Forum MontePoggio Discussioni di meteorologia e altro tra amici

Il viaggio del secolo: Jakuzia! ( © riproduzione riservata )

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  • Gianni Sperone
    00 29/01/2010 08:20
    Jakutsk: la vittoria...!

    Ieri sera avevo deciso di interrompere tutti questi inutili contatti con personaggi ed emissari che mi avrebbero solo fatto perdere del tempo. Inoltre, non mi interessava che il Direktor del Centro Meteo venisse qua in hotel per rispondere alle mie domande, un tanto l'una...Spedii quindi una secca Mail al giornalista locale che si era posto come tramite, dicendo che potevo fare a meno del suo aiuto e di altri, ormai ad un giorno dalla mia partenza.

    Ed, intanto, avevo gia' definito il percorso da seguire stamane: con un taxi, anzitutto raggiunsi l'Istituto per lo studio del Permafrost, che e' una costruzione persino civettuola e neo-classicheggiante con la statua di un mammuth nel prospiciente giardino, situata nell'estrema periferia SE di Jakutsk, a ca 2 km dal corso della Lena. Di qua, contavo di pormi a tiro utile per raggiungere il fortino da espugnare, poiche' avevo supposto fosse pressoche' contiguo.

    Entrai senza difficolta' nel mite istituto dei terreni perennemente gelati e, mentre, facevo un po' di anticamera per essere presentato alla direttrice, iniziavo a guardare con una certa avidita' quegli scaffali pieni di libri di geologia e fisica, per lo piu'. Per lo meno, pensavo, siamo sulla strada...
    Il capo-istituto era una signora sulla cinquantina, di fattezze jacute con gli occhiali spessi, che parlava l'inglese abbastanza bene: le raccontai il mio cruccio, il fatto di venire dall'Italia e, sin da novembre, di aver contattato l'Istituto Meteo, forse parlando con le persone sbagliate ove, tuttavia nessuno mi aveva posto il veto a priori...vero perche', addirittura lunedi' scorso, ero stato contattato direttamente in albergo dal Direktor, qua a Jakutsk.

    Ella prese a cuore la questione, iniziando una sorta di mezzo piagnisteo in anglo-russo su come, mai ed in poche ore, si potesse trovare una soluzione, lamentazione accorata che estese alla sua assistente, parlante pero' solo il russo e che, nonostante cio', continuava a rivolgersi al sottoscritto (credo, proponendomi opzioni varie), come fossi nato li' vicino od, al massimo ad Irktusk o Tiksi.
    Fra l'altro, la direttrice occhialuta mi chiese se avessi un numero di telefono dell'Istituto Meteo, recapito che avevo si' avuto ma gettato con stizza il giotrno precedente, sicuro che avrei fatto da solo. Era dunque evidente come, non solo i due istituti non fossero vicini, ma che, fra di essi non corresse affatto buon sangue...magari poteva essere un problema di finanziamenti o che so, altro...

    Affranta da questo nuovo grave evento, ovvero la mancanza del recapito telefonico, ella adotto' la soluzione artigianale alla siberiana, scrivendomi su un foglio di carta non intestata, quale fosse il mio intento una volta entrato nell'istituto (ovvero di essere condotto al campetto di rilevazioni strumentali); sul retro del medesimo, per timore che mi perdessi, abbozzo' un numero incredibile di schemini e mappe con nomi, fermate di bus ed altri nomi con distanze ed indacazioni...da mostrare ai passanti. Secondo lei, con quello scritto sarei arrivato sotto le mura del fortino. Poi..dovevo sperare! Alla russa, insomma.

    Vista la mia perplessita', si vesti' a meta' con pelliccia e ciabattone da casa, accompagnandomi correndo ed incespicando alla fermata del bus 17, che stava giusto per arrivare. Non paga, si inerpico' sul bus stesso, dicendo all'autista di avvisarmi quando dovevo scendere.

    Il bus 17 traversava una landa davvero desolata, nonostante fossimo a tre-quattro km appena dalla citta', oscillando paurosamente su un mix di ghiaccio vivo e montagne..russe, proprie della strada stessa; una ragazza piuttosto giovane, pallidissima, col viso da chi faceva uso disinvolto di droghe, stava praticamente distesa accanto all'autista, occupandosi di ritirare le monetine di tariffa da chi saliva. L'autista, pareva un naziskin e ci sarebbe stato da esser poco tranquilli a fare con lui una tratta piu' lunga, da solo. A parte questo bucolico quadretto extra-urbano, alla seconda fermata, con uno sguardo quasi allucinato, questa signorina siberiana davvero sconsolante, mi fece cenno di scendere.

    Segue...


    Gianni S.
    [Modificato da Gianni Sperone 08/02/2010 07:43]
  • OFFLINE
    maurobrunetti
    Post: 709
    00 29/01/2010 08:37
    L'idea dello Sperone in balia di un autista naziskin e di una bigliettaia tossica vi giuro mi ha fatto venire le lacrime agli occhi dal ridere.
    GIANNI SEI UN MITO
    I tuoi racconti sono fantastici, quando torni devi scrivere un libro ASSOLUTAMENTE.
    Inoltre i segue... con cui condisci i tuoi racconti creano una tensione nel lettore degna di un meastro del giallo.
    Non vedo l'ora di sapere come è finito l'assalto al fortino. Buona giornata
  • Gianni Sperone
    00 29/01/2010 09:05
    Jakutsk: la vittoria...! (II)

    Mi trovavo in un'area piuttosto vicina alla citta', con un traffico caotico che arrancava pattinando sulle strade disastrate e gobbute, proprio come ci si potrebbe immaginare viaggiando in Siberia. Nel contempo, pareva gia' di essere in un altro mondo ancora, ricordandomi quando, nel noto film @i Girasoli@, Sofia Loren va in giro per la Russia dell'inizio Anni '60 in cerca del marito disperso in guerra. Nel mio caso, il marito era, evidentemente, l'ufficio meteo. Presentai il foglietto istoriato di schizzi, mappe e nomi ad una giovane signora con un bimbo di tre o quattro anni che stava mangiando con noncuranza una sorta di gelato ricoperto. La signora, gentilissima, fermo' almeno quatttro o cinque passanti in successione, sino a che raccolse l'informazione che cercavo, trasmettendomela con parole indecifrabili ma gesti eloquenti.

