per mezzo di una sperimentazione intensa di tale “mestiere”,
    in Carla Viparelli i concetti della mente prendono forma attraverso
    l’esperienza empirica, tattile della materia, ed essi sono
    inscindibili da tale esperienza, la quale traccia un
    percorso nutrito di continue oscillazioni dialettiche
    fra immanenza e trascendenza; un percorso che arriva in alto
    a partire dal basso, o meglio dall’immersione in un “dentro”
    radicale. Questa “sapienza dell’unità”, della totalità,
    in cui le profondità del pensiero e quelle della materia
    vengono a toccarsi e che nell’artista è in pari misura
    intuitiva e razionale, può condurre a ricucire, attraverso
    il processo creativo, le lacerazioni fra natura e cultura
    che hanno caratterizzato il pensiero occidentale, a partire
    da quella espressa nel noto dualismo cartesiano fra res cogitans
    e res extensa, fino ad arrivare, restringendo il campo
    alla teoria dell’arte, a quella che tra fine Ottocento e inizio
    Novecento ha visto contrapporsi al Kunstkönnen teorizzato da
    Semper - in base al quale l’opera d’arte risulta dalla sintesi
    fra scopo, materiale e tecnica (il che presuppone nell’artista
    un bagaglio di conoscenze tecniche) - il Kunstwollen di Riegl,
    pura e incondizionata “volontà d’arte”, indipendente
    da qualsivoglia determinazione.




    Non pretendo che tu sia d'accordo con me, spero mi capirai comunque.
    Per quanto riguarda quadri e foto, il caso c'entra sempre, in ogni
    caso (sic!), niente dipende dal volere dell'artista, la sua
    preparazione tecnica può essere valida quanto vuoi, ma se il caso
    non dispone a suo favore, se l'ispirazione non trionfa nel lavorare,
    tutto è niente, vanità di vanità, medaglie al vento che il tempo si
    riprenderà. Non a caso i più grandi registi italiani se ne fregavano
    delle sceneggiature (Fellini, Ferreri), perché sapevano che la
    preparazione tecnica applicata alla carta perde spesso di validità
    al riscontro con l'attuazione di ciò nella realtà.



    sono d'accordo sul fatto che non esclusivamente il caso, ma parliamo
    pure di ispirazione che trovo molto differente dal caso, sia il
    punto di partenza per ogni opera d'arte ma è poi l'artista, sulla
    base delle sue esperienze passate e della sperimentazione, riesce a
    dargli la forma che trova più consona all'espressione di questa
    intuizione. Ho visto nottate di takes della stessa ripresa da parte
    Di Fellini che modificava la sceneggiatura, che spesso aveva fatto
    lui stesso, almeno gli story board grafici, perché nella ripresa
    reale non rendevano merito a ciò che per lui doveva essere
    l'espressione di quell'idea. non una take immediata e istintiva ma
    giornate e giornate di prove per trovare la forma giusta a rendere
    reale l'ispirazione. se non è questo il conciliare la sostanza
    con la forma...



    Vale anche per i pittori e i fotografi, e per gli scrittori, senza
    l'anima non sono nulla, se non si trovano in una buona predisposione
    di spirito non sono niente, se la vita gli ha tolto il talento
    valgono quanto le diecimila lire;




    sì sì. la tecnica senza il talento non è arte.
    senza l'ispirazione non c'è arte.
    ma nemmeno senza la tecnica che permette di esprimerla e lo stile personale che non è un caso ma il risultato, oltreché della naturale
    predisposizione, degli studi delle esperienze e delle
    sperimentazioni.



    per questo tutto il ciarpame tecnico lo tolgo da un film di
    Malick e ne riconosco comunque la validità creativa, solo
    che della fotografia pulita e ben studiata che vi è dietro,
    ad esempio, non so che farmene, anche se è un segno che
    contraddistingue il regista preso in questione;



    la pulizia in sé stessa, in un film in genere mi risulta
    zuccherosa e difficile da digerire..



    me ne fotto della sua bravura, m'interessa il nocciolo,
    l'nfinitamente piccolo. La zavorra la si butta per poter
    volare più in alto in mongolfiera. Che m'importa se sai
    usare egregiamente la camera a mano se ciò che mi racconti
    manca di vita? E che m'importa se sai usare egregiamente
    la camera a mano se ciò che mi racconti è pregna di vita?



    mi sa che tu dici se c'è tecnica non c'è succo.
    io dico non c'è opera se al succo non dai una forma adeguata.
    non c'è arte se al succo non aggiungi la tecnica.

    ariufffffffff
    più o meno era quello che faticosamente ero riuscito a rispondere.
    adesso ci vorrebbe qualcun* che ha studiato realmente storia
    dell'arte, e il suo significato, e magari l'abbia messa in pratica, per dirci che entrambe le opinioni sono stronzate e che magari ci illumini...

