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Mou: "In Italia tutti contro l'Inter"

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2010 20:59
21/05/2010 20:59
 
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"Vorrei far piangere Moratti di felicità"

Mourinho parla del tifo 'contro' ("Ma anche in Spagna e Portogallo è così"), rigrazia van Gaal ("Mi ha insegnato la cultura del lavoro") e sul futuro dice: "Non so se andrò via, lo saprete tra 4-5 giorni". Dal Bayern arrivano frasi sul calcio difensivo: "Evidentemente hanno visto solo la gara di Barcellona"


MADRID - Le prime parole di Josè Mourinho alla vigilia della gara contro il Bayern sono per Louis van Gaal, suo anticipo maestro e domani rivale sulla panchina dei tedeschi: "Sono stati tre anni in cui abbiamo lavorato insieme, 50 metri di distanza tra le nostre case e si lavorava per 24 ore su 24. Abbiamo avuto un rapporto speciale, io prima lavoravo con un altro allenatore, ma lui appena arrivato mi ha dato fiducia. E' stato onesto con me, ho imparato da lui che per arrivare devi lavorare tanto"

Tra i tifosi interisti l'attesa è spasmodica, visto che la Champions non arriva da 45 anni: "Vincere è sempre importante, anche se è la prima vittoria, l'ultima, o anche se manca da tanti anni. Immagino però che per i tifosi dell'Inter sarà una evento straordinario, anche perché la maggior parte di loro non era ancora nata al momento dell'ultima vittoria. Vincere sarebbe straordinario, speciale, ma bisogna rispettare ovviamente gli avversari. L'atmosfera sarà grandiosa, entrambe le squadre hanno avuto due grandi annate"

"La pressione della finale? La sentirò domani, conosco perfettamente le mie sensazioni e so che succederà. Domani mi sveglio e realizzo, cuore più veloce, temperatura un po' più alta, ma anche un giorno di lavoro in vista della partita. Poi quando, 2 ore prima della partita, esco dal pullman, finisce tutto e non avvertirò più tensione. La storia del passaggio al Real Madrid non è un problema per me, la finale di Champions è troppo importante per pensare ad altro. Pensiamo a questo sogno che non deve essere una ossessione, se perdi non finisce il mondo e tantomeno la carriera. Sarebbe bello ovviamente vincere per Moratti, una persona speciale. Mi piacerebbe vederlo paragonato al padre. Poi, dopo la finale, vita nuova per tutti, chi va al mondiale, chi va in vacanza".


"L'ultima partita con l'Inter? Ora non lo posso dire, poi tra qualche giorno si vedrà. Quando ero al Porto, dopo la finale vinta con Monaco già sapevo che sarei stato tecnico del Chelsea, stavolta non posso dire la stessa cosa". Sono arrivate in fondo le più forti? "Quando si inizia ci si guarda intorno per capire le squadre più forti. Certo, il Barcellona, il Real Madrid, il Chelsea, i bookmaker guardavano loro. Le cose però cambiano, Inter e Bayern sono arrivate in finale non per caso, non so se ci sono squadre migliori di noi"

E' la gara più importante della carriera? "La più importante è sempre la prossima, se è con il Livorno in coppa Italia è la più importante. van Gaal parla di Inter difensiva? Forse ha visto solo Barcellona-Inter, ed allora ha fatto questo tipo di commento. Piuttosto il Bayern ha già preparato la festa, il pullman per Monaco, le magliette celebrative, noi invece niente..."

Sull'arbitraggio Mou si dice tranquillo: "Quelli passati non contano, non ci sono leggi di compensazione. Anche gli arbitri vogliono vincere, anche loro vorranno essere al top. Non mi preoccupo, ho fiducia nel gran lavoro degli arbitri". Il destino del calcio italiano dipende dall'Inter, per la storia delle 3 o 4 squadre nelle prossime Champions legate all'esito della gara: "In Italia i tifosi non interisti tiferanno contro di noi. Del resto non conosco un tifoso del Benfica che tifava Porto nella finale di Champions e viceversa. E' la cultura italiana, spagnola, portoghese, non ci si può far niente".

Sui singoli in vista della finale Mou non si sbilancia: "Siamo una squadra e giocheremo come tale, non so chi potrà risolvere la partita. La squadra è la stella, non lo è il singolo". Cosa hai imparato del calcio italiano: "Ho imparato dappertutto, se qualcuno mi chiede un consiglio è di cambiare campionato, confrontarsi con diverse culture e stili di gioco. Sono stato in Spagna quattro anni, tre e mezzo in Inghilterra, in Italia è il secondo, mi ritengo fortunato. Posso dire che il calcio italiano mi ha migliorato". Niente da fare invece quando gli viene chiesto cosa ha detto a Barcellona quando si è avvicinato a Ibrahimovic e Guardiola: "Nulla di offensivo, solo cose di calcio"

"Qualcuno ha detto che dove c'è un campo di calcio, giocatori e un pallone io sarò felice. Se io ho una squadra per allenare con buone condizioni di lavoro e obbiettivi definiti, io lavorerò. Se devo lavorare in un altro paese non è un problema per me... (21 maggio 2010)


http://www.repubblica.it/sport/calcio/champions/2010/05/21/news/conferenza_stampa_mourinho-4249360/?rss


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