    Mentre si alzava pure un fastidioso vento da W che sollevava mulinelli di aghi di ghiaccio, dovetti constatare che quella zona era effettivamente ben piu' fredda della citta' di Jakutsk. Se, da una parte, avevo sbagliato sottovalutando la portata dell'isola di calore cittadina, dall'altra ritornavo di buon umore, valutando che i dati trasmessi dall'ufficio meteo (-46.9 ieri mattina contro i miei -44.6), dovevano essere rilevati in maniera corretta. In tal modo, percorrevo l'ultimo kilometro che mi separava dal fortino, per lo meno con la sensazione che, tutta la mia serie storica su Jakutsk, non fosse affatto da gettare.

    Camminavo sopra una larga pista di bob dove due auto si sarebbero incrociate a fatica e non c'erano, naturalmente, marciapiedi. Mentre da un lato, nel cielo che volgeva al sereno, si stagliava la zona industriale cittadina con possenti sbuffi di fumo giallastro sospinti verso oriente, dall'altro lato, si allineava una teoria di basse case in legno, incrostate di ghiaccio e galaverna in ogni dove, con recinzioni cadenti che non recingevano alcunche' e qualche condominio verdognolo decrepito, con i soliti bassi piloni in cemento sbrecciato a tenerli sollevati rispetto al suolo. Mi ero vestito meno dei giorni precedenti ed iniziavo a sentire il freddo avvolgermi ma, ormai, sulla mia sinistra poco oltre, faceva bella mostra di se' un edificio azzurro carico, tipo l'ufficio della Poste Centrali, moderno su quattro piani. Ero arrivato.

    L'ingresso era presidiato da due donne anziane accucciate, l'una su una sedia rotta, l'altra su di una vasta poltrona che aveva visto tempi migliori. La prima di esse, gustava con avidita' una zuppa di tutto-un-po', simile alla mia amata Solijanka; la seconda stava a guardarla, e' il caso di dirlo, con le mani in mano. La lettera magica della signora del permafrost, sorti' comunque il proprio effetto: da una porta usci' un signore sulla cinquantina che inizio' a parlare con me come avessimo ripreso un discorso interrotto. Mi fece accomodare nel proprio ufficio e, ad ogni mezzo sorriso, una fila di denti d'oro mi ricordava le gransi risorse del sottosuolo di questo sterminato Paese.

    Credo che i Siberiani (od almeno coloro che abitano qua), abbiano il complesso di non sapere l'inglese cosicche', ogni occasione e' buona per far dire loro che @l'inglese lo so ma poco, poco@. Ma, qualche parola e' meglio di niente ed il sottoscritto aveva compreso che questo era il primo filtro per l'esame finale.

    Mentre tentavo di farmi capire, imbastendo un'accorata conferenza sul clima di Jakutsk e sulla passione del meteo che coltivavo sin da quand'ero molto piccolo, arricchivo le mie parole tracciando grafici e tabelline nello spazio bianco rimasto verso il fondo della famosa lettera di presentazione. Quando El Dorado mi scrisse con sussiego il valore termico estremo minimo mai raggiunto da Jakutsk, di -64°, io lo corressi lievemente con un sorrisetto, aggiungendovi il .4 che mancava, ed in effetti, il dato corretto era di -64.4°C. Iniziai poi una dissertazione sull'incremento termico alle medie latitudini, girando tutto l'emisfero boreale per arrivare sino a Winnipeg. El Dorado non capiva quasi nulla ma annuiva compiaciuto. Usci' un attimo dall'ufficio, per rientrarvi accompagnato da una signora alta e bionda che mi saluto' come fossi un collega, prima di sparire subitaneamente. Dopo circa mezz'ora, giunse un ragazzo dal viso piu' sveglio che parlava un po' meglio l'inglese. Egli era un informatico e, da un anno e mezzo era in forza presso l'istituto ove il lavoro, palesemente lo soddisfava. Mi pose qualche rapida domanda ed io ripresi da zero il precedente comizio, aggiungendovi in questo caso, anche il fatto (vero) di come mi fossi trovato bene in questa settimana a Jakutsk e di come, tuttavia, si avvicinasse rapidamente il momento della mia partenza.

    Mentre gli ponevo domande e rispondevo a mia volta alle sue, cercavo di capire, per cosi' dire, quale fosse l'anello piu' debole della catena. In fondo, sapevo perfettamente come, in Russia, il meteo non sia sotto l'egida militare come, ad esempio, avviene in Italia. Dunque, tutta la storia della @restricted area@ che mi avevano propinato i giorni precedenti, di per se', non reggeva. C'era un attimo di stallo, ed in tre ci guardavamo senza saper piu' cosa aggiungere; a quel punto mi alzai, indossando il giaccone, e gli dissi che avevo un poco fretta e pertanto, se ora avesse potuto accompagnarmi a vedere le capannine di rilevamento, gli sarei stato molto grato. Il giovanotto abbozzo' un sorriso imbarazzato, più simile asd una smorfia, rispondendomi che, per una cosa del genere, poiche' gli strumenti non si trovavano proprio li', occorreva il permesso del Direktor.