    Un saluto sonnolento


    ___________________________________
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    Registrato il: 13/06/2005
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    00 18/10/2008 03:37
    Re: Re: Re: .....ma non si parlava di scopate?
    IoAnnarella, 17/10/2008 13.59:


    (che possono essere anch'esse opere d'arte, forse le uniche
    nelle quali natura e uomo giocano perfettamente alla pari)



    penso che il concetto di arte sia più che altro l'espressione
    umana dei propri sentimenti esteriorizzati in una forma scritta
    verbale pittorica scultorea architettonica fotografica filmica ecc ecc.
    ciò che la natura ci presenta come bello, è appunto solo bellezza..
    il riconoscimento della bellezza da parte dell'uomo è una cosa
    stupenda ma non credo possa ritenersi arte.




    Tutto ciò che l'Uomo può pensare e creare Esiste per definizione.
    Ciò che non sempre è evidente agli occhi è l'Anima e non tutti sono
    in grado non solo di renderla evidente ma anche di vederla essi
    stessi.
    Gli artisti fanno questo.



    [SM=g27823]



    Hai letto l'Ulisse? Io lo adoro e sono certa che è solo frutto del
    caso il fatto che un giorno sia nato un Joice che abbia avuto
    l'ispirazione di scriverlo prendendo spunto da una sua giornata-tipo.
    Sta di fatto che io non avrei saputo scriverlo e se lo ha fatto Joice
    (e avrebbe potuto farlo Sempronio) io onoro Joice.



    onoriamo joice.



    Ci stiamo avviluppando?



    se ci stiamo avviluppando come i corpi in
    fourth dimension di Rybczynski può darsi che sia
    arte.

    cazzarola! avevo trovato il video di 'Fourth Dimension +
    Steps + L'Orchestre' alla libreria della festa di Radio Onda d'Urto
    ma ho dovuto lasciarla lì per i troppi fondi necessari [SM=g27829]

    oltre alla ghezzata già postata trovo questa descrizione

    http://www.cultframe.com/27/1608/3613/articoloa.asp
    [Modificato da Total Sharing 18/10/2008 03:52]


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    « Il problema dell'umanità è che i folli e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi,
    mentre le persone più sagge sono pieni di dubbi »

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    but wiser people so full of doubts »

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    00 18/10/2008 04:02
    Re: Re: Re: .....ma non si parlava di scopate?
    IoAnnarella, 17/10/2008 13.59:


    (che possono essere anch'esse opere d'arte, forse le uniche nelle quali natura e uomo giocano perfettamente alla pari)

    Vi è un'infinità di artisti dominati dal "sacro furore" ma non dalla
    logica del mercato, sebbene io non ravvisi necessariamente in questo
    una forma di "purezza" assoluta e superiore. Per un artista
    (tralasciamo per un attimo l'incombenza di definirlo) "esprimersi" è
    un "lavoro", esattamente come chi, avendo attitudine per la
    matematica, la insegna o la sviluppa in un istituto di ricerca.

    Io non trovo alcunché di impuro nel vendere ciò che si sa fare
    (tralasciando per ora anche la definizione del concetto di vendere).



    Mi trovi perfettamente d'accordo, non so se non mi sono espresso
    bene e ti ho fatto capire il contrario..
    Semplicemente non sopporto ciò che è il travisamento del pensiero originale dell'artista per logiche commerciali.

