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Villa Triste

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2009 18:01
03/04/2009 18:01
 
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Villa Triste

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Villa Triste è il nome popolare di vari luoghi di tortura aperti dai nazifascisti durante gli ultimi anni della II guerra mondiale. Fra essi ricordiamo quelli di Trieste, Firenze, Brescia, Milano e Genova. Particolare rilevanza ebbero, durante la breve esistenza della Repubblica Sociale Italiana, la Villa Triste di Firenze e quella di Milano.

Villa Triste a Firenze [modifica]

La Villa Triste di Firenze ebbe sede in un palazzo situato in via Bolognese 67 a Firenze, che ospitò anche una sezione della polizia politica tedesca (il SD: Sicherheitsdienst) e di un reparto della milizia repubblichina, la 92° legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (conosciuta come Banda Carità), nel periodo settembre 1943-agosto 1944.

Particolare della facciata di Villa Triste a Firenze

I tedeschi concessero ai fascisti l'uso dei piani inferiori e degli scantinati del caseggiato, dove il comandante Mario Carità organizzò il Reparto Servizi Speciali, corpo in cui confluirono criminali di tutti i tipi in cambio di una sorta di amnistia e personaggi dalla salute mentale discutibile.

I locali occupati dagli uomini della Banda Carità, che si erano organizzati in squadre chiamate significativamente la "squadra degli assassini", la "squadra della labbrata" e i "quattro santi", videro nei mesi successivi atti efferati e torture di tutti i tipi: tra le vittime dei torturatori si ricordano Bruno Fanciullacci (uno dei gappisti che partecipò all'uccisione del filosofo fascista Giovanni Gentile), la giovane Anna Maria Enriques Agnoletti (1907-1944, fucilata a Cercina dalle SS)e il capitano Italo Piccagli, anch'egli fucilato a Cercina.

Pare che tra i partecipanti ai sadici interrogatori ci fossero persino religiosi, tra cui un frate benedettino, Padre Ildefonso (al secolo Alfredo Epaminonda Troia), che si dilettava a suonare canzonette napoletane al pianoforte durante le torture.

Quando il fronte iniziò ad avvicinarsi a Firenze, Mario Carità spostò le sue attività a Padova, installandosi a Palazzo Giusti e lasciando al suo posto in Toscana l'amico e collaboratore Giuseppe Bernasconi (vedi anche Eccidio di Piazza Tasso). Villa Triste venne utilizzata come carcere e luogo di torture fino alla Liberazione di Firenze, nel settembre del 1944; lo spiazzo su cui si affaccia fu in seguito intitolato a Bruno Fanciullacci.

Villa Triste a Milano [modifica]

Nell'estate del 1944 un altro criminale, Pietro Koch, vincolato in passato a Carità e alla sua banda, aprì una nuova Villa Triste, con le medesime usanze di quella fiorentina, in via Paolo Uccello a Milano. Il luogo era anche frequentato dal celebre attore Osvaldo Valenti, con finalità che non ci sono note (sembra comunque non prendesse parte alle sevizie sui prigionieri). Questa nuova sede di torture ebbe però vita breve: nel dicembre di quello stesso anno, il ministro di giustizia della R.S.I. Piero Pisenti, spinto dalle proteste dei cittadini milanesi e da quelle dello stesso arcivescovo Schuster, ne ordinò la chiusura.

Altre "Ville Tristi" [modifica]

Trieste ebbe il triste privilegio di essere stata la prima città italiana in cui venne aperta una Villa Triste, conosciuta oltretutto con tale denominazione. Si trattava di un edificio di modeste proporzioni sito in via Bellosguardo che fin dal 1942 venne utilizzato non solo come Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, ma anche come luogo di interrogatori e di torture. Successivamente vennero adibiti a tale scopo altri locali, denominati anch'essi " ville tristi ": uno soprannominato "dai Gesuiti" e un altro in via Cologna, oggi sede di un comando di carabinieri (gestiti all'epoca, come quelli di via Bellosguardo, dall'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza).

  «  I luoghi della memoria dell’oppressione e della lotta sono tanti. A cominciare da via Bellosguardo a Trieste, dove in una villa demolita ormai da tempo ebbe sede per un certo periodo L’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, l’organismo istituito dal regime nel 1942 con il compito di combattere il movimento partigiano ormai affermatosi anche nelle province giuliane. L’ispettorato si distinse per l’uso sistematico della tortura sugli arrestati e la villa di via Bellosguardo divenne nota per le urla dei seviziati che si sentivano dall’esterno. Un’altra sede dell’ispettorato fu l’attuale stazione dei carabinieri di via Cologna a Trieste, che è anche l’unica sede dell’organismo ancora esistente. Da notare che il torturatore più efferato, l’ispettore di polizia Gaetano Collotti, è stato insignito nel 1954 dalla Repubblica Italiana di medaglia di bronzo al valore per il comportamento tenuto durante un’operazione antipartigiana e che diversi componenti l’ispettorato caduti durante la guerra o nella resa dei conti a guerra finita sono ricordati sulla grande lapide che nell’atrio della Questura di Trieste ricorda i poliziotti caduti nell’espletamento del proprio dovere [1] »
   

Anche Genova ebbe la sua Villa Triste, tristemente nota al pari delle altre per i metodi degli interrogatori applicati dai nazifascisti e basati sulla tortura nelle sue più svariate forme. Era ubicata nello stesso edificio in cui attualmente risiede l'attuale Casa dello Studente.

Voci correlate [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ da Istituto Montessori fondato da Maria Montessori tratta in arresto dal gruppo di Gaetano Collotti
      « Io mi sono trovata a mezzanotte nella Villa Triste. Durante l'interrogatorio, sono stata picchiata... Mi hanno rotto tre costole e mi hanno appesa per le mani, da dietro, a un palo... Non so quanto sono rimasta, perché sono svenuta Mi picchiavano in continuazione... Mi sono svegliata dentro in una cella tutta bagnata e là mi hanno lasciata tutta la notte, per poi reinterrogarmi, il giorno dopo, sempre di sera. Sempre bastonata, sempre picchiata. Da Villa Triste, mi hanno poi portata alle prigioni dei Gesuiti, che ora non esistono piu'. L' sono stata nuovamente interrogata e, sempre a suon di scappellotti, cercavano di tirarmi fuori qualche parola dalla bocca. Io non ho parlato mai, sono rimasta sempre in silenzio, ho sempre detto che quello che ho fatto, l'ho sempre fatto per conto di Walter, mio fratello... Mi sono assunta tutte le responsabilità....Dai Gesuiti sono rimasta due mesi, poi mi hanno portato alle carceri del Coroneo, a Trieste, dove, dopo un paio di giorni, sono stata nuovamente interrogata dai tedeschi. Ho subito l'interrogatorio giu', nel bunker del Coroneo. Una cosa tremenda, altre botte, altro tormento »
       
    (la testimonianza è di Nerina De Walderstein foto di Villa Triste in via Bellosguardo)

Collegamenti esterni [modifica]

  • [1]ANPI Firenze - Villa Triste - visto 19 gennaio 2009
  • [2]Chi era costui - Villa Triste - visto 19 gennaio 2009


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