    Va bene, lo avvisi pure...cercai di incalzare con noncuranza...gia', guardo' l'orologio...ora e' a pranzo...ed avvertivo nel tono della sua voce una muta preghiera affinchè me ne andassi da dov'ero venuto; mentre, da una parte, mi sentivo sfuggire di mano la preda, dall'altra egli dovette avere un moto di comprensione perche' cambiò subitaneamente espressione rassicurandomi che, fossi tornato per le 14, anche il grande capo sarebbe stato in istituto. Con l'aria piu' naturale di questo mondo gli dissi che andava bene, anche se erano solo le 12.30 ed io non sapevo che avrei potuto fare in tutto quel tempo...ma, in effetti, mi sentivo nuovamente sulla strada giusta.

    Segue...


    Gianni S.
    [Modificato da Gianni Sperone 16/02/2010 07:36]
  • Gianni Sperone
    00 29/01/2010 09:44
    Jakutsk: la vittoria...! (III)

    Si era fatto di nuovo piu' freddo, nonostante il mio interlocutore di poc'anzi, per darmi una pillola zuccherata, mi avesse detto il valore istantaneo della temperatura: -37.4°, senz'altro sei o sette gradi in piu' dei giorni precedenti, ma c'era questo vento sempre piu' teso da W che mi pizzicava duramente il viso con i mulinelli di ghiaccio, ed io avevo lasciato la guaina di neoprene in albergo, perche' non pensavo neanche lontanamente di passar fuori tutto questo tempo.

    Camminai per una ventina di minuti fra passanti e furgoncini che andavano e venivano, scattando poche foto per ricordare anche quel selvaggio, estremo intorno ove mi trovavo, ancor piu' remoto della citta'. Ovviamente. Eppure, ormai vicino alla meta, mi sentivo addirittura scosso da brividi di freddo; dovevo trovare un riparo alla svelta se no, rischiavo di star male sul serio. Chiesi ad un passante se ci fosse nella zona un cafe' od un restoran, ma questi mi fece un cenno vago che, camminando, si perdeva nell'aria gelida e poteva indicare qualsiasi direzione. Sentivo il viso letteralmente incrostato di ghiaccio ed un freddo sempre maggiore addosso come non avevo ancora provato in città, anche con le temperature più basse dei giorni precedenti; improvvisamente ricordai che, appena sceso dal famoso bus 17, avevo fotografato un qualcosa che poteva costituire il mio momentaneo riparo.

    Eccola la mia salvezza...intuivo che si trattasse di una rivendita di alimentari, ma era molto meglio di niente. Talvolta, questi negozi che vendono un po' di tutto, possiedono anche un angolino - caffe' ma, purtroppo, non era quello il caso. Dopo aver cincischiato il piu' possibile a guardare salumi sospetti e bottiglie di vodka di ogni tipo per riscaldarmi un poco, chiesi alla commessa se, li' vicino, vi fosse un caffe' o similari. Ella mi guardò come si può guardare un alieno, ciò nonostante, mollo' il cliente che stava servendo ed usci' fuori con un leggero grembiule azzurro (!) in una vera e propria tempesta di ghiaccio. La visibilita' era ridotta, pur tuttavia, riusci' ad indicarmi un grande edificio azzurro tenue, che si intravedeva appena, oltre tre o quattro strade parallele, in una curiosa brughiera con sterpaglia alta un metro, ovviamente arabescata di galaverna in ogni dove. Mi ero gia' intiepidito un poco e percorsi dunque quei sette-otto minuti quasi di corsa; trassi a me con foga le solite quattro pesanti porte in successione ed entrai. Ancora per oggi, ero vivo e vegeto...!

    Subito, un poliziotto dai tratti jakuti ed il cipiglio arcigno, si paro' dinanzi a me quasi volessi entrare per una rapina; appena compreso che volevo solamente mangiare qualcosa, si profuse in scuse e cenni col capo e mi tese la mano perche' era lui che si occupava del guardaroba (oltre che della sicurezza).
    Mi trovai cosi' in una amplissima sala ristorante, luogo tipico da sposalizi, pensai. I tavoli erano tutti apparecchiati con quattro piatti per ogni posto, prima volta che in Russia vedevo una cosa del genere. Non c'era nessun cliente ma due cortesi e graziose cameriere ed un ragazzo che pareva facesse apprendistato. Feci cenno se potevo sedermi e, subito, piu' che portarmi il menu', la Miss non-so-che, mi lesse quello che, probabilmente era il menu' del giorno. Non compresi, ovviamente, mezza parola di quello che mi diceva ma le feci intendere che facesse lei come riteneva meglio.

    Chiesi se, per caso vi fosse la Solijanka od il Borsch che, entrambe zuppe, male non mi avrebbero fatto. Prima mi disse gentilmente @niet@ poi, tornò correndo per dirmi @da@. La birra era ottima e fredda ma, al confronto dell'esterno, mi parve un te' caldo: e, paradossalmente, fu il migliore pranzo che consumai nell'intera settimana, con un filetto di un non meglio identificato pesce bianco, gratinato con uova, pomodori e funghi. Buono, tanto che feci il bis; mi alzai per pagare ma mi chiesero di attendere ancora un istante: quella sorta di menu' a prezzo fisso, includeva a fine pasto il te', che mi servirono in una elegante tazza coi fregi dorati, nonostante fosse un po' sbrecciata sul bordo. Avevo speso neanche 6 EUR per un pranzo d'eccezione! Mancavano dieci minuti alle 14, dunque percorsi a passo spedito la distanza a ritroso sino all'Istituto, ove arrivai in un quarto d'ora circa. Al mio ingresso, il giovanotto con cui avevo parlato al mattino era gia' vestito, mentre c'era anche El Dorado che, lieto per il mio successo, mostrava vivamente la propria preziosa dentatura.

    Il Direktor aveva detto si'.


    Segue...