    'taglia di qua, aggiungi di là, questo non si può dire,
    questo non attira abbastanza il nostro target... ecc. ecc.'

    e questo in genere succede con i produttori delle major




    Ciò detto, ammetto senz'altro che gli artisti "puri" emozionano di
    più, non fosse altro che per la loro capacità di "commuovere" (nel
    senso etimologico della parola) non solo per ciò che fanno ma per
    ciò che Sono. La purezza è per me essa stessa una forma d'arte.
    Ed è una delle forme più rare.



    era il motivo per cui su un numero del 'Maciste' apparvero le
    parole non ricordo di chi a favore dei Mira Spinosa o degli Estasia
    dicendo più o meno che apprezzava sicuramente di più un gruppo che
    nel tempo libero si dedica a raggiungere obbiettivi congrui a livello
    di espressione musicale piuttosto che dei professionisti che mettono
    semplicemente in pratica le regole imparate al conservatorio.
    [Modificato da Total Sharing 18/10/2008 04:04]


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  • Mipruditu
    00 18/10/2008 12:43
    Per Io Annarella:

    Io non credo che nessuno sia in grado, io credo che tutti siano in grado: semplicemente c'è chi lo fa spontaneamente senza declamarsi artista e chi il contrario.
    Che peccato grande che ti sottovaluti in tal modo, e credimi l'umilità non c'entra nulla, basterebbe semplicemente lasciarsi andare. Certo, è un grande opera l'Ulisse, ma non adoro Joice, ché non ho avuto la fortuna/sfortuna di conoscere, apprezzo semplicemente l'opera che ha lasciato, senza neanche però innalzarla al dio del bello e chinarmi soggiogato alla sua inaccessibilità; è una questione di lucidità.
    Se ci stiamo avviluppando? Mi sembriamo tante mosche intrappolate in una ragnatela in continua evoluzione!
  • Mipruditu
    00 18/10/2008 13:30
    Per Total Sharing:

    Era un semplice invito a rispondermi, mio caro, niente di trascendentale, credimi.

    Notevoli sono le citazioni che porti e molto carino il racconto, resto dell'idea che le masturbazioni orientali portino solo a piaceri vani e illusori. Sono d'accordo con te però quando parli della follia del rincorrere fini utili, anche se ti contraddici quando giustifichi l'artista che fa arte per ricavarne un fine utile.
    Anch'io intendevo l'arte che ho tirato in ballo nel titolo, non vedo altre arti a cui avrei dovuto riferirmi....
    Detto questo l'artista, secondo me, quando dice di esprimersi per il bello, per il sentimento, noto in lui una sorta di ipocrisia, di imbellettamento della sua anima che in realtà cosa vuole? La soddisfazione metafisica del suo orgoglio e della sua vanità e la soddisfazione materiale del compenso monetario.
    Il mio discorso si rifà infatti al concetto espresso dei primi CCCP, l'ho detto per l'appunto nel post che apre questa discussione. Siamo all'opposto, io gli Oasis li butterei nel cestino della spazzatura, per farti un esempio, e mi terrei i Pavement. Parliamo da due rive opposte, come Mastroianni e la ragazza nell'ultima scena della Dolce vita, solo che la ragazza sono io! [SM=g27828]
    Sono d'accordo con te quando mi dici che forma e la sostanza devono trovare un giusto equilibrio tra di loro, la mia critica è invece rivolta all'eccessiva idolatria nei riguardi della forma e non nego che annullandola sapientemente si potrebbe dimostrare come essa sia nulla.
    Non credo di essere integralista, né retrogrado, dicendo questo, le sfumature mi vanno bene quando non sono spermi di masturbazioni intese come una sorta di indebolimento del colore; mi pare abbastanza patetico fare i giri di valzer con la scusa ingenua di essere liberi di mente quando poi, in ogni caso, si rimane fondamentalmente prigionieri del discorso che si porta avanti e che si difende.
    Mi parli poi di Fellini dicendomi quello che ti ho detto io in un post precedente. Confermo che le prove e le riprove non sono mai un atto volontario, e il risultato che si consegue non coincide mai con la soddisfazione dell'artista. Egli infatti non fa quello che vuole ma quello che può, dovesse diventare un Sisifo dell'espressione artistica.
    Concludendo ribadisco il mio pensiero: mi sta bene la tecnica, posso anche apprezzarla, ma farne una stampella per storpi mi pare una grande follia.
    Credo che arrivati fin qui sia chiao come la pensiamo, potremmo stare a riprenderci i vari punti all'infinito, insultandoci persino per l'esasperazione (scherzo, siamo persone educate e civili), rimanendo comunque a girare in tondo su noi stessi.
    Ci vorrebbe davvero che intervenisse qualcuno che abbia maggiore competenze in materia.
    Aspettiamo...
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    Utente Senior
    00 18/10/2008 15:19
    Re:
    Mipruditu, 18/10/2008 13.30:

    Per Total Sharing:

    Era un semplice invito a rispondermi, mio caro, niente di trascendentale, credimi.



    sìsì avevo capito [SM=g27823]

    niente di trascendentale ti volevo solo far presente che
    quello che rispondo a qualcun'altr* è sempre parte
    della discussione e potrebbe essere preso in considerazione
    anche se non mi rivolgo direttamente a te.



    Notevoli sono le citazioni che porti e molto carino il racconto, resto dell'idea che le masturbazioni orientali portino solo a piaceri vani e illusori.



    guarda che siddartha era un esempio. significa che posso godere
    anche di qualcosa che non sembra utile, in questo caso l'oggetto era la nostra discussione... serve per forza raggiungere un obbiettivo?
    poi può anche darsi che arrivi un risultato tipo quello che ragionandoci sopra con qualcuno che la pensa diversamente
    si riesca ad approfondire l'argomento più di quanto
    si potrebbe fare da soli.



    Sono d'accordo con te però quando parli della follia del rincorrere fini utili, anche se ti contraddici quando giustifichi l'artista che fa arte per ricavarne un fine utile.



    il fine utile è il mangiare e il vivere non vedo perché dovrebbe farlo solo per hobby e non dedicarcisi a tempo pieno.. ma fare qualunque cosa nella vita solo per fini utilitaristici questo
    non lo condivido. non vedo cosa ci sia di contraddittorio.
    se voglio fare una passeggiata solo per il piacere di farlo senza che debba essere per dire un allenamento che porta beneficio alla mia esistenza, o discutere con qualcuno anche se non cambierò con questo
    il mondo e se non sarà utile per la mia sisgraziata esistenza



    anch'io intendevo l'arte che ho tirato in ballo nel titolo, non vedo altre arti a cui avrei dovuto riferirmi....



    no perché avevi detto che per te gli artisti non esistono e se li
    hai tirati in mezzo era solo per vederli ballare. se pensi che l'arte
    non esista basta che lo dici e abbiamo chiuso la discussione...
    però visto che mi parli di arte amatoriale, questo presuppone
    l'esistenza di un'arte non amatoriale ma a tempo pieno verso cui tu
    mi sembri completamente avverso, compreso fellini e compagnia
    cantante.



    Detto questo l'artista, secondo me, quando dice di esprimersi per il bello, per il sentimento, noto in lui una sorta di ipocrisia, di imbellettamento della sua anima che in realtà cosa vuole?



    guarda che qui non stiamo parlando di artisti oche giulive che dicono ah com'è bello il mondo lo vivo con sentimento...
    il sentimento, il sentire, è valido anche per i fattori negativi,
    per la sofferenza, per il dolore e la disperazione e in molti casi, come nell'esempio che ti facevo dei muralisti argentini, come della maggior parte dei musicisti che ascolto, l'arte diventa mezzo di denuncia e di espressione del marciume del mondo in cui viviamo.



    La soddisfazione metafisica del suo orgoglio e della sua vanità
    e la soddisfazione materiale del compenso monetario.



    insomma se non soffrono e basta tu non vorresti far mangiare nessuno
    che esprime l'arte guadagnandoci qualunque cosa. l'arte dev'essere
    solo gratuita, con i pochi mezzi a disposizione, anzi mettendoci
    sempre e comunque del proprio, altrimenti diventa sempre
    e comunque un lucrare... come dicevi di carmelo bene,
    così tu intenderesti uccidere l'arte? incluso carmelo bene?



    Il mio discorso si rifà infatti al concetto espresso dei primi CCCP, l'ho detto per l'appunto nel post che apre questa discussione. Siamo all'opposto, io gli Oasis li butterei nel cestino della spazzatura, per farti un esempio, e mi terrei i Pavement.



    evidentemente l'ultimo degli oasis non l'hai sentito e non hai nemmeno intenzione di farlo. partire dal preconcetto che solo ti stanno sui coglioni e non sono in grado di fare nulla di non commerciale mi fa già capire come ragioni. io è il terzo che ascolto. è il primo che mi è piaciuto. tu butteresti nel cesso
    gli oasis ma i pavement no. perché scusa, ti risulta che abbiano
    rifiutato i proventi dei loro dischi o lo dici solo per questione di gusto musicale? o pensi che l'intera brit-pop sia da buttare nel cesso solo per partito preso? io nasco rocker e morirò rocker ma questo non mi impedisce di avere lo sguardo un po' aperto e andare a pescare anche in ciò che solo per idiosicrasie preconcettuali me
    lo farebbe evitare.



