00 16/12/2009 23:18
Volontari a raggi X

Vivono in famiglie impegnate nel sociale e hanno uno status e un livello di istruzione medio-alto. Sono i giovani volontari secondo l'identikit tracciato da due docenti dell'Università Cattolica di Milano. Che hanno condotto una ricerca su oltre 400 ragazzi per cinque anni.


di Valeria Arnaldi

Viene da una famiglia prosociale, ha uno status socio-economico medio-alto, come il livello di istruzione. È questo il profilo dei giovani volontari tratteggiato nel libro "Psicologia del volontariato" (Carocci) di Elena Marta e Maura Pozzi, psicologhe e membri del Centro di studi e ricerche sulla famiglia dell'Università Cattolica di Milano. Un volume che nasce da una ricerca decennale sul mondo del volontariato giovanile. "Abbiamo iniziato analizzando un campione equamente ripartito tra ragazzi attivi nel settore e non, con l'intento di tracciare un profilo socio-demografico dei volontari. Uno studio su 461 individui, monitorati per cinque anni" spiega Maura Pozzi. Secondo lo studio si assiste a un incremento dell'impegno dall'adolescenza alla maggiore età, seguito da un decremento in età giovanile, e un ulteriore aumento nell'età adulta, dai 40 ai 55 anni.
Per quanto riguarda le differenze di genere, uomini e donne sembrano impegnarsi in misura simile, anche se le seconde sono tradizionalmente più impegnate "nella cura e nella relazione faccia a faccia", mentre gli uomini nell'attività politica e pubblica. "Si possono individuare tre differenti cluster. I volontari in allenamento continuo, che agiscono per motivazioni prosociali e di miglioramento personale. Coloro che lo sono per necessità personale e vanno alla ricerca di qualcosa di diverso. E infine quelli che lo diventano per caso, bisognosi di appartenenza" spiega Maura Pozzi. E aggiunge: "Tra questi solo il primo gruppo è considerato dei volontari "veri", mossi da motivi altruistici che rimangono tali nel tempo".
Ma come ci si avvicina al volontariato? "La famiglia ha un peso molto importante" sostiene l'autrice. Ricordando che il peso della famiglia si può far sentire anche in negativo, quando i membri scoraggiano il desiderio di impegno del singolo.
E le associazioni, cosa possono fare per legare a sé le persone? Secondo le studiose è importante trovare un punto di incontro tra le ragioni del singolo e ciò che l'associazione può offrire. Occorre monitorare il percorso del volontario, comprenderne le motivazioni e valorizzarle. L'associazione dovrebbe assicurarsi che i soggetti soddisfino le loro aspirazioni e, al contempo, cercare di spostarle verso posizioni altruistiche.
"L'incontro tra generazioni diverse che fanno volontariato - conclude Pozzi - è un utile strumento per far sperimentare ai giovani codici simbolici di responsabilità e fiducia".



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