    Gianni S.
    [Modificato da Gianni Sperone 16/02/2010 07:42]
  • Gianni Sperone
    00 29/01/2010 10:31
    Jakutsk; la vittoria...! (IV)

    Si aggiunse anche un secondo dipendente dell'istituto, anch'egli giovane che, tuttavia, sull'inglese era a zero. Il primo mi chiese se preferivo andare in macchina o @walk@ ed io, naturalmente, risposi @walk@. C'era una logica, in questo preferire andare a piedi piuttosto che in auto (anche se, stra-volentieri, stavolta avrei scelto l'auto!): prima di tutto, il campo di rilevamento, per quanto non contiguo, non poteva essere chissa' che lontano da li', secondo, in quella distesa di sterpaglie basse e malandate casette di legno, potevo @provare@ lo scatto.

    A questo punto, non mi sarei accontentato di esser condotto sino al sito di osservazioni e rilievi... di sicuro anche le foto...perche' mai, rinunciarvi, dopo tutta quella fatica ? Solo che, se questi mi avessero detto di no, avrei potuto farci ben poco perche' erano abbastanza rigidi, dietro il sorriso...ed i due ragazzotti, li avevo ora uno davanti ed uno dietro, lungo uno stretto solco bianco, ove la neve superava i 20 cm. Cosi', iniziai a fotografare casette di cui avevo gia' decine di precedenti immagini senza che, nessuno dei due, mostrasse una qualche reazione alla vista della mia preziosa creatura in azione.

    Dopo dieci minuti a passo spedito, entrambi mi indicarono sorridendo, l'area recintata sulla sinistra (8000 mq, mi dissero gongolanti), ove si trovavano due capannine in legno, un poco sopraelevate sullo stile norvegese, pluviometro, anemometro, eliofanografo ... la strumentazione completa, insomma, conforme alla dotazione di una importante Stazione sinottica quale e' per l'appunto Jakutsk. Entrammo da un cancelletto semi-aperto e subito chiesi al secondo di scattarci una foto accanto alla capannina. Acconsenti' volentieri mentre, nel frattempo, da due basse costruzioni a fianco, uscivano quattro o cinque persone, vestite con una divisa dell'Istituto ed addette alla manutenzione ed ai rilevamenti. Erano venute a salutarmi ed a farmi i complimenti: ero il primo straniero, che loro ricordassero, ad aver potuto accedere a quel sito. Erano le 14.47 (6.47 in Italia): l'aquila dei ghiacci, quasi abbracciava la capannina di Jakutsk con notevole emozione.

    Ma non era finita: tutti si prodigarono per spiegarmi il funzionamento di ogni strumento, vollero che raggiungessi con loro il tetto di uno dei due prospicienti edifici, salendo una scala esterna da cantiere, incrostata di ghiaccio (!!) e da sopra, nuove foto a me accanto al radar, con l'uno, con l'altro....foto a tutti, foto verso il campetto di sotto e, piu' lontano, verso le ciminiere di Jakutsk che si stagliavano contro un basso alone solare, nel pomeriggio siberiano che incedeva rapidamente...

    Infine, vollero che mi accomodassi dentro, dove mi prepararono un te', chiedendomi altre notizie meteo sull'Italia, com'era il gennaio a Torino, come a Roma, come al Sud e quali fossero state le temperature estreme rilevate in Italia. Udito del -34.6°C al Pian Rosa' nella nota circostanza del 6.3.1971, non riuscirono a trattenere una risata: adesso, che pure si andava facendo piu' mite, eravamo a -37°..(!).... Questa era davvero gente appassionata, potevo stare tranquillo sui dati di Jakutsk. Il mio primo interlocutore della mattina, volle darmi la propria e-Mail, che gli ricambiai, e mi aggiunse i complimenti per come mi ero rapidamente adattato al freddo del luogo.
    @Si fermasse qua ancora una settimana@, concluse, @non vorrebbe piu' sentire nemmeno l'aria di Mosca@. Lo avevo gia' letto da qualche parte e, una volta tanto, la guida aveva ragione.

    Mi chiesero ancora della mia professione e furono ammirati sentendo una qualche pur sintetica spiegazione sui compiti della medicina del lavoro, all'interno del Servizio Sanitario Nazionale italiano. A quel punto, domandai loro di chiamarmi un taxi ed allora vennero a salutarmi in sette od otto, tutti i presenti, quasi avessimo fatto una lunga vacanza insieme. Si aggiunse anche un signore in colbacco e jeans che non c'entrava nulla col meteo, ed era sbucato da chissa' dove.

    Stavo rientrando in citta', che guardavo ancora con estrema attenzione: con meno curiosita' e piu' affetto, pero'.
    E non avevo dimenticato il buon amico del Poggio che, costantemente, da mesi incoraggiava questa fantastica impresa: proprio perche' mi parevano le persone idonee, mi ero informato un poco dagli addetti meteo, sulle attivita' sportive più praticate e seguite in Jacuzia.
    Il prediletto resta il calcio, giocato in un piccolo stadio d'estate e, per alcuni mesi, sino a dicembre, in un campo regolamentare nel grande Palasport di Jakutsk che, mi dissero, proprio per le condizioni estreme del clima, e' uno dei piu' grandi della Russia ed ospita naturalmente altri sport come il volley ed il basket. A parte, l'hockey su ghiaccio, ovviamente. Lo sci di fondo e' poco diffuso e, di per se', viene considerata una pratica senza senso (!?).
    D'estate, si caccia e si pesca (soprattutto) ma questi, sono sport solo per meta'...

    Ora, non restava che congedarsi da questa irripetibile ed unica meta, col lungo volo del sabato che, salvo ritardi, grazie al recupero di otto fusi orari, mi avrebbe condotto (via Mosca Domodedovo e Monaco di Baviera) a Milano-Malpensa alle 22.30 circa.

    L'ultima fase di questa straordinaria avventura, consistera' nella traduzione in immagini delle oltre 600 fotografie scattate, ma questo, sara' affare dei prossimi giorni.


    Gianni Sperone - Jakutsk, 29.01.2010


    [Modificato da Gianni Sperone 16/02/2010 07:48]
  • OFFLINE
    maurobrunetti
    Post: 710
    00 29/01/2010 12:32
    Missione compiuta. Sono veramente felice per Gianni
    W l'aquila della Jakuzia

  • OFFLINE
    angelo.c
    Post: 7.927
    00 29/01/2010 14:44

    Erano le 14.47 (6.47 in Italia): l'aquila dei ghiacci, quasi abbracciava la capannina di Jakutsk con notevole emozione.



    Che strane vicissitudini ci offre la vita.....

    Mentre io mediavo,svogliatamente,i prezzi di mele e clementine,nel piazzale del mercato ortofrutticolo sferzato da un gelido vento di grecale....a migliaia di Km,il terribile Sperone coronava il più bel sogno della sua vita,toccando con mano una delle stazioni meteo più estreme del globo terrestre.

    Ce l'hai fatta caro Gianni.....

    La tua passione (e la tua ostinazione) sono state premiate.
    E...anche noi del forum,ci sentiamo un pò partecipi del tuo successo.

    D'ora in poi,Yakutz non avrà più segreti per l'Aquila dei ghiacci.

    Angelo.
  • Gianni Sperone
    00 29/01/2010 15:00
    Grazie...!

    E' un piacere poter condividere con voi le ultime ore in questa nitida serata siberiana; la vostra partecipazione alla mia gioia di oggi pomeriggio, e' il miglior riconoscimento per le decine di ore passate alla tastiera.

    Buona notte da Jakutsk!


    Gianni S.
  • OFFLINE
    Sextum
    Post: 6.948
    Admin
    00 29/01/2010 19:09
    Buon rientro, caro Doc.

    E' stato fantastico poter leggere le tue avventure.... e i 1200 accessi a questa discussione dimostrano che l'interesse è stato elevatissimo!

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    Danilo -
    Admin. Forum MontePoggio
    A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina
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  • OFFLINE
    massimo.z
    Post: 9.384
    Admin
    00 29/01/2010 19:19
    Pur non essendo al massimo della forma mentale.........

    .......buon sereno rientro a Torino, con la forza dei forti!

    Massimo

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    Alla nascita del Sole e di sua sorella la Luna, la loro madre morì.............
    Così il Sole diede alla Terra il suo corpo dal quale sbocciò tutta la vita.........
    ......e dal petto di lei tirò fuori le stelle e le lanciò nel cielo notturno per ricordarsi della sua anima.............
  • OFFLINE
    victorio
    Post: 5.642
    00 29/01/2010 19:49
    Buon ritorno a Gianni dopo l'avventura siberiana cui anche noi da distante siamo stati partecipi.
    A presto con le notizioe da Torino 1

    Vittorio
  • OFFLINE
    Daniele S65
    Post: 27
    00 30/01/2010 00:38
    Buon rientro e grazie........ [SM=g27811]
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    Molassana alta Meteowebcam
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  • OFFLINE
    giesse59
    Post: 925
    00 30/01/2010 01:13
    Un'esperienza straordinaria, un racconto eccezionalmente coinvolgente, sono davvero contento per te.

    Buon rientro e attendiamo un report fotografico, con i relativi commenti, all'altezza di questo racconto.

    Giovanni
  • Gianni Sperone
    00 30/01/2010 09:24
    Jakutsk: Mezze verita' e mezzi imbrogli...

    Venerdi' sera, era la mia ultima a Jakutsk e mi recai, come avevo fatto spesso nei giorni precedenti, al Restoran Tamerlano. La T era ulteriormente salita a -35.5, e fuori non si stava affatto male pure se, tutto e' relativo. Il locale era zeppo ma, non riuscii a farmi capire dall'unica cameriera che parlava un po' d'inglese, dell'intenzione di tornare dopo un'oretta. Mi venne in soccorso un uomo di mezza eta', non vestito alla russa, che stava divorando una porzione pantagruelica di salmone. Si trattava di un canadese di Edmonton, in un qualche modo connesso ad una societa' mineraria; era arrivato il giorno precedente, dunque poteva esser vera la disamina della @vice governatrice@, secondo la quale, in quel momento, nessun altro straniero era registrato negli hotel di Jakutsk. Questo fatto, inoltre, rendeva un minimo di giustizia anche alle guide...con tutti quei canadesi e giapponesi che avrebbero dovuto frequentare la città in inverno(!).

    Rientrato in albergo, e prima di provare a radunare i bagagli in quel caos tremendo in cui si era trasformata la mia camera, andai casualmente sulla posta. Ebbene, poco dopo rispetto a quando Angelo trattava i prezzi all'ingrosso in Versilia ed il sottoscritto guardava con tenerezza la sagoma gelida e lignea della bianca capannina di Jakutsk, il "buon" giornalista Bolov mi inviava una Mail in cui si rammaricava per il fatto che, nonostante una serie di viaggi sin la' ed un sacco di tempo speso per un @arrangment@ del mio desiderio, non aveva potuto farci nulla di fronte all'irremovibilita' del Direktor. Infine (e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso!), costui mi diceva di esser certo che non mi sarei dimenticato della sua pur vana fatica...(!).

    Quindi, non c'era stato nessun contatto preliminare con l'Istituto, ne', mai in precedenza, alcun Direktor aveva chiamato l'albergo. Il venerdi' ero, cioe', andato la' come un illustre sconosciuto che partiva da zero. La cosa piu' indisponente era che, questo tizio non era certo uno zotico e conosceva perfettamente la mia passione per il meteo. Tuttavia, mi aveva tenuto sulla corda sino a meta' pomeriggio del venerdi' (quando non avrei potuto fare piu' nulla), riservandosi pero' il tempo di venirmi a trovare prima di sera, per riscuotere la tangente delle millantate fatiche.

    Era davvero troppo: l'aquila artiglio' immediatamente questo imbroglioncello da quattro soldi che, ovviamente, nulla sapeva del mio successo in solitaria. Gli scrissi semplicemente che il decisionismo italiano aveva sconfitto la commediola russa e rincarai la dose, informandolo che, se proprio era ridotto cosi' male, qualche rublo avanzato poteva pure venirselo a prendere. Ovviamente non rispose.



    Gianni S. ......... Mosca-Domodedovo, 30.01.2010
    [Modificato da Gianni Sperone 08/02/2010 08:10]
  • Gianni Sperone
    00 30/01/2010 10:36
    Jakutsk: Il ritorno...

    Stamane alle h. 5 locali, quando con ogni cura estrassi la sonda esterna del termometro (che pareva un pezzo di legno!), la T era ancora salita a -31.2 con un cielo uniformemente coperto e visibilita' buona. Jakutsk aveva dunque voluto regalarmi una curva termica concava coi picchi -45/-42 proprio a meta' del mio soggiorno ed, ora, con una risalita che ricordava il mio arrivo una settimana prima; questo fatto aveva consentito indubbiamente che mi acclimatassi meglio e pure che avessi goduto appieno di quel -40 che, in fondo, rappresenta un po'...la solidarieta' meteo nel mondo in quanto, come campeggia su quasi tutte le cartoline del Minnesota, le scale C e F si incontrano idealmente.

    In albergo, avevo trovato persone tutte assai cortesi e disponibili con me, salvo una matrona russa biondiccia che, sin dal primo giorno mi aveva preso in uggia...e la cosa, ovviamente era reciproca. Stamane alle 5.30 era presente questa temibile Olga che, come di consueto, mi guardava di traverso, e la collega in subordine, una certa Svetlana, di fattezze jakute, che sapeva un po' d'inglese e ricordava, come modi, la direttrice del'istituto studi sul permafrost. Ella, dispiacendosi infatti nella stessa maniera (ma in inglese migliore), mi disse che avevo abbondantemente superato il tetto consentito ai clienti per Internet e che, pertanto, avrei dovuto pagare l'eccedenza, di 1180 rubli ovvero ca 29 EUR. Poiche' la collega con comprendeva nulla (ma doveva essere la sua soprastante), ella mi disse chiaro e tondo che avrebbe volentieri chiuso un occhio ma era stata redarguita in merito.

    Avendo ormai pochi rubli, pagai in Euro; potevo, d'altronde essere ben contento: in 9 giorni, degli 800 portati con me, ne avanzavano 150 (ovvio, con viaggio ed alberghi pre-pagati) e non ero certo stato a dieta, perche'... mi vedevo bello rotondo rispetto alla partenza. Quando Mrs. Svetlana mi dette regolare stampa del mio impegno on-line, non potei che sorridere: in sette giorni, avevo trascorso in Rete la bellezza di 52h e 51', oltre sette ore e mezza al di' (!). D'altronde, avevo utilizzato le gelide e soprattutto buie, ore del primo mattino o dalle 16 in poi, dunque tutto aveva funzionato perfettamente, senza che il resoconto-viaggio avesse sottratto nulla alle mie fameliche peregrinazioni per la citta'.

    Siccome il potere delle addette alla reception e' notevole in tutta la Russia, Mrs. Svetlana fece un cenno all'onnipresente poliziotto, affiche' uscisse a vedere se il taxi fosse arrivato. Egli scatto' come una molla, ma fu poi lei ad aprirmi le quattro porte mentre, con i miei borsoni, mi congedavo definitivamente da Jakutsk.
    Il taxista di oggi, era un ometto con lo stesso viso di Putin, alla guida delle solite vaste Volga bianche che, all'interno, sembrano ancora piu' grandi per i sedili spartani e sottili. Percorrevo per l'ultima volta la "Lenina U" in direzione N e buttai ancora uno sguardo su ogni palazzo che piu' aveva, in precedenza, colpito la mia attenzione. Forse galvanizzato dalla strada rettilinea, ampia e sgombra di traffico data l'ora, il piccolo Putin comincio' ad accelerare e, naturalmente a pattinare paurosamente. Quando la lancetta del tachimetro sfioro' gli 80 km/h, detti un colpo di tosse significativo come un avvertimento: l'auto aveva lo stesso incedere rollante di un piccolo traghetto che beccheggi sulle onde della Manica. Poi, mica gli avevo detto di correre...!

    L'aeroporto di Jakutsk non e' ne' piccolo ne' grande ma, quando il taxi arrivo', probabilmente Mrs. Svetlana aveva telefonato per compensare a suo modo la questione di Internet. Cosi', senza che io avessi il tempo di dire nulla, un uomo in tuta blu arrivo' con un carrello porta bagagli e li condusse a quei marchingegni di impacchettamento totale, senza volere i 200 Rubli stampati sul prezziario. Arrivai al check-in e si avvino' un funzionario un po' anziano che mi saluto'...@ciao Torino!@. La vicenda diveniva veramente incredibile....(!). Dopo un veloce controllo passaporti, mi trovai in una vasta sala un po' spoglia con bella vista sulle piste, sala che, stranamente era quasi deserta.
    C'e' da dire come, il volo a/r Jakutsk-Mosca acquistato in Russia, possa costare fra 500 e 700 EUR a seconda della disponibilita' posti, stagione etc. etc. Contraddizione siderale in un Paese che, per gli spostamenti, deve affidarsi piu' all'aereo che alle quasi inesistenti strade o ferrovie o, diciamola tutta, un vero ricatto ai danni di una citta' che, viversa, sarebbe quasi del tutto isolata.