    Parliamo da due rive opposte, come Mastroianni e la ragazza nell'ultima scena della Dolce vita, solo che la ragazza sono io! [SM=g27828]



    ahahhahaha se pensi che io sia dalla parte della dolce vita
    [vadoinmacchinalmare vedodirimoschiare] da queste quattro
    chiacchiere che si fanno o da un disco buttato lì anche per provocazione hai sbagliato a capire..



    Sono d'accordo con te quando mi dici che forma e la sostanza devono trovare un giusto equilibrio tra di loro, la mia critica è invece rivolta all'eccessiva idolatria nei riguardi della forma e non nego che annullandola sapientemente si potrebbe dimostrare come essa sia nulla.



    personalmente non mi pare di avere una particolare idolatria per la
    forma, sull'annullamento della forma e sulla conseguente
    dimostrazione non posso che farti i miei migliori auguri,
    anzi sarei interessatissimo agli eventuali sviluppi, hai già
    qualche esempio, per farmi capire, di qualcuno che sta già sviluppando l'arte senza forma?



    Non credo di essere integralista, né retrogrado, dicendo questo, le sfumature mi vanno bene quando non sono spermi di masturbazioni intese come una sorta di indebolimento del colore; mi pare abbastanza patetico fare i giri di valzer con la scusa ingenua di essere liberi di mente quando poi, in ogni caso, si rimane fondamentalmente prigionieri del discorso che si porta avanti e che si difende.



    guarda nessun giro di valzer, era solo un tentativo di spiegare
    come la penso io, vorrei tanto mi portassi qualche esempio convincente
    per cambiare idea, sarebbe già un ottimo risultato per me, un'eventuale ulteriore evoluzione.



    Mi parli poi di Fellini dicendomi quello che ti ho detto io in un post precedente. Confermo che le prove e le riprove non sono mai un atto volontario, e il risultato che si consegue non coincide mai con la soddisfazione dell'artista. Egli infatti non fa quello che vuole ma quello che può, dovesse diventare un Sisifo dell'espressione artistica.



    qui non capisco e ti chiederei di spiegare meglio.
    in che senso le prove e le riprove non sono un atto volontario?
    chi gli impedisce di fermarsi alla prima istintiva ripresa,
    come spesso vine fatto da chi non ha pellicola da sprecare,
    o da chi pensa che la forma non abbia importanza?
    tanto la scintilla creativa uno la sente già dalla prima no?
    e cosa gli dice quando fermarsi perché va bene così?
    gli studi in carboncino che si fanno prima di dipingere i quadri
    non sono un atto volontario? il voler piegare la materia
    in modo che prendano la forma di ciò che l'artista vuole esprimere?




    Concludendo ribadisco il mio pensiero: mi sta bene la tecnica, posso anche apprezzarla, ma farne una stampella per storpi mi pare una grande follia.



    ma chi ne vuole fare una stampella per storpi me lo spieghi?
    chi sarebbero questi storpi.. i mestieranti senza talento?
    mi pareva a riguardo di essere stato chiaro ed essere d'accordo
    con te.



    Credo che arrivati fin qui sia chiao come la pensiamo,
    potremmo stare a riprenderci i vari punti all'infinito,
    insultandoci persino per l'esasperazione
    (scherzo, siamo persone educate e civili),
    rimanendo comunque a girare in tondo su noi stessi.
    Ci vorrebbe davvero che intervenisse qualcuno che abbia maggiore competenze in materia.
    Aspettiamo...



    nessuna intenzione neanch'io di insultare, al limite si
    sentirà di non avere le stesse idee, cosa assolutamente
    normale tra le persone, e al limite si avvertirà un po'
    di 'malessere' nel vedere che le proprie parole non vengono
    comprese interamente. ciao!



    ___________________________________
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