00 20/12/2009 16:28
È vero, a Natale c'è un consumismo becero che irrita


di Selvaggia Lucarelli


SElvaggiamente - abbasso anche l'enfasi misticheggiante di fronte a un calice di vino
Ci sono interminabili file per una t-shirt Abercrombie, le scarpe Hogan o le capsule



Nespresso


Non che io sia un'amante delle solfe natalizie su sprechi e mode becere ma devo ammettere che ci sono alcune espressioni del consumismo di questi giorni che mi irritano in modo particolare.

In particolare:

a) tutto quello che crea file fuori dai negozi. Possibile che ci sia gente disposta a soffrire il freddo e il supplizio dell'attesa per accaparrarsi una ciofeca di t-shirt Abercrombie, un paio di Hogan per sentirsi i Carlo Rossella de noantri o, peggio ancora, una cialda Nespresso? Anzi, chiedo venia, per una CAPSULA Nespresso. E non chiamatela cialda perché il segreto delle file fuori dai negozi è questo: una marea di pecoroni si sono bevuti la faccenda che i negozi Nespresso sono boutique e che il loro caffè non è in volgari cialde, no, è in capsule come l'uranio e le supposte e che probabilmente è miscelato con le ceneri di Michael Jackson e pagliuzze d'oro. E forti di queste convinzioni fanno la fila.

b) le edizioni limitate. Le edizioni limitate, qualora vi fosse sfuggito, hanno due caratteristiche fondamentali: costano di più e sono delle robe che se non avessero la dicitura “limitate” sarebbero schifate con tutta l'anima da qualsiasi persona di buon senso. Ho visto (e acquistato) fard color residuo gastrico spacciati per nuance esclusivissime che andranno a impomatare le guance delle mille allocche che se li accaparreranno. Ho visto tortelli al manzo, ortica, pongo e cioccolato fondente che uno non li mangerebbe manco dopo tre mesi di digiuno sulla vetta dell'Aconcagua spacciati per esclusive prelibatezze che andranno a rallegrare il palato di quei cinquecento pirla che se li cucineranno. Ho visto abiti che farebbero sembrare un boiler elettrico anche Kate Moss spacciati per modelli unici disegnati dallo stilista del momento sotto effetto di un fungo colombiano, essere indossati dalle novecento fesse che prosciugheranno la carta di credito per sentirsi le più stilose.

c) La mania delle spa. Ormai non c'è albergo, ostello o residence che non dichiari di avere una spa all'interno. Pare stiano nascendo perfino le prime pizzerie al taglio con un centro benessere all'interno in cui delle pizzaiole egiziane massaggiano con una mano l'impasto della pizza e con l'altro le chiappe del cliente. E non c'è un amico che non ti dica con aria tronfia: «Sai, questo capodanno vado una settimana in una spa». Allora. Diciamcela tutta. Nel novantanove per cento dei casi quella spacciata per spa è una specie di scantinato in cui il bagno turco è creato con gli scarichi dei vapori della cappa in cucina e la grotta termale è quella in cui fino al giorno prima tenevano i salami a stagionare.

d) I weekend enogastronomici con corsi di degustazione vini annessi. Ora, va bene che io sarei in grado di bere un bicchiere di diesel bipower e di credere a chi mi dice che è Nero D'Avola, ma personalmente trovo detestabile la mitizzazione del vino e di tutto quello che deriva dall'uva fermentata. Mi sono imbattuta in individui con la terza elementare presa col Cepu che seduti a tavola di fronte a me mi indottrinavano su mosto e pigiature con l'enfasi misticheggiante di chi ti sta spiegando cosa c'è dopo la morte. E che analizzavano l'etichetta del vino girando e rigirando la bottiglia venti volte con l'aria di quelli che stanno tentando di decifrare i geroglifici nell'anticamera della tomba di Ramsete quarto. E, infine, che dopo aver assaggiato il famigerato primo sorso di vino davanti al cameriere in attesa, facevano tutta la scenetta patetica di trattenere il liquido in bocca per una tale quantità di tempo che dopo un po' io chiedevo se si trattava di vino o colluttorio. E infine, fissavano l'orizzonte con aria ispiratissima interpretando la parte di colui che cerca di cogliere sapori e retrogusti quando io sapevo benissimo che la scelta era ricaduta su quella bottiglia non per il suo essere frizzantino e dal gusto erbaceo, ma per il suo essere la bottiglia che costava meno.

e) I bambini vestiti griffati dalla testa ai piedi. Vi prego, toglietemeli di torno, e soprattutto sotto Natale. Perché vi giuro che se io avessi visto Gesù Bambino frignare con un body Ralph Lauren, sarei stata ben più spietata di Erode.



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[Modificato da vanni-merlin 20/12/2009 16:29]
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