    Per questa ragione, chi prende questo volo, lo fa o per ragioni di affari o per eventi familiari importanti o molto gravi...considerato che si tratta di ben piu' di uno stipendio medio.
    Fatto sta' che la sala d'attesa era mezza vuota perche', in parte le gente affollava un piccolo bar, scolandosi birra alle 7 di mattina, in parte era asserragliata all'ingresso dei bagni, fumando copiosamente. Diveniva quasi chiaro e, mentre un'anziana signora col viso inquietante da zingara voleva attaccare bottone ad ogni costo, due @giovani trasfertiste@ apparivano raggianti, facendo un baccano d'inferno per i tacchi di plastica su cui erano issate. Altre persone guardavano il Boeing 737 della compagnia siberiana S7, che gia' attendeva sul piazzale nella propria livrea color verde pisello da sembrare nuovo, come non avessero mai volato. E poteva essere vero.

    Ed alla fine tocco' imbarcarsi; ma la Siberia volle farmi un ultimo regalo, offrendomi la sorpresa di una sottilissima ma fitta nevicata coi -31 che un tabellone luminoso indicava scrupolosamente. Fummo convogliati sul piu' consueto pullman-transfer, e non a piedi come all'arrivo. Solo che, il pullman non era riscaldato e quando la porta si chiuse, pareva di essere davvero in un congelatore con queste pareti metalliche freddissime, in un'atmosfera surreale di nuvole di fiato dei partenti, che aleggiavano come una nebbiolina gelata fra i sedili logori. Quando salii sulla scaletta incrostata di ghiaccio, nevicava fitto anche se, alla fine, al suolo ne sarebbe rimasto meno di un centimetro...cercai in un qualche modo di rallentare l'ascesa per respirare quell'ultimo, tonico e denso vapore di ghiacciio ma tutti avevano fretta di salire e mi spingevano vivamente: era finita.

    La rotta per Mosca compie una strana cupola, convessa verso N...cosa logica in fondo per risparmiare strada. Ovvero, la traiettoria giunge verso NW ben oltre il Circolo Polare, per poi flettere verso le estreme propaggini N degli Urali, intorno a Vorkuta insomma, ed infine, discendere su Mosca da NE verso SW. Mentre le due hostess bionde con gli occhi di ghiaccio, spiegavano le consuete procedure in caso di emergenza, continuava l'allegra sinfonia dei cellulari e, subitaneamente, l'aereo si mosse gia' accelerando un poco nell'ultima curva, prima della pista di decollo vera e propria. Le piste erano ovviamente, totalmente gelate ma, nonostante il nevischio abbastanza fitto, la visibilita' potevo stimarla maggiore di 500 m...quasi buona per la stagione.
    Il Boeing, che doveva essere in tal caso una vera carretta dei cieli, muggiva penosamente mentre la plastica della parete laterale accanto all'oblo', ogni tanto sussultava...ma questo in Russia l'avevo gia' visto in svariate occasioni. Alle h. 9.20 locali (l'1.20 in Italia), con un rombo assordante che copriva anche il trillo dei cellulari, il malconcio bestione si staccava dalla pista completamente ghiacciata di Jakutsk, mi parve con un po' di fatica: ero rimasto in citta', esattamente una settimana e venti minuti.

    Subitaneamente, alla mia destra vidi finalmente la Lena, immensa ed ovviamente gelata per intero, con una isoletta allungata nel mezzo. Era davvero qualcosa d'immenso, un nastro largo oltre dieci km, il fiume più imponente che avessi mai veduto, dopo il S. Lorenzo a valle di Quebec.

    Dopo un'ora di volo, le nuvole erano scomparse e potevo scorgere nitidamente una citta' affondata nel bianco, molto piu' remota di Jakutsk (!) che, all'andata avevo scambiato per Olekminsk o Lensk ma, andavamo verso NW e doveva essere un'altra. Un' altra mezz'ora e la mia attenzione fu attratta da una specie di profondo cratere scavato nel ghiaccio con piccole luci verso il fondo e, poco lontano, da un villaggio che non aveva ne' strade od altro che si potesse apprezzare: doveva trattarsi di una miniera, con relative abitazioni dei lavoratori.

    Fra strati nuvolosi e zone di sereno, il volo seguitava, sempre in equilibrio sulla prima luce del giorno, procedendo comunque verso W. Mi stupii nel vedere un tale immenso reticolo di fiumi ma, soprattutto, di laghi...tuttavia, non realizzavo di essere così a Nord. Se solamente dal mio spicchio di osservazione, infatti, ne apprezzavo centinaia, essi dovevano essere decine di migliaia, di ogni dimensione.

    Mentre tentavo di scollare una disgustosa pappa di riso da una discreta milanese di pollo, con la coda dell'occhio apprezzai distintamente un piccolo gruppo di vette che perforava il mare di strato-cumuli sottostanti. Pur non estesa come catena, doveva trattarsi di cime almeno sui 2000 m di altezza, dato non comune da ritrovarsi nell'immenso bassopiano siberiano. Si era ormai alla quarta ora di volo ed interpellai una delle hostess per sapere all'incirca dove ci trovassimo.

    Ella ci pensò un attimo, rispondendomi che probabilmente ci trovavamo a N di Omsk ma, subitaneamente si corresse, dicendomi che...no, non ne aveva la più pallida idea. In realtà, scoprii successivamente che non era molto distante dal vero, nel senso che quel gruppo montuoso sopra le nubi, null'altro poteva essere, salvo quell'area impervia
    ad ESE della cittadina di Noril'sk. Eravamo dunque, oltre il 69°N (!), almeno 1200 km a N di Omsk ma, su di una longitudine non così diversa...

