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Apartheid

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2009 21:33
02/04/2009 21:33
 
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Apartheid

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


L'apartheid ("Separazione" in lingua afrikaans) era la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1994. L'apartheid fu applicato dal governo sudafricano anche alla Namibia, fino al 1990 amministrata dal Sudafrica.

L'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'Assemblea Generale nel 1973 e entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid) ed è stato recentemente inserito nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire.

Storia [modifica]

Le origini [modifica]

Sembra che il termine "apartheid" sia stato usato in senso politico per la prima volta nel 1917 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts, ma solo dopo la vittoria del National Party alle elezioni del 1948 l'idea venne tradotta in un sistema legislativo compiuto.[1] I principali ideologi dell'apartheid furono i primi ministri Daniel François Malan (in carica dal 1948 al 1954), Johannes Gerhardus Strijdom (dal 1954 al 1958) e Hendrik Frensch Verwoerd (vero e proprio "architetto dell'apartheid", in carica dal 1958 fino al suo assassinio nel 1966) che definiva l'apartheid come una politica di buon vicinato.[2]


L'apartheid aveva due manifestazioni:

  • la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche)
  • l'istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri furono costretti a trasferirsi.

In Sudafrica, mentre i neri e i meticci costituivano l'80% circa della popolazione, i bianchi si dividevano in coloni di origine inglese e afrikaner. Gli afrikaner che costituivano la maggioranza della popolazione bianca, erano da sempre favorevoli ad una politica razzista.

Con le elezioni del 1924 vennero introdotti nel paese i primi elementi di segregazione razziale. Ma nel 1939 Jan Smuts (ex capo del governo sudafricano) tornò al potere e il nazionalismo afrikaner non poté proseguire il suo progetto politico.

Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell'apartheid. La filosofia dell'apartheid affermava di voler dare ai vari gruppi razziali la possibilità di condurre il proprio sviluppo sociale in armonia con le proprie tradizioni. Come si sarebbe visto, questa giustificazione non era che un paravento per una politica razzista. Venne creata un'organizzazione segreta per promuovere gli interessi degli afrikaner.

L'istituzione dell'apartheid [modifica]

Nel 1948 l'apartheid prese definitivamente forma.

Le principali leggi che hanno messo in piedi il sistema sono state [3]:

  • proibizione dei matrimoni interrazziali;
  • legge secondo la quale avere rapporti sessuali con una persona di razza diversa diventava un reato penalmente perseguibile;
  • legge che imponeva ai cittadini di registrarsi come bianchi, neri;
  • legge che permetteva di bandire ogni opposizione che venisse etichettata dal governo come "comunista" (usata per mettere fuorilegge nel 1960 l'African National Congress (ANC), la più grande organizzazione politica che includeva i neri, di stampo socialista, ma non comunista);
  • legge che proibiva alle persone di diverse razze di entrare in alcune aree urbane;
  • legge che proibiva a persone di colore diverso di utilizzare le stesse strutture pubbliche (fontane, sale d'attesa, marciapiedi etc.);
  • legge che prevedeva una serie di provvedimenti tutti tesi a rendere più difficile per i neri l'accesso all'istruzione;
  • legge che sanciva la discriminazione razziale in ambito lavorativo;
  • legge che istituiva i bantustan, una sorta di "riserve" per la popolazione nera, nominalmente indipendenti ma in realtà sottoposti al controllo del governo sudafricano;
  • legge che privava della cittadinanza sudafricana e dei diritti a essa connessi gli abitanti dei bantustan.

Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore compresi gli asiatici. Negli anni '60 3,5 milioni di neri, chiamati Bantù, furono sfrattati con la forza dalle loro case e reinsediati nelle "homeland del sud". I neri furono privati di ogni diritto politico e civile. Potevano frequentare solo l'istituzione di scuole agricole e commerciali speciali. I negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri. Dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l'arresto o peggio.

La lotta contro l'apartheid [modifica]

In un primo tempo sia neri che bianchi organizzarono proteste contro l'apartheid, in genere brutalmente soffocate dalle forze di sicurezza governative. Nei primi anni 1960 l'Umkhonto we Sizwe, l'ala armata dell'ANC, iniziò a usare la forza, limitandosi però ad azioni di sabotaggio contro obiettivi strategici come centrali elettriche e altre infrastrutture. Nel 1975, i burocrati decisero di fare rispettare una legge a lungo dimenticata: ogni norma doveva essere scritta in lingua afrikaans. La legge fu estesa a tutte le scuole, imponendo che le lezioni fossero tenute metà in Inglese e metà in Afrikaans.[4]

Forti furono anche le pressioni internazionali, anche nel mondo dello sport, con il boicottaggio africano alle Olimpiadi del 1976.

Fine dell'apartheid [modifica]

La liberazione di Nelson Mandela negli anni '90 decretò la fine dell'apartheid.

Le elezioni del 1994 hanno visto la schiacciante vittoria dell'ANC,[5][6] con il 62,65% dei voti, al di sotto però della soglia del 66,7% (cioè i due/terzi) che avrebbero permesso di modificare la costituzione e da allora governa ininterrottamente il paese, prima con Nelson Mandela, poi con Thabo Mbeki e oggi con Kgalema Motlanthe. La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita nel 1995, si è occupata di raccogliere testimonianze sulle violazioni dei diritti umani e ha concesso l'amnistia a chi confessasse spontaneamente e pienamente i crimini commessi agli ordini del governo. Il Sudafrica post-apartheid aggiungendo nove lingue africane ha portato il totale degli idiomi ufficiali a undici. Un altro gesto del nuovo governo è stato l'abbattimento dell'arsenale sudafricano. Attualmente il Sudafrica deve ancora lottare contro l'esclusione sociale ed economica.

Note [modifica]

  1. ^ The 1948 election and the National Party Victory. South African History Online
  2. ^ Keyan Tomaselli. Culture, Communication and Media Studies - Freedom Square-Back to the Future. (1990)
  3. ^ Alistair Boddy-Evans. [http://africanhistory.about.com/library /bl/blsalaws.htm African History: Apartheid Legislation in South Africa], About.Com.
  4. ^ The Afrikaans Medium Decree. About.com
  5. ^ Elections '94. Independent Electoral Commission (IEC)
  6. ^ Arend Lijphart. Spotlight Three: South Africa's 1994 Elections. FairVote

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