    Fui sorpreso anche nel vedere la zona di Vorkuta quasi senza neve, che riprese solamente a coprire il suolo, ad un'ora di volo da Mosca, nella regione di Vologda, nuovamente ricca di corsi d'acqua e laghi di ogni dimensione. Per alcuni minuti, l'aereo accompagnò il decorso rettilineeo di una strada quasi libera dal ghiaccio: doveva trattarsi della lunga rotabile Mosca-Arcangelo, percorsa da un traffico che, se non poteva dirsi intenso, era già più vitale del nulla che aveva contraddistinto le migliaia di chilometri precedenti.

    Sorvolammo le anse del Volga con Jaroslavl ed, in breve, fummo sopra le citta' satellite ad E della capitale, un pregevole plastico d'ingegneria ambientale con spazi boscosi di conifere e betulle, alternati a nette geometrie abitative che, viste dall'alto, formavano talora dei cerchi, talora dei disegni di foggia moderna.

    Quando un vasto e leggero banco di cirri occluse in parte la vista a terra, venne annunciato che, all'AP di Mosca Domodedovo il tempo era nuvoloso con -15. Una fugace occhiata alla Moscova ed ai palazzi color ocra della grande capitale ed entrammo fra le nubi. Si poteva considerare quasi primavera, insomma ed ora mi attendevano sei ore di attesa nell'universo sfavillante del rinnovato e grandioso aeroporto moscovita, piu' altre quattro (verso sera) a Monaco di Baviera. Diciamo che questo biglietto di viaggio, ormai vicino a compiere cinque mesi, era stato si' conveniente ma ... non comodissimo (!)

    Non potevo, comunque, lamentarmi di nulla. Il viaggio era andato oltre ogni migliore aspettativa...insomma...salvo la nordica capitale della dinamica Repubblica di Jakuzia...un po' diversa nella realtà...(!)...ma, non per questo, meno fascinosa...



    Gianni Sperone........Mosca-Domodedovo, 30.01.2010
    [Modificato da Gianni Sperone 08/02/2010 08:47]
  • OFFLINE
    angelo.c
    Post: 7.929
    00 30/01/2010 14:35
    Insuperabile Gianni....
    quasi commovente nel commentare il suo addio jakutziano....


    L'aquila artiglio' immediatamente questo imbroglioncello da quattro soldi che, ovviamente, nulla sapeva del mio successo in solitaria. Gli scrissi semplicemente che il decisionismo italiano aveva sconfitto la commediola russa e rincarai la dose, informandolo che, se proprio era ridotto cosi' male, qualche rublo avanzato poteva pure venirselo a prendere. Ovviamente non rispose.



    E....come il ristoratore piemontese,anche il giornalista russo ha sperimentato il becco uncinato del volatile sabaudo che,dopo un volo potente e veleggiato,è piombato all'ultimo momento sulla preda...sorpresa e disorientata.

    Buon ritorno nella tua "mite" Torino,caro Gianni.

    Angelo.
  • OFFLINE
    Daniele S65
    Post: 28
    00 30/01/2010 14:37
    Pensavo che avessi finito di scrivere........e invece ecco un altra puntata....... [SM=g27811]
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    Molassana alta Meteowebcam
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  • OFFLINE
    Calogero Santapasqua
    Post: 272
    00 30/01/2010 18:41
    GRANDE!!!!!!
    Magnifico ed appassionante reportage, che ho seguito con grande attenzione.
    Chissà che al tuo ritorno a Torino, nei giorni seguente, non possa ritrovare una temperatura che ti faccia un poco ricordare il regno di Tamerlano.....!!!!!!
    Ora un saluto in Transilvano Antico:
    Zaat Zepireanvk Viplvolj! 2010 hoc 1985 hoc 1956 hoc 1929 pvd, hem boldesvrol, hizvor Xemdil 1879/80!!!!

    E sono sicuro che riuscirete a tradurre.....
  • Gianni Sperone
    00 08/02/2010 09:01
    Di nuovo Europa...

    Per l'ottava volta (dal 1982), mi ritrovavo su di un volo di ritorno da Mosca verso l'Europa Occidentale e la rotta era rimasta invariata: una linea lievemente concava verso S, che passa giusto su Minsk giungendo a Varsavia.
    Dopo la capitale della Polonia, ovviamente, le traiettorie cambiano a seconda della destinazione...A causa della copertura nuvolosa, non ero mai riuscito a vedere dall'alto la misteriosa ed un poco intrigante capitale bielorussa: non fece eccezione stavolta poichè, un dispettoso nucleo stratiforme si era nuovamente arroccato sulla Russia Bianca, per non dissolversi che oltre il confine polacco.

    La Polonia si distingueva, viceversa, assai nitidamente sotto una pesante coltre di neve e ghiaccio. Tutti i corsi d'acqua erano gelati, e non si salvava nemmeno la Vistola, che pareva un nastro sinuoso a dividere nettamente la capitale, Varsavia. L'Oder non mi parve, viceversa, completamente ghiacciato mentre, dopo le nuove nubi che rivestivano la Boemia, perdendo quota già in territorio bavarese, lo spessore nevoso al suolo si faceva esiguo ed anche i fiumi secondari, correvano liberi nelle campagne.
    A Monaco di Baviera, il cielo era coperto con una T° esterna di -3°C.

    L'ultimo tratto, in tarda serata verso la Malpensa, fu affare di una ventina di minuti fra il segnale di "sgancio" cinture di sicurezza e quello di "riaggancio". La notte stellata e ventosa dell'AP milanese mi accolse con un'attesa per i bagagli, lunga almeno il doppio di tutte le precedenti. L'avventura siberiana si concludeva qua.


    Gianni S.
    [Modificato da Gianni Sperone 16/02/2010 07